ARRESTATO RICUCCI!! (1 Viewer)

patt

Forumer storico
A.A.A cercasi "consolatori" contoterzi!! :D

Falchi_Ricucci.jpg
 

ricpast

Sono un tipo serio
ma lo hanno arrestato per falsa fatturazione????

AHAHAHAHHAHAHHAHAHHAH

in Italia è un pò come essere messi al fresco per starnuto in luogo pubblico...

:D :D :D :eek: :sad: :sad:
 

fo64

Forumer storico
dal sito del Corriere della Sera:

Scalata Rcs: arrestato Stefano Ricucci
L'immobiliarista romano in manette per i reati di aggiotaggio e rivelazione di segreto di ufficio

ROMA - L'immobiliarista romano Stefano Ricucci è stato arrestato dalla Guardia di Finanza per i reati di aggiotaggio e rivelazione di segreto di ufficio nell'ambito dell'inchiesta sulla scalata Rcs. Oltre a quella diretta a Ricucci, ci sono altre tre ordinanze di custodia cautelare emesse dai pm romani Giuseppe Cascini e Rodolfo Sabelli.
Secondo l'accusa l'immobiliarista stava tentando di fare operazioni illecite nel ricollocamento del pacchetto Rcs in suo possesso ed esisteva il pericolo di inquinamento delle prove e di reiterazione del reato. In particolare, per quanto riguarda l'accusa di aggiotaggio, l'ordinanza di custodia cautelare è stata emessa per le attività, secondo l'accusa, che riguardavano il pacchetto azionario del 14% che Ricucci ancora detiene in Rcs, quota che è in pegno alla Banca popolare italiana. Secondo i Pm, Ricucci da un lato gestiva in maniera pubblica la negoziazione di questa quota con l'istituto di credito, ma dall'altro avrebbe tentato di ricollocare, grazie a una società con sede in Lussemburgo, le quote in Rcs. Da qui, secondo i Pm, il pericolo di reiterazione del reato di aggiotaggio e l'esigenza della custodia cautelare in carcere.
Successivamente si è appreso che una delle altre tre ordinanze riguarda un pubblico ufficiale, un sottufficiale della Guardia Ufficiale. Secondo le accuse il finanziere avrebbe informato il patron della Magiste dello stato delle inchieste sulla scalata a Rcs. Le ipotesi di accusa per lui e le altre due persone, che sono a quanto si apprende due intermediatori finanziari, sono dunque di violazione del segreto di indagine e favoreggiamento. Ricucci è stato tradotto nel carcere romano di Regina Coeli e il primo l'interrogatorio dovrebbe avvenire giovedì.

IL MECCANISMO - Ricucci, secondo quanto emerge dalle intercettazioni telefoniche, disposte dai magistrati, avrebbe tentato di mettere in atto due operazioni tramite altrettante società «schermo», riconducibili a lui, che avrebbero dovuto comprare azioni Rcs attraverso dei finanziamenti di una banca di New York e di un Istituto di credito olandese. Una volta acquistate le azioni, le due società avrebbero dovuto dichiarare al mercato un prezzo di acquisto più alto di quello effettivo, in modo tale da far aumentare il valore dei titoli Rcs. In questo modo, al momento di ricollocare il suo pacchetto di azioni in pegno alla Bpi, Ricucci avrebbe potute vendere i titoli a un prezzo tale da permettergli di estinguere il suo debito, senza perdite.
Stefano Ricucci (Ansa)

REATI - Oltre al reato di aggiotaggio, in relazione alla vicenda della scalata Rcs, viene contestata a Ricucci anche l'ipotesi di reato di false fatturazioni e occultamento di scritture contabili. Quest'ultima ipotesi di reato è relativa a false scritture contabili emesse dalla società «Il Corso», che avrebbe fatto un falso sgombero dell'immobile di via Lima, nel quartiere Parioli a Roma, oggetto di una compravendita tra lo stesso Ricucci e l'ex presidente di Confcommercio Sergio Billè indagato per appropriazione indebita dalla procura di Roma proprio per la compravendita del palazzo. Secondo la guardia di finanza tale sgombero sarebbe stato in realtà effettuato dalla stessa Magiste. La società, che era intestata secondo le accuse ad un prestanome di Ricucci, avrebbe effettuato fittiziamente anche la ristrutturazione dell'immobile di viale Lima per un fittizio corrispettivo di 11 milioni di euro.

INCHIESTE - L'arresto di Ricucci blocca per il momento il tentativo degli esponenti finanziari di sistemare i pacchetti azionari in mano all'immobiliarista romano. Proprio oggi era in programma una riunione tra il direttore generale Bpi Divo Gronchi e i rappresentanti di Magiste, holding dell'imprenditore romano, per trovare un accordo sul pacchetto detenuto a copertura dei crediti vantati dalla banca verso Ricucci. Nelle scorse settimane si è parlato di acquirenti per il pacchetto Rcs o per una parte di esso. Ma Bpi, prima di chiudere la partita, ha detto di voler essere certa di evitare che la vendita possa cadere oggetto di eventuali azioni revocatorie. Già da diversi mesi Ricucci è indagato a Roma per aggiottaggio e intralcio all'attività degli organi di controllo nell'ambito delle indagini sulla scalata alla Rcs e per concorso in appropriazione indebita nell'inchiesta sulla vendita di un immobile alla Confcommercio. La procura di Milano lo ha iscritto invece, sempre per l'ipotesi di aggiottaggio, nell'inchiesta sulla fallita scalata della Bpi

18 aprile 2006
 

Run the Park

Forumer storico
(ASCA) - Roma, 19 apr - ''Mi spiace molto per Stefano
Ricucci, sono scosso: lo conosco molto bene ed e' un
dispiacere personale
''. Cosi', in un'intervista che il
settimanale Economy pubblichera' sul numero in edicola da
domani, l'immobiliarista Danilo Coppola commenta l'arresto
del collega Ricucci, avvenuto martedi' scorso a Roma.

(omissis)

Sembra di rivedere in piccolo quando Casini telefonò a Dell'Utri per esprimergli solidarietà...
 

nic.73

Forumer attivo
Ma a chi ha fatto male Ricucci?
Nessuno danneggiato dalle sue azioni


Oscar Giannino su Libero di venerdì 21 aprile

Caro direttore, non ti arrabbiare. La premessa obbligata ai lettori di Libero - ché non pensino male di me, o di te come fossi impazzito - è che non ho il piacere di aver mai conosciuto Stefano Ricucci. Né alcuno dei suoi collegati. Né familiari. Compresa - ohimé - quell'Anna Falchi che tutti noi giornalisti dovremmo accuratissimamente tener fuori dalle vicende tumultuose d'affari che riguardano il marito, se solo fossimo dei gentiluomini e non degli allupati furieri da caserma.

La premessa è dovuta. Perché non vorrei si pensasse male. Ma c'è un fatto insolito, che avviene in questi giorni. E da gazzettieri senza epos fuori luogo né eroismi millantati quali siamo, bisognerà pure che qualcuno allora ne dia atto, lo racconti e cerchi di spiegarlo. Il fatto è questo. Stefano Ricucci langue da due giorni nel carcere romano di Regina Coeli, arrestato per aggiotaggio informativo e violazione del segreto d'ufficio. Anche noi inguaribili garantisti, che diffidiamo per principio dal fatto che siano i pubblici ministeri e il diritto penale a dover far da regolatori e guardiani dei mercati finanziari, nel recente passato abbiamo dovuto fare i conti con l'inevitabile reazione giustizialista, insomma con un certo esteso plauso popolare quando le manette sono scattate ai polsi di prìncipi della frode come Calisto Tanzi, o come Gianpiero Fiorani.

Non parlo del trionfalismo assai sospetto intonato a cappella dai grandi giornaloni confindustriali quando le Procure hanno smantellato gli assalti al cielo banco-industriali tentati nel 2005. Perché in quel caso il trionfalismo si spiegava bene: erano gli assediati nei fortini del malcerto equilibrio dell'attuale Mediobanca riprodotto in Rcs, a gioire dell'olio bollente riversato a carrettate sulla testa di chi, senza il consenso della cupola dominante e per di più con un governatore in Bankitalia che aveva cambiato fronte, tentava di acquisire il controllo di banche come Antonveneta e Bnl. Che i giornali mediobancheschi e confindustriali gioissero, era più che giustificato: si trattava di difendere con le unghie e con i denti il potere dei loro padroni stretti in patti di sindacato chiusi al mercato. E che ci pensassero le Procure ispirate dall'indirizzo autorevole del professor Guido Rossi, diventato una sorta di centrale unica dei sigillo di garanzia per la contendibilità proprietaria italiana e per non aver noie penali, a quei giornali lì non poteva che sembrare una provvidenziale mano dal cielo.

Ma, al di là di quello, era la reazione popolare, che per parecchi versi riecheggiava quella all'arresto dei politici accusati di corruzione ai tempi di Mani Pulite. Per i correntisti lodigiani traditi e frodati nei loro depositi da Fiorani, per i soci di Antonveneta tenuti all'oscuro delle vere poste di bilancio e di affidamenti di comodo per cifre astronomiche garantiti a prestanome per far lucrare il management della Popolare italiana, era in qualche modo motivo di soddisfazione, saperlo in carcere. Per quanto ingiusto fosse che in carcere fosse finito solo lui, e ci restasse per quattro mesi, mentre altri grandi banchieri italiani non vengono neanche scalfiti, da misure giudiziarie per vicende non meno rilevanti, e anzi tornino trionfalmente a esercitare il loro ruolo di riverito comando. Parlo naturalmente di quel che è accaduto a Capitalia ieri: cosa che al garantista non può che far piacere, naturalmente.

Con la differenza che il garantista avrebbe l'insana pretesa che ciò che vale per un banchiere romano vale anche per un banchiere del Nord, e viceversa. Lasciamo perdere poi quanto ampia e diffusa fosse la soddisfazione popolare all'arresto del cavalier Tanzi, mister 14 miliardi di euro di buco. Senonché questa volta - eccoci al fatto inusuale - per Ricucci al gabbio l'esultanza popolar non c'è. Non solo è assai più contenuta. Molti lettori riservatamente ti chiamano al telefono e ti mandano mail, vogliono sapere che cosa ne pensi, perché insomma Ricucci da Zagarolo a loro non dico che stia simpatico, ma di certo considerano lontano un milione di miglia da quel figuro "socialmente pericoloso" che è descritto nelle 20 cartelle del mandato di arresto spiccato nei suoi confronti. Alla prima telefonata, caro direttore, puoi pensare che si tratti della simpatia ingenerata da migliaia di pagine di settimanali rosa e popolari, per le vicende mondane collegate alla compagna di Ricucci, al suo modo colorito di esprimersi, al fatto che qualcuno ricordi che a proposito di Bnl agli altri concertisti Ricucci aveva proposto di formalizzare in piena luce il proprio patto, invece di restare nell'ombra.

Ma quando mail e telefonate si infittiscono, allora il fatto è diverso. E una spiegazione inizia a essere dovuta. La mancata òla tifoidea agli schiavettoni per Ricucci ha infatti a ben vedere almeno tre spiegazioni oggettive. Grandi come una casa. E tanto vale allora spararle fuori. Prima ragione. Ma a chi ha fatto danno, Ricucci? Alle grosse: a nessuno. Non ai suoi soci, perché la sua Magiste, posta sotto occhiuto controllo dai pm milanesi che l'hanno affidata all'avvocato Vittorio Ripa di Meana, non era né quotata né aveva soci terzi ai quali Ricucci nascondeva le propri spericolate manovre ed eventuali ammanchi. Non al popolo dei risparmiatori: perché Ricucci mica ha emesso bond piazzati dalle banche e andati in fumo per centinaia di milioni di euro svaniti dalle tasche di famiglie e pensionati italiani, com'è avvenuto per i casi Cirio e Parmalat.

A dirla tutta, a chi ha investito in titoli Res negli ultimi due anni lo tsunami della tentata scalata portata da Ricucci ha fatto solo bene: ha portato un titolo che languiva poco sopra i 3 euro fino a oltre i 6 nell'agosto del 2005, e dopodiché a tenere stabilmente la quota tra i 4,25 e i 4,5 euro da inizio anno ad oggi. Dirai tu, caro direttore, che i soci delle banche che prestavano le cifre stellari a Ricucci perché comprasse i titoli che scalava di certo non son contenti. Però Ricucci dava in pegno alle banche stesse i titoli per cui era finanziato, tanto che è la Popolare italiana - a sua volta "risanata" dai pm - a dover proprio in questi giorni liquidare il 14,5% di titoli Rcs accumulati da Ricucci nel tentato raid. Ragione numero due. Magari questa è solo per addetti ai lavori. Ma fatto sta che al reato di aggiotaggio informativo per il quale sono scattate le manette a Ricucci, in apparenza manca uno dei presupposti costitutivi. Ricucci viene accusato, intercettazioni alla mano, di aver continuato a comprare piccoli quantitativi di titoli Res anche negli ultimi mesi, quando il suo gruzzolo era già sotto sequestro per ordine dei pm, al fine che le dichiarazioni d'acquisto a prezzi artefatti manipolassero l'andamento del titolo Res in Borsa.

Obiettivo, che la liquidazione del 14,5% detenuto dalla Popolare Italiana avvenisse a un prezzo non troppo lontano, da quello al quale Ricucci aveva comprato nel 2005. Senonché, se uno analizza la curva del titolo Rcs da gennaio 2006 in avanti, constata facilmente che il prezzo sta buono buono nella forchetta tra 4,25 e 4,5 euro, E l'unica volta che sfora il tetto è un mese fa, quando si diffonde la notizia poi rivelatasi infondata che interessati a rilevarne una quota erano i Benetton. Non era stato Ricucci l'autore di quell'indiscrezione. Che cavolo di manipolazione del titolo è mai, quella di un titolo che non si schioda? Basta l'intenzione del reato, a perseguire un reato come tale? Poveri noi, se questo è il metro non scampa nessuno. Terzo elemento, quello di fondo. Su Panorama di oggi Paolo Mieli rivela che si aspetta altri attacchi al Corriere. Perché dietro Ricucci c'erano di sicuro burattinai altolocati.

Ecco, caro direttore, io ho come l'impressione che ad alcuni milioni di italiani inizi ad essere chiaro, che la sparuta pattuglia di banchieri e industriali rinchiusa nei patti di sindacato che governano l'asfittico capitalismo italiano non è per definizione meritoria di quell'aureola di santità che pretende, rispetto al demone assalitore Ricucci. Sbaglierò, ma in tanti cominciano a ricordare che la IfiIfil degli Agnelli ha mentito al mercato, la scorsa estate, nascondendo che si stava rimpadronendo dell'azionariato di riferimento Fiat a danno delle banche che le avevano prestato tre miliardi e che dovevano diventare prime socie. Convertendo il prestito. Ma di Ifi e Ifil nessuno è andato in carcere. Naturalmente. I due pesi e le due misure sono la fotografia di un capitalismo malato. Dove Ricucci finisce per fare la parte dell'eroe. Per quanto pazzo, millantatore, sbruffone e illetterato. Una pazzesca simpatica canaglia. Che però ci ha aiutato tutti a dire una verità: il Corriere della Sera non è affatto un tempio della sacertà o un'istituzione della Repubblica. È uno strumento di potere, e come tale viene usato dai suoi 15 padroni, e difeso con determinazione da chi lo dirige.
 

gloglo

Nuovo forumer
nic.73 ha scritto:
Ma a chi ha fatto male Ricucci?
Nessuno danneggiato dalle sue azioni


Oscar Giannino su Libero di venerdì 21 aprile

Caro direttore, non ti arrabbiare. La premessa obbligata ai lettori di Libero - ché non pensino male di me, o di te come fossi impazzito - è che non ho il piacere di aver mai conosciuto Stefano Ricucci. Né alcuno dei suoi collegati. Né familiari. Compresa - ohimé - quell'Anna Falchi che tutti noi giornalisti dovremmo accuratissimamente tener fuori dalle vicende tumultuose d'affari che riguardano il marito, se solo fossimo dei gentiluomini e non degli allupati furieri da caserma.

:D :D :D

La premessa è dovuta. Perché non vorrei si pensasse male. Ma c'è un fatto insolito, che avviene in questi giorni. E da gazzettieri senza epos fuori luogo né eroismi millantati quali siamo, bisognerà pure che qualcuno allora ne dia atto, lo racconti e cerchi di spiegarlo. Il fatto è questo. Stefano Ricucci langue da due giorni nel carcere romano di Regina Coeli, arrestato per aggiotaggio informativo e violazione del segreto d'ufficio. Anche noi inguaribili garantisti, che diffidiamo per principio dal fatto che siano i pubblici ministeri e il diritto penale a dover far da regolatori e guardiani dei mercati finanziari, nel recente passato abbiamo dovuto fare i conti con l'inevitabile reazione giustizialista, insomma con un certo esteso plauso popolare quando le manette sono scattate ai polsi di prìncipi della frode come Calisto Tanzi, o come Gianpiero Fiorani.

Non parlo del trionfalismo assai sospetto intonato a cappella dai grandi giornaloni confindustriali quando le Procure hanno smantellato gli assalti al cielo banco-industriali tentati nel 2005. Perché in quel caso il trionfalismo si spiegava bene: erano gli assediati nei fortini del malcerto equilibrio dell'attuale Mediobanca riprodotto in Rcs, a gioire dell'olio bollente riversato a carrettate sulla testa di chi, senza il consenso della cupola dominante e per di più con un governatore in Bankitalia che aveva cambiato fronte, tentava di acquisire il controllo di banche come Antonveneta e Bnl. Che i giornali mediobancheschi e confindustriali gioissero, era più che giustificato: si trattava di difendere con le unghie e con i denti il potere dei loro padroni stretti in patti di sindacato chiusi al mercato. E che ci pensassero le Procure ispirate dall'indirizzo autorevole del professor Guido Rossi, diventato una sorta di centrale unica dei sigillo di garanzia per la contendibilità proprietaria italiana e per non aver noie penali, a quei giornali lì non poteva che sembrare una provvidenziale mano dal cielo.

Ma, al di là di quello, era la reazione popolare, che per parecchi versi riecheggiava quella all'arresto dei politici accusati di corruzione ai tempi di Mani Pulite. Per i correntisti lodigiani traditi e frodati nei loro depositi da Fiorani, per i soci di Antonveneta tenuti all'oscuro delle vere poste di bilancio e di affidamenti di comodo per cifre astronomiche garantiti a prestanome per far lucrare il management della Popolare italiana, era in qualche modo motivo di soddisfazione, saperlo in carcere. Per quanto ingiusto fosse che in carcere fosse finito solo lui, e ci restasse per quattro mesi, mentre altri grandi banchieri italiani non vengono neanche scalfiti, da misure giudiziarie per vicende non meno rilevanti, e anzi tornino trionfalmente a esercitare il loro ruolo di riverito comando. Parlo naturalmente di quel che è accaduto a Capitalia ieri: cosa che al garantista non può che far piacere, naturalmente.

Con la differenza che il garantista avrebbe l'insana pretesa che ciò che vale per un banchiere romano vale anche per un banchiere del Nord, e viceversa. Lasciamo perdere poi quanto ampia e diffusa fosse la soddisfazione popolare all'arresto del cavalier Tanzi, mister 14 miliardi di euro di buco. Senonché questa volta - eccoci al fatto inusuale - per Ricucci al gabbio l'esultanza popolar non c'è. Non solo è assai più contenuta. Molti lettori riservatamente ti chiamano al telefono e ti mandano mail, vogliono sapere che cosa ne pensi, perché insomma Ricucci da Zagarolo a loro non dico che stia simpatico, ma di certo considerano lontano un milione di miglia da quel figuro "socialmente pericoloso" che è descritto nelle 20 cartelle del mandato di arresto spiccato nei suoi confronti. Alla prima telefonata, caro direttore, puoi pensare che si tratti della simpatia ingenerata da migliaia di pagine di settimanali rosa e popolari, per le vicende mondane collegate alla compagna di Ricucci, al suo modo colorito di esprimersi, al fatto che qualcuno ricordi che a proposito di Bnl agli altri concertisti Ricucci aveva proposto di formalizzare in piena luce il proprio patto, invece di restare nell'ombra.

Ma quando mail e telefonate si infittiscono, allora il fatto è diverso. E una spiegazione inizia a essere dovuta. La mancata òla tifoidea agli schiavettoni per Ricucci ha infatti a ben vedere almeno tre spiegazioni oggettive. Grandi come una casa. E tanto vale allora spararle fuori. Prima ragione. Ma a chi ha fatto danno, Ricucci? Alle grosse: a nessuno. Non ai suoi soci, perché la sua Magiste, posta sotto occhiuto controllo dai pm milanesi che l'hanno affidata all'avvocato Vittorio Ripa di Meana, non era né quotata né aveva soci terzi ai quali Ricucci nascondeva le propri spericolate manovre ed eventuali ammanchi. Non al popolo dei risparmiatori: perché Ricucci mica ha emesso bond piazzati dalle banche e andati in fumo per centinaia di milioni di euro svaniti dalle tasche di famiglie e pensionati italiani, com'è avvenuto per i casi Cirio e Parmalat.

A dirla tutta, a chi ha investito in titoli Res negli ultimi due anni lo tsunami della tentata scalata portata da Ricucci ha fatto solo bene: ha portato un titolo che languiva poco sopra i 3 euro fino a oltre i 6 nell'agosto del 2005, e dopodiché a tenere stabilmente la quota tra i 4,25 e i 4,5 euro da inizio anno ad oggi. Dirai tu, caro direttore, che i soci delle banche che prestavano le cifre stellari a Ricucci perché comprasse i titoli che scalava di certo non son contenti. Però Ricucci dava in pegno alle banche stesse i titoli per cui era finanziato, tanto che è la Popolare italiana - a sua volta "risanata" dai pm - a dover proprio in questi giorni liquidare il 14,5% di titoli Rcs accumulati da Ricucci nel tentato raid. Ragione numero due. Magari questa è solo per addetti ai lavori. Ma fatto sta che al reato di aggiotaggio informativo per il quale sono scattate le manette a Ricucci, in apparenza manca uno dei presupposti costitutivi. Ricucci viene accusato, intercettazioni alla mano, di aver continuato a comprare piccoli quantitativi di titoli Res anche negli ultimi mesi, quando il suo gruzzolo era già sotto sequestro per ordine dei pm, al fine che le dichiarazioni d'acquisto a prezzi artefatti manipolassero l'andamento del titolo Res in Borsa.

Obiettivo, che la liquidazione del 14,5% detenuto dalla Popolare Italiana avvenisse a un prezzo non troppo lontano, da quello al quale Ricucci aveva comprato nel 2005. Senonché, se uno analizza la curva del titolo Rcs da gennaio 2006 in avanti, constata facilmente che il prezzo sta buono buono nella forchetta tra 4,25 e 4,5 euro, E l'unica volta che sfora il tetto è un mese fa, quando si diffonde la notizia poi rivelatasi infondata che interessati a rilevarne una quota erano i Benetton. Non era stato Ricucci l'autore di quell'indiscrezione. Che cavolo di manipolazione del titolo è mai, quella di un titolo che non si schioda? Basta l'intenzione del reato, a perseguire un reato come tale? Poveri noi, se questo è il metro non scampa nessuno. Terzo elemento, quello di fondo. Su Panorama di oggi Paolo Mieli rivela che si aspetta altri attacchi al Corriere. Perché dietro Ricucci c'erano di sicuro burattinai altolocati.

Ecco, caro direttore, io ho come l'impressione che ad alcuni milioni di italiani inizi ad essere chiaro, che la sparuta pattuglia di banchieri e industriali rinchiusa nei patti di sindacato che governano l'asfittico capitalismo italiano non è per definizione meritoria di quell'aureola di santità che pretende, rispetto al demone assalitore Ricucci. Sbaglierò, ma in tanti cominciano a ricordare che la IfiIfil degli Agnelli ha mentito al mercato, la scorsa estate, nascondendo che si stava rimpadronendo dell'azionariato di riferimento Fiat a danno delle banche che le avevano prestato tre miliardi e che dovevano diventare prime socie. Convertendo il prestito. Ma di Ifi e Ifil nessuno è andato in carcere. Naturalmente. I due pesi e le due misure sono la fotografia di un capitalismo malato. Dove Ricucci finisce per fare la parte dell'eroe. Per quanto pazzo, millantatore, sbruffone e illetterato. Una pazzesca simpatica canaglia.

Che però ci ha aiutato tutti a dire una verità: il Corriere della Sera non è affatto un tempio della sacertà o un'istituzione della Repubblica. È uno strumento di potere, e come tale viene usato dai suoi 15 padroni, e difeso con determinazione da chi lo dirige.

Finalmente si scive pure qui..cade spero, il tempio
 

gloglo

Nuovo forumer
gloglo ha scritto:
Finalmente si scive pure qui..cade spero, il tempio

Bene, allora.
Claudio Petruccioli ha una moglie: Giovanna Nuvoletti.
Giovanna è figlia di Giovanni...sposato con Clara Agnelli.
Giovanna ha tre figli: Giacomo, Leone, Viola.
E sapete per chi lavorano tutti e tre?
per Berlusconi.
Da Berlusconi lavora pure Barbara ( detta Bambi) Parodi Delfino.
Figlia di Riccardo, ex patron di Snia
Ex compagna di Montezemolo da cui ha un figlio( o figlia, non ricordo bene)
Bambi o Barbara, è sposata
con Paolo Mieli...



A voi le concusioni...
 

gloglo

Nuovo forumer
gloglo ha scritto:
Bene, allora.
Claudio Petruccioli ha una moglie: Giovanna Nuvoletti.
Giovanna è figlia di Giovanni...sposato con Clara Agnelli.
Giovanna ha tre figli: Giacomo, Leone, Viola.
E sapete per chi lavorano tutti e tre?
per Berlusconi.
Da Berlusconi lavora pure Barbara ( detta Bambi) Parodi Delfino.
Figlia di Riccardo, ex patron di Snia
Ex compagna di Montezemolo da cui ha un figlio( o figlia, non ricordo bene)
Bambi o Barbara, è sposata
con Paolo Mieli...



A voi le concusioni...
up...per chi non sente, non vede, non ode
up
 

nic.73

Forumer attivo
C'è ancora una cosa però che non capisco.
RCS è in mano ad un patto di sindacato ormai da anni.
Ricucci ha sempre detto di volerne il controllo.
Anche rastrellando azioni, cosa sarebbe mai riuscito a fare? Chi si mette a scalare una società blindata?
 

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