Dall'egoismo all'Amore. (1 Viewer)

genesta

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Dice Yogananda: "Se uno non cerca di migliorare se stesso e quindi progredire, non può dare il meglio di sè agli altri".

Non solo Yogananda, ma anche gli alchimisti dicevano che per fare l'oro occorre un po' di oro.
Come può essere chiamato egoista - la domanda in fondo è questa - colui che cerca di ottenere la "sua liberazione" (e quindi in un certo senso pensa a se stesso) per poter così meglio aiutare gli altri?

Certamente, se questa è veramente la tua intenzione, nessuno può dire che sei un egoista. Ma bisogna vedere chiaramente qual è appunto l'intenzione. Se uno cerca di fare del bene per meritarsi il paradiso, di qualunque religione, non so se questo possa chiamarsi altruismo; evidentemente no, è vero? Tutto sta nell'intenzione.

L'egoismo è automatica conseguenza dell'essere uomo, cioè del concepire se stessi separati, del considerarsi inseriti in una realtà strutturata in io e non io.

L'egoismo non è qualcosa che l'uomo può non avere, come l'istinto sessuale o l'istinto materno.

L'egoismo l'uomo non l'ha solo quando non è più uomo, quando l'ha cioè superato e vive altruisticamente.

Sembra un paradosso: l'amore di sé per imparare ad amare gli altri;
ma pure, se osserviamo noi stessi con attenzione, dobbiamo concludere che ciò è profondamente vero.

Se l'uomo non avesse il desiderio di possedere beni materiali, se non cercasse di mettersi in evidenza fino ad essere celebre, se non volesse accaparrare amicizie importanti, insomma se in varie forme non cercasse di carpire qualcosa degli altri per arricchire se stesso ed il suo mondo, l'uomo sarebbe una cittadella chiusa in se stessa, inviolabile anche dagli attacchi esterni.

Se non vi fosse il desiderio di contrarre relazioni coi propri simili, sia pure dettato da ragioni egoistiche, l'uomo non incorrerebbe in quelle esperienze che a lungo andare totalmente lo trasformano, perché non vivrebbe.

Può sembrare curioso il fatto che la natura dia all'uomo, in modo congenito, una visione della realtà diametralmente opposta a quella che, poi, alfine, troverà; e ci si può chiedere come mai, in modo congenito, non dia invece la giusta concezione altruistica.

La risposta è che tutto quanto la natura attribuisce in modo automatico non è patrimonio della coscienza.

Mentre il fine dell'esistenza di ogni essere è la costituzione della Coscienza Assoluta.

Dall'incoscienza alla assoluta coscienza è la via dell'individualità, in cui sono collocati individui che esprimono, manifestano gradi di coscienza sempre più onnicomprensiva.

L'egoismo, che è incoscienza anche quando è perfettamente consapevole, è il mezzo naturale mediante il quale l'uomo scopre di essere l'indivisibile e indivisa parte di un Tutto-Uno.

Questa «scoperta» dona uno slancio incondizionato, un trasporto da nulla arrestato, un'effusione che non conosce dubbi nei confronti di tutti gli altri esseri.

Un tale intimo sentire, di cui l'uomo inizialmente può conoscere solo frammenti,
è qualcosa di simile all'amore più grande che l'uomo possa provare; benché l'amore umano, al confronto, sia come la luce di una favilla rispetto al fulgore del sole più luminoso.

L'essenza del puro amore

Se il vostro amore non conosce condizioni, dubbi, tepidezze; se amate senza essere riamati; se quell'amore vi rende costantemente felici, paghi; se ininterrottamente vi dà la pienezza; se trovate la felicità solo nella felicità degli amati; se date prima ancora che vi sia richiesto; e se l'amare è il solo compenso che gioiosamente vi ripaga di ogni
fatica, di ogni sacrificio per gli amati; voi siete fra quelli che possono lontanamente immaginare cosa sia l'Amore divino:

"Più che amare e suscitare l'amore, Dio vuole che noi siamo l'Amore stesso".

Così, se è l'amore materno che può avviare un tale miracolo, Dio ti fa madre ed Lui sarà tuo figlio.

Se l'amore è sensuale, allora Dio non si scandalizza a diventare tuo amante.

Se sarà l'amicizia a potere tanto, Dio sarò il tuo fedele amico.

Ma se sarà l'amore agli altri, anonimi, allora in ognuno di essi Lo vedrai quale veramente Egli é e comprenderai, essendolo tu stesso, l'essenza del vero amore".

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Il vero amore, che non è un movimento dell'io, lo sperimentiamo solo quando dimentichiamo l'io.

Il vero amore è insito nella natura stessa dell'uomo.

Il vero amore non sa pensare nei termini dell'io.

E' lamore che fonde con tutto l'Universo, con piena consapevolezza.

E' l'amore che fonde mio e tuo, io e te.

L'amore ripeto, nella sua vera essenza, nella sua luce vera, nella sua apparizione finale, è della natura dell'Assoluto; ma prima di allora l'individuo passa attraverso varie fasi, così come la sua coscienza: da un chiuso egoismo ad un affetto verso quelli che gli sono vicini e che in qualche modo gli sono utili e necessari.

Questo affetto, seppure avvolto da un profondo ed essenziale egoismo, ha tuttavia un aspetto, una parvenza di amore.

E andando oltre, da questo affetto interessato ad un primo affetto disinteressato che sorge per simpatia, per identità di vedute con una o più creature; ed oltre ancora, fino ad un affetto per ogni creatura, simpatica o non.

A mano a mano che questo affetto sboccia sempre più naturalmente e sempre meno provocato da interesse o da simpatia, sempre di più la sua natura si sublima, si affina, procede verso quell'amore assoluto che è la perla, la meta dell'uomo evoluto.

E quanti sono i traguardi, prima di giungere a quella meta!

Così, se non vi fossero gli affetti egoistici, familiari, umani - chiamateli come volete - non potrebbe esservi domani l'amore vero, quello che pur essendo tutt'altra cosa dagli affetti umani ed egoistici, tuttavia ebbe in quelli il suo fertile terreno.



Il prossimo è noi stessi

Noi operiamo continuamente delle discriminazioni; cataloghiamo le creature, troviamo quello che hanno di diverso e ne facciamo un pretesto per distinguerci da loro, isolandoci e differenziandoci da loro.

Conseguenza di tale differenziazione è il dire: "Io non farei mai e non direi mai quello che ha fatto o che ha detto quella persona".

Tuttavia, nelle stesse condizioni, allo stesso grado di evoluzione, con le stesse esperienze da vivere, con tutta probabilità ci comporteremmo allo stesso modo di coloro che giudichiamo.

E non può essere che così, dal momento che il nostro prossimo è simile a noi stessi.

Amare realmente, che cosa vuol dire? Vuol dire rinunciare alla vicinanza della persona cara, se questo le è necessario: significa rinuncia!

Amare significa devozione senza ottenere riconoscenza.

Se si é capaci di donarsi senza che l'oggetto dell'amore lo sappia, senza attendere ricompensa, quello è vero amore!

L'amore è in se stesso premio di chi ama.

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Quella dell'amore che fa soffrire è una fase transitoria. Se Dio vuole, il vero amore è quello che fa gioire.

All'inizio si chiama amore anche una forma estremamente possessiva, che niente ha dell'amore vero e proprio, perchè è solo il desiderio di possedere una persona per farle fare quello che si vuole e nient'altro.

Poi, invece, è chiamato più propriamente amore quello per cui si comincia a vedere che la persona amata ha bisogno della sua libertà, delle sue esperienze, e si riesce ad amarla e a non soffrire lasciandole la sua autonomia.

E questa fase è ancora superata quando si trova il senso della vera unione, in cui si spegne ogni timore; anzi la gioia diventa ancora maggiore quando vedi la persona amata completamente libera di fare quello che vuole di se stessa, anche se magari desidereresti che facesse quello che vuoi tu.

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Conoscere se stessi per arrivare ad amare se stessi.

Amare se stessi per comprendere come amare i propri familiari, i propri vicini.

Per accorgersi, poi, che non si può soltanto amare taluni, ma chiunque abbia bisogno d'amore.

Tutto questo avviene attraverso ad un passaggio graduale, in modo lento, ma in senso ascendente.

Questo é il ritmo naturale della evoluzione individuale. Che porta a tappe cui tutti debbono giungere.

Ciascuno con il proprio modo di vivere e di esistere, e che nessuno può giudicare all'infuori di se stesso.

Non v'é, quindi, nessuna colpa da attribuire a nessuno.

Per cui, se guardiamo qualcuno "essere rimasto indietro", ricordiamoci che esso sta percorrendo la medesima strada che noi abbiamo già percorso.
 

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