fibo76 ha scritto:
1. Mi starebbe pure bene una tassa sui cd vergini, ma se pago una tassa voglio che mi sia riconosciuto un diritto: nel caso specifico voglio che sia data la possibilità di registrare ciò che voglio. Ovviamente ciò è improponibile e allora faccio fatica a capire il senso della tassa: mi fai pagare una tassa per sentirmi meno in colpa nel compiere un reato? Vabbè dai... sarebbe la classica soluzione italiota...
2. Caro Bany, il discorso è lungo e pieno di argomentazioni, sia da una parte che dall'altra. A parte la doverosa solidarietà a chi rischia il posto di lavoro, non vedo molti argomenti a difesa delle case discografiche. Tu parli di disinformatia e cecità di chi ne parla senza essere del settore, io parlo invece di un mercato che ha delle regole tutte sue e poco comprensibili in termini industriali.
Esempio pratico: non riesco a capire perchè devo pagare un CD dei REM, dei Radiohead, di Paolo Conte o di qualsiasi altro grande artista, lo stesso prezzo di un CD di uno dei tanti gruppi di "artisti" oppure lo stesso prezzo di un artista emergente.
Sarebbe come pagare la stessa cifra una bottiglia di vino fatta da una cantina artigianale o da un vigneto a bassa produzione e una bottiglia di plastica di acqua minerale.... non esiste un solo mercato al mondo in cui si spenda la stessa cifra per qualcosa di particolare e qualcosa prodotto in serie....
I costi da spalmare su un CD sono altissimi è vero, ma perchè le case discografiche non hanno mai badato a spese, creando loro stesse un mercato folle, sia nella compravendita degli artisti, sia nei costi esorbitanti di produzione, sia nei costi esagerati di promozione. Chi è causa del suo mal pianga se stesso... sai perchè è accaduto questo? Perchè ai tempi d'oro, gli affari andavano a gonfie vele: come al solito nessuno pensa mai che le cose possano cambiare in peggio, quando vanno bene. Adesso invece i nodi vengono al pettine... A prezzi inferiori si venderebbero molti più CD originali, quindi si aumenterebbe di molto la base su cui spalmare i costi: è un cane che si morde la coda, è da anni che se ne parla, da anni c'è un immobilismo dannoso, in qualsiasi altra situazione di mercato ci sarebbe stata una miriade di fallimenti di aziende del settore, qui non succede perchè è sempre e comunque un mercato drogato....
Da ultimo il discorso della vendita al pubblico: ho un'amico che compra, per hobby, circa 30 cd originali al mese (coi tempi che corrono dovresti fargli un monumento). Il negoziante da cui lui va, ogni tanto gli fa qualche sconticino, un altro gli regala un CD ogni 10. Io che compro pochissimi Cd originali li pago più o meno la stessa cifra, non avrò sconti del 10%, ma se becco qualche offertona in qualche ipermercato, posso dire che a fine anno ho pagato mediamente i miei 12 cd acquistati (1 al mese) allo stesso prezzo dei suoi 30 al mese. Ripeto la domanda di prima: ma in quale altro settore chi consuma trenta volte di più di un'altro paga la stessa cifra?
Sono d'accordo con te sulla tassa "italiota". E di colpire i pirati.
Per quanto riguarda, come dici tu, le "mancate" differenze di prezzo tra
Big e "illustri sconosciuti" esistono perchè le cifre di vendita sono enormemente differenti e l'incidenza dei costi fissi è completamente diversa. Per assurdo, ma secondo me neanche troppo, sarebbe più giusto che costassero meno i Big e di più gli artisti (veri ! ) che fanno poche vendite.
Oppure (ma è utopia) che i Big destinassero dei loro profitti per "sovvenzionare" gli emergenti.
Comunque il costo di un disco di buon livello tecnico non è elevato in rapporto alla quantità di lavoro e di persone che lo "costruiscono".
Se vogliamo suoni e mixaggi "ultima generazione" dobbiamo accettarne il maggior costo. D'altronde, per fare un esempio, un Pentium 3000 mhz costa 10 volte un Celeron 1200. Comunque anche mixando "con un Celeron" non si risolverebbe il problema. La promozione poi è praticamente ridotta all'osso nel 90% dei casi e i contratti vengono fatti a percentuale.
Comunque credetemi, sotto questi prezzi non ha più senso produrre. Meglio investire diversamente. E probabilmente sta succedendo.
L'industria discografica, come tutte le industrie del mondo o fa profitti o sparisce. Sono praticamente fallite diecine di etichette ( o mini case discografiche, che dir si voglia)
Se spostiamo il versante sulla qualità delle novità, è sicuramente una dei grandi assenti degli ultimi anni. L'ingigantimento del business ha portato quelli che un tempo ragionavano come musicisti e produttori di musicisti, a pensare come businessman, con le conseguenze che possiamo tutti constatare. Ma non vedo alcuna differenza con il cinema o l'editoria o il resto del mondo. Conta solo il $ . Forse più per gli artisti che per i distributori. Gli unici che guadagnano milardi sono le star, ma questo è un problema di difficile soluzione. In tutti i campi dello spettacolo, le star riescono a guadagnare molto di più di un ragionevale valore per l'opera svolta.
Per finire, i margini dei "commercializzatori", cioè case discograficehe e rivenditori vari, sono così risicati, che per fare o non fare un acquisto corposo, un rivenditore si muove oppure no per extra sconti dell' 1,5 o del 2 %. Uno sconto del 10% al consumatore finale è praticamente una trasfusione di sangue.
Per finire lungi da me l'idea di difendere senza riverve l'industria discografica, errori ne sono stati commessi molti, ma non diversi da quelli della maggioranza dei protagonisti di altri settori industriali.
Ecco forse è questo il "male" della musica, essere diventata industria.
Ciao