Da Il Sole24Ore di domenica scorsa
Un tipico caso di impotenza del singolo di fronte a un'entità quasi inafferrabile
S ENZA F I L I La tragicomica odissea di un cittadino italiano isolato per un guasto sulla linea fissa
Il telefono, nessuna voce
L'annuncio registrato che dice: « Benvenuto nel servizio dedicato ai clienti residenziali » . Giorni di tentativi e di attese, finché spunta un anziano tecnico...
di Andrea De Carlo
Vivo in una casa isolata sulle colline, a dieci chilometri da una cittadina dell'Italia centrale. Per arrivare all'abitato in macchina ci vogliono venti minuti, a piedi almeno due ore. I cellulari qui non ricevono, a meno di non andare vicini a un certo albero e stare molto fermi durante la conversazione. In poche parole, il telefono fisso è l'unico legame con il mondo cosiddetto civilizzato. Però alla fine di settembre arriva una pioggia intensa, e il prezioso collegamento si interrompe. Alzo la cornetta, non c'è più nessun segnale.
Così vado vicino all'albero e con il cellulare chiamo il numero a cui si segnalano i guasti: il 187. C'è una musichetta pimpante, e subito dopo la registrazione di una voce maschile dall'accento sgarbato. Curiosa scelta, visto l'impegno che Telecom Italia dedica alla cura della propria immagine. Forse non c'era tempo, e hanno preso il primo impiegato che passava nel corridoio, l'hanno trascinato di forza davanti a un registratore. La voce sgarbata dice « Benvenuto nel servizio gratuito di Telecom Italia dedicato ai clienti residenziali... » . C'è una breve pausa, poi la musichetta riprende da capo.
Questa volta arriva una voce femminile, suadente e artificiale come sono di solito le voci dei centralini.
Ma non è pronta a occuparsi della mia richiesta di assistenza: annuncia con slancio « È nato il nuovo servizio Tuttoquattro Star! » , spiega i passaggi per poter accedere a questa meravigliosa opportunità. Ci vogliono interi secondi perché mi indichi un numero a cui segnalare il guasto. Lo digito, e per la terza volta sento ripartire la musichetta pimpante. Poi un'altra voce femminile registrata mi dice di digitare il mio numero, « comprensivo di prefisso » . Lo faccio, ma neanche adesso mi risponde un vero operatore: un'altra registrazione dice « Un nostro addetto le risponderà entro tre minuti » . Visto che c'è da aspettare, la voce approfitta della mia attenzione per elencare una lunga serie di offerte e opportunità e proposte commerciali, nessuna delle quali mi interessa minimamente. Quando ormai non me lo aspetto più, ecco una voce non registrata: « Sono Sergio, in cosa posso esserle utile? » . Spiego che il mio telefono è isolato, non dà nessun segnale. Sergio stranamente, visto che me l'hanno già fatto digitare, chiede quale sia il mio numero. Fa una verifica, dopo di che riconosce che in effetti qualcosa non va sulla mia linea. Però mi assicura che nel giro di quarantotto ore un tecnico aggiusterà tutto.
Torno alla mia vita di isolamento telefonico, in cui non posso fare né ricevere chiamate né spedire o ricevere posta elettronica né navigare su Internet. In fondo si può sopravvivere, e due giorni non sono poi così lunghi.
Solo che alla fine del secondo giorno il mio telefono è ancora muto, e non ho visto né sentito alcun tecnico solerte.
Torno vicino all'albero con il mio cellulare, digito di nuovo il 187 e passo attraverso la trafila di registrazioni: voce maschile sgarbata, voce femminile suadente, offerte commerciali. Arrivo a digitare il mio numero, ma questa volta la registrazione che segue dice « Un nostro addetto le risponderà in almeno cinque minuti » . Mi chiedo il senso di " almeno": se per caso alla Telecom non considerino un privilegio ascoltare musichette e voci registrate che elencano prodotti non richiesti. In ogni caso, finiti gli " almeno" cinque minuti, una registrazione dice « Siamo spiacenti, ma a causa dell'intenso traffico tutti gli operatori sono occupati » . I minuti originari si moltiplicano, e a un certo punto la linea cade. R icomincio tutto da zero, finché riesco ad arrivare a una vera voce. Naturalmente non è più Sergio, ma Antonella, che risponde da chissà dove. Spiego che, malgrado le promesse di intervento, il mio telefono è ancora isolato. Antonella fa una rapida verifica, poi mi dice che è strano, perché a lei risulta riparato. Le chiedo come sia possibile; lei dice « Si vede che qualche tecnico ha provato a chiamare e risultava libero » .
Aggiunge che comunque non c'è da preoccuparsi, perché segnalerà il guasto persistente, ed entro quarantotto ore verranno a ripararmelo. Passano altri due giorni. Allo scadere delle seconde quarantotto ore, quando ormai sta diventando buio, vedo arrivare dalla strada sterrata che porta a casa mia una macchina con la scritta Telecom sulla fiancata. Il tipo al volante non scende neanche: dice che da solo non è in grado di fare nessuna verifica, che avrebbe bisogno di attrezzature che non ha, e che in ogni caso non c'è più luce. Mi assicura che tornerà con qualche collega il giorno dopo e se ne va rapido, con l'aria di uno che vuole togliersi da una situazione difficile.
Il giorno dopo non arriva nessuno. Ripercorro l'intera catena di voci sgarbate e suadenti e numeri digitati e attese dilatate e offerte commerciali recitate con enfasi, ma la nuova conversazione che riesco ad avere a fatica non si materializza in un tecnico che venga ad aggiustarmi il telefono.
Prendo a chiamare il 187 a intervalli di poche ore, ogni giorno. Gli operatori sono sempre diversi, le loro risposte vanno dalle dichiarazioni rassicuranti ( « Non si preoccupi, entro stasera il guasto sarà certamente riparato » ) alla generica comprensione ( « La capisco, deve avere pazienza » ) , alle considerazioni più amare ( « Non ci sono abbastanza tecnici, noi cosa ci possiamo fare? » ) . I giorni passano, la musichetta Telecom e le voci registrate acquistano una familiarità e una prevedibilità intollerabili. Nessuno degli operatori è in grado di darmi una risposta certa, né di mettermi in contatto con qualcuno che ne sappia qualcosa. È un tipico caso di impotenza del singolo di fronte a un'entità senza faccia, incurante e irresponsabile: come provare a discutere con una montagna, o pretendere risposte da un deserto.
Per farmi almeno un'idea della situazione, provo a seguire il filo del telefono che parte da casa mia.
I pali costeggiano un bosco, ma dopo qualche decina di metri il filo non è più fissato in alto: per quattrocento metri almeno striscia tra tronchi e cespugli di rovi, scompare tra l'erba, annodato, attorcigliato, appeso in qualche modo a un ramo.
Anni e anni di riparazioni provvisorie, parziali, inadeguate. Torno verso casa con un senso di incredulità, mescolato a immagini da spot e pubblicità Telecom che enfatizzano il valore della comunicazione nel mondo contemporaneo. Il mio telefono resta muto. Due settimane dopo la mia prima richiesta di intervento, quando ormai sono arrivato alla conclusione che in fondo è meglio comunicare per lettera o a voce, arriva un camioncino bianco con due tecnici attrezzati. In poco tempo rabberciano i fili, ma non provano neanche a illudermi. Dicono « Alla prima pioggia sarà di nuovo isolato, la linea andrebbe rifatta per intero » .
Gli chiedo chi dovrebbe rifarla, e in base a quali sollecitazioni. Loro alzano le spalle, se ne vanno. Q uesto avveniva nel settembre dell'anno scorso. Da allora il mio telefono è rimasto isolato altre tre volte, per vari giorni ogni volta. L'ultima, qualche settimana fa, alcuni giorni dopo la mia segnalazione è arrivato a casa mia un anziano tecnico, con una Panda 4x4 e una piccola scala. Dopo aver ricucito il filo come poteva, mi ha spiegato che la rete di assistenza Telecom sul territorio è stata smantellata, le squadre tecniche non ci sono più, i lavori sono dati in appalto a ditte esterne che intervengono quando possono. Mi ha raccontato con nostalgia di quando lui e i suoi colleghi erano in grado di tenere le linee in perfetta efficienza, pali dritti e fili ben tesi ovunque dovessero arrivare.
Ora i tecnici esperti come lui stanno andando tutti in pensione, quelli giovani non hanno nessuna preparazione e non sono in grado di riparare nemmeno i guasti più semplici. Mentre chissà quanti milioni di euro vengono investiti ogni anno dalla Telecom in pubblicità, dentro la grande scatola che era la compagnia italiana dei telefoni non c'è quasi più niente. Neanche un interlocutore responsabile a cui rivolgersi: io per esempio ho scritto una raccomandata molto ricca di dettagli per descrivere il mio caso, non ho avuto alcuna risposta. Se un cittadino che ogni due mesi paga bollette tra le più care d'Europa scopre che il suo telefono è improvvisamente muto, tutto quello che può fare è digitare il 187 e ascoltare una voce che con accento sgarbato farfuglia « Benvenuto nel servizio gratuito di Telecom Italia... » .