Aspettando Godel (1 Viewer)

Claire

ἰοίην
Tessera numero 20 ad uno dei più grandi chiacchieroni della storia, roba che al confronto Claire appare muta :D

Leggete un po' cosa scriveva codesto manigoldo su "Repubblica" qualche tempo fa:

La sete di libertà

Quando un popolo, divorato dalla sete della libertà, si trova ad avere a capo dei coppieri che gliene versano quanta ne vuole, fino ad ubriacarlo,
accade allora che, se i governanti resistono alle richieste dei sempre più esigenti sudditi, sono dichiarati tiranni.
E avviene pure che chi si dimostra disciplinato nei confronti dei superiori è definito un uomo senza carattere, servo; che il padre
impaurito finisce per trattare il figlio come suo pari, e non è più rispettato, che il maestro non osa rimproverare gli scolari e costoro si fanno beffe di lui,
che i giovani pretendano gli stessi diritti, le stesse considerazioni dei vecchi, e questi, per non parer troppo
severi, danno ragione ai giovani.

In questo clima di libertà, nel nome della medesima, non vi è più riguardo per nessuno.

In mezzo a tale licenza nasce e si sviluppa una mala pianta: la tirannia.


Firmato: Platone

Credo parlasse del kapò Salvini e del portaborse Di Maio, il solito articolo di protesta nei confronti del nostro nuovo Governo...

Ma fammi leggere bene... cribbioooooo... l'articolo è stato pubblicato nel 380 Avanti Cristoooo!!! :eek::eek::eek:

Ma come cavolo ha fatto a prevedere le condizioni della nostra società attuale ed i nostri "INI" (MussolINI, SalvINI) con 25 secoli di anticipo????? :mmmm:

Platone, geniaccio, beccati la tessera numero 20, la tessera numero 21 la diamo a Claire... così, a suon di chiacchierate, vi scassate i maroni tra di voi, senza disturbarci :ciapet:

Sei un po' distratto :-o
Il 20 e il 21 siamo io e Platone ed è già da un po' che stiamo chiacchierando tra di noi :-o
Mica ci puoi ferire così :sad:
 

Petronio_arbiter

Chiamatemi Nuanda
Sei un po' distratto :-o
Il 20 e il 21 siamo io e Platone ed è già da un po' che stiamo chiacchierando tra di noi :-o
Mica ci puoi ferire così :sad:

Mannaja, chiedo venia, effettuata correzione... :-R

Ormai questo 3D è pieno di numeri e personaggi, la complessità sta salendo esponenzialmente, servirebbe un collaboratore fondamentale...

Vi ricordate il gran film di Brian De Palma "Gli Intoccabili"?

Il vero protagonista chi è?

non Al Capone (Robert De Niro), non l'agente FBI (Kevin Costner), ma... il contabile!

Si faccia avanti un contabile, accipicchia!

Nel frattempo godiamoci la scena della cattura del contabile, con la mitica carrozzella col bambino, evidente omaggio al film preferito dagli italiani: "La corazzata Potemkin" :D

 

Petronio_arbiter

Chiamatemi Nuanda
Tutti riconosciamo questa evidenza: in qualche modo, siamo avvantaggiati se conosciamo l'avversario (o il collega)

Lo riscontriamo soprattutto nello sport

Ma, attenzione, vale anche per il trading! :banana:

Il nostro avversario/collega è il Mercato.

Il signor Mercato, alla fin fine, è umano... abbiamo già parlato delle emozioni di gioia e dolore che produce... ma vi dirò di più: in quanto umano è meteoropatico :eek:

Leggete e meditate :S

Ottobre si conferma mese storicamente turbolento, una profezia che si autoalimenta - FinanzaOnline
 

Petronio_arbiter

Chiamatemi Nuanda
Membri del Club delle Teste Anvische:

1 - Popov
2 - Timurlang
3 - Godel
4 - Escher
5 - Bach
6 - Borges
7 - Wittengstein
8 - Taleb
9 - Ray Bradbury
10 - Leonardo da Vinci
11 - Freddie Mercury (Queen)
12 - Johann Friedrich Carl Gauss
13 - Évariste Galois
14 - Leonardo Pisano detto il Fibonacci
15 - David Gilmour (Pink Floyd)
16 - Lucio Battisti
17 - Claudio Lolli
18 - Vasco Rossi
19 - Alberto Radius
20 - Platone
21 - Claire
22 - Turing
23 - Gaber

Argh... noto carenza di scrittori... bisogna bilanciare il portafoglio... :tutti:
 
Ultima modifica:

Petronio_arbiter

Chiamatemi Nuanda
Signore e signori, tessera numero 24 ad uno di quelli che mi aprì la mente, il tipetto che vedete in foto :ola:

José de Sousa Saramago nacque il 16 novembre 1922, ad Azinhaga, in Portogallo.
Fu un famoso scrittore, giornalista, drammaturgo, poeta e critico letterario, insignito del premio Nobel per la letteratura nel 1998.
Le opere di Saramago si caratterizzano per la narrazione di eventi da prospettive piuttosto insolite e controverse, in cui si mette in luce il fattore umano piuttosto che l'evento.
In particolare, i romanzi "Ensaio sobre a cegueira" (Cecità), "Ensaio sobre a lucidez" (Saggio sulla lucidità) e "As intermitências da morte" (Le intermittenze della morte) iniziano tutti con un avvenimento inaspettato, surreale o impossibile, che si verifica in un luogo imprecisato.

Grazie, Maestro :bow:

saramago-ritratto-bianco-e-nero.jpg
 

Petronio_arbiter

Chiamatemi Nuanda
Signore e signori, tessera numero 25 ad uno di quelli che mi aprì il cuore, il tipetto che vedete in foto :ola:

Dino Buzzati, all'anagrafe Dino Buzzati Traverso (San Pellegrino di Belluno, 16 ottobre 1906Milano, 28 gennaio 1972), è stato uno scrittore, giornalista, pittore, drammaturgo, librettista, scenografo, costumista e poeta italiano.
Fin da quando era uno studente collaborò al Corriere della Sera come cronista, redattore e inviato speciale.
Egli è, insieme a Italo Calvino e Tommaso Landolfi, uno dei più grandi scrittori fantastici del Novecento italiano, con all'attivo un grande numero di romanzi e racconti surreali e realistico-magici (tanto da esser stato a più riprese definito il "Kafka italiano").
Il suo capolavoro, Il deserto dei Tartari (1940), è considerato dalla critica il vertice della narrativa esistenzialista italiana, insieme alle opere di Alberto Moravia (che tuttavia estrinsecano il genere in tutt'altra direzione).

Grazie, Maestro :bow:

dinobuzzatipc.jpg
 

Petronio_arbiter

Chiamatemi Nuanda
Un po' di Saramagoo...

Bisogna vedere quel che non si è visto, vedere di nuovo quel che si è già visto, vedere in primavera quel che si era visto in estate, vedere di giorno quel che si era visto di notte.

La sconfitta ha qualcosa di positivo: non è definitiva. In cambio, la vittoria ha qualcosa di negativo: non è mai definitiva.

Secondo me non siamo diventati ciechi, secondo me lo siamo, Ciechi che vedono, Ciechi che, pur vedendo, non vedono.

L’enorme carico di tradizioni, abitudini e costumi che occupa la maggior parte del nostro cervello zavorra impietosamente le idee più brillanti e innovative

Arriva sempre un momento in cui non c’è altro da fare che rischiare.

Gli unici interessati a cambiare il mondo sono i pessimisti, perché gli ottimisti sono contenti di quello che hanno.

Le risposte non vengono ogniqualvolta sono necessarie, come del resto succede spesse volte che il rimanere semplicemente ad aspettarle sia l’unica risposta possibile.

Non si può mai sapere in anticipo di cosa siano capaci le persone, bisogna aspettare, dar tempo al tempo, è il tempo che comanda, il tempo è il compagno che sta giocando di fronte a noi, e ha in mano tutte le carte del mazzo, a noi ci tocca inventarci le briscole con la vita, la nostra.

È questo il difetto delle parole. Stabiliamo che non c’è altro mezzo d’intenderci e di spiegarci, e finiamo con lo scoprire che restiamo a metà della spiegazione e così lontani dal comprenderci che sarebbe stato molto meglio lasciare agli occhi e al gesto il loro peso di silenzio.

Non siamo ciò che diciamo, siamo il credito che ci danno.

E' impossibile non avere nemici, che non nascono dalla nostra volontà di averli, ma dal loro irresistibile desiderio di avere noi.
 

Petronio_arbiter

Chiamatemi Nuanda
Che dire di SuperDino?

Fantastico scrittore, di quelli che ti trasporta e ti coinvolge nei suoi mondi surreali eppure così reali... gran masochista, grande amante delle donne... un mito, per me

Questo suo capolavoro mi fa piangere quando lo leggo, sempre...

Inviti superflui di Dino Buzzati

Vorrei che tu venissi da me una sera d'inverno e, stretti insieme dietro i vetri, guardando la solitudine delle strade buie e gelate, ricordassimo gli inverni delle favole, dove si visse insieme senza saperlo.
Per gli stessi sentieri fatati passammo infatti tu ed io, con passi timidi, insieme andammo attraverso le foreste piene di lupi, e i medesimi genii ci spiavano dai ciuffi di muschio sospesi alle torri, tra svolazzare di corvi.
Insieme, senza saperlo, di là forse guardammo entrambi verso la vita misteriosa, che ci aspettava.
Ivi palpitarono in noi, per la prima volta pazzi e teneri desideri.
"Ti ricordi?" ci diremo l'un l'altro, stringendoci dolcemente, nella calda stanza, e tu mi sorriderai fiduciosa mentre fuori daran tetro suono le lamiere scosse dal vento.

Ma tu - ora mi ricordo - non conosci le favole antiche dei re senza nome, degli orchi e dei giardini stregati.
Mai passasti, rapita, sotto gli alberi magici che parlano con voce umana, né battesti mai alla porta del castello deserto, né camminasti nella notte verso il lume lontano lontano, né ti addormentasti sotto le stelle d'Oriente, cullata da piroga sacra.
Dietro i vetri, nella sera d'inverno, probabilmente noi rimarremo muti, io perdendomi nelle favole morte, tu in altre cure a me ignote.
Io chiederei "Ti ricordi?", ma tu non ricorderesti.

Vorrei con te passeggiare, un giorno di primavera, col cielo di color grigio e ancora qualche vecchia foglia dell'anno prima trascinata per le strade dal vento, nei quartieri della periferia; e che fosse domenica.
In tali contrade sorgono spesso pensieri malinconici e grandi; e in date ore vaga la poesia, congiungendo i cuori di quelli che si vogliono bene.
Nascono inoltre speranze che non si sanno dire, favorite dagli orizzonti sterminati dietro le case, dai treni fuggenti, dalle nuvole del settentrione.
Ci terremo semplicemente per mano e andremo con passo leggero, dicendo cose insensate, stupide e care.
Fino a che si accenderanno i lampioni e dai casamenti squallidi usciranno le storie sinistre della città, le avventure, i vagheggiati romanzi.
E allora noi taceremo sempre tenendoci per mano, poiché le anime si parleranno senza parola.

Ma tu - adesso mi ricordo - mai mi dicesti cose insensate, stupide e care.
Né puoi quindi amare quelle domeniche che dico, né l'anima tua sa parlare alla mia in silenzio, né riconosci all'ora giusta l'incantesimo delle città, né le speranze che scendono dal settentrione.
Tu preferisci le luci, la folla, gli uomini che ti guardano, le vie dove dicono si possa incontrare la fortuna.
Tu sei diversa da me e se venissi quel giorno a passeggiare, ti lamenteresti d'essere stanca; solo questo e nient'altro.

Vorrei anche andare con te d'estate in una valle solitaria, continuamente ridendo per le cose più semplici, ad esplorare i segreti dei boschi, delle strade bianche, di certe case abbandonate.
Fermarci sul ponte di legno a guardare l'acqua che passa, ascoltare nei pali del telegrafo quella lunga storia senza fine che viene da un capo del mondo e chissà dove andrà mai.
E strappare i fiori dai prati e qui, distesi sull'erba, nel silenzio del sole, contemplare gli abissi del cielo e le bianche nuvolette che passano e le cime delle montagne.
Tu diresti "Che bello!"
Niente altro diresti perché noi saremmo felici; avendo il nostro corpo perduto il peso degli anni, le anime divenute fresche, come se fossero nate allora.

Ma tu - ora che ci penso - tu ti guarderesti intorno senza capire, ho paura, e ti fermeresti preoccupata ad esaminare una calza, mi chiederesti un'altra sigaretta, impaziente di fare ritorno.
E non diresti "Che bello!", ma altre povere cose che a me non importano.
Perché purtroppo sei fatta così.
E non saremmo neppure per un istante felici.

Vorrei pure - lasciami dire - vorrei con te sottobraccio attraversare le grandi vie della città in un tramonto di novembre, quando il cielo è di puro cristallo.
Quando i fantasmi della vita corrono sopra le cupole e sfiorano la gente nera, in fondo alla fossa delle strade, già colme di inquietudini.
Quando memorie di età beate e nuovi presagi passano sopra la terra, lasciando dietro di se una specie di musica.
Con la candida superbia dei bambini guarderemo le facce degli altri, migliaia e migliaia, che a fiumi ci trascorrono accanto.
Noi manderemo senza saperlo luce di gioia e tutti saran costretti a guardarci, non per invidia e malanimo; bensì sorridendo un poco, con sentimento di bontà, per via della sera che guarisce le debolezze dell'uomo.

Ma tu - lo capisco bene - invece di guardare il cielo di cristallo e gli aerei colonnati battuti dall'estremo sole, vorrai fermarti a guardare le vetrine, gli ori, le ricchezze, le sete, quelle cose meschine.
E non ti accorgerai quindi dei fantasmi, né dei presentimenti che passano, né ti sentirai, come me, chiamata a sorte orgogliosa.
Né udresti quella specie di musica, né capiresti perché la gente ci guardi con occhi buoni.
Tu penseresti al tuo povero domani e inutilmente sopra di te le statue d'oro sulle guglie alzeranno le spade agli ultimi raggi.
Ed io sarei solo.
E' inutile.
Forse tutte queste sono sciocchezze, e tu migliore di me, non presumendo tanto dalla vita.
Forse hai ragione tu e sarebbe stupido tentare.

Ma almeno, questo sì almeno, vorrei rivederti.
Sia quel che sia, noi staremo insieme in qualche modo, e troveremo la gioia.
Non importa se di giorno o di notte, d'estate o d'autunno, in un paese sconosciuto, in una casa disadorna, in una squallida locanda.
Mi basterà averti vicina. Io non starò qui ad ascoltare - ti prometto - gli scricchiolii misteriosi del tetto, né guarderò le nubi, né darò retta alle musiche o al vento.
Rinuncerò a queste cose inutili, che pure io amo.
Avrò pazienza se non capirai ciò che ti dico, se parlerai di fatti a me strani, se ti lamenterai dei vestiti vecchi e dei soldi.
Non ci saranno la cosiddetta poesia, le comuni speranze, le mestizie così amiche all'amore.
Ma io ti avrò vicina.
E riusciremo, vedrai, a essere abbastanza felici, con molta semplicità, uomo e donna solamente, come suole accadere in ogni parte del mondo.

Ma tu - adesso ci penso - sei troppo lontana, centinaia e centinaia di chilometri difficili a valicare.
Tu sei dentro a una vita che ignoro, e gli altri uomini ti sono accanto, a cui probabilmente sorridi, come a me nei tempi passati.
Ed è bastato poco tempo perché ti dimenticassi di me.
Probabilmente non riesci più a ricordare il mio nome.
Io sono ormai uscito da te, confuso tra le innumerevoli ombre.

Eppure non so pensare che a te, e mi piace dirti queste cose.


Claudio-Vino-Dino-Buzzati-Portrait-Matita.jpg
 

Petronio_arbiter

Chiamatemi Nuanda
Tessera numero 26 a questo simpatico rompiscatole:

Michael Moore :ola:


ATTENZIONE!

potremo goderne le gesta Lunedì 5 novembre in prime time alle 21.15 il direttore del TgLa7 introduce il film evento, diretto da Michael Moore, Fahrenheit 11/9.
Una pellicola che ripercorre, con sguardo provocatorio, le elezioni presidenziali e i primi 2 anni di mandato del 45° presidente degli Stati Uniti d’America Donald Trump a partire proprio dal 9 novembre 2016, giorno della sua elezione.

Personalmente, ho già in frigo la familiare di Peroni gelata ed ho congelato la Frittatona di cipolle...
Pronto per Lunedì prossimo, quando alla proiezione mi scatenerò con tifo indiavolato e rutto libero! :up: :up::D

 

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