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Internazionalizzazione/ Squinzi vuol ballare la samba. Ai nastri Confindustria Brasile
Mercoledì, 27 marzo 2013 - 11:37:00
Internazionalizzazione/ Squinzi vuol ballare la samba. Ai nastri Confindustria Brasile - Affaritaliani.it
@andreadeugeni
Internazionalizzazione/ Squinzi vuol ballare la samba. Ai nastri Confindustria Brasile - Affaritaliani.it
Mentre è in corso a Durban il vertice dei Brics (acronimo coniato dalla banca d'affari Usa Goldman Sachs per indicare l'area dei Paesi emergenti a forti tassi di crescita come Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica), secondo quanto risulta ad Affaritaliani.it nei piani alti di Confindustria, il presidente Giorgio Squinzi pensa alla creazione di una filiale di Confindustria ad hoc per questi Paesi per accompagnare meglio il processo di internazionalizzazione delle imprese italiane in quest'area.
Il modello, secondo quanto spiegano fonti interne della federazione di viale dell'astronomia a Roma, è quello della Confindustria Balcani, confederazione che affianca le imprese tricolori sul territorio d'investimento con servizi di consulenza a 360°. Modello che Squinzi vuole replicare nei Brics, l'area più dinamica del globo entro cui l'interscambio commerciale arriverà circa a quota 500 miliardi di dollari entro il 2015, partendo dal Sudamerica con Confindustria Brasile.
Oltre all'attuale presenza in terra carioca di campioni nazionali del calibro di Fiat,
Pirelli,
Telecom
e Impregilo,
ciò che ha spinto il numero uno degli imprenditori a partire dal Brasile, è la fitta agenda di appuntamenti sportivi che stanno per partire Oltreoceano: dalla Giornata mondiale della Gioventù e confederation cup di quest'anno ai campionati mondiali di calcio nel 2014 e dalla Coppa America del 2015 alle Olimpiadi del 2016.
Eventi per i quali il governo, guidato prima da Inacio Lula e da Dilma Rousseff poi, ha investito oltre 70 miliardi di euro che si andranno ad aggiungere agli altri 190 messi in campo per la realizzazione di un'ampia rete di infrastrutture, ad altri 20 per sviluppare il sistema portuale e ammodernare così il Paese.
Un mercato da 190 milioni di consumatori, con un'estensione geografica pari a 27 volte l'Italia, che lo scorso anno ha attirato investimenti esteri diretti per 65 miliardi di dollari (il 2,9% del Pil) e dai fondamentali solidi: nelle fasi più acute della crisi il differenziale di rendimento dei titoli di Stato brasiliani a dieci anni con gli omologhi government-bond statunitensi ha toccato il punto massimo di solo 200 punti base.
Molto indietro nel confronto diretto con India e Cina, le infrastrutture sono infatti il punto debole del Brasile, ma anche il settore con le maggiori potenzialità di crescita.
La Rousseff, economista che ha raccolto l'eredità di Lula, ha deciso di coinvolgere i privati per il finanziamento, la progettazione, la realizzazione e la gestione delle grandi opere.
Volano che nei piani di Brasilia dovrebbe riportare l'economia del Paese, in rallentamento nel 2012 (0,9%, rispetto al 2,7% del 2011), ai fasti del passato: +3% il Pil nel 2013 e + quasi 4% nel 2014. tassi vicini all'aumento medio del 4,5% del periodo 2004-2010.
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Mercoledì, 27 marzo 2013 - 11:37:00
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Il modello, secondo quanto spiegano fonti interne della federazione di viale dell'astronomia a Roma, è quello della Confindustria Balcani, confederazione che affianca le imprese tricolori sul territorio d'investimento con servizi di consulenza a 360°. Modello che Squinzi vuole replicare nei Brics, l'area più dinamica del globo entro cui l'interscambio commerciale arriverà circa a quota 500 miliardi di dollari entro il 2015, partendo dal Sudamerica con Confindustria Brasile.
Oltre all'attuale presenza in terra carioca di campioni nazionali del calibro di Fiat,
Pirelli,
Telecom
e Impregilo,
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Eventi per i quali il governo, guidato prima da Inacio Lula e da Dilma Rousseff poi, ha investito oltre 70 miliardi di euro che si andranno ad aggiungere agli altri 190 messi in campo per la realizzazione di un'ampia rete di infrastrutture, ad altri 20 per sviluppare il sistema portuale e ammodernare così il Paese.
Un mercato da 190 milioni di consumatori, con un'estensione geografica pari a 27 volte l'Italia, che lo scorso anno ha attirato investimenti esteri diretti per 65 miliardi di dollari (il 2,9% del Pil) e dai fondamentali solidi: nelle fasi più acute della crisi il differenziale di rendimento dei titoli di Stato brasiliani a dieci anni con gli omologhi government-bond statunitensi ha toccato il punto massimo di solo 200 punti base.
Molto indietro nel confronto diretto con India e Cina, le infrastrutture sono infatti il punto debole del Brasile, ma anche il settore con le maggiori potenzialità di crescita.
La Rousseff, economista che ha raccolto l'eredità di Lula, ha deciso di coinvolgere i privati per il finanziamento, la progettazione, la realizzazione e la gestione delle grandi opere.
Volano che nei piani di Brasilia dovrebbe riportare l'economia del Paese, in rallentamento nel 2012 (0,9%, rispetto al 2,7% del 2011), ai fasti del passato: +3% il Pil nel 2013 e + quasi 4% nel 2014. tassi vicini all'aumento medio del 4,5% del periodo 2004-2010.
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