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Questi malvagi inglesi... proprio non vogliono lasciarlo in pace, nemmeno per le vacanze
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Copio da Repubblica.it:
Politica, affari e processi
l'Economist sfida Berlusconi
di GIANLUCA LUZI
ROMA - L'indirizzo è: Silvio Berlusconi, Presidenza del consiglio dei ministri, Palazzo Chigi, 370 piazza Colonna, Rome 00187. La data risale all'altro ieri, 30 luglio. E la firma è quella del direttore dell'Economist, Bill Emmott. "Le scrivo per porle delle domande, le cui risposte, credo, l'opinione pubblica ha il diritto di ascoltare. Dal momento che questo non è più possibile nei tribunali italiani, queste domande devono essere poste in pubblico e ad esse si deve rispondere in pubblico".
Dopo essersi chiesto nell'aprile del 2001, alla vigilia delle politiche, se Berlusconi fosse adatto a governare l'Italia. Dopo aver posto nel maggio di quest'anno, alla vigilia del semestre europeo di presidenza italiana, la domanda se il Cavaliere fosse la persona giusta per governare l'Europa, ora il settimanale inglese Economist torna a occuparsi del premier italiano dedicandogli la copertina, dove appare con una espressione che non piacerà affatto ai suoi image maker, e un titolo assai esplicito: "Caro Mr. Berlusconi. La nostra sfida al primo ministro dell'Italia".
All'interno, l'autorevole settimanale inglese pubblica un lunghissimo e dettagliatissimo dossier diviso in sei capitoli, ognuno dei quali riguarda l'intreccio delle vicende politiche, imprenditoriali e processuali del premier:
"L'affare Sme", "Le sue dichiarazioni spontanee", "La diffamazione di Romano Prodi", "La sua richiesta di una medaglia d'oro", "Gli altri suoi processi", "Gli inizi della sua carriera".
Ogni capitolo si conclude con una domanda. "Crediamo - scrive il direttore dell'Economist nell'editoriale che accompagna il dossier - che avendo fatto asserzioni che non sembrano concordare con le prove, Berlusconi debba spiegare pubblicamente perché le prove sono sbagliate.
Per questo, sulla Sme e sugli altri processi e sulle altre vicende, inviamo il nostro intero dossier al primo ministro a Palazzo Chigi a Roma, come una lettera aperta sfidandolo a rispondere alle nostre numerose domande", perché "un primo ministro in carica dovrebbe rispondere al tribunale dell'opinione pubblica".
Il giudizio del giornale inglese su Berlusconi è pesantissimo: "Lungi dall'essere, come rivendica, l'uomo che sta creando una nuova Italia, è il primo rappresentante e prosecutore del peggio della vecchia Italia. Per Berlusconi - afferma l'articolo - la politica è stata un mezzo per raggiungere il successo negli affari. E continua ad esserlo".
Per esempio con la legge Gasparri, con cui "la televisione di Stato verrà privatizzata in modo da non sfidare le sue emittenti private e da permettergli di estendere il suo impero dei giornali".
In sostanza, "non è questione di un ricco uomo d'affari che adesso utilizza i suoi talenti per riformare l'Italia e darle una voce più importante nel mondo, sebbene non ci siano dubbi - concede l'Economist - che Berlusconi è sincero quando dice che vorrebbe fare queste cose.
E' questione di un ricco imprenditore che sta usando il suo potere politico per favorire i suoi affari, respingendo le inchieste giudiziarie contro di lui e facendo approvare nuove leggi e regolamenti per i suoi interessi".
Per questi motivi "l'Economist è preoccupato sia per l'oltraggio nei confronti del popolo italiano e del suo sistema giudiziario, sia perché è il caso europeo più estremo di abuso da parte di un capitalista, della democrazia nella quale vive ed opera".
Quando Berlusconi definì l'europarlamentare tedesco Martin Schulz un "kapò nazista", si giustificò dicendo che era una "battuta". Ma "molti non riuscirono a vedere la battuta. E il pasticcio che ne è seguito con il governo tedesco ha avuto un effetto paradossale: ha distolto l'attenzione dalla vera accusa fatta con gran rumore dal parlamentare, che Berlusconi ha sfruttato la sua maggioranza parlamentare per porsi al dì la della legge. Perché questo è quello che ha fatto". E l'Economist elenca tutti i provvedimenti pro-Berlusconi in tema di giustizia approvati dal Parlamento, fino alle rogatorie bloccate dal ministro Castelli.
Ma perché "stiamo continuando a indagare su di lui e a porgli domande" a partire da quegli articoli del 28 aprile del 2001, quando "dicemmo che non era adatto a guidare l'Italia"? La risposta è: "Importa se l'Italia è governata da un uomo indagato dai magistrati per riciclaggio di denaro e accusato di essere uno spergiuro, un falsificatore di conti di società e un corruttore di giudici, tra le altre cose? Berlusconi evidentemente lo pensa, dal momento che ci ha querelato per diffamazione dopo quell'articolo: deve pensare che queste accuse danneggiano la sua reputazione e che (dal momento che porta avanti la causa) i tribunali sono idonei a proteggerlo anche se vuole l'immunità negli altri casi".
(1 agosto 2003)