Ai drogati interessano solo i QE quindi si sale, SP500 2200 a breve.
L'America manipolata dei Duke e la realtà che avanza - Rischio Calcolato
Immagino che tutti abbiate visto “Una poltrona per due” e ricordiate come i fratelli Duke insegnassero a Billy Ray Valentine il funzionamento del mercato futures nelle commodity alimentari. Bene, i Duke avevano però anche un’altra particolarità, ovvero quella di voler vincere facile truccando il gioco. Il governo statunitense e alcune agenzie federali gli somigliano molto, come ci dimostrano questi due grafici,
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dai quali si desume che nel corso degli ultimi cinque anni, oltre il 20% dei guadagni iniziali legati al dato delle vendite al dettaglio siano stati di fatto rimossi da revisioni al ribasso seriali nei mesi successivi. Per il 65% delle volte, un buon dato iniziale garantiva la prosecuzione dei rally in Borsa e la narrativa della grande rispesa obamiana, salvo poi essere rivisto al ribasso un mese dopo od oltre. Parliamo di 35 revisioni al ribasso e 19 al rialzo per un spread aggregato tra il dato iniziale e quello rivisto di oltre 5 punti percentuali. Insomma, diciamo che se la Cina viene accusata ad ogni piè sospinto di truccare i propri dati macro, anche negli Usa non sono da meno. Il fatto è che alla fine i conti con la realtà tocca farli e questi altri due grafici ci dicono che anche Wall Street comincia a non credere più alle promesse e ai dati “imbellettati”, visto che anche il consensus sulle aspettative per la crescita nel secondo trimestre di quest’anno è sceso ora al 2,70% contro il 3% – il GDPNow della Fed di Atlanta già oggi è a un anemico 0,7% – e l’intero trend per il Pil 2015 vede ora le aspettative dei professionals scese solo al 2,5%, come ci mostrano questi grafici.
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D’altronde, la cosa non deve stupire, visto che proprio da Wall Street stanno arrivando silenziosi segnali di un timore crescente. L’ultimo ce lo offre l’ADX (Avarage Directional Index), di fatto un indicatore della forza (o dell’assenza di forza) di un trend prevalente in un determinato periodo, questo a prescindere della direzione del trend. Bene, un numero alto significa un mercato con forte trend, mentre basso il contrario e solitamente il periodo preso in esame è di 14 giorni.
Le letture più recenti l’ADX applicato all’indice S&P 500 sono state tra le più basse degli ultimi 65 anni, di fatto indicando un mercato senza trend. Di più, per parecchi giorni nelle ultime due settimane l’ADX ha raggiunto quota 9 e dal 1950 ad oggi questo livello è stato toccato soltanto in 42 giorni, ovvero lo 0,25% del totale.
C’è poi un ultimo dato che dovrebbe far riflettere, ovvero il Q di Tobin. Esatto, il modello sviluppato dal premio Nobel, James Tobin, che compara il valore totale dei titoli azioni con il valore degli assets loro sottostanti, ad esempio impianti, magazzini ed equipaggiamenti (i cosiddetti replacement costs). In accordo al Q di Tobin, oggi le equities in Usa hanno un valore superiore di oltre il 10% rispetto ai replacement costs degli assets sottostanti, una situazione che si era verificata soltanto altre due volte: nel 1929 e nella bolla Internet. Pessimismo? Quasi certamente sì ma cominciano ad essere troppi i segnali del fatto che l’America dei Duke stia lasciando il passo a quella che dovrà fare i conti con la realtà, ovvero con un decoupling tra valore del mercato azionario e dati macro mai conosciuto.
Sicuramente finirà tutto bene grazie alla bacchetta magica della Fed ma le prime crepe nel muro dell’ottimismo a oltranza cominciano a intravedersi.