Cosa accadrà se al referendum il popolo voterà contro l’accordo?
I grandi banchieri inglesi e olandesi, spalleggiati dai loro governi, minacciano ritorsioni pesanti e paventano “l’isolamento” dell'Islanda, una specie di blocco, come quelli che si fanno contro gli “Stati canaglia”. Terrorizzando gli islandesi che si recheranno alle urne, il Regno Unito e i Paesi Bassi hanno detto che, in caso di vittoria dei No, impediranno ogni eventuale pacchetto di aiuti da parte del FMI (si parla di 2,1 miliardi di dollari). C’è di peggio! Il governo inglese ha detto che se il referendum bocciasse l’accordo sul rimborso del debito, all’Islanda verranno applicate le consuete clausole anti-terrorismo, ovvero il congelamento dei risparmi e dei conti in banca degli islandesi.
Nel tentativo di sottolineare la posta in gioco, il ministro islandese dell’economia, ricattando anch’egli gli elettori, ha avvertito che un mancato salvataggio da parte dell FMI potrebbe significare una contrazione dell’economia del 5% anziché del 2% previsto. Il ministro ha infine affermato, e qui c’è lo zampino della BCE, che la vittoria del No al referendum, sarebbe un ostacolo all'adesione dell’Islanda alla UE.
L'Islanda sarà pure un piccolo paese, l'eventuale vittoria del No avrà tuttavia serie conseguenze, se non proprio finanziarie, simboliche. Un popolo europeo avrà detto no ai diktat dell'oligarchia finanziaria e optato di fatto per la misura di legittima difesa più elementare: l'annullamento del debito con l'estero.