Il mercato azionario sta davvero crollando per colpa dei dazi? Spoiler: No

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Ciao a tutti,
volevo aprire questa discussione perché sto leggendo ovunque che il recente calo dei mercati azionari sia colpa dei dazi commerciali, ma... è davvero così?

Personalmente, dopo aver analizzato i dati e le dinamiche degli ultimi due anni, non credo proprio che i dazi siano il vero problema. E vi spiego perché.

Guardiamo indietro di un attimo: 2022, tutti parlavano di recessione

Fine 2022: i mercati erano giù del 25% e tutti si aspettavano una recessione globale. Cina, USA, Europa... sembrava dovesse rallentare tutto.
E invece? Niente di tutto questo è successo. Da allora, l’indice S&P 500 è salito del 70% in due anni. Una performance incredibile. Ma attenzione: gli utili delle aziende non sono cresciuti di pari passo. Anzi, sono calati rispetto al 2021.

Quindi? Quel +70% non viene dalla crescita reale, ma da una cosa sola: espansione delle valutazioni.

Valutazioni alle stelle = rischio altissimo

Il rapporto prezzo/utili medio (P/E) è passato da 18 a oltre 27. In pratica, oggi paghiamo il 50% in più per ogni dollaro di utile rispetto a dieci anni fa.
È sostenibile una roba del genere, secondo voi?

Guardate anche i Treasury decennali: oggi rendono il 4,2%, e difficilmente torneremo a tassi zero. Storicamente, il mercato azionario ha un rendimento medio superiore di circa il 2% rispetto ai bond (equity risk premium). Quindi, se il rendimento atteso è sotto al 4%, c'è qualcosa che non quadra.

Se oggi volessimo allinearci alla media storica in base ai rendimenti dei Treasury, l’S&P 500 dovrebbe stare intorno ai 3.000 punti. Questo significa una potenziale discesa del 40% rispetto ai livelli attuali.

E non è un’allucinazione: situazioni simili le abbiamo già viste nel 2000, nel 1968, e nel 1929. Ogni volta che le valutazioni sono salite troppo senza basi reali, c’è stato un ritorno alla realtà. Sempre.

E l’economia USA? Bene, ma drogata dal debito pubblico

Un altro tema che mi preoccupa: il 20% del PIL americano oggi viene dalla spesa pubblica. Di questo, un quarto è finanziato a debito. Se anche solo dimezzi questa dinamica, l’impatto sulla crescita è devastante.
Tradotto: stiamo vivendo una fase di espansione non sostenibile, basata su un modello drogato.

Morale della favola: dazi o no, i fondamentali non mentono

Possiamo pure dare la colpa ai dazi, alle guerre commerciali o ai dati macro, ma la verità è che il mercato è semplicemente troppo caro.
Non è questione di panico momentaneo: è una sovra-valutazione strutturale, e prima o poi si paga.

Forse il Q1 2025 ci regalerà ancora un po’ di respiro, magari grazie ai consumi pre-dazi o a buoni numeri sul PIL. Ma nel medio periodo? Io vedo solo rischio alto e rendimento potenziale basso.
 
Ciao a tutti,
volevo aprire questa discussione perché sto leggendo ovunque che il recente calo dei mercati azionari sia colpa dei dazi commerciali, ma... è davvero così?

Personalmente, dopo aver analizzato i dati e le dinamiche degli ultimi due anni, non credo proprio che i dazi siano il vero problema. E vi spiego perché.

Guardiamo indietro di un attimo: 2022, tutti parlavano di recessione

Fine 2022: i mercati erano giù del 25% e tutti si aspettavano una recessione globale. Cina, USA, Europa... sembrava dovesse rallentare tutto.
E invece? Niente di tutto questo è successo. Da allora, l’indice S&P 500 è salito del 70% in due anni. Una performance incredibile. Ma attenzione: gli utili delle aziende non sono cresciuti di pari passo. Anzi, sono calati rispetto al 2021.

Quindi? Quel +70% non viene dalla crescita reale, ma da una cosa sola: espansione delle valutazioni.

Valutazioni alle stelle = rischio altissimo

Il rapporto prezzo/utili medio (P/E) è passato da 18 a oltre 27. In pratica, oggi paghiamo il 50% in più per ogni dollaro di utile rispetto a dieci anni fa.
È sostenibile una roba del genere, secondo voi?

Guardate anche i Treasury decennali: oggi rendono il 4,2%, e difficilmente torneremo a tassi zero. Storicamente, il mercato azionario ha un rendimento medio superiore di circa il 2% rispetto ai bond (equity risk premium). Quindi, se il rendimento atteso è sotto al 4%, c'è qualcosa che non quadra.

Se oggi volessimo allinearci alla media storica in base ai rendimenti dei Treasury, l’S&P 500 dovrebbe stare intorno ai 3.000 punti. Questo significa una potenziale discesa del 40% rispetto ai livelli attuali.

E non è un’allucinazione: situazioni simili le abbiamo già viste nel 2000, nel 1968, e nel 1929. Ogni volta che le valutazioni sono salite troppo senza basi reali, c’è stato un ritorno alla realtà. Sempre.

E l’economia USA? Bene, ma drogata dal debito pubblico

Un altro tema che mi preoccupa: il 20% del PIL americano oggi viene dalla spesa pubblica. Di questo, un quarto è finanziato a debito. Se anche solo dimezzi questa dinamica, l’impatto sulla crescita è devastante.
Tradotto: stiamo vivendo una fase di espansione non sostenibile, basata su un modello drogato.

Morale della favola: dazi o no, i fondamentali non mentono

Possiamo pure dare la colpa ai dazi, alle guerre commerciali o ai dati macro, ma la verità è che il mercato è semplicemente troppo caro.
Non è questione di panico momentaneo: è una sovra-valutazione strutturale, e prima o poi si paga.

Forse il Q1 2025 ci regalerà ancora un po’ di respiro, magari grazie ai consumi pre-dazi o a buoni numeri sul PIL. Ma nel medio periodo? Io vedo solo rischio alto e rendimento potenziale basso.
Se pubblicavi il video di Sven Carlin facevi prima, anzichè scrivere tutto il riassunto
 

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