CONTE: UN MENTITORE seriale [lo dice il senatore Borghi]

Giuseppe Conte, il retroscena: nel mirino il Quirinale, così Rocco Casalino lo ha convinto
Giuseppe Conte, il retroscena: nel mirino il Quirinale, così Rocco Casalino lo ha convinto

Che il personaggio sia molto ambizioso, e scaltro, non è certo un mistero. Si parla del trasformista Giuseppe Conte, il premier in grado di passare da Lega a Pd con disinvoltura, rendendo a tempo record il Carroccio e Matteo Salvini i suoi peggiori nemici. Quell'avvocato del popolo che, pare, riuscirà anche a resistere all'offensiva di Matteo Renzi, tenendo in piedi il governicchio, magari a costo di creare una nuova maggioranza con i fantomatici responsabili. Sarebbe anche riuscito a convincere Sergio Mattarella della bontà dell'operazione. Insomma, complici anche alcuni alleati importanti, in primis in Vaticano, Conte resiste. E dimostra di sapersi muovere. Però, forse, si è montato la testa. Almeno stando a quanto rivela un retroscena de Il Giornale, in cui si dà conto - testuali parole - del "delirio di onnipotenza" del presidente del Consiglio.

Il punto è che, secondo chi gli è vicino, Giuseppe Conte si sarebbe messo in testa addirittura il Quirinale. "Dicono che l'avvocato covi un sogno apparentemente impossibile per uno il cui nome fino a tre anni fa non era mai comparso sulle pagine di un quotidiano. Un sogno con vista Colle", si legge sul quotidiano di via Negri.
A gonfiare ulteriormente il suo ego sarebbe stato Rocco Casalino, ascoltatissimo da Conte, che facendo leva sui sondaggi che danno il gradimento di Conte molto alto gli avrebbe messo la pulce nell'orecchio.
A rafforzare la convinzione, inoltre, il corteggiamento del Pd nei suoi confronti. Lui come successore di Sergio Mattarella.
Piano, o sogno, la cui credibilità è tutta da vedere. Ma questo sogno la dice lunga, anzi lunghissima, sulla considerazione che il premier ha di se stesso.
 
IL PAVONE AL GOVERNO: tanta apparenza, poca sostanza, per un vanitoso disorganizzato



Ieri, come notava anche Dagospia, abbiamo visto un servizio pubblico, la RAI, piegato a ritrasmettere una trasmissione del governo italiano fatta su una piattaforma privata, Facebook.
Una trasmissione praticamente inutile: da un lato le regioni del Nord più colpite avevano già annunciato le misure più dure, più restrittive rispetto a quelle annunciate dal governo, e parzialmente inutili, visto che la macchina produttiva, senza domanda, si stava già fermando.

Però Conte si è sentito in dovere di fare l’annuncio via Facebook, come , recentemente, sia Salvini sia la Meloni hanno fatto per comunicare con gli elettori. Solo che questi ultimi sono rappresentanti di partiti di opposizione, poco chiamati dalle TV mainstream, che ormai sembrano sempre più dei bollettini di guerra del governo.
Al contrario Conte ha usato Facebook per pura vanità, perchè ha cercato di guadagnare qualche decina di migliaia di follower con una mossa francamente inutile, anzi umiliante per chi fa servizio pubblico, come la RAI. Parliamoci chiaro: a questo punto, quando questa emergenza sarà finita , cosa ci impedisce di chiudere tutta la baracca della TV pubblica che costa 100 euro per ogni cittadino italiano? Questo è il devastante messaggio risultante.

La trasmissione è stata quindi approssimativa e superficiale, come tutta la comunicazione e l’attività di questo governo. Iniziata con quasi un’ora di ritardo è stata più puntuale che precisa. Alla fine non si capisce che cosa , da oggi, sarà aperto o chiuso. Che cosa si potrà trovare nei supermercati e cosa no. La Carta Igienica ci sarà o no? Ed il liquidò per sturare gli scarichi, è essenziale o no? Se salta la luce in casa posso chiamare l’elettricista? Questo verrà? Il packaging è essenziale, ma anche la manutenzione delle macchine, le filiere non sono state costruite in modo impermeabile. Soprattutto dal tre aprile cosa accadrà ai lavoratori autonomi ed alle partite? Avranno soldi sufficienti per ripartire o verranno abbandonate a loro stessi perchè, come si è letta da un votante del PD “Non in grado di competere sul mercato globale”. Perchè la Germania, in questo, è stata chiara, ed ha raddoppiato la spesa pubblica, l’Italia galleggia.
 

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