ALL’ATTACCO DELL'illegale FISCAL COMPACT voluto da Monti

tontolina

Forumer storico
ALL’ATTACCO DEL FISCAL COMPACT. (di Marco Santero)


Il momento è giunto, l’illegalità del fiscal compact rispetto i trattati è giuridicamente CHIARISSIMA e ampiamente dibattuta da anni
ALL’ATTACCO DEL FISCAL COMPACT. (di Marco Santero)


Visto che è stato citato il grande giurista Guarino vi faccio vedere lo scontro fra il grande saggio Guarino e la globalista e ultra-europeista Gruber, appoggiata guarda caso dal giornalista tedesco Uto GUMPEL che messo alle strette tira fuori il lato oscuro
"Racconti fesserie", "Basta!". Lite tra Belpietro e Gumpel


e da un altro ultra europeista come Minoli che pensavano, 3 contro 1, di poterlo “intortare”, mentre in realtà Guarino a 93 anni li mise tutti e 3 “all’angolo”, infatti da allora Guarino in tv non si è più visto:
Prof. Giuseppe Guarino: "L'EURO? UN GOLPE" - la lucidità di quest'uomo è fantastica

La spiegazione sul tradimento di Monti (l’araldo della finanza Usurocratica, sempre lui a lavorare contro il benessere del popolo italiano!) e della commissione Santer (l’unica commissione che per le malefatte compiute venne sfiduciata e fatta decadere) è decisiva:

IL REGOLAMENTO 1466 DEL 97 CHE IL COMMISSARIO ALLE POLITICHE COMUNITARIE (MONTI) IMPOSE FRAUDOLENTEMENTE CONTRO QUANTO SANCITO DAI TRATTATI E’ ILLEGALE! PUNTO.

Quindi la strada è chiara: se si è formato un terzo partito nel governo giallo verde composto da Conte, Tria, presidente della Repubblica, appoggiato dalla gran cassa dei giornaloni italiani di proprietà della finanza speculatica, ebbene se Conte e Tria non riescono a comprendere quando un arzillo 96enne riesce ad argomentare con cristallina chiarezza (e rispondono all’Europa con una lettera vergognosa per la sudditanza che esprime) si facciano da parte e lascino fare a un nuovo ministro per i rapporti con l’Europa come ad esempio Alberto Bagnai o lo stesso Sottosegretario Luciano Barra Caracciolo e si limitino a rispettare i Trattati LEGALI e quindi ad andare avanti con un limite di deficit del 3% per il bene del popolo italiano.

Se la Commissione protesta e cerca di far partire l’Infrazione si va alla Corte di Giustizia europea, denunciando l’illegalità del fiscal compact e pretendendo l’annullamento del famigerato e ignobile regolamento 1466 del 97.

Francia e Germania non sono mai state così deboli negli ultimi decenni, Trump ci appoggia, cosa stiamo aspettando? State lavorando per “l’esclusivo interesse del paese” come GIURATO quando avete firmato l’incarico da Presidente del Consiglio e da Ministro della Repubblica o come nei governi precedenti siete solo VICERE’ TEDESCHI (come i vicerè spagnoli del 600)!

Forza Salvini e forza Di Maio, è arrivato il momento di fare cose Grandi e innanzi tutto ristabilire la LEGALITA’ in questo covo di vipere che è diventata la UE!

Il regolamento 1466 del 97 va abrogato perchè nullo giuridicamente e perchè ha rappresentato un crimine verso i popoli europei aggiogati all’usurocrazia della finanza speculatica italiana, europea e internazionale che è il vero nemico dell’Europa e degli Europei!
 
Ultima modifica:
IL FISCAL COMPACT È ILLEGITTIMO ANCHE SE ANCORA QUALCUNO NON LO SA O NON VUOLE AMMETTERLO (COMPRESO L’ON. DE LUCA DEL PD).




Il 30 luglio scorso in occasione di una audizione sulle priorità della nuova legislatura europea presso le Commissione riunite XIV Camera e 14 del Senato di alcuni europarlamentari, l’On. Piero De Luca del PD ha contestato (solo a parole e non nei contenuti interrompendo a voce alta affinché Rinaldi non potesse parlare nei tempi previsti) l’analisi sul Fiscal Compact che lo stesso Rinaldi stava esponendo sull’illegittimità della norma.

Ritorniamo pertanto opportuno ripubblicare le osservazioni di illegittimità sul Fiscal Compact nella speranza che “qualcuno” in Italia prenda finalmente come riferimento questa analisi per scongiurare definitivamente la sua pratica attuazione.

Iniziamo nel rifare il punto sul cosiddetto Fiscal Compact perché rappresenta un corposo irrigidimento, con effetti altamente perversi, necessario alla realizzazione del modello economico adottato dalla governance europea a supporto della sopravvivenza dell’euro. Infatti i criteri previsti da questo modello economico prevedono, in omaggio alla tanto cara ortodossia tedesca, la stabilità dei prezzi, cioè dell’inflazione, e la disciplina dei conti pubblici per mezzo essenzialmente del raggiungimento del pareggio di bilancio e la diminuzione pianificata, con precise regole codificate, del debito pubblico, come unici strumenti in grado di garantire i presupposti per la crescita.

E’ comunque singolare notare che, gli attenti comunicatori di Bruxelles, abbiano immediatamente ribattezzato il Trattato sulla Stabilità o Patto di Bilancio Europeo proprio con il più innocuo e assonante termine di Fiscal Compact, per celare la vera “bomba a orologeria” insita negli articoli dell’accordo, che ricorda all’opinione pubblica i più simpatici, gradevoli e rassicuranti Compact Disk o Compact Stereo.

Si vuole circostanziare l’argomento, perché questo accordo rappresenta una fondamentale evoluzione di quei parametri macroeconomici previsti già dai tempi di Maastricht nel tentativo di assicurare maggiore sostenibilità ai criteri di convergenza dell’aggregazione monetaria. Nella pratica però si è introdotta una normativa che applicata paradossalmente accelera ancora di più lo stato di recessione in cui è già precipitato quasi tutto il Continente europeo a causa delle politiche deflazionistiche e che, come vedremo più avanti, è anche palesemente illegittima.

E’ comunque anche vero che a Bruxelles, con sollievo delle capitali europee, il Fiscal Compact sia stato per ora messo sotto “formalina”, poiché attualmente ben pochi Paesi sono in grado di rispettarlo se non a costo di ulteriori sacrifici. Tuttavia potrebbe essere utilizzato nel breve “a comando” da parte delle Istituzioni europee nei confronti dei singoli Stati “indisciplinati” e pertanto sarebbe quanto mai opportuno che la classe politica italiana si avvalga delle intuizioni del prof. Giuseppe Guarino per “disinnescarne” definitivamente il pericolo.

Ricordiamo brevemente che il Fiscal Compact impone, in evoluzione dei parametri di Maastricht, di non superare la soglia di deficit strutturale superiore allo 0,5% (all’1% per coloro i quali hanno rapporto debito pubblico PIL inferiore al 60%) e di ridurre nell’arco di venti anni la porzione del debito eccedente il rapporto del 60%, al ritmo di un ventesimo (5%) all’anno, impegnando inoltre tutti gli Stati firmatari a coordinare i piani di emissione del debito con il Consiglio dell’Unione e con la Commissione europea. Inoltre ha previsto la raccomandazione di inserire nelle rispettive Costituzioni nazionali (nella nostra prontamente modificando l’art.81) del principio del perseguimento del pareggio di bilancio e subordina il rispetto rigoroso e tempestivo dei parametri in esso contenuti per l’accesso agli aiuti dei meccanismi previsti dall’MES, più semplicemente conosciuto come ultima versione cronologica dei Fondi Salva Stati.

Per quanto riguarda la sua “validità” giuridica, vi sono più che fondati dubbi e perplessità, come quelli che provengono proprio da uno dei più autorevoli giuristi italiani di tutti i tempi, il prof. Giuseppe Guarino, il quale ha prontamente individuato gli aspetti della sua illegittimità confermando come la Commissione europea non abbia strumenti a supporto per perseguire proficuamente il suo modello economico di riferimento.

Riprendendo fedelmente le tesi da lui stesso enunciate in un articolo pubblicato da “Il Foglio” del 19.12.2012, e riportata dal sottoscritto nel convegnoMorire per l’Europromosso dal Gruppo Parlamentare europeo EFD il 3.12.13 a Bruxelles, possiamo constatare che l’art.2 del Trattato sulla Stabilità dispone testualmente: “Le parti contraenti applicano e interpretano il presente Trattato conformemente ai trattati su cui si fonda l’Unione europea”, il cui concetto è ribadito nel comma successivo: “Il presente Trattato si applica nella misura in cui è compatibile con i trattati su cui si fonda l’Unione europea e con il diritto dell’Unione europea”.

Guarino puntualizza che pertanto “le espressioni adoperate sono così precise che le possibilità di errore nella interpretazione possono considerarsi più che minime, inesistenti”. Inoltre lo stesso Fiscal Compact stabilisce all’art.3, n.1, lett.a), che “la posizione di bilancio della Pubblica amministrazione di una parte contraente è in pareggio o in avanzo”. Anche qui il grande giurista italiano non manca di precisare che il comma 1 ribadisce ancora la prescrizione, in precedenza riprodotta dall’art. 2, precisando che il vincolo della lett. a) vige “fatti salvi (gli) obblighi ai sensi del diritto dell’Unione”.

Si ricorda che per “bilancio in pareggio” s’intende che l’indebitamento annuale della Pubblica amministrazione debba essere pari allo zero per cento, mentre il Trattato dell’Unione Europea firmato a Maastricht, art. 104 c) prot. n. 5 e inoltre dal Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea di Lisbona nell’art. 126 (ex.104), fissano invece al 3 per cento il limite dell’indebitamento annuale.

Pertanto quanto disposto dal Trattato di Stabilità riguardo al pareggio di bilancio, non è conforme ai trattati su cui è fondata l’UE, e questo è già sufficiente a negargli legittimità.

Sulla base di queste considerazioni Guarino argomenta, in modo inequivocabile, che imporre la parità del bilancio in virtù di quanto disposto negli articoli applicativi del Fiscal Compact, significa violare il Trattato istitutivo della UE e insieme l’art. 126 del Trattato di Lisbona, in quanto non è mai stato modificato nella forma prescritta invece dal Trattato di Stabilità. Se ci si limita ai profili esaminati, la illegittimità non risiede pertanto nel Fiscal Compact, ma nel volerlo applicare nonostante risulti “non conforme” e “non compatibile” con i precedenti Trattati.

Il prof. Guarino infine muove, forti critiche, assolutamente condivisibili, nei confronti di “alcuni Commissari europei presenti e attivi nelle Istituzioni comunitarie che avrebbero dovuto sentire il dovere di spiegare su quali basi giuridiche si sono assunti la responsabilità di imporre una disciplina in stridente contraddizione con il Trattato di Maastricht (zero per cento in luogo del tre per cento per l’indebitamento annuo, uno dei due famosi parametri del Trattato posto a fondamento della convergenza monetaria). E come e perché, nonostante l’accelerazione e la generalizzazione del fenomeno depressivo che ha caratterizzato l’economia degli Stati, non abbiano avvertito il dovere di rendere conto dell’errore commesso e di porvi riparo.”

Inoltre si ricorda che il Fiscal Compact sarebbe dovuto essere inglobato nel corpus dei trattati su su si fonda l’Unione Europea (Maastricht e Lisbona) entro 5 anni dalla sua entrata in vigore, cioè il 2018, essendo un accordo intergovernativo, ma “stranamente” nessuno se l’è sentita fino ad ora di farlo respingendo tale opzione.

Quindi siamo legittimati a chiamare in causa la responsabilità di coloro i quali ne chiedono l’applicazione, poiché in palese contrasto e violazione con quanto disposto dai trattati e dai regolamenti europei.

Perché in Italia nessuno ha fortemente portato avanti questa corretta interpretazione di illegittimità del Fiscal Compact promossa dal prof. Guarino che potrebbe rilevarsi l’unica arma a disposizione per potercene liberare definitivamente?

Naturalmente attendiamo fiduciosi la replica dell’On. De Luca j. che saprà senza dubbio “demolire” con validi ed inoppugnabili strumenti giuridici quanto affermato e sostenuto con forza dal prof. Giuseppe Guarino!



 
The fiscal horror picture show
In un film horror di successo degli anni 90 (“The Blair Witch Project”), a un certo punto i protagonisti, ragazzini entusiasti e ingenui come in tutti gli horror che si rispettino, nel tentativo di evadere dal territorio silvestre e stregato in cui si erano incautamente inoltrati – cammina che ti cammina – a un certo punto sono quasi convinti di essere usciti dall’incubo. E, invece, con orrore autentico scoprono di aver fatto solo un lunghissimo periplo della zona incantata per ritornare al punto di partenza. Il clichè non è nuovo, anzi è forse abusato dalla letteratura mistery, fantasy etc. Il tizio che si muove in circolo per ritrovarsi al via è un topos della narrativa universale. Bene, forse dovremmo chiederci se quel tipo, politicamente parlando, non somigli assai al popolo italiano.

Nonostante si succedano le tornate elettorali e nonostante cambi ogni volta il nome dei vincitori o il colore delle coalizioni, una cosa non cambia mai: ed è la convinzione dei governi di turno di aver fatto un lavoro straordinario, di aver contribuito al rilancio dell’economia, di aver aiutato le classi sociali più deboli, di aver tenuto testa ai burocrati europei e via discorrendo, anzi camminando: cammina cammina, anno dopo anno, ci ritroviamo sempre al punto di partenza. E cioè nella condizione di avere governi con un risicatissimo margine di risorse spendibili per fare la finanziaria. E l’aspetto incredibile di tale trama degna di Dario Argento è che i primattori della storia (vale a dire i partiti investitisi del ruolo di rappresentare gli interessi del “sistema paese”) continuano a giocare con le stesse regole senza mai metterle davvero in discussione. Fanno le leggi di stabilità con quello che hanno, come le nonne di un tempo facevano le torte con due uova e un po’ di farina. E se ne vantano pure. Ciò significa questo: nessuno, né a destra né a sinistra, contesta il sistema basato sul pareggio di bilancio.

E, infatti, nessuno ha in agenda gli unici tre obbiettivi sensati di un Governo con residue ambizioni di autonomia e indipendenza:
1) denunciare il trattato sul fiscal compact;
2) abrogare la legge 243/12 applicativa del fiscal compact;
3) emendare gli articoli 81, 97, 117 e 119 della Carta dalle obbrobriose modifiche apportate dalla legge costituzionale nr. 1 del 20 aprile 2012.[volute dal gov.Monti]
Tutti, a destra come a sinistra, dichiarano di essere perfettamente in grado di fare politiche espansive, tagli alle tasse, sussidi ai poveri, incrementi di pensione nel “quadro degli impegni comunitari”. Ed è il motivo per cui nulla cambia e abbiamo la sensazione, come le vittime sacrificali del film di cui sopra, di girare sempre in circolo per ritornare ogni volta al punto di partenza. Persino quando hanno vinto i 5 Stelle (quelli sedicenti sovranisti, non la stampella del PD attuale) o la Lega, nulla è davvero cambiato. I primi hanno fatto il reddito di cittadinanza. I secondi hanno fatto quota cento e chiuso i porti. Hanno fatto quello che volevano fare, ma sempre senza toccare i fili dell’alta tensione. Questi altri faranno altre bellissime cose (dal loro punto di vista). Tutti accettando di spendere solo la mancetta passatagli dalla Matrice europea. Che orrore.

Francesco Carraro
 

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