Purtroppo non è così, nel senso che una svalutazione del pesos non li rende molto più competitivi a livello aggregato.
Le principali voci delle loro esportazioni sono materie prime agricole/alimentari, i cui prezzi dipendono non dalla situazione argentina, ma dall'economia globale ed in particolar modo dalla guerra Trump-Cina.
Ad esempio importantissima è la voce soia, e se il pesos si svaluta, non è che ne esportano di più, incassano sempre i soliti dollari.
Il gioco della svalutazione competitiva può funzionare per una nazione che trasforma ed esporta prodotti semilavorati o finiti.
Per fare un esempio, una svalutazione aiuta il Brasile, aiuta la Turchia, e del tutto inutile al Venezuela (esporta solo petrolio) e poco utile all'Argentina (peso relativamente basso delle esportazioni di prodotti).
Vero, senz'altro la svalutazione competitiva ha un impatto più importante in paesi trasformatori che esportatori di materie prime.
Magari comunque aiuta nel ridurre un po' il costo del lavoro, che comunque nel settore agro-alimentare un minimo di lavoro dietro ci sará pure
, anche se certo l'export in quel caso è infinitamente più sensibile alle quotazione delle rispettive commodities in se sul mercato globale.
E poi, chiedo scusa del cinismo
, essere al netto più poveri verso estero, dovrebbe portare a cercare di ridurre le importazioni e dove possibile rendersi più autarchici.
Comunque è evidente che il risultato netto della svalutazione, specie se repentina è piuttosto negativo. Per questo non ci si deve stupire e chiedere cosa sia cambiato nei fondamentali in meno di un mese, da prima a dopo le primarie.
Se si é innescata una crisi di sfiducia e il cambio ci ha rimesso un 30% in così poco tempo, è cambiato tutto. Questo stesso diventa un elemento
dei fondamentali .
Questo é il problema di tutti quei paesi i cui fondamentali ballano sui listini: Venezuela con l'oil, Argentina con le commodities del suo export, in primis la soia e con le crisi valutarie sempre dietro l'angolo.