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da LIBIA: OLTRE DIECIMILA MORTI, FAMIGLIA GHEDDAFI IN FUGA. FOSSE COMUNI A TRIPOLI VIDEO - Leggo
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LIBIA: OLTRE DIECIMILA MORTI,
FAMIGLIA GHEDDAFI IN FUGA.
FOSSE COMUNI A TRIPOLI VIDEO


Mercoledì 23 Febbraio 2011 - 20:50
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TRIPOLI - 10mila morti e 50mila feriti. Sono i numeri scioccanti della rivolta in Libia, secondo la tv satellitare Al Arabiya, che con un messaggio su Twitter, citando un membro della Corte penale internazionale, ha dato un bilancio incredibile dei caduti e dei feriti. A riferire l'agghiacciante bilancio è stato il componente libico della Cpi, Sayed al Shanuka, intervistato da Parigi. Il bilancio ufficiale fornito dal governo di Tripoli ieri era di 300 morti, mentre il ministro degli Esteri Franco Frattini aveva detto stamani di ritenere verosimile la morte di «più di mille le persone innocenti».

FOSSE COMUNI A TRIPOLI Decine e decine di fosse scavate, allineate, alcune già coperte con del cemento. A mostrare le immagini di quelle che sembrano essere fosse comuni è un video amatoriale girato ieri a Tripoli e diffuso da 'Onedayonearth'. Il video mostra le fosse sulla spiaggia antistante il lungomare della capitale libica e tanti uomini al lavoro, in quello che appare come un grande cimitero. Secondo testimoni, la violenta repressione ordinata da Gheddafi contro i manifestanti a Tripoli avrebbe provocato più di mille morti.

UE: "INASPRIRE LE SANZIONI" «C'è forte volontà e unità» tra i 27 paesi della Ue per prendere «ulteriori misure», intese come sanzioni, nei confronti del regime libico. Lo hanno riferito fonti diplomatiche Ue al termine della riunione del Comitato per la politica e la sicurezza dell'Unione europea. Il riferimento è stato fatto dopo una domanda sulla posizione di Italia e Malta che nei giorni scorsi si erano dette contrarie all'ipotesi di sanzioni. Le misure da prendere non sono state ancora individuate, hanno riferito le fonti, ma sulla tempistica oggi si sono fatte considerazioni anche sulla presenza di cinque-diecimila cittadini europei nella Jamjirya.

WIKILEAKS: "GHEDDAFI HA 32 MLD DI DOLLARI" Sono 32 i miliardi di dollari controllati dal regime di Muammar Gheddafi, inclusi centinaia di milioni investiti in banche americane: questo almeno lo afferma - riporta la Nbc - l'ambasciatore americano in Libia in un cablogramma pubblicato da Wikileaks. Gheddafi è stato avvicinato da Bernard Madoff, l'ex finanziere condannato a 150 anni di carcere per una maxi-truffa da 65 miliardi di dollari, e da Allen Stanford, in prigione per frode, ma ha resistito alle offerte di investire con loro. Il cablogramma è intitolato «Tecnologia del turismo il numero uno della Lybian Investment Authority discute le opportunità per le aziende americane in Libia», e datato 28 gennaio 2010. L'ambasciatore Gene Cretz lo avrebbe redatto dopo un incontro con il numero uno di Lia, il fondo sovrano della Libia che, secondo gli americani, è controllato dal regime di Gheddafi.

FIGLIA GHEDDAFI NON PIÙ AMBASCIATRICE ANTI HIV Aisha Gheddafi, figlia del leader libico Muammar, non è più ambasciatrice di buona volontà per le Nazioni Unite. Il Palazzo di Vetro ha messo un termine alla collaborazione con la Gheddafi, incaricata di seguire i dossier per la lotta all'Hiv e per lo sviluppo. «In seguito ai recenti eventi - ha detto il portavoce Onu Martin Nesirky - il programma dell'Onu per lo sviluppo ha messo fine all'accordo con la signora Gheddafi, secondo l'articolo 30 del regolamento per la nomina degli ambasciatori di buona volontà e per i messaggeri della pace». Nesirky ha precisato che l'Onu non versava alcun compenso alla figlia del Colonnello, che oggi si trovava a bordo di un aereo cui è stato impedito di atterrare a Malta.

FAMIGLIA GHEDDAFI IN FUGA Mentre un altro regime del Nord Africa, quello libico, appare sgretolarsi, inizia la fuga dei familiari del leader, in quel copione già visto nelle scorse settimane che ha accompagnato la fine di Ben Ali e Hosni Mubarak. Ma, almeno per ora, i familiari di Muammar Gheddafi incontrano sulla propria strada solo porte chiuse. A Malta il caso più clamoroso: un aereo libico che cercava di atterrare senza autorizzazione ha perso il braccio di ferro con le autorità dell'isola - incentrato sulla penuria di carburante del velivolo - ed è stato costretto a tornare indietro. Tra le 14 persone a bordo dell'Atr42 della Libyan Airlines c'era anche la figlia di Gheddafi, Aisha, 34 anni, avvocato divenuta celebre per aver fatto parte del team legale di Saddam Hussein. Il no all'atterraggio, si apprende da fonti vicine al governo maltese, è stato deciso «per non creare un precedente». In Libano, invece, è stata negata l'autorizzazione all'atterraggio di un aereo privato, su cui si trovava la moglie di origine libanese del quintogenito di Gheddafi, il controverso Hannibal, e altri suoi familiari. «L'aeroporto di Beirut ha ricevuto nella notte fra domenica e lunedì una richiesta delle autorità libiche per accogliere un aereo di proprietà della famiglia Gheddafi, con a bordo diverse persone fra cui Aline Skaff, la moglie di Hannibal Gheddafi, che è di origine libanese», ha riferito una fonte dei servizi di sicurezza, che ha chiesto di rimanere anonima: «Il Libano ha respinto la richiesta», ha poi confermato. Hannibal Š arrivato alla ribalta delle cronache soprattutto per le sue intemperanze: a Ginevra nel 2008 fu arrestato con la moglie e rilasciato pochi giorni dopo per aver maltrattato i suoi domestici, un episodio che ha provocato una lunga, complicata crisi diplomatica fra Libia e Svizzera. È mistero sulla sua sorte, come su quello delle due mogli, Fatiha e Safia, e degli altri figli di Gheddafi. Il primogenito Mohammad, nato dal primo matrimonio, presiede il Comitato olimpico nazionale, ma soprattutto gestisce le telecomunicazioni del Paese. Il quartogenito Mutassim è invece ufficiale nell'esercito libico, e in passato è stato indicato come possibile delfino. Gli unici di cui si hanno notizie certe sono il terzogenito Saadi, 36 anni, e Saif al-Islam, 38 anni. Il primo, che ha avuto una breve carriera come calciatore anche in Italia (Perugia e Sampdoria), ha tentato di presentarsi come «governatore» a Bengasi la scorsa settimana, ritrovandosi però assediato in albergo dai rivoltosi. Ora non si sa che fine abbia fatto. Saif è invece intervenuto due giorni fa in tv e apparso accanto al padre ieri, dopo l'intervento fiume in cui il rais ha assicurato che morirà «da martire». Secondo gli osservatori ‚ proprio su di lui che il rais punta nell'immediato futuro. Per il ministro Franco Frattini però si tratta di ipotesi: «Non lo so se potrà avere un ruolo», ha detto oggi il titolare della Farnesina.

SAADI GHEDDAFI: "MIO PADRE UN GRANDE VECCHIO"
Il colonnello Muammar Gheddafi avrà sempre un ruolo di 'grande vecchiò in qualunque regime. È quanto sostiene il figlio al-Saadi Gheddafi. In una intervista esclusiva al Financial Times da Tripoli, il figlio del colonnello ha detto che la rivolta in Libia è stata «un terremoto positivo» che ha scosso la vecchia guardia soffocante del Paese e ha aperto la strada per una riforma ritenuta necessaria. Al-Saadi si dice poi convinto che il nuovo regime includerebbe comunque anche il colonnello. «Mio padre rimarrebbe come 'grande vecchiò che dà consigli», ha detto al Financial Times. E ha poi aggiunto che i poteri amministrativi diretti dovrebbero essere consegnati alla nuova generazione. Lo stesso ha poi detto che il fratello, Seif al-Islam, sta lavorando a una nuova Costituzione e che presto farà un annuncio anche se non ha fornito ulteriori dettagli.

UE "PRONTI A CRISI UMANITARIA" La Commissione europea è «preoccupata» per la situazione in Libia e si prepara ad affrontare un'eventuale crisi umanitaria. «Non ci troviamo ancora di fronte» a questo caso, ha detto un portavoce dell'esecutivo Ue, «ma questo non vuol dire che non siamo preoccupati, perchè la situazione è molto instabile ed evolve in continuazione». «Per il momento cinquemila tunisini e libici sono arrivati alla frontiera con la Tunisia», ha detto Raphael Brigandi, portavoce della commissaria agli Aiuti umanitari, Kristalina Georgieva, precisando di non avere ancora informazioni sugli arrivi di rifugiati in Egitto. «Noi non abbiamo ancora sbloccato i fondi - ha poi aggiunto il portavoce - e lo faremo quando saranno state individuate le necessità».

A ROMA E LONDRA SVENTOLANO BANDIERE PRE-GHEDDAFI Sul cancello dell'entrata dell'ambasciata libica a Roma ora sventola la bandiera rosso, nero e verde con la mezzaluna al centro della Libia pre-Gheddafi. Il vessillo è stato collocato da alcuni manifestanti staccatisi dalla protesta organizzata di fronte alla sede diplomatica di via Nomentana e saliti sul cancello dell'ambasciata per sostituire l'attuale bandiera verde della Libia con quella del periodo precedente all'arrivo del colonnello. «La bandiera di Gheddafi» è stata bruciata dai manifestanti al grido di «Libia Libera, Libia libera». I manifestanti, dopo aver issato il vessillo della Libia pre-Gheddafi, hanno urlato a gran voce «Ecco la bandiera della Libia democratica, quella di re Idriss el-Senussi». Poi, tutti insieme hanno intonato slogan contro il colonnello, gridando: 'Il sangue dei martiri non sarà lavato se non con la morte di Gheddafì. «Ora abbiamo raggiunto lo scopo della nostra manifestazione, abbiamo issato la vera bandiera della Libia» ha detto uno dei militanti. E tutti i dimostranti, almeno un centinaio, hanno inveito contro «l'ambasciatore assassino in Italia, servo di Gheddafi».
Come a Roma oggi anche a Londra sull'ambasciata libica sventola la bandiera della Libia pre-Gheddafi. La bandiera della Jamayiria è stata ammainata da un manifestante che ha dato la scalata all'edificio della missione a Knighstbridge e il cui gesto è stato applaudito dalla folla sottostante. L'inviato della Cnn in Libia, Ben Wedeman, ha riferito con un messaggio via Twitter che l'Est della Libia è costellato di bandiere libiche verde-rosso-nero pre-Gheddafi. Secondo quanto annunciato da una radio anti-Gheddafi, «per il regime è cominciato il conto alla rovescia».

"MERCENARI SPARANO A VISTA E STUPRANO" «Fate qualcosa, fate qualcosa, non state lì a guardare, ad aspettare. Il milione di abitanti di Tripoli sono ostaggio di Gheddafi, sono rintanati in casa terrorizzati perchè l'ordine dato ai miliziani e ai mercenari è di sparare a vista su qualsiasi cosa si muova. Nessuno osa uscire anche perchè ormai i casi di stupri sono sempre più frequenti». Parla con la voce strozzata Kamal Al Marash, giornalista indipendente esule a Parigi che passa la giornata al telefono per raccogliere notizie dalla sua citt…, riuscendo ogni tanto a prendere la linea. «Tripoli è in pericolo, dice all'ANSA, se Gheddafi sperava che l'appello »a chi mi ama« di scendere in strada per »snidare i ratti« che vogliono spodestarlo, si sbaglia: le strade della citt… sono quasi deserte oggi a parte qualcuno che sbandiera il suo ritratto. Il suo discorso è quello di un pazzo, di uno che ha perso la testa, che non vede la realt… del paese e si Š chiuso nella logica del terrore, le minacce di massacri sono terribili. Ma è alla fine, qualche giorno, forse qualche settimana, poi croller….» «Altro che ratti al soldo di potenze straniere, altro che complotto da fuori - rincara - è il popolo che è esploso, ormai tutte le tribù si sono schierate con noi, vogliamo tutti che Gheddafi cada, che se ne vada, che lasci il potere. Ci riusciremo perchè i libici delle citt… liberate dell'est marceranno su Tripoli e sar… lui allora a doversi nascondere mentre noi cercheremo di snidarlo». A Tripoli «la gente soffre da giorni, nelle case scarseggiano le provviste, il latte per i piccoli, hanno minacciato di tagliare l'elettricit…, il pane. Quando qualcuno osa uscire per fare la fila ai negozi di alimentari, ai panifici, torna con il cuore in gola, di corsa. I miliziani e i mercenari che non esitano più a stuprare le nostre sorelle, le nostre madri, hanno l'ordine di sparare a vista su qualsiasi cosa si muova. Chi viene ritenuto colpevole di dissidenza viene torturato senza piet…. E da ieri, da quando il rais ha detto »vi staneremo casa per casa«, la paura è ancora più drammatica». «Scrivetelo, ditelo al mondo, agli italiani. Dite ai vostri governi di fare di più, di prendere posizioni più energiche, di non lasciare questo pazzo distruggere il nostro paese».

22 TURISTI PARTITI DA BOLOGNA BLOCCATI A SEBHA Da ieri 22 turisti italiani, partiti il 14 febbraio scorso da Bologna per un tour della Libia, sono in un albergo a Sebha, città del sud, e aspettano un aereo che li riporti a casa. «Stanno bene, non corrono rischi ma non sanno quando l'unità di crisi della Farnesina li farà rientrare. E i loro parenti sono preoccupati», ha spiegato all'ANSA Sergio Bottigiani, titolare dell'agenzia bolognese Arteviaggi che ha organizzato il tour. Nel gruppo di turisti (tutti adulti) 14 sono di Bologna, due di Reggio Emilia, tre di Rovigo, uno di Padova e due di Lecco. Il rientro era previsto il 28 febbraio. Fin dall'inizio del viaggio, ha assicurato l'agenzia, sono stati seguiti dal corrispondente libico di Arteviaggi. Lo stesso che tiene i contatti con l'ambasciata e con la Farnesina. Nei giorni degli scontri più cruenti, gli italiani erano nell'area desertica dell'Acacus. Ieri mattina, come ha raccontato Bottigiani, hanno avuto disposizioni dall'unità di crisi perchè andassero a Sebha (sede di un aeroporto internazionale), da cui in serata avrebbero preso un volo per Tripoli e poi un altro per l'Italia. Ma da lì non sono mai partiti. Per tutto il giorno nell'agenzia di via Frassinago c'è stato un via vai di parenti e amici dei turisti. «Non riescono a contattarli se non con sms saltuari, e sono un pò nervosi», ha riferito Bottigiani. Che ha aggiunto: «Immagino che in questo momento non sia semplice muoversi e che servano permessi, ma vorrei che la Farnesina ci facesse sapere qualcosa. In fondo i francesi hanno mandato un aereo direttamente a Sebha per far rientrare i propri connazionali, e la stessa cosa ha fatto la Tunisia». Il suo dubbio è che, «visto che non sono in pericolo e che la situazione a Sebha è più tranquilla rispetto a Tripoli, il volo venga posticipato il più a lungo possibile». Secondo Bottigiani invece, l'aereo potrebbe decollare da Sebha direttamente per l'Italia, evitando la capitale.

AL QAIDA COSTITUISCE EMIRO ISLAMICO Nel frattempo sembra che a Derna, nell'est del Paese, si sia costituito, per mano di Al Qaida, un emirato islamico: lo ha affermato il viceministro degli Esteri libico, Khaled Kaim, incontrando i diplomatici dell'Ue. «Al Qaida ha costituito un Emirato a Derna, diretto da Abdelkarim Al-Hasadi, un ex detenuto di Guantanamo», ha detto Kaim, convinto che il network di Osama bin Laden prefiguri uno scenario «alla talebana» in Libia. Al Qaida avrebbe poi un altro responsabile, il 'numero due' dell'Emirato, Kheirallah Baraassi, che si è stabilito ad al Beida. Il gruppo, ha continuato il viceministro incontrando gli ambasciatori dei Paesi dell'Ue, avrebbe disposto l'obbligo del burqa per le donne e avrebbero ucciso chi si rifiuta di collaborare.

PILOTI NON SPARANO, AEREO SI SCHIANTA Secondo il giornale libico Qurina un aereo militare libico si è schiantato nei pressi di Bengasi dopo che il suo equipaggio ha abbandonato il velivolo. I piloti si erano rifiutati di eseguire l'ordine di sparare, aggiunge il giornale citando una fonte militare. Nella sua versione online, il giornale libico Qurina, citando come fonte un colonnello di una base aerea nei pressi di Bengasi, riferisce che il capitano Attia Abdel Salem al Abdali e il suo vice Ali Omar Gaddafi si sono ammutinati: dopo essersi rifiutati di eseguire l'ordine di sparare si sono lanciato con il paracadute dal Sukhoi-22 di fabbricazione russa. L'aereo, che era partito da tripoli, è precipitato nei pressi della città di Ajdabiya, 160 chilometroi a sud-ovest di Bengasi.
 

JOACKIN

joakin
Una voce fuori dal coro esprime i miei reconditi pensieri sulla Libia e su Gheddafi…
Tony Cartalucci * Feb 23, 2011
vocidallestero.blogspot.com
Gli Stati Uniti bombardano i civili dall'alto da dieci anni. Questo drone DHS, come quelli in Afghanistan, “comincerà„ con la ricognizione.

Gheddafi si estrae il coltello dalla schiena e pugnala a sua volta.

Non c’è modo davvero di mitragliare a bassa quota i nemici senza uccidere degli innocenti e provocare considerevoli danni collaterali, chiedete agli iracheni, agli afgani, o ai pakistani che subiscono questi attacchi dagli Stati Uniti quasi quotidianamente. E mentre gli Stati Uniti e la NATO hanno giustificato per decenni queste tattiche, improvvisamente si mostrano assai sensibili riguardo al loro uso in opposizione al rovesciamento da loro sperato di Gheddafi in Libia.
Decifrare gli eventi in Libia è evidentemente difficile. Ma possiamo essere sicuri di una cosa, i globalizzatori vogliono far fuori Gheddafi, e la sua sfida ha evocato una risposta quasi tangibile e rabbiosa da parte dell’elite globale-corporativa, i cui i progetti per il futuro si basano sull’effetto domino a cui hanno dato il via in modo più rassicurante in Tunisia e in Egitto con il CANVAS finanziato dagli USA, il Crisis Group International ElBaradei, e il Movimento del 6 Aprile, fondato, allenato e diretto dagli Stati Uniti.
L’International Crisis Group, nel quale il leader delle proteste in Egitto Mohamed ElBaradei siede come amministratore al fianco di Zbigniew Brzezinski, George Soros (il “Padre Fondatore” della nuova Costituzione dell’Egitto), del rinomato neo-con Richard Armitage e di Wesley Clarke della NATO, ha rilasciato una dichiarazione che invita il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite a realizzare una no-fly zone sopra lo spazio aereo libico. Ciò serve a impedire a Qaddafi di usare la sua aeronautica per colpire la crescente insurrezione.
Non si tratta di dimostranti che innalzano cartelli e mostrano il pugno. Sia dalle dichiarazioni della Libia che dalle ammissioni dei media, i dimostranti risultano essere in possesso di mezzi blindati e di armamenti militari e stanno avanzando verso le basi militari per procurarne degli altri. È un’insurrezione armata a tutti gli effetti. La Cina sta segnalando che un migliaio di suoi operai in Libia sono stati messi in fuga dal paese dai saccheggiatori, e i rapporti su incendi dolosi, violenze diffuse e disordini mostrano che le proteste non sono pacifiche.
Si dovrebbe prendere nota del fatto che l’Ovest è pienamente preparato a fomentare agitazioni nei paesi stranieri. Il rapporto del Brookings Institute degli Stati Uniti “ “Which Path to Persia?” suggerisce in modo preciso di sostenere le orde dei dimostranti come nella “rivoluzione verde iraniana” con finanziamenti, mezzi, e supporto a noti gruppi terroristi, e proponendo il sostegno militare degli Stati Uniti, segreto e di altro genere, sia ai dimostranti che ai gruppi di terroristi. Non c’è ancora ragione di scartare la possibilità che sia stato prestato un simile supporto alla rivolta della Libia. Effettivamente, nell’Iran, gli Stati Uniti già stanno sostenendo apertamente la “Green Revolution”, finanziando le attività sovversive e le organizzazioni terroristiche all’interno del paese.
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Tony Cartalucci * Feb 23, 2011
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Gli Stati Uniti bombardano i civili dall'alto da dieci anni. Questo drone DHS, come quelli in Afghanistan, “comincerà„ con la ricognizione.

Gheddafi si estrae il coltello dalla schiena e pugnala a sua volta.

Non c’è modo davvero di mitragliare a bassa quota i nemici senza uccidere degli innocenti e provocare considerevoli danni collaterali, chiedete agli iracheni, agli afgani, o ai pakistani che subiscono questi attacchi dagli Stati Uniti quasi quotidianamente. E mentre gli Stati Uniti e la NATO hanno giustificato per decenni queste tattiche, improvvisamente si mostrano assai sensibili riguardo al loro uso in opposizione al rovesciamento da loro sperato di Gheddafi in Libia.
Decifrare gli eventi in Libia è evidentemente difficile. Ma possiamo essere sicuri di una cosa, i globalizzatori vogliono far fuori Gheddafi, e la sua sfida ha evocato una risposta quasi tangibile e rabbiosa da parte dell’elite globale-corporativa, i cui i progetti per il futuro si basano sull’effetto domino a cui hanno dato il via in modo più rassicurante in Tunisia e in Egitto con il CANVAS finanziato dagli USA, il Crisis Group International ElBaradei, e il Movimento del 6 Aprile, fondato, allenato e diretto dagli Stati Uniti.
L’International Crisis Group, nel quale il leader delle proteste in Egitto Mohamed ElBaradei siede come amministratore al fianco di Zbigniew Brzezinski, George Soros (il “Padre Fondatore” della nuova Costituzione dell’Egitto), del rinomato neo-con Richard Armitage e di Wesley Clarke della NATO, ha rilasciato una dichiarazione che invita il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite a realizzare una no-fly zone sopra lo spazio aereo libico. Ciò serve a impedire a Qaddafi di usare la sua aeronautica per colpire la crescente insurrezione.
Non si tratta di dimostranti che innalzano cartelli e mostrano il pugno. Sia dalle dichiarazioni della Libia che dalle ammissioni dei media, i dimostranti risultano essere in possesso di mezzi blindati e di armamenti militari e stanno avanzando verso le basi militari per procurarne degli altri. È un’insurrezione armata a tutti gli effetti. La Cina sta segnalando che un migliaio di suoi operai in Libia sono stati messi in fuga dal paese dai saccheggiatori, e i rapporti su incendi dolosi, violenze diffuse e disordini mostrano che le proteste non sono pacifiche.
Si dovrebbe prendere nota del fatto che l’Ovest è pienamente preparato a fomentare agitazioni nei paesi stranieri. Il rapporto del Brookings Institute degli Stati Uniti “ “Which Path to Persia?” suggerisce in modo preciso di sostenere le orde dei dimostranti come nella “rivoluzione verde iraniana” con finanziamenti, mezzi, e supporto a noti gruppi terroristi, e proponendo il sostegno militare degli Stati Uniti, segreto e di altro genere, sia ai dimostranti che ai gruppi di terroristi. Non c’è ancora ragione di scartare la possibilità che sia stato prestato un simile supporto alla rivolta della Libia. Effettivamente, nell’Iran, gli Stati Uniti già stanno sostenendo apertamente la “Green Revolution”, finanziando le attività sovversive e le organizzazioni terroristiche all’interno del paese.
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PCN-NCP Ufficio Stampa / Rassegna stampa
JANA (Tripoli, 2011/02/19)
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Alcune città libiche sono sottoposte, da Martedì scorso, al sabotaggio e a incendi da parte di elementi di una rete estera addestrata a destabilizzare la sicurezza della Libia e la sua unità nazionale. Queste fonti hanno detto che le indagini sono in corso sugli elementi di questa rete che sembra essere collegata a un sistema che è stato svelato, in precedenza, dal generale israeliano Amos Yadeen, l’ex capo dell’intelligence militare israeliana, per il successo di tale organo di spionaggio nell’impiantare cellule in Libia, Tunisia, Marocco, Sudan, Egitto, Libano e Iran. L’ex capo dell’Intelligence Militare Israeliana ha dichiarato: ‘L’attività di queste reti punta su elementi di questi paesi, aggiungendo che, queste reti erano effettivamente in grado di fornirci quello che vogliamo e sono in grado di influire negativamente sulle situazioni in Libia, Tunisia e Marocco, dopo la grande conquista fatta in Iraq, Yemen e Sudan, e molto presto in Libano’.
A proposito di Egitto, il generale israeliano ha confermato che il nostro sistema, pianificato dal 1979, è riuscito a creare fratture politiche, economiche, di sicurezza e militari. Ha continuato: ‘Siamo riusciti a fomentare la tensione e la congestione sociale e confessionale, creando uno stato permanente di divisione all’interno dello stato e della società egiziani’. (In Sudan, abbiamo creato un collegamento marittimo per finanziare le forze separatiste nel Sudan meridionale e abbiamo istituito un organismo d’intelligence per aiutarle a realizzare il loro progetto di creazione di uno stato del Sud, e abbiamo creato altre reti nel sud e nel Darfur, in grado di lavorare all’infinito)’.

martedì, 22 febbraio 2011
 
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Muammar Gheddafi a Tripoli, dove conduce la battaglia contro il colpo di stato Islamista incoraggiato dall’occidente!

Comunicato stampa dei comitati ELAC
Comitati d’azione euro-libica 22 Febbraio 2011
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Il leader libico Muammar Gheddafi per la prima volta da quando sono iniziati i moti, la scorsa notte ha fatto un’apparizione televisiva “in diretta“, dopo una giornata di violenze nella capitale Tripoli.
La violenza scatenata dal Foreign Office britannico – il cui servizi segreti MI5 e MI6 proteggono gli islamisti libici da oltre 30 anni – e il cui annuncio irresponsabile sul “volo di Gheddafi in Venezuela”, ha causato un’ondata di attentati islamici nella periferia di Tripoli. Affermazioni riproposte senza controllo e altrettanto irresponsabilmente dai media dell’occidente, tra cui Al-Jazeera.
Vedo i giovani nella piazza verde. Questo solo per dimostrare che io sono a Tripoli e non in Venezuela e smentire le televisioni, questi cani“, ha detto Gheddafi, in risposta alla diffusione di informazioni da parte di stazioni televisive e dei media internazionali, secondo cui aveva lasciato la Libia per andare i Venezuela.
Le immagini trasmesse in televisione hanno mostrato il colonnello – al potere, preparandosi a salire in macchina, mentre teneva un ombrello per proteggersi dalla pioggia davanti la sua residenza nella Caserma Bab al-Aziziyah, che dei falsi testimoni, tra cui i media filo-occidentali, invece avevano annunciato ieri la caduta…

martedì, 22 febbraio 2011
 

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