L'accademia della Crusca, così spiega:
La difficoltà che sorge al momento di scegliere l’esatta grafia del plurale di una forma che esce in -cia o -gia è attribuibile al fatto che ormai in italiano quella i davanti ad a è solo un segno grafico, necessario per indicare che la c o la g rappresentano l’affricata palatale, sorda o sonora (come in cena e gelo), e non l’occlusiva velare corrispondente (come in casa e gatto). Quando però la forma è al plurale, questa funzione diacritica della i decade, dal momento che la vocale che segue, la e, essendo palatale, implica la pronuncia palatale della consonante.[...] la ragione dell’esistenza di “deroghe” alla norma generale, si trova nella evoluzione della lingua e nel conseguente adeguamento della formulazione delle regole che ne descrivono la morfologia.