Righe Dinamiche
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E’ arrivato il momento di dare delle risposte. La parola euro sta diventando sinonimo di austerità e rischia di diventare il capo espiatorio di tutti i mali, un facile argomento per una politica che fatica a trovare la strada mentre si rimescolano le carte dell’elettorato. In questa prima vera crisi della moneta unica non credo che abbia molto senso chiedersi se conviene rimanere nell’euro. Ci si deve chiedere cosa significa tornare alla lira, quale sarebbe il contesto economico, come cambierebbe il nostro modo di vivere, di comprare, di investire e di lavorare. E un attimo dopo porsi le stesse domande partendo dal presupposto che l’euro rimanga la nostra moneta di scambio. Perché una cosa la si può dire subito: in entrambi i casi affronteremmo una fase di grande difficoltà per il paese ma con modi e tempi diversi. Come sarà diverso il punto di arrivo, un mondo che i nostri figli vedranno strutturalmente cambiato rispetto a quello attuale. Non si tratta di dire conviene o non conviene ma di scegliere un modello di sviluppo in un’economia globale che non è più la stessa di quando è partita la moneta unica. L’Italia esce dall’euro. Lasciamo perdere i processi formali, pensiamo semplicemente che una sera il presidente del consiglio riempie tutte le televisioni e comunica l’evento. Cosa succede il giorno dopo?
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