Riporto questo articolo contenuto nella newletter odierna di Finanza.com
Ancora una volta pare che la Consob si comporti come Pilato...
La fusione con Fidia non s’ha da fare.
Il cda di Prima industrie lo aveva detto chiaramente il 2 settembre dopo aver esaminato i risultati del secondo trimestre della società da incorporare, giudicati deludenti. Nel frattempo Giuseppe Morfino, primo azionista di Fidia con il 68%, fiutando “il gran rifiuto” aveva alleggerito un rotondo pacchetto a partire dal 24 agosto (massimi dell’anno per Fidia), e fino al 1 settembre. Una manovra che sarebbe stata letta in modo negativo dal mercato, se fosse stata comunicata entro il 2 settembre, giorno del cda del rifiuto. Ma la comunicazione è arrivata a cose fatte, approfittando di un curioso scartamento temporale tra le comunicazioni alla Consob e quelle dovute a Borsa italiana in ossequio alle norme sull’internal dealing, che disciplinano la pubblicità delle compravendite di titoli da parte dei soggetti rilevanti (membri del cda, direttori generali e top management in genere) delle stesse società.
La normativa Consob prevede che i movimenti nell’azionariato operati da soggetti italiani rilevanti vadano comunicati entro 5 giorni di borsa aperta. E il presidente Morfino si è attenuto scrupolosamente al dettato comunicando la cessione delle quote, conclusa il 1 settembre (ma iniziata i primi di agosto con quote di minore entità) nei tempi giusti. Nei giorni successivi il 24 agosto, data del massimo relativo del titolo, le vendite si erano intensificate passando di gran lunga il limite dei 250 mila euro di controvalore che le norme stabiliscono come soglia oltre il quale è necessario inviare una comunicazione “immediata” a Borsa italiana. Ma la comunicazione non è mai arrivata “immediatamente” e sul mercato si sono riversati corposi pacchetti a prezzi superiori ai cinque euro senza che gli operatori sapessero delle vendite e della decisione che sarebbe stata presa il 2 settembre dal cda di Prima industrie. La quale, giova ricordarlo, ha emesso un comunicato il venerdì sera a listini chiusi.
In sostanza, se Morfino avesse comunicato tramite l’internal dealing di Borsa italiana cui era tenuto le sue vendite a partire dal 24 agosto, il mercato avrebbe potuto intuire che in quelle cessioni qualcosa non andava, visto che il processo di fusione con Prima sembrava avviato a concludersi felicemente. Ma, aggirato l’ostacolo Borsa, il presidente di Fidia ha potuto approfittare della latenza di cinque giorni con la Consob per cedere le quote, intascare un totale di 1,1 milioni di euro (per tutte le cessioni a partire dai rimi di agosto), e restare in pace con il regolatore dei mercati azionari. E quando, il cda di Prima ha decretato che la festa era finita, il santo era già stato gabbato.
Come dire, “capitan Morfino” che abbandona la nave che affonda per primo e senza avvertire la sua ciurma. Ognuno tragga le proprie conclusioni.
Buon trading da Alfio
P.S.: la gestione dell’internal dealing dovrebbe passare a Consob nell’ambito del riassetto delle funzioni di vigilanza e pubblicità conseguenti all’introduzione della normativa sul “market abuse”.