CHi E' SENZA PECCATO...

DANY1969

Forumer storico
SI E' PERSO GRAN PARTE DEL DIVERTIMENTO :-o:D:D
... ma anche chi è senza mountain bike :-o
Buona settimana a tutti :)
Prima era lo spread... poi è toccata alla Grecia... adesso la Cina... non c'è che dire... un modo per bruciare mijardi lo troviamo sempre :-o:yeah:... il problema è che in mezzo a quel falò ci sono pure le mie unicredit :-o:wall:
Se nel mondo tutti avessero un Premier come il nostro... non ci sarebbero problemi e noi non bruceremmo mijardi :-o... lo so... sono un genio :melo:
E non sono la sola a pensarlo :specchio:: "Marchionne elogia Renzi, con lui progressi fenomenali" :-o
Mi sono commossa oggi a vederlo cantare l'inno nazionale con le frecce tricolore che gli volavano sulla testa... la stessa emozione che proverei ascoltando Cristina D'Avena nella serie tv Kiss me Licia :-o:titanic::help:
Domani sarò poco presente... ho una paccata di soldi da spendere :-o (i libri per la scuola :cry:)
 

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Buongiorno.
Ieri sera da Vespa a Cernobbio mi è piaciuta la rappresentante pd.
" ...i migranti che non si fanno identificare ......"

Chissà perchè, quelli che arrivano da noi scendono così dalle navi (ed i tedeschi, i francesi, tutti gli altri, non li vogliono).
 

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Se le pensioni dei sindacalisti venissero calcolate come quelle di tutti gli altri lavoratori sarebbero più leggere del 27%.
È quanto emerge da uno studio dell’Inps appena pubblicato, ultima puntata della serie delle ‘Porte aperte’ con la quale l’Istituto di Previdenza Sociale alza il vero su alcune particolari categorie.

I sindacalisti – spiega l’Inps – «hanno regole contributive e previdenziali diverse dagli altri lavoratori perché possono vedersi ugualmente versati i contributi (o addirittura lo stipendio) da enti terzi rispetto al sindacato presso cui prestano effettivamente il proprio lavoro e perché possono, prima di andare in pensione, farsi pagare dalle organizzazioni sindacali incrementi delle proprie pensioni a condizioni molto vantaggiose».
Secondo le banche dati dell’istituto, i lavoratori in aspettativa non retribuita nel settore privato sono stati 2.773 nel 2013 mentre è molto rara in questo settore l’aspettativa retribuita.
Viceversa, è frequente nel settore pubblico.

Le banche dati dell’Inps evidenziano che nel 2013, i lavoratori del settore pubblico in distacco sindacale erano 1.045 mentre i dipendenti in aspettativa sindacale erano 748.
I dati del 2010 dicono che le giornate di assenza dei pubblici dipendenti per motivi sindacali (inclusi i permessi) rappresentano lo 0,16% delle giornate complessive di lavoro, pari al lavoro di 3.655 dipendenti per un anno e si traducono in un costo complessivo annuo valutabile in 113.277.390 euro.
 
Come all’inizio della guerra, anche oggi esiste un consenso internazionale sulla necessità di formare un governo di transizione a Damasco, includendo tutti tranne gli estremisti dello Stato islamico, e di organizzare elezioni libere sotto il controllo internazionale.
Anche l’Iran, principale sostenitore militare e finanziario del regime siriano, si è dichiarato favorevole.

Ma questa fragile unanimità incontra tre ostacoli.
Il primo è che russi e iraniani vogliono che Bashar al-Assad resti al potere durante la transizione, cosa assolutamente inaccettabile per l’opposizione perché a quel punto il regime sarebbe nella posizione di bloccare tutto.

Il secondo ostacolo è che l’opposizione democratica, presa nella morsa tra lo Stato islamico e l’esercito siriano, non ha più molta influenza sul campo e si frammenta in esilio.

E veniamo al terzo e principale ostacolo: per il momento sembra impossibile organizzare una conferenza internazionale sulla Siria e trovare una cornice per mettere tutte le questioni sul tavolo, perché molti protagonisti (a cominciare dall’Iran e dall’Arabia Saudita) rifiutano di sedersi allo stesso tavolo.
Questo perché la Siria è diventata il campo di battaglia del grande conflitto tra due correnti religiose dell’islam, lo sciismo e il sunnismo, per la conquista delle zone d’influenza, un conflitto che sta già modificando le frontiere regionali e creando nuovi paesi, sunniti o curdi.
 
Mancano nove mesi alle elezioni comunali di Napoli e sembrerebbe che il Partito Democratico non abbia nulla di meglio da proporre agli elettori se non la candidatura di Antonio Bassolino.
Sì, proprio lui, l’ultimo “viceré” di Napoli, sindaco della città dal 1993 al 2000, e poi governatore della Regione Campania per altri dieci anni, fino al 2010.

Un politico di vecchia razza comunista che ha lasciato un segno, tragicamente negativo, nella martoriata storia della città partenopea.
Alla faccia della rottamazione!
Se il destino delle rivoluzioni è di finire in farsa, quella di Renzi è ormai finita in burla.

Con il rischio che, suscettibile alle sirene del demagogismo, sempre pronto ad illudersi che un nuovo Masaniello possa risolvere come d’incanto problemi atavici, il popolo napoletano anche questa volta possa cadere nella trappola e lasciarsi abbindolare.
 
E' dura....è dura.....

Per il Pd le cose vanno così male che Il Foglio di Claudio Cerasa è arrivato al punto di proporre una moratoria ai sondaggi.
L’argomento principe, per i sostenitori del “riformismo” di Matteo Renzi, è che l’abuso delle rilevazioni spingerebbe la politica a evitare “la visione strategica” costringendola a ripiegare sull’assillo quotidiano di verificare le oscillazioni estemporanee dei consensi e a rifugiarsi di nuovo nell’immobilismo.
La provocazione però avrebbe forse un senso se non fosse che a colpire, al di là dei sommovimenti molecolari dell’opinione pubblica, è piuttosto il trend negativo in atto da tempo.
Dal rivendicare il risultato roboante del voto europeo del maggio di un anno fa, che scavava obbiettivamente un abisso rispetto agli altri partiti – e che ha ispirato il modello dell’Italicum – Renzi è passato a doversi guardare le spalle dalla nuova rincorsa grillina, a patire gli effetti psicologici dell’irresistibile ascesa dl M5s.

Soltanto nel maggio scorso, era al 33%.
Molto distante, in ogni caso, dalla percentuale che consentirebbe di fare l’en plein di seggi al primo turno.
Con l’aggravante che, chi ha provato a immaginare il possibile esito del ballottaggio, ha scoperto che, sulla base delle stime attuali, la vittoria potrebbe andare proprio agli uomini di Grillo.
Che, con il 26% stimato nei sondaggi, tengono ormai il fiato sul collo dei Democratici.
 
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«Un presidente del Consiglio che usa un bambino per la sua campagna elettorale è un verme. È squallido insultare chi chiede regole certe».
È pesante l’affondo del leader della Lega Matteo Salvini all’indirizzo del premier Matteo Renzi, intervenendo in tv a Mattino 5.
 
Show della grillina Lezzi a Cernobbio, mentre Salvini, in giacca e cravatta, ha preferito mantenere un basso profilo mettendo da parte per una volta la ruspa.


A Cernobbio il M5S si fa notare grazie alla senatrice Barbara Lezzi, che rivolge parole molto dure a Renzi descrivendolo "uno show di marketing, in cui il bugiardo seriale fa la sua performance. A me pare che ci condanni alla crescita dello zero virgola".


"Il Movimento Cinque Stelle si pone come forza di governo ed è giusto parlare con le lobby e i poteri forti - aggiunge - sono cambiate moltissime cose, non solo tra i parlamentari, ma tra gli elettori. Il nostro elettorato si è consolidato e conosce perfettamente il nostro progetto. Governiamo Comuni anche grandi: abbiamo dimostrato che possiamo governare e amministrare".


La Lezzi, infatti, punta in alto: "Il Bilderberg? "Se aprono le porte andiamo anche là".
 
L‘Espresso dedica un articolo alla fondazione del premier Matteo Renzi “Open“.

In un recente report, Openpolis in Italia ha contato 65 “pensatoi”, quasi tutti nati negli ultimi quindici anni (…)” e ancora “Il punto è il bilancio 2014 della Fondazione Open gestita dal cerchio magico del premier,Maria Elena Boschi, Luca Lotti, Marco Carrai, tutti con incarichi sociali a titolo gratuito.

La data è quella del 20 giugno 2015.

Il dato interessante è l’ottimo risultato in fatto di raccolta fondi, con donazioni pari a un milione e 184mila euro.

Sono 300mila euro in più rispetto all’anno precedente, quando però il bilancio registrava anche 100mila euro raccolti durante le manifestazioni: era però l’anno della campagna elettorale, delle molte cene e iniziative (…)”.

Ma chi sono i finanziatori di Renzi?

Sul sito della Fondazione Open ci sono parlamentari, varie case di cura e ospedali privati, fondi di capitali (come l’argentino Corporación América che, con 25mila euro di donazione, vanta interessi anche nel settore aeroportuale) e società.

Alcune di queste, come la Bassilichi s.p.a. – che ha donato 20mila euro – lavorano per la pubblica amministrazione in Toscana, ma non solo.

Molte, comunque, operano nel campo dell’aeronautica e della gestione di aeroporti e non stupisce, essendo Marco Carrai presidente della quotata Aeroporto di Firenze.

Il finanziamento più grande, sempre stando a quanto scritto sul sito della Fondazione Open, arriva però dalla British American Tobacco: 100mila euro è il contributo lasciato dalla seconda più grande società produttrice di sigarette al mondo che, essendosi aggiudicata la privatizzazioni dell’Ente Tabacchi Italiani nel 2004, vanta marchi nazionali come Ms oltre ai planetari Lucky Strike e Pall Mall.

50mila euro è invece il contributo di Davide Serra, che si aggiungono ai 175mila versati precedentemente insieme alla moglie Anna.
 
Ecco cosa succede in Italia su un tema tanto importante come la modifica del sistema pensionistico.
Non hanno le palle per rivoltare il minestrone, per trovare una soluzione al magna-magna del passato.

Se non mandi le persone anziane in pensione come pensi di trovare un posto di lavoro per i giovani, quando le aziende diminuiscono ? Quando le aziende con le dimensioni che "contano" per il lavoro chiudono ?

Le pensioni? Tutto rinviato. La possibilità della flessibilità in uscita per "correggere" gli effetti della riforma di Elsa Fornero?

Non ci sono i soldi e quindi, per il momento, è tutto rinviato al prossimo anno.

Il retroscena è di Repubblica che sottolinea come, d'altronde, a Cernobbio si sia parlato solo di tasse e in particolare della riduzione delle tasse alle imprese.

Il tema delle pensioni e della flessibilità in uscita non è stato neanche sfiorato.

Non ci sono ancora le condizioni economiche per annullare gli effetti della riforma del governo Monti che sul piano sociale sono stati una bomba.


La strategia - "Entro il 2021 la legge Fornero permetterà un risparmio di spesa di quasi 80 miliardi di euro, anche se circa 12 se ne sono già andati per fronteggiare l' emergenza dei lavoratori cosiddetti esodati, finiti per effetto di accordi sindacali fuori dalle aziende e rimasti, con l' aumento dell' età pensionabile, anche senza l' assegno pensionistico", scrive Repubblica.

La strategia quindi è quella di mantenere inalterata la riforma Fornero e aprire una trattativa con Bruxelles per avere margini di flessibilità.

"La flessibilità in uscita dal mondo del lavoro - aveva affermato - è importante ma non è detto che l' affronteremo quest' anno", ha dichiarato nei giorni scorsi il ministro Padoan in un'intervista al Quotidiano Nazionali.

La speranza è che il prossimo anno le condizioni economiche siano tali da mettere mano alla tema della flessibilità delle pensioni.
 
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