DEVO SMETTERLA DI MANDARE LA GENTE A QUEL PAESE... STO CREANDO ASSEMBRAMENTI

DANY1969

Forumer storico
:mumble::d:
Buona settimana a tutti :)
E niente... il primo round delle festività è passato... ora aspettiamo il secondo e vediamo di concludere sto disgraziato 2020 :rolleyes:
Intanto possiamo continuare a sognare :lovin:: Tharros (San Giovanni di Sinis), Piscinas, Tempio di Antas e Pan di Zucchero :)
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Il Cattivo del Mondo, il presidente Trump, vaccinerà 20 milioni di americani, il 7% della popolazione in tre settimane.

Un risultato organizzativo non indifferente.

La Commissione Europea, la “Maestrina” del mondo, ha fallito completamente anche in questo campo.


Non lo diciamo noi, ma gli stessi tedeschi della Spiegel,
fra i pochi con un dividendo positivo dall’Unione che quindi avrebbero tutto l’interesse a difenderla.


Prima di tutto l’EMA, organo europeo sui farmaci, si è mosso con notevole pigrizia nel’analisi dei vaccini e nella loro autorizzazione.

Queste sono avvenute con 10 giorni di ritardo rispetto a Regno Unito ed USa, e, aggiungiamo noi,
non si è spinto all’analisi dei dati di vaccini extra europei, che comunque avrebbero potuto essere utili nell’immediato, come lo Sputnik V o il Sinovac.


Perché respingerli quando avrebbero permesso comunque qualche milione di dati in più?


Secondo la Commissione ha sbagliato completamente gli ordini dei vaccini.

In teoria sono stati ordinati 1,3 miliardi di dosi, ma non si tratta di un valore significativamente grande se comparato agli ordini degli altri paesi:



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Fra i paesi avanzati l’Unione si piazza bellamente agli ultimi posti.

Tutta la “Prevenzione” europea si è rivelata ben poca cosa.

I tedeschi, a ragione, probabilmente pensano che avrebbero potuto far di meglio da soli,
e sicuramente hanno ordinato milioni di dosi dalla propria società interna Curevac, che però sarà pronta solo in estate.


Un altro grande problema è stata la distribuzione degli ordini:

Invece che concentrarli sulle società che sono arrivate prima sul mercato,
si sono distribuiti un po’ a tutti, anche ad Astra-Zeneca, che ha avuto problemi nello sviluppo di un vaccino efficacie,
tanto da ritardarne il lancio, e di Sanofi che ha rivelato di essere pronta con il proprio prodotto solo dal 2022.


Alla fine l’enorme macchina burocratica europea si è rivelata molto meno efficiente delle leggere strutture svizzera o britannica,
molto più abili nella scelta dei prodotti e nell’accaparrarsi le prime dosi.

Perchè far parte di un colosso burocratico tirato dalle lobby farmaceutiche per la giacchetta non assicura scelte ottimali.

Infatti gli ordini dell’Unione si sono concentrati su AstraZ eneca, che forse sarà approvato,
ma nel regno Unito, entro fine anno (in Europa non si sa…)
e Sanofi, che arriverà fra un anno.


I dati quindi sono impietosi:

  • Gli USA si sono accaparrati 600 milioni di dosi del vaccino Pfizer e 500 milioni di Moderna, sufficienti a coprire buona parte della popolazione;

  • l’Unione si è assicurata 200 milioni di dosi di Pfizer ed una quantità molti inferiore di Moderna.

  • Pfizer produrrà altre 100 milioni di dosi, ma “Successivamente”….

Quindi c’è da vaccinare neanche un quarto della popolazione europea, il che è un flop clamoroso.


I tedeschi ne sono ben coscienti, e faranno di tutto per accaparrarsi il maggior numero di dosi possibile.

Già si è visto in questa prima fase, con la Germania che ha ricevuto 150 mila dosi, e l’Italia 10 mila.


Un paese serio, senza il Governo Conte, si metterebbe all’opera per sanare il problema

utilizzando tutti i contatti per accaparrasi qualche milione di dosi extra,

ma il disegno nostrano è quello d’infischiarsene della salute dei cittadini

e tenere il lockdown fino, chissà, a giugno, dando il colpo finale al nostro sistema economico.
 
Lo ripeto da mesi. Virus simil-influenzare, più cattivo di un'influenza,
ma più cattivo anche perchè non viene curato adeguatamente all'insorgere dei primi sintomi.
E come tutti i virus simil-para-influenzari.....varia ....e varierà ogni anno.
.......e tutti zitti zitti.......a coprire la - magari - quasi inutilità del vaccino nel futuro.


Nel secondo giorno di vaccinazioni, spunta anche la variante italiana.

Secondo l’Adnkronos, precederebbe anche la variante inglese.



"Circola dai primi di agosto in Italia una variante” di coronavirus Sars-CoV-2 “molto simile alla famigerata variante inglese”.

Una “variante italiana” scoperta a Brescia, “che precede la variante emersa solo a fine settembre nel Regno Unito
per poi diffondersi in Europa, Italia inclusa, e potrebbe anche esserne un precursore”.

Lo annuncia all’Adnkronos Salute Arnaldo Caruso, presidente della Società italiana di virologia (Siv-Isv),
ordinario di Microbiologia e Microbiologia clinica all’università degli Studi di Brescia, direttore del Laboratorio di microbiologia dell’Asst Spedali Civili.


Ma come si è arrivati a descrivere la variante italiana?

“Casualmente – racconta Caruso – osservando una persistenza virale anomala in un paziente che aveva sofferto di Covid-19 in aprile.
Anche dopo la guarigione, i tamponi effettuati da agosto in poi avevano sempre dato esito positivo con virus ad alta carica.
A novembre ci siamo decisi a sequenziare il virus per capire il perché di questa persistenza, e con nostra sorpresa
ci siamo resi conto di avere identificato una nuova variante, simile ma non identica alla variante inglese che iniziava a circolare anche in Italia.
A questo punto abbiamo sequenziato anche un campione dello stesso paziente ottenuto ad agosto”.


La scoperta? “La Spike variata era già presente allora, con tutte le sue mutazioni”.


“Non sappiamo se la variante inglese è emersa esattamente a fine settembre, così come la nostra ai primi di agosto”, precisa il numero uno dei virologi.

“Un’analisi temporale delle sequenze di Sars-CoV-2, effettuata dal gruppo di Massimo Ciccozzi”,
epidemiologo dell’università Campus BioMedico di Roma,
“ci dice che questa nuova variante italiana potrebbe essersi generata intorno ai primi di luglio.


Quella isolata a Brescia potrebbe in parte giustificare e far capire perché noi abbiamo avuto a ottobre e novembre, soprattutto in Lombardia,
così tanti casi con una diffusione molto facile del virus in aree particolari”.
 
Striscia la notizia denuncia gli stranieri, sciacalli della beneficenza,
che fanno affari d’oro rivendendosi a caro prezzo il cibo avuto, gratis, in beneficenza
.


Ma i buonisti attaccano Salvini volontario per un giorno….


Le feste di Natale, per quanto blindate, hanno quasi fatto passare sotto silenzio il servizio di Striscia la notizia
(qui il video dal sito del programma) firmato da Max Laudadio, che denuncia l’ignobile mercato messo in piedi dagli immigrati soprattutto,
fatto con il cibo donato da una delle associazioni di volontariato più attive in città
che da tanti anni si occupa di dare da mangiare a tutti quelli che ne hanno più bisogno: quella di Pane quotidiano.

Code di centinaia di indigenti, diventate nelle settimane, migliaia di persone in difficoltà, messe in ginocchio dall’emergenza sanitaria e dalle sue restrizioni.

Ebbene, a quelle code fanno da inaccettabile contraltare le immagini registrate dall’inviato del tg satirico di Canale 5,
dei mercatini improvvisati soprattutto dagli stranieri sui marciapiedi e sotto le pensiline delle fermate degli autobus.

Gruppi di furbetti, prontamente ribattezzati gli sciacalli della beneficenza, che rivendono illegalmente cibo donato loro gratuitamente.


Il caso, rilanciato ancora in queste ore sui social, da utenti imbufaliti, continua a far deflagrare, sottotraccia,

una bomba a cui l’indifferenza e l’ipocrisia politically correct degli immancabili buonisti, rischia di mettere il silenziatore.
 
Una vergogna. Come la buffonata di chiudere in zona rossa per 10 giorni
tutte le attività commerciali, giorni che potevano garantire un certo rientro da costi insostenibili.
Si vuole solo la distruzione delle attività, per favorire il commercio via internet.
Ma chi darà sostegno a tutti i lavoratori senza lavoro ?


A tre giorni alla fine del’anno e alla scadenza dell’ultimo Dpcm resta la spada di Damocle su milioni di imprese italiane.

Quando riapriranno palestre, cinema e centri estetici e in generale quelle attività chiuse ormai da tempo?
Ed i centri turistici montani ?
lg.php



Il Dpcm in vigore scade il 15 gennaio e soltanto a ridosso di quella data si decideranno le nuove aperture.

Al momento, però, il governo non lascia trapelare grandi speranze.

Inizialmente si pensava che le riaperture potessero avvenire già a metà gennaio,
ma tutto è in divenire, con il Comitato tecnico scientifico che dovrebbe dare la propria opinione nei prossimi giorni anche in base ai dati sui contagi.

Entro l’Epifania il Cts conta di elaborare una serie di proposte che si stanno studiando "insieme agli esperti del ministero dello Sport".
 
Il fenomeno virus sta avendo conseguenze in territorio psicologico, economico, sociale e perfino morale, oltre che ovviamente nella salute.

Psicologico perché sia coloro che ne sono infettati, sia coloro che non lo sono, vivono nella paura, nel timore, nel sospetto.


Vi sono persone che non escono da casa,

persone che evitano morbosamente i contatti,

persone che ricordano con angoscia il male anche se è dietro di loro.



Gli effetti sociali di questa mentalità si riscontrano con conseguenze inabissanti nella ristorazione, nei bar, nei teatri, nei ritrovi, nei viaggi, negli alberghi.


La fobia del contatto incide anche sulle riunioni, i cosiddetti assembramenti, quindi ha una incidenza sia economica sia sociale.

Il distanziamento non è bastato a rassicurare.

Se poi il rimedio è la chiusura di queste attività, si raggiunge una conseguenza problematica, i

l massimo danno per l’economia volendo tutelare la salute.


Ma si tutela così la salute?


In ogni caso si rovina l’economia.

I ceti medi produttivi avranno un durissimo male da questa decisione e situazione.

Forse se ne avvantaggeranno i grossi centri commerciali, sicuramente le vendite via internet,
ma il commercio minuto, ristorazione, bar, alberghi, teatri, non sosterrà l’evento.

Oltretutto vi sarà una carovana di disoccupati.


C’era altro modo per difendere la salute?


La chiusura è l’unico modo?


Parallelamente a questa situazione vi è una imponente ristrutturazione nel sistema produttivo:

lavoro da casa (smart working),

commercio online,

informatizzazione, anche della scuola,

robotica,

intelligenza artificiale.

E un tentativo di deindustrializzare l’economia.

Ma sono annunci, più che realtà, come la ricerca di energie rinnovabili.


Che ne sarà dell’occupazione è un mistero.


Elargire denaro a chi non lavora può sussistere nei tempi brevi.


Il virus risulterà mortale più per la crisi economica e sanitaria che per la potenza dello stesso. E’ vero.


Discutere se tutto è voluto da poteri che intendono decimare la popolazione,

suscitare milioni di disoccupati che si svendono,

attuare una rivoluzione nel sistema produttivo,

può essere rilevante dal punto di vista cognitivo.

Ma non scioglie la situazione, che è quella descritta.


Una vera e propria decimazione del potere contrattuale dei ceti medi e del proletariato.


Questi i fatti.


Sarebbe ora che ceti medi e proletariato si svegliassero dall'oblio generato dal terrore mediatico.
 
Covid e imprese sull’orlo del baratro.

Il 2020 sarà ricordato anche perché la crisi sanitaria del coronavirus ha picchiato duro sul fronte imprese.

Gli ultimi dati Istat sono relativi ad un’indagine campionaria molto ampia
(riferita ad un universo di 1.019.786 imprese di 3 e più addetti che operano nel settore dell’industria e dei servizi).

Stima effettuata tra ottobre e novembre.

Ebbene i dati parlano di 73.000 imprese chiuse, vale circa il 7,2% del totale.

Ma le stime che arrivano dalle associazioni di imprenditori vedono nero,
anche e soprattutto per i primi tre mesi del 2021
: sono di oggi le cupe previsioni di Confcommercio.

Parlano di chiusura definitiva di oltre 390mila imprese del commercio non alimentare e dei servizi di mercato;
fenomeno non compensato dalle 85mila nuove aperture, per cui la riduzione del tessuto produttivo
nei settori considerati ammonterebbe a quasi 305mila imprese (-11,3%).


Di queste, 240mila, esclusivamente a causa della pandemia.


Anche per Confesercenti – leggiamo nell’analisi dell’Adnkronos – a causa del Covid,
sono a rischio chiusura 150mila imprese del terziario; (80mila nel commercio e 70mila nel turismo).


Per Confartigianato un’impresa su 5 (il 21%) è soggetta a rischi operativi e avrà difficoltà nel proseguire l’attività nei prossimi mesi.


Occorre infatti tenere conto – leggiamo – che la situazione negli ultimi mesi del 2020 si è come ‘cristallizzata’
per via degli aiuti e degli ammortizzatori sociali messi in campo dal governo.

E molte imprese per ora ‘sopravvivono’, ma con l’inizio del nuovo anno si rischia invece un’impennata di chiusure e licenziamenti.

Non ci sono, infatti, solo i numeri che indicano le chiusure ad allarmare, ma anche quelli relativi allo stato di difficoltà operativo delle aziende:
come il calo del fatturato, la crisi di liquidità e l’aumento del ricorso al debito bancario.


Il rischio ora è che l’escalation dei contagi, pur in assenza di un lockdown nazionale, possa essere devastante per imprese e lavoro.


Questo rischio viene sottolineato anche dalla Fondazione studi dei consulenti del lavoro
nell’indagine ‘Crisi, emergenza sanitaria e lavoro nelle Pmi‘: 2 imprese su 10 di quelle ad oggi aperte potrebbero chiudere.

Sempre secondo l’analisi (svolta presso un campione di 5.000 consulenti del lavoro tra il 22 settembre e il 19 ottobre) si prevede:

il 31,8% dei consulenti del lavoro individua tra il 10 e 20% la quota di imprese che potrebbero interrompere la propria attività.

E questo a seguito sia di un eventuale nuovo picco pandemico che a un inasprimento delle misure restrittive;

il 48,4% formula previsioni ancora peggiori, individuando tra il 20 e 30% (il 26,9%) e superiore al 30% (21,5%).


La difficoltà ad andare avanti
per le imprese italiane viene fotografata dall’Istat nell’ultimo report relativo a dicembre 2020:

a metà novembre, il 68,9% delle imprese italiane ha dichiarato di essere in piena attività;

il 23,9% di essere parzialmente aperta e di svolgere la propria attività in condizioni limitate.

Il 7,2% ha invece dichiarato di essere chiuso: si tratta di circa 73 mila imprese, che pesano per il 4,0% dell’occupazione.


Di queste, 55 mila prevedono di riaprire mentre 17 mila (pari all’1,7% delle imprese e allo 0,9% degli occupati) non prevedono una riapertura.

A cadere di più sono state le piccole e piccolissime imprese e quelle che operano al Sud:
come dire che la crisi ha trovato terreno fertile su un tessuto già fragile.

L’85% delle unità produttive “chiuse” sono infatti microimprese; e si concentrano nel settore dei servizi non commerciali:
58 mila unità, pari al 12,5% del totale, in cui è elevata anche la quota di aziende parzialmente aperte (35,2%).


Palestre, attività sportive, discoteche presentano la più alta incidenza di chiusura.

Seguono i servizi alberghieri e ricettivi e dalle case da gioco.

Una quota significativa di imprese attualmente non operative si riscontra anche nel settore della ristorazione.

Circa 30 mila imprese di cui 5 mila non prevedono di riprendere;

e in quello del commercio al dettaglio (7 mila imprese).

Il 28,3% degli esercizi al dettaglio chiusi non prevede di riaprire

rispetto all’11,3% delle strutture ricettive,

al 14,6% delle attività sportive e di intrattenimento;

e al 17,3% delle imprese di servizi di ristorazione non operative.


Tra le imprese attualmente non operative, quelle presenti nel Mezzogiorno sono a maggior rischio di chiusura definitiva:

il 31,9% delle imprese chiuse (pari a 6 mila unità) prevede di non riaprire,

rispetto al 27,6% del Centro;

al 23% del Nord-Ovest;

e al 13,8% del Nord-Est (24% in Italia).


Tra i fattori di difficoltà, la riduzione di fatturato dichiarata dal 68,4% delle imprese (che rappresentano il 66,2% dell’occupazione):
e questo relativamente al periodo giugno-ottobre 2020 rispetto allo stesso periodo del 2019.

Nel 45,6% dei casi il fatturato si è ridotto tra il 10% e il 50%.

Nel 13,6% dei casi si è più che dimezzato

e nel 9,2% è diminuito meno del 10%.


Anche le previsioni che esprimono le imprese non sono rosee.

Per il periodo dicembre 2020 – febbraio 2021 – dice ancora l’Istat –
il 61,5% delle imprese prevede una contrazione del fatturato rispetto agli stessi mesi dell’anno precedente.

Nel 40% dei casi il calo è previsto tra il 10 e il 50%;

nel 15,1% di oltre il 50%;

e nel 6,4% di meno del 10%.


Le valutazioni negative sono diffuse nei settori più colpiti dalla crisi;
ossia servizi di alloggio (42,1%), ristorazione (31,9%), agenzie di viaggio e tour operator (35,8%);
attività sportive, di intrattenimento e divertimento (32,2%) e attività creative e artistiche (31,6%).


C’è poi un altro importante osservatorio della vita delle imprese: ed è quello di Unioncamere, delle Camere di commercio.

Sono loro a segnalare un altro fattore di grave difficoltà delle imprese, conseguenza dell’emergenza sanitaria:

la scarsità della liquidità che tocca due imprese su cinque del commercio.

Fattore che ha indotto molte imprese a richiedere nuove linee di credito pur senza requisiti di affidabilità.

I primi mesi del 2021 restituiranno, dunque, osserva Unioncamere “dati di peggioramento delle cessazioni.

Che probabilmente si sommeranno al picco stagionale del fenomeno:
le imprese infatti tendono a concentrare le cancellazioni nei primi mesi dell’anno, e in particolare a gennaio e febbraio.

Con un ulteriore incremento di chiusure legato alla valutazione degli imprenditori di interrompere l’attività a conclusione del bilancio dell’annus horribilis 2020”.
 
L’OMS sta cercando di fare un po’ di chiarezza sulle voci relative al vaccino,
ma si tratta di una lotta senza sosta contro mass media che sembrano piuttosto sordi alla scienza,
quando questa non corrisponde con i suoi desiderata o con quelli dei governi.



Soumya Swaminathan, capo ricercatore dell’OMS, ha partecipato ieri ad un meeting online nel quale ha confermato quello che molti scienziati hanno detto già da tempo:


"I don't believe we have the evidence on any of the vaccines to be confident that it's going to prevent people from actually getting the infection and therefore being able to pass it on”, says WHO Chief Scientist @doctorsoumya pic.twitter.com/QdTvzj7Nyd

— Disclose.tv (@disclosetv) December 28, 2020


Non credo che abbiamo le prove per nessuno dei vaccini che ci permettano di ritenere che siano in grado attualmente d’infettarsi e quindi di trasmetterla


Praticamente lo scienziato dell’OMS afferma che i vaccini attuali sono in grado di abbattere gli effetti dell’infezione sul singolo,
quindi di abbassarne effetti e mortalità, ma non sono in grado di evitare d’infettarsi.

Praticamente c’è il rischio di trasformare ogni vaccinato in un “portatore sano”, che non ha sintomi, ma può trasmettere l malattia.


Bisogna sottolineare tre punti:


  • il fatto di non avere sintomi viene ad abbassare fortemente la possibilità di infettare gli altri, comunque;

  • in realtà non si è sicuri neppure dell’opposto perchè i test finora effettuati sui vaccini Pfizer e Moderna
  • non si sono occupati di questo aspetto. Sicuramente, con il tempo, questo punto sarà chiarito;

  • il primo, vero, test sull’efficacia generali dei vaccini partiranno il prossimo mese,
  • quando 2500 inglesi precedentemente vaccinati con i vaccini Pfizer e Moderna
  • verranno infettati volutamente con il virus del covid-19 e quindi avremo i dati veri,
  • “In corpore vili”, dell’efficacia oggettiva del vaccino e della sua capacità di limitare la trasmissibilità del virus.

Il fatto che, con le conoscenze attuali, non si possa escludere che i vaccinati trasmettano il virus

rende perfettamente inutili tutti i vari discorsi di “Liste di chi non si vuole vaccinare da rendere pubbliche” (Spagna),

“Braccialetti verdi” per i vaccinati o di “Passaporti vaccinali”.


I vaccinati, allo stato attuale, prevengono solo i danni su se stessi.


Tutto il resto è, scientificamente, fuffa.
 
DANY si continuiamo a sognare, sono più di 40 anni che vado in Sardegna e sono posti incredibilmente belli. Quasi tutti, dico "quasi" quello che posti lo ho visto e quasi quasi ci si commuove, ma la Sardegna per me è come la cioccolata, non finiresti mai di mangiarla :angel:
 
DANY si continuiamo a sognare, sono più di 40 anni che vado in Sardegna e sono posti incredibilmente belli. Quasi tutti, dico "quasi" quello che posti lo ho visto e quasi quasi ci si commuove, ma la Sardegna per me è come la cioccolata, non finiresti mai di mangiarla :angel:
Queste foto e le precedenti le ho prese dall'archivio di mio fratello... ma spero, prima o poi, di poter vedere quei luoghi dal vivo!
Il paragone con la cioccolata direi che calza a pennello :)
 

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