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angelswan ha scritto:
seeeee ... di tutta l'erba un fascio :specchio: :specchio:


mi basta vedere come è ridotta lampedusa dopo l'apertura del volo airone dal veneto...


...i veneti!!!

Di tutto il fascio... nemmeno un filo d'erba han asciato....
 
ciro ha scritto:
Un accento derivato dal tasso alcolico...

HIC

Anca massa, dio bon!
:-o

A mi me piaxe un pasto el cabernet sovignòn!
:D :p

(ndr: i veneti del forum credo avranno apprezzato profondamente la raffinata espressione dialettale "piacere un pasto"... :ops: :D :D :D che boàro che sono! :D :D )
 
ciro ha scritto:
mi basta vedere come è ridotta lampedusa dopo l'apertura del volo airone dal veneto...


...i veneti!!!

Di tutto il fascio... nemmeno un filo d'erba han asciato....


Lampedusa'???

guarda qua alcuni veneti cosa fanno...veri precursori :( :( :)
ciao



martedì 22 agosto 2006 provincia pag. 34

Marco Tagliaro reinventa con il colorismo veneto
lo scoglio dei miti e delle suggestioni primitive

Alicudi. (Messina) Lungo la cavalcata verso il mare di una colata lavica, solidificatasi più o meno 90 mila anni fa, è rimasto sotto la cresta un pertugio che da aprile e settembre viene occupato da uno strano personaggio. Forse Van Gogh ad Auvers era così. Gira con un cappellaccio di paglia rattoppato, canottiera e pantaloni corti su un fisico da vegetariano, con i sandali appesi allo zaino. E camminare sui sassi neri e bollenti a mezzogiorno, non è uno scherzo. Nel pertugio, sotto tre ombrelloni incrociati c'è uno studio di pittura en plain air. È lo studio di Marco Tagliaro, pittore veneziano di terraferma che oggi vive a Combai, sulle colline trevigiane e che qui per sei mesi all'anno lavora, immancabilmente ogni giorno, al quadro più grande che abbia mai dipinto, un metro e cinquanta per un metro e venti.
Il quadro si chiama “La Grotta”, per ora. L'ha cominciato nel 2000. «Conto di completarlo nel 2009», dice con tutta l'apprensione che un artista ci mette nel pianificare un futuro “così lontano”. «La grotta - dice - è il primo incontro fra l'uomo e la natura. Quando non c'erano le linee e neppure i muri, l’uomo ha trovato nella grotta il riparo naturale, il suo punto di riferimento. E una senzazione primordiale, anzi primigenia».
L'opera, conservata alla notte sotto chiave in una capanna è un olio su tavola. Per ora ha complete le volte della grotta con le rocce laviche dipinte in ogni dettaglio come farebbe un fiammingo di scuola cinquecentesca. Al di là dell’'iperealismo, si vede subito che le concrezioni rocciose sono energia pura, plasma in trasformazione, che l'insieme trasfigura in un simbolismo che si potrebbe anche non avvertire. Sopra, le rocce, rovi, fichi d'india gli spuntoni, al centro un pertugio che proprio da qui, apre una veduta a cannocchiale su Filicudi, Salina, Vulcano e le altre Eolie.
Per ora il foro è vuoto. Come vuota è la parte inferiore dove, spiega il pittore, «metterò tre figure che staranno facendo qualcosa. Staranno insieme a pulire le fave». Le figure sono tre paesani, Rosetta una giovane, poi Aurora e infine Bartolino di Ettore, con la sua lunga barba, una volta bionda. Gli interessati, assecondando l’artista, sono venuti a posare più volte ed hanno già visto cosa uscirà dall'opera che fino ad ora ha già originato schizzi, disegni, materiale prepratorio su cui i pittore riflette e ritorna di continuo, prima di dar corso alla materializzazione particolarmente elaborata.
L'opera, come mostra un volume su Tagliaro appena uscito per la mostra che ha tenuto a Mirano, il suo paese di origine, ha un precedente ne “La raccolta delle mele”, costata quattro anni di lavoro, in cui qualche critico vi ha visto lo schema del “Peccato originale” di Michelangelo. Anche al di là del realismo stupefacente della Grotta, altri critici hanno percepito la lezione tutta veneta dei Tre filosofi di Giorgione, Le tre età dell'uomo, di Tiziano le Sacre conversazioni di Paris Bordon. Anche se sul suo conto si legge che ammira «più di tutti» Leonardo.
Tagliaro è un pittore insomma lontano da tutte le mode e che nella sua formazione, a partire dall'Istituto d'arte di Venezia, ha maturato una tecnica raffinatissima che coniuga con un rigore professionale assoluto, anch’esso più che mai fuori moda. Qui, in questa grotta, sull’isola dell’arcipelago vulcanico che è stato l’ombelico del mito mediterraneo, questo stranissimo pittore veneto ha intravisto un mito possibile, attualizzando un’arte che spesso siamo portati a ritenere perduta. E un pezzetto al giorno il suo capolavoro va avanti nell’assolata quiete dello scoglio proteso sul mare. (Gianni Nizzero)




Foto:
 
ricpast ha scritto:
(ndr: i veneti del forum credo avranno apprezzato profondamente la raffinata espressione dialettale "piacere un pasto"... :ops: :D :D :D che boàro che sono! :D :D )

ehhhhh la finesseeeeeeeeeee ... te me pari un fio da feston bueo :D
 
io, la qui presente sottoscritta e sovraletta melodia, categoricamente dissociomi
dalle avventate considerazioni, fatte in codesto loco, sulla persona amabilissima di wild weasel.




detto ciò, quoto ogni singolo post di ciro ed urlo, per stile e veemenza, un bel: TI ADORO!!! :lol: che capoccia... che capoccia :D
 

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