a proposito di €/$
leggete questo articolo preso da
http://www.usemlab.com/html/analisi/investimenti.htm
Gli investimenti
Come avevamo detto nella prima parte di questo lavoro, l'aumento dell'indebitamento del settore privato ha fornito a famiglie e società una notevole disponibilità di denaro. Avevamo anche detto che parte di esso è stato speso ed investito male, come spesso accade quando ci si ritrova con molto danaro a disposizione.
Per quanto riguarda le famiglie l'investimento più sbagliato si è rivelato l'acquisto delle azioni quotate al Nasdaq. Anche per le imprese si è avuto lo stesso fenomeno. Sono state molte le acquisizioni di società quotate a prezzi statosferici che hanno rappresentato per l'acquirente solo una perdita netta. L'ammontare delle perdite per acquisizioni che dal 2002 dovranno figurare in bilancio in sottrazione agli utili operativi è stimato intorno a un trilione di dollari.
Tuttavia il vero problema dal lato delle imprese sono gli investimenti reali. L'economia si arricchisce prima con l'aumento dello stock di capitale e successivamente con la produzione di beni e servizi. In altre parole la vera ricchezza futura è data principalmente dalla costruzione di efficienti strutture produttive. Macchinari, impianti, infrastrutture.
L'eccessiva quantità di moneta e la facilità di reperimento di capitali per finanziare gli investimenti ha portato a investire molto male in progetti che non avranno nessun ritorno economico. La penalizzazione è molto pesante e ha avuto parte dei suoi effetti nel crollo dei profitti delle imprese.
Gli investimenti nell'economia reale non hanno tenuto conto, alla stregua di quelli nella finanza, delle componenti speculative e si sono rivolti ad accumulare uno stock di capitale inefficiente. Una parte di esso restituirà utili molto bassi e un'altra parte, essendo solo causa di ulteriori perdite, potrebbe addirittura non essere utilizzata.
Il sistema nel complesso si ritrova quindi ad avere una overcapacity di strutture produttive ancora sopravvalutate.
Prima che una nuova e sana fase espansiva, caratterizzata cioè da una allocazione di risorse efficiente, possa veramente avere inizio, questa overcapacity dovrà necessariamente trovare il proprio ridimensionamento, sia in termini quantitativi che di prezzo.
Se vogliamo riassumere, possiamo quindi dire che, nel complesso, l'effetto della new economy è stato quello di creare un effetto ricchezza del tutto illusorio, basato sulla crescita dei prezzi della carta finanziaria, non sulla produzione e il reale utilizzo di uno stock di capitale efficiente.
L'effetto ricchezza ha permesso comunque alle famiglie di spendere oltre i propri mezzi accumulando sempre più debito e riducendo il proprio tasso di risparmio.
Da un'economia con risparmi e investimenti si è passati ad un'economia del debito e del consumo.
Questo è il vero nodo del problema strutturale dell'economia americana.
Un problema che è stato generato ed è cresciuto con l'enorme offerta di moneta presente nel sistema. Di fatto l'abnorme dimensione di quest'ultima sta cominciando a rappresentare una tassazione implicita non solo per gli americani stessi, investitori della bubble e non, ma anche per il resto del mondo, soprattutto qualora si continuasse ad accettare l'inondazione di dollari ai prezzi correnti.
Un'ultima considerazione. Secondo una nota identità macroeconomica gli investimenti di un sistema economico sono uguali al tasso di risparmio delle famiglie più quello del settore pubblico più infine l'afflusso di capitali dall'estero.
Proviamo a capire da dove gli investimenti potrebbero trarre nuova linfa per dare vita ad una fase espansiva con creazione di nuovo stock di capitale.
Difficilmente potrà avvenire grazie all'afflusso di capitali esteri. Questi, come vedremo più avanti, sembrano piuttosto di fronte a una radicale inversione di tendenza che avrà ripercussioni anche sui mercati valutari.
Rimangono risparmio privato e pubblico.
In quanto al primo, se le famiglie vogliono riprendere a risparmiare devono tagliare le spese. Questo è molto probabile che avvenga, purtroppo non tutto ciò che taglieranno finirà negli investimenti visto che gran parte di quei soldi serviranno anche per ripagare i debiti accumulati. In altre parole la domanda aggregata o il GDP, che poi sono la stessa cosa, inevitabilmente è destinato a scendere.
In quanto al settore pubblico, sarà difficile che possa avere ulteriori surplus con l'attuazione di politiche fiscali espansive come quelle previste per il 2002. E infatti si prevede un ritorno al deficit federale.
Una situazione nel complesso niente affatto felice e piena di cattivi auspici.
L'economia USA ha indubbiamente ancora diversi problemi da risolvere prima di una nuova sana e robusta ripresa economica. Chi crede altrimenti spera solo in un nuovo effetto ricchezza di natura strettamente monetaria, proprio quello che sta accadendo da qualche settimana.
Questa volta tuttavia, non avrà lunga vita. Ne siamo convinti.