Alla luce dei dati scientifici ha ancora senso il greenpass? (1 Viewer)

concealing baby

Che Dio li fulminasse adesso!!!
marofib sai da chi sono finanziati i debunker ???

marofib sai perchè l'aifa è passata a fornire dati a 4 mesi ???

Hanno mentito in conferenze in mondovisione , hanno taroccato i dati "ufficiali" mettendo tra i morti di covid anche chi faceva un incidente stradale , hanno mentito sull'immunità sul numero di dosi e sulle terapie intensive
e tu vieni a dire a me cosa mettere e cosa non mettere nei miei thread????????

Dai su non ti ci mettere anche tu...

spemu.jpg
 

alingtonsky

Forumer storico
1 ) Il green pass NON è una misura sanitaria
2) Il green pass ha distrutto quel che rimaneva della piccola e media impresa italiana
3) Il green pass cosi come l'abbiamo noi in Italia ce l'ha solo il TAGIKISTAN

Non puoi lavorare e quindi non puoi sopravvivere
Non puoi usare bus , tram , treni e metropolitane quindi se non hai una macchina sei agli arresti domiciliari
Non puoi andare al cinema , al teatro , in pizzeria , al ristorante , al bar per un caffè
Non puoi far visita ad un tuo parente in ospedale anche se sei perfettamente SANO però la tv di regime può entrare e intervistare chiunque anche in pre-intensiva

Questo dalle mie parti si chiama REGIME TOTALITARIO , chi dice il contrario è un complice.

Vi basta farvi vaccinare gratis e potete andare ovunque.

É ridicolo parlare di regime totalitario: in un vero regime totalitario o almeno autoritario a partito unico come in Cina chi è contrario alle misure varate dal governo non può fare manifestazioni e non può criticare il governo in TV e nemmeno nei social online, dato che rischia di essere individuato e arrestato.
Invece in Italia ci sono state manifestazioni contro il green pass e individui contrari a green pass e vaccini sono ospitati in reti TV nazionali e pubbliche.

Piuttosto sembri un anarchico che non sopporta misure varate da un governo, che ha l'appoggio di una ampia maggioranza di un parlamento regolarmente eletto.

Hai diffuso una immagine propagandistica che racconta balle sulle tempistiche di certe valutazioni.


23-11-2021
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Risponde il professor Massimo Clementi, Direttore del Laboratorio di Microbiologia e Virologia dell’Irccs Ospedale San Raffaele e ordinario di Microbiologia e Virologia dell’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano.
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Chi è vaccinato può comunque infettarsi sia perché i vaccini non hanno un’efficacia del 100 per cento, sia perché la loro copertura con il tempo tende ad affievolirsi. Ma questo non significa che il vaccinato si ammali gravemente, anzi: sono molto poche le segnalazioni di casi gravi tra chi si è vaccinato.

Inoltre, secondo gli ultimi dati a disposizione, la probabilità di un vaccinato di contagiare altre persone si riduce di almeno il 70% rispetto a quella di un non vaccinato (valore che raggiunge l’85 per cento in alcuni studi, anche in base al tipo di vaccino).

Un ottimo risultato, ma comunque diverso dal 100 per cento: per questo è ragionevole continuare a seguire le regole di distanziamento sociale e continuare ad indossare la mascherina, soprattutto quando ci troviamo in luoghi al chiuso e affollati.
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alingtonsky

Forumer storico

AGI - Nonostante la chiusura al turismo internazionale da oltre due anni, le bellissime ma tristi Olimpiadi del 2021 a Tokyo blindate nella famigerata “bolla anticovid”, il Giappone continua la sua lotta di successo contro il coronavirus. Proprio il paese del Sol Levante ha avuto uno dei tassi di mortalità per COVID più bassi del mondo.

La spiegazione di questo incredibile risultato è in un recentissimo studio pubblicato sulla rivista scientifica PLOS One, un team giapponese guidato da Masaaki Hirayama, professore associato alla Graduate School of Medicine della Nagoya University Graduate School of Medicine e di altri istituti giapponesi, ha suggerito che il batterio “Collinsella intestinale” può ridurre gli effetti delle infezioni da COVID e quindi spiegare i differenti tassi di mortalità tra i diversi paesi asiatici ed Europei.

Lo studio, basato su dati del Febbraio 2021, prova che i paesi come Corea del Sud, Giappone e Finlandia hanno una fetta della popolazione con la flora intestinale contenente il batterio Collinsella, tra il 34% al 61%, hanno anche i più bassi tassi di mortalità COVID.


Al contrario, Messico, Italia, Stati Uniti, Regno Unito e Belgio, che comprendono solo dal 4% al 18% delle popolazioni con Collinsella, hanno mostrato alcuni tra i tassi di mortalità più elevati dalla pandemia.

La correlazione negativa scoperta dai ricercatori nipponici, collega una scarsa presenza nella flora intestinale del batterio Collinsella e le morti per COVID. Questo potrebbe essere attribuito alla capacità dei batteri di produrre ursodeossicolato, che inibirebbe il legame del virus e l'enzima di conversione dell'angiotensina 2 (ACE2), il principale punto di ingresso nelle cellule per molti coronavirus.

È da sottolineare che lo studio in questione è stato sottoposto a una revisione paritaria completa ...

Il Prof. Hirayama ha scoperto che l’azione del “batterio Collinsella” trasforma gli acidi biliari dell'intestino in “acido ursodeossicolico”, che ha la capacità di recedere il legame del coronavirus al suo recettore e inibire la risposta immunitaria potenzialmente mortale chiamata tempesta di citochine. L’importanza del cd “bioma intestinale” per il nostro sistema immunitario è studiata da anni e oggetto di centinaia di pubblicazioni scientifiche.

Probabilmente è una delle manifestazioni più affascinanti della grande capacità di adattamento della nostra specie “Homo Sapiens” che in questo modo può adattarsi anche ad ambienti dove sono endemici virus e malattie mortali, acquisendo una sorta di “simbiosi” con questi batteri e microorganismi che si stabiliscono e riproducono nel nostro intestino.
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15-01-2022
 

alingtonsky

Forumer storico

La variante omicron ha un po’ stupito tutti gli esperti. Nel giro di pochissimo tempo ha preso il posto della già altamente trasmissibile delta, ...
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Si direbbe che omicron sia infettiva allo stesso modo di delta o addirittura meno infettiva. Allora qual è il segreto di una simile efficienza di trasmissione? Probabilmente è proprio la capacità di sfuggire alla protezione creata dai vaccini e dalle precedenti infezioni di altre varianti.
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Si vede bene dal primo studio in real life rilasciato dai Cdc, che ha monitorato gli accessi al pronto soccorso e le richieste di assitenza per Covid da agosto 2021 a gennaio 2022 per confrontare l’efficacia di due e tre dosi di vaccino nelle ondate di delta e omicron. I dati mostrano che due dosi di vaccino a mRna proteggono meno nei confronti di omicron rispetto a delta: sei mesi dopo la seconda dose, l’efficacia nel prevenire gli accessi al pronto soccorso o l’assistenza urgente per delta era del 76%, ma per omicron scendeva al 38%. Con il booster, però, la protezione si rialza all’82% nei confronti di omicron e il rischio di ricovero diminuisce del 90% per entrambe le varianti.

Il secondo studio rilasciato dai Cdc ha invece preso in considerazione infezioni e decessi da Covid-19 nel periodo tra aprile e dicembre 2021. Al tempo delta era dominante, scalzata da omicron nel mese di dicembre. Anche quest’analisi ha riscontrato che, quando omicron ha cominciato a emergere, la differenza di incidenza tra vaccinati e non vaccinati si è assottigliata, ma chi aveva ricevuto il booster è risultato più protetto sia nei confronti di delta sia di omicron (almeno per quanto riguarda le infezioni, mentre i tassi di mortalità non potevano essere calcolati nel periodo preso in considerazione). A trarne maggiore vantaggio, inoltre, sarebbero le persone tra i 50 e i 64 anni e gli over-65.

Infine un terzo studio, pubblicato su Jama, ha esaminato 70mila casi sintomatici di Covid-19 tra l’inizio di dicembre 2021 e l’inizio di gennaio 2022, rilevando che chi aveva ricevuto tre dosi di vaccino aveva il 66% di probabilità in meno di sviluppare un'infezione sintomatica da omicron rispetto a chi aveva ricevuto due dosi. Dopo sei mesi dalla seconda dose (senza il booster), inoltre, la probabilità di un vaccinato di contrarre un’infezione sintomatica da omicron è la stessa di un non vaccinato, anche se la gravità dei sintomi rimane molto inferiore. Infine, gli autori ritengono che, qualora contragga l’infezione, un vaccinato con tre dosi sarebbe meno infettivo di un vaccinato con due dosi.
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24-1-2022
 
Ultima modifica:

marofib

Forumer storico

AGI - Nonostante la chiusura al turismo internazionale da oltre due anni, le bellissime ma tristi Olimpiadi del 2021 a Tokyo blindate nella famigerata “bolla anticovid”, il Giappone continua la sua lotta di successo contro il coronavirus. Proprio il paese del Sol Levante ha avuto uno dei tassi di mortalità per COVID più bassi del mondo.

La spiegazione di questo incredibile risultato è in un recentissimo studio pubblicato sulla rivista scientifica PLOS One, un team giapponese guidato da Masaaki Hirayama, professore associato alla Graduate School of Medicine della Nagoya University Graduate School of Medicine e di altri istituti giapponesi, ha suggerito che il batterio “Collinsella intestinale” può ridurre gli effetti delle infezioni da COVID e quindi spiegare i differenti tassi di mortalità tra i diversi paesi asiatici ed Europei.

Lo studio, basato su dati del Febbraio 2021, prova che i paesi come Corea del Sud, Giappone e Finlandia hanno una fetta della popolazione con la flora intestinale contenente il batterio Collinsella, tra il 34% al 61%, hanno anche i più bassi tassi di mortalità COVID.


Al contrario, Messico, Italia, Stati Uniti, Regno Unito e Belgio, che comprendono solo dal 4% al 18% delle popolazioni con Collinsella, hanno mostrato alcuni tra i tassi di mortalità più elevati dalla pandemia.

La correlazione negativa scoperta dai ricercatori nipponici, collega una scarsa presenza nella flora intestinale del batterio Collinsella e le morti per COVID. Questo potrebbe essere attribuito alla capacità dei batteri di produrre ursodeossicolato, che inibirebbe il legame del virus e l'enzima di conversione dell'angiotensina 2 (ACE2), il principale punto di ingresso nelle cellule per molti coronavirus.

È da sottolineare che lo studio in questione è stato sottoposto a una revisione paritaria completa ...

Il Prof. Hirayama ha scoperto che l’azione del “batterio Collinsella” trasforma gli acidi biliari dell'intestino in “acido ursodeossicolico”, che ha la capacità di recedere il legame del coronavirus al suo recettore e inibire la risposta immunitaria potenzialmente mortale chiamata tempesta di citochine. L’importanza del cd “bioma intestinale” per il nostro sistema immunitario è studiata da anni e oggetto di centinaia di pubblicazioni scientifiche.

Probabilmente è una delle manifestazioni più affascinanti della grande capacità di adattamento della nostra specie “Homo Sapiens” che in questo modo può adattarsi anche ad ambienti dove sono endemici virus e malattie mortali, acquisendo una sorta di “simbiosi” con questi batteri e microorganismi che si stabiliscono e riproducono nel nostro intestino.
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15-01-2022

Questo studio e' interessante perche' e' tanto che se ne parla delle relazioni tra sistema immunitario e flora batterica
anche la stessa vitamina c avrebbe un ruolo proprio intervenendo nella flora, quindi fuori da quello che comunemente viene associata

per questo, gia' lo scrissi, che forse il kefir, nato +- in quelle zone, forse potrebbe essere aggiunto alla ns dieta
favorisce quel batterio? boh..ma provare non costa nulla
 

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