"Collegamenti fra Forteto e mostro di Firenze"

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"Collegamenti fra Forteto e mostro di Firenze"

Il consigliere della Lega Nord Alberti ha incontrato l'ex capo della squadra mobile Giuttari e chiederà che venga ascoltato in consiglio regionale


"Collegamenti fra Forteto e mostro di Firenze" | Attualità FIRENZE



FIRENZE — "Ho avuto un lungo ed interessante incontro con il dottor Michele Giuttari, già capo della squadra mobile fiorentina e principale investigatore nell'intricata vicenda legata al mostro di Firenze - spiega il consigliere regionale della Lega Nord Jacopo Alberti in una nota - Da questo colloquio sono emersi chiari collegamenti fra la predetta inchiesta e quella riguardante il famigerato Forteto".
Jacopo Alberti è un membro della seconda commissione d'inchiesta del Consiglio regionale toscano sullla vicenda del Forteto, la comunità di Vicchio di Mugello a cui, per 30 anni, il Tribunale dei minori ha affidato giovani e ragazzi in situazioni di disagio e il cui il fondatore, Rodolfo Fiesoli, nel giugno scorso è stato condannato per violenze e abusi insieme a 15 collaboratori.
"I legami fra le due vicende erano stati anche evidenziati in un libro ed in altre circostanze emerse nel corso degli anni - scrive ancora Alberti - D'altronde i due fatti, con doverosi distinguo, hanno segnato la vita di molte persone che, involontariamente, sono diventate vittime chi di un'efferata violenza omicida e chi di un'altrettanta deplorevole violenza psicologica, oltreché fisica".
"Al termine del colloquio col dottor Giuttari - conclude Alberti - ho richiesto al mio interlocutore la disponibilità ad essere ascoltato dalla commissione d'inchiesta. Già lunedì, dunque, chiederò che l'ex capo della Mobile fiorentina sia sentito come importante testimone nell'ambito della vicenda, legata a quella piovra tentacolare che porta il tristemente famoso nome di Forteto".
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Ringrazio pubblicamente il Dott. Michele Giuttari per aver fornito alla commissione di inchiesta Forteto importanti informazioni e documenti.
In un paese normale la magistratura si attiverebbe immediatamente. Vedremo.
Nella foto l'articolo di oggi su la Nazione Firenze.
AVANTI TUTTA PER LA RICERCA DELLA VERITA'.


 
“Setta di Stato”, l’incubo Forteto raccontato da Francesco Pini e Duccio Tronci

Arte e Letteratura venerdì, 28, agosto, 2015
di Domenico Rosa
?Setta di Stato?, l?incubo Forteto raccontato da Francesco Pini e Duccio Tronci | Imola Oggi




Nel libro-inchiesta ‘Setta di Stato. Bambini affidati, abusi sessuali, amici potenti’ (AB Edizioni) gli autori, Francesco Pini e Duccio Tronci, ricostruiscono minuziosamente la vicenda Forteto servendosi di documenti processuali, archivi dei media toscani e soprattutto attraverso la testimonianza delle vittime. La comune nata a seguito della contestazione sessantottina ad opera del guru Rodolfo Fiesoli, assieme all’inseparabile Luigi Goffredi, si è svelata col tempo per quello che realmente era, un giardino degli orrori in cui si sono verificati abusi sessuali, violenze di ogni genere, minori schiavizzati, punizioni corporali.

Dietro tutto questo c’è l’ideologia del profeta Fiesoli: creare una nuova società con il compito di distruggere una volta per tutte la famiglia (padre, madre, figli ndr) sostituendola con la ‘famiglia funzionale’ dove l’uomo nuovo si libera dalla ‘materialità’, che vuol dire semplicemente eterosessualità.




In questo Foffo (vezzeggiativo di Rodolfo), si dimostra veramente profeta. Infatti, nella cooperativa agricola nel cuore del Mugello, sita nei comuni di Vicchio e Dicomano (Firenze), regna la tanto attuale ideologia omosessualista, i ragazzi (giovani e minori) per liberarsi dalla materialità devono evitare l’altro sesso (non a caso i dormitori sono divisi in maschili e femminili) e soddisfare le voglie del Fiesoli che ha un vero e proprio harem: dorme in camera con 4 ragazzi, i quali sono stati precedentemente soggiogati dal fascino delle parole del leader.

Il rapporto col profeta, ricordano le vittime, va oltre la sessualità, si tratta di un vero e proprio atto di fede, di donazione e di rinuncia a tutto il resto del mondo.

Pini e Tronci riportano la definizione degli autorevoli studiosi di psichiatria Paolo Curci e Cesare Secchi dell’Università di Modena e Reggio Emilia secondo cui la setta toscana è una “comunità ideologica o ad andamento totalizzante”.
Il carisma del capo riesce ad allontanare i giovani dalle famiglie di origine, che troppo spesso chiudono violentemente il rapporto con i familiari picchiando padri, madri e sorelle… sempre aizzati dal falso profeta.
Con un fare demoniaco Foffo strumentalizza la Sacra Scrittura, fa affiggere nei locali della cooperativa una citazione di Gesù: “Sono venuto infatti a separare il figlio dal padre, la figlia dalla madre” (Mt 10, 35). Un altro versetto del Vangelo spesso citato dal guru è tratto da Marco (3, 33-34): “’Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?’ Girando lo sguardo su quelli che gli stavano seduti attorno, disse: ‘Ecco mia madre e i miei fratelli’”.
Il presidente dell’associazione delle vittime del Forteto, Sergio Pietracito, così definisce il suo ex maestro Rodolfo: “Era un comunistaccio sfegatato, lui il cristianesimo e il socialismo li metteva insieme”. Nel Mugello prende piede una sorta di piccola contro-società chiusa all’esterno, in “un modello di ‘cattocomunismo’ toscano – sintetizzano gli autori – che ha ispirato anche altre esperienze”.
Ma la missione di Fiesoli è quella di accogliere i più deboli, iniziano così gli affidi dei minori più problematici da parte del Tribunale dei minorenni di Firenze, dall’Istituto degli Innocenti, dai comuni, dai servizi sociali.
Anche in questo caso i piccoli, già spesso con problemi gravi alle spalle, sono costretti ad accusare ingiustamente i genitori. Vengono create coppie fittizie per avere in affidamento i bambini, che diventano carne da macello per l’orco Fiesoli e i suoi sodali. Non bastano le denunce di genitori disperati e una condanna definitiva arrivata nel 1985 nei confronti del ‘profeta’ per atti di libidine violenti e continuati per aver masturbato due persone malate di mente e del suo braccio destro Goffredi per maltrattamenti e atti di libidine violenta, la ripugnante comune continuerà a ricevere dalle istituzioni giovani minorenni in affidamento. Qui – come spiegano alla perfezione i giornalisti Pini e Tronci – entra in gioco un sistema di amicizie potenti che vanno da giudici a politici da medici a personaggi di varia natura.
Antonio Di Pietro paracadutato dalla sinistra italiana nel collegio sicuro del Mugello diventa senatore nel 1997, un anno dopo parla della comunità Forteto in questi termini: “un amore reale che trova suggerimenti nel Vangelo e in un’attenta osservazione dell’altro”.


Ma non è il solo, anzi, come ricordano Pini e Tronci, l’ex magistrato è in buona compagnia, al Forteto sono di casa i big della politica.
Le testimonianze raccolte dalla commissione regionale d’inchiesta presieduta da Stefano Mugnai (all’epoca PdL oggi Forza Italia), parlano di visite da parte di Massimo D’Alema, Livia Turco, Rosy Bindi (che ha smentito), Piero Fassino, degli ex parlamentari Eduardo Bruno (Comunisti Italiani), Vittoria Franco (Pd) e Francesca Chiavacci (attuale presidente nazionale dell’Arci), dell’ex ministro democristiano Tina Anselmi, dell’ex presidente della Toscana Claudio Martini (Pd), di Paolo Cocchi (Pd, già assessore regionale e sindaco di Barberino del Mugello), di Riccardo Nencini (socialista, oggi viceministro nell’attuale governo Renzi), di Michele Gesualdi (Pd, allievo di don Milani, già presidente della Provincia di Firenze). In più ci sono rapporti stretti con i giudici: Francesco Scarcella, Piero Tony, Gianfranco Casciano, Andrea Sodi.



Accreditata negli ambienti che contano non risulta difficile per la cooperativa dell’orrore accedere a finanziamenti pubblici. Solo dal 1997 al 2001 la Regione Toscana ha sborsato alla setta di Fiesoli un milione e duecento mila euro per le attività agricole. Insomma, l’importante per i governati toscani è che il burro sia buono e l’Unicoop possa acquistare i prodotti del Forteto, i bambini invece possono finire tranquillamente tra le grinfie dei pedofili.


Come se non bastasse nel 2000 arriva una condanna dalla Corte Europea dei diritti dell’uomo per il caso di due fratellini affidati al Forteto. L’Italia deve risarcire di duecento milioni di lire la madre dei fratelli Anversa alla quale sono state impedite le visite con una serie di falsificazioni da parte di medici e assistenti sociali. Gli specialisti redigevano relazioni ingiustamente critiche nei confronti della madre naturale per ostacolare i suoi incontri con i ragazzi. In Europa si accorgono che nella comunità hanno un ruolo attivo due pregiudicati: Rodolfo Fiesoli e Luigi Goffredi. Sono sempre loro infatti ad avere rapporti con le istituzioni per quanto riguarda gli affidamenti, quelle stesse istituzioni che dopo la sentenza fanno finta di niente.


Francesco Pini e Duccio Tronci ci guidano all’interno di una delle pagine più buie della storia recente avvenuta nella civilissima Toscana. A pochi chilometri dalla magnifica Firenze orrore, abusi, violenze e persecuzioni hanno avuto luogo con la contiguità di una precisa parte politica. Se qualcuno ancora oggi pensava esistesse una certa superiorità morale della sinistra italiana (in Toscana governa ininterrottamente dal dopoguerra ad oggi) la vicenda vergognosa del Forteto sfata definitivamente il mito berlingueriano.
 
alcuni sostengono che gli assassini dei MOSTRI di FI erano omicidi rituali e chi li compiva era protetto dalla polizia

e questo sembra abbia un precedente clamoroso
Queste nuove informazioni rivelano ciò che i ricercatori occulti stanno sostenendo da decenni: gli omicidi di Jack lo Squartatore erano rituali di sangue massonico. Come nel caso di molti misteri rituali “irrisolti”, la vera identità di Jack lo Squartatore era nascosta da una forza di polizia massonica e del governo.
Rivelano anche che i Massoni erano in posizioni di rilievo nella inchiesta di Scotland Yard tra cui il commissario della polizia metropolitana, Sir Charles Warren e il collega che ha nominato, l’ispettore capo Donald Swanson.
I due coroner che investigavano sugli omicidi, Wynne Baxter e Henry Crawford e almeno tre dei medici di polizia che hanno esaminato i corpi erano massoni.




Jack lo squartatore era un massone che commetteva omicidi rituali
Il recente rilascio di archivi segreti, rivela che l'élite britannica era prevalentemente massonica e che Jack lo Squartatore era protetto dalle forze…
neovitruvian.wordpress.com
 
Il Forteto non esiste: gli orrori di un storia che nessuno racconta
Inchiesta sul Forteto: ecco tutti gli orrori e gli errori di un storia di cui nessuno parla
Di Simone Cosimelli
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Il Forteto - comunità
Un paio di mesi fa una giornalista russa, intervistando il presidente dell’associazione Vittime del Forteto, Sergio Pietracito, si fermò, visibilmente scossa, per fare una domanda di buon senso: chiese come mai una storia del genere non fosse conosciuta nel suo Paese. La risposta fu indicativa: «Nemmeno fuori Firenze se ne sa nulla, per questo ci battiamo». In un Paese normale, 30 anni di stupri e abusi su minorenni, perpetrati all’ombra del muro di connivenze della Toscana «rossa», non passerebbero inosservati. Ma nessuno avrà il coraggio di dire che l’Italia lo sia. E infatti è accaduto di tutto: oltre l’inimmaginabile, oltre la giustizia. E’ una vicenda orrenda quella del Forteto, e oggi, mentre si celebra il secondo grado di un processo tanto atteso, non se ne intravede la fine. Sono stati presi i mostri, ma non chi i mostri li ha prima osannati e poi protetti.

Tutto inizia nel 1977. Nel comune di Barberino nasce la comunità Il Forteto assieme all’azienda agricola, destinata a radicarsi nel territorio come baluardo del made in Tuscany alimentare. L’iniziativa è di due uomini che si avvalgono di falsi titoli di studio in psicologia: Rodolfo Fiesoli, detto il Profeta e capo indiscusso della struttura, e Luigi Goffredi, l’ideologo. Tutto ruota attorno alla teoria, ancora in fase sperimentale, della “famiglia funzionale”. Cioè all’educazione alternativa dei minori tramite gli affidi a due soggetti, uomo-donna, il cui accostamento avviene a tavolino. La conoscenza reciproca è superficiale e svincolata dalla sfera dell’affettività, ritenuta nociva. Si cresceranno ragazzi disagiati senza il «fardello della materialità sessuale». Fiesoli e Goffredi si presentano come pionieri. L’ammirazione è incondizionata. Il Tribunale dei minori comincerà presto ad affidare bambini provenienti da situazioni difficili (genitori tossicodipendenti o assenti). E nel tempo intellettuali e psichiatri loderanno quel miscuglio di Freud e Don Milani. Eppure, fin da subito, cosa fosse realmente il Forteto avrebbe dovuto essere chiaro.

Nel settembre 1978 il magistrato Carlo Casini fa arrestare i due per abusi sessuali. E’ la prima avvisaglia degli scempi commessi, ma vengono scarcerati alcuni mesi dopo. La scesa in campo di Casini in politica, nella file della Dc, scatena infatti il magistrato Gian Paolo Meucci (di tutt’altre vedute), padre del diritto minorile italiano e intransigente difensore del Profeta. Non basta allora il discorso di Rinaldo Innaco (DC), tenuto nell’ottobre 1980 in Consiglio regionale, dove si parla di costrizione e «regime di vita imposto e caratterizzato (…) dalla pratica dell’omosessualità». Non basta la condanna in primo grado del 1981, confermata in Cassazione nell’84, per «atti di libidine violenti e maltrattamenti e lesioni». Non basta quella del gennaio 1985, pur passata in giudicato, della Corte D’Appello di Firenze per «atti di libidine e corruzione di minori». La posizione di Meucci, che all’autorevolezza personale unisce l’assoluta deferenza dei colleghi, fa dimenticare il verdetto, con nessun effetto pratico. Un caso senza precedenti nella giustizia nazionale. Poi, contro ogni valutazione plausibile, si affidano subito altri bambini. Dopo l’85, inizia il dominio incontrastato del Forteto.

A far “merenda”, trasferita la sede nel paesino di Vicchio, passano in tanti: politici, giudici del Tribunale dei minori, sindacalisti, dirigenti dei servizi sociali. Di fatto, tutta la Sinistra toscana (PCI, PSI, PdUP, Sinistra Indipendente) favorisce la nuova realtà. Il Forteto diventa una passerella obbligata. Fiesoli è paragonato a Don Milani. Stupisce, commuove, incanta. Scrive libri. I ragazzi intanto, all’oscuro delle condanne e allontanati dalle famiglie naturali, vengono traviati mentalmente: molti diranno di aver considerato normale il fatto di essere abusati sessualmente. E fino al 2009 la comunità ne riceve circa 60. La mattina a spalare la calce e lavorare i campi, la sera in balia dei "genitori". Nel frattempo, la Cooperativa, l’altra faccia del Forteto, acquista prestigio: 130 occupati, un fatturato di quasi 20 milioni, eccellenze alimentari esportate dall’America all’Australia. Un vanto per tutta la Regione. Il 13 luglio del 2000, però, tornano i guai. La Corte europea dei diritti dell’uomo, in seguito alla denuncia di due madri a cui veniva impedito di vedere i figli, condanna l’Italia con una multa di 200 milioni di lire per danni morali. La sentenza di Strasburgo pesa eccome, ma si alzano le barricate: e non cambia nulla. Anzi, solo dal ’97 al 2010, il Forteto ottiene contributi dalla Regione per 1 milione e 254 mila euro. Si arriva poi al novembre 2011. Al TEDxFirenze (manifestazione socio-culturale), Fiesoli interviene a Palazzo Vecchio sull’educazione minorile in qualità di esperto: presenziava, e fu ringraziato, l’allora sindaco Matteo Renzi. Proprio il mese successivo, però, viene arrestato per atti di pedofilia. L’accusa è schiacciante. Nasce una commissione d’inchiesta regionale per indagare sul sistema di potere appena scoperchiato e nel gennaio 2013 viene stilata una relazione dove si elencano i soggetti che hanno frequentato la comunità. Tra i tanti noti (109): Livia Turco, Piero Fassino, Vittoria Franco, Susanna Camusso, i giornalisti Betty Barsantini e Sandro Vannucci.

Dopo il tentativo dell’avvocato del Profeta di far ricusare il presidente del collegio giudicante, Marco Bouchard (unico caso nella storia della Repubblica), così da rallentare il dibattimento in odor di prescrizione, il 17 giugno 2015 la sentenza in primo grado condanna 16 dei 23 imputati. 17 anni e mezzo per Fiesoli, 8 per Goffredi, e via via a scendere per gli altri componenti di quella che ormai è considerata una setta. Le testimonianze delle vittime, scappate dal Forteto, sono determinanti. Nelle motivazioni della Corte si legge: «Il Forteto è stata un’esperienza drammatica, per molti aspetti criminale, retta da persone non equilibrate (…) Le perversioni del Fiesoli e compagni sono state di volta in volta avallate, tollerate. Chi ha reagito, chi ha protestato, chi ha contestato è stato emarginato, isolato, escluso, denigrato e, finalmente, allontanato». Nell’estate 2015, il caso arriva a Roma. Una mozione a firma di Deborah Bergamini (FI) chiede un’inchiesta parlamentare e il commissariamento dell’azienda per il presunto intreccio con la comunità. Il PD interviene: e affossa la mozione. Si parla di responsabilità individuali e non collettive: smentendo i fatti, le vittime e la sentenza. Le opposizioni ringhiano («La decisione del Governo è sconcertante: non ha alcuna logica, alcuna sensibilità, alcun senso politico»). Invano.

A livello locale, invece, le polemiche non si sono mai spente. Un libro, Setta di Stato, scritto dai giornalisti Tronci e Pini, ha fatto rumore. Si è istituita una commissione regionale Bis per indagare sulle responsabilità politiche, che del Forteto sono state la stampella e lo scudo. Ma non avendo i poteri di un’autorità giudiziaria, finora ha avuto le mani legate di fronte alle reticenze di chi è stato interpellato alle audizioni, o peggio ha scelto di tacere. Nessuno infatti ricorda, nessuno c’era o sapeva. Non ricorda, per esempio, Giuliano Pisapia (sindaco uscente di Milano), membro del collegio che patrocinò il Profeta in Cassazione nell’85. Non ricorda Rosy Bindi, più volte accostata al Forteto. Ha pensato di non poter aiutare, dopo aver promesso il contrario, Bruno Vespa: che anni addietro ricevette pressioni per non mandare in onda una puntata di Porta a Porta sull’argomento. Convocato, non si è presentato. Secondo la sentenza, negli anni, centinaia di persone sarebbero state segnate. Con intere famiglie rovinate. Otto ragazzi, una volta usciti, non ce l’hanno fatta: stroncati dalla tossicodipendenza, dall’indigenza e dai traumi passati. Spesso, ci si chiede come sia possibile che fatti di entità molto minore siano squadernati sulle pagine dei giornali e dibattuti nel Talk show, quando invece del Forteto, in tutta Italia, non se ne sa niente. Malgrado un processo in corso (con sentenza il 29 giugno), un’indagine da concludere e ancora tanto da scavare, e capire. Si dà una spiegazione, l’unica sensata: il Forteto fa paura.

Il Forteto non esiste: gli orrori di un storia che nessuno racconta
 

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