Fu(I)ga di Capitali, direzione PANAMA
Le banche svizzere volano verso Panama.
Gli istituti di credito della Confederazione elvetica temono infatti un fuggi fuggi di clienti a causa degli accordi presi con l'Ue e gli Stati Uniti sul fronte fiscale e di conseguenza sulla tassazione dei capitali occultati.
Il nuovo paradiso fiscale si chiama Panama dove, di recente, ha aperto un banking center la Pkb di Lugano, istituto di credito controllato da imprenditori italiani, oltre che molto gettonato da una clientela lombardo-piemontese.
"È la prima banca privata svizzera ad essersi insediata sulle rive del canale", annota il quotidiano elvetico Le Temps. Pure Ubs, in realtà, si è dotata di uffici di rappresentanza a Panama, con l'obbiettivo di attirare clienti del Centro America, verso la Svizzera.
Pkb, invece, avrebbe motivazioni opposte, ovvero esportare averi e know how oltremare. L'effetto scatenante di queste strategie bancarie si chiama Rubik, dal nome del modello di accordo fiscale, escogitato dagli "gnomi" svizzeri, per tacitare le agenzie delle entrate di mezzo mondo, offrendo il prelievo delle imposte sui soldi in nero, in cambio del mantenimento dell'anonimato dei titolari dei conti cifrati.
Finora l'hanno sottoscritto il Regno Unito, l'Austria e la Germania, mentre l'Italia ha iniziato a negoziarlo.
Il motivo
Tuttavia, visto che Rubik comporta, al momento dell'emergere dei soldi non dichiarati, un'imposta liberatoria che da sola può portarsi via più di un quarto del gruzzolo, ecco che non pochi evasori impenitenti, preferiscono spiccare il volo verso altre piazze offshore.
I commenti
"Se ne vanno perché la Svizzera ha preferito spararsi in un piede, varando norme sul denaro pulito troppo in fretta", l'opinione di Giuseppe A Marca, titolare di Gam&Partners, gruppo specializzato nella gestione di fortune famigliari superiori ai 50 milioni di dollari, installatosi, un anno fa, a Panama City.
"Panama, dove per ottenere un visto permanente basta acquistare una proprietà immobiliare da 300mila dollari, la considero la mia ruota di scorta", si confida un altro finanziere elvetico, rifugiatosi sull'istmo centramericano. "Tra breve, in Svizzera, mi chiederanno di denunciare i miei clienti e, allora, ho preferito andarmene", aggiunge. "Teniamo presente - spiega, dal canto suo, Sergio Rossi, docente di economia a Friburgo - che quei clienti che non intendono pagare l'imposta liberatoria, proposta dal modello Rubik, da qualche parte devono sistemare i loro averi visto che, dalla Svizzera, se non li dichiareranno, dovranno portarli fuori".
"E non è un caso - continua il professore - se proprio di recente il Ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schäuble, ha messo in guardia Singapore, dal prestarsi a triangolazioni finanziarie sottobanco, con le banche svizzere ed i loro clienti tedeschi". Di altro parere la Frankfurter Allgemeine Zeitung secondo cui "in realtà Schäuble ha fatto un favore a Singapore, che non vede l'ora di togliersi l'etichetta di paradiso fiscale".