SINIBALDO
Forumer attivo

AMICI..........??????????
_______________________________________________
Decine di c/c intestati a persone comuni venivano usati per spericolate operazioni finanziarie.
Gli utili erano divisi fra gli amici di Fiorani e i titolari.
Che adesso dovranno restituire tutto.
Diciamolo: la questione è complicata.
Perché sequestrare un Canaletto custodito in un caveau, o una plusvalenza ottenuta in modo illecito, e mettere il provento del reato a dispozione della magistratura è un conto.
Ma se la plusvalenza in questione è costituita da 150 mucche e 250 scrofe, la faccenda è decisamente un po' diversa.
Per capire come la Guardia di finanza che indaga sull'affaire Antonveneta e sui maneggi di Gianpiero Fiorani e soci sia arrivata a mettere il naso,
oltre che in diverse banche svizzere e società off shore, in una stalla, bisogna fare un passo indietro.
L'indagine della procura di Milano sui conti occulti utilizzati da Fiorani per scalare nell'ombra la Banca Antonveneta è cominciata alla fine della
scorsa primavera con un esposto, presentato da Mario Zanchetti, avvocato livornese di nascita ma con studio a Milano.
All'esposto era allegato un foglietto:
vi si leggeva che nell'arco di sei mesi la Popolare di Lodi, oggi Bpi, aveva concesso a un ristretto numero di clienti fidi a tasso zero per 545 milioni di euro.
Quei soldi erano stati utilizzati tutti in un solo modo: per rastrellare azioni dell'Antonveneta.
Individuare i titolari di quei conti fu un giochetto.
Si trattava di persone fisiche e (sorpresa, ma non tanto) erano quasi tutti residenti a Brescia e dintorni, da Lumezzane a Carpenedolo.
In più, erano tutti soci di lunga data di Hopa e Fingruppo, le due società che costituiscono l'asse portante dell'impero di Emilio «Chicco» Gnutti .
Subito dopo i nomi dei rastrellatori occulti venne alla luce il meccanismo dell'operazione.
I soci di Gnutti avevano aperto conti alla Lodi sui quali la banca di Fiorani aveva fatto affluire somme variabili dai 10 ai 50 milioni di euro, immediatamente impiegati per comprare azioni della banca padovana.
Quando poi la Lodi era venuta allo scoperto, annunciando l'intenzione di voler strappare il controllo dell'Antonveneta alla olandese Abn Amro, le stesse azioni erano state girate a Fiorani, con fortissime plusvalenze.
Intascate dai prestanome che Chicco aveva messo a disposizione dei disegni di potere del suo socio Fiorani.
E poi sequestrate in un amen dalla magistratura.
È proprio arrivati a questo punto che la Guardia di finanza si accorge che non tutto quadra.
Perché oltre ai conti correnti delle teste di turco bresciane, alla Lodi, e più precisamente allo sportello numero 1, quello della sede centrale, ci sono altri conti che presentano un andamento operativo anomalo.
Ma con caratteristiche diverse rispetto a quelli impiegati nella scalata occulta.
Per cominciare, i loro titolari sono quasi tutti lodigiani.
Secondo:
i conti non sono stati aperti sul finire dello scorso autunno, ma anni prima.
Terzo:
esaminando la loro movimentazione gli investigatori si accorgono che sono stati utilizzati non solo per comprare (e rivendere) azioni
dell'Antonveneta (e comunque in quantità irrilevanti ai fini della scalata) ma soprattutto per speculare su decine di altri titoli utilizzando strumenti di alta sofisticazione finanziaria come i derivati.
Ma come facevano questi correntisti, fra cui c'erano allevatori, titolari di lavanderie ed ex calciatori, a maneggiare con disinvoltura strumenti delicati e ad alto rischio come se fossero navigati squali di Wall Street ? (A.Pergolini e F. Folda)
(CONTINUA)
_______________________________________________
SINIBALDO