Orb (fenomeno)
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Orb è un termine di
lingua inglese che definisce un effetto ottico risultante in piccole sfere
[1] (somiglianti a
globi di luce) che talvolta appaiono nelle immagini fotografiche o nei filmati pur non corrispondendo ad oggetti visibili ad occhio nudo.
Indice
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1 L'effetto ottico
2 Una semplice verifica sperimentale
3 Ipotesi paranormali
4 Note
5 Altri progetti
6 Collegamenti esterni
L'effetto ottico
Il fenomeno è attribuibile a cause fisiche molto semplici.
Gli orb non sono altro che oggetti fuori fuoco, e la loro forma circolare è dovuta alla diffrazione; il fenomeno si manifesta più facilmente con le
fotocamere digitali compatte, che hanno il flash più vicino all'ottica (più in asse), mentre con le fotocamere reflex, gli orb appaiono con maggiore difficoltà. Nessun tipo di fotocamera (digitale o meno) è totalmente immune al fenomeno.
Un
gran numero di foto di "orb" condividono alcune caratteristiche comuni:
essere scattate con
macchine fotografiche digitali compatte
essere scattate in un ambiente buio
essere scattate con l'uso del flash
essere scattate in ambienti con polvere o
particelle liquide in sospensione non visibili ad occhio nudo
[2]
La luce intensa emessa dal flash colpisce le particelle nell'aria (pulviscolo, pollini, pioggia), che hanno forma assimilabile ad una sfera. I raggi luminosi emessi dalla lampada colpiscono la superficie esterna delle particelle sul lato orientato verso l'apparecchio fotografico, e ne riflettono una grossa parte allargandone l'area secondo un cono in cui ogni raggio ha un angolo di riflessione pari al doppio dell'angolo tra il raggio incidente e la normale alla superficie della particella
[3].
Poiché si tratta nella maggior parte dei casi di scatti piuttosto scuri, l'intenso riflesso generato dalle particelle colpite dal flash risalta sulle aree buie delle fotografie, dando l'impressione di un oggetto luminoso fluttuante nel nulla. I bagliori appaiono più chiari al centro e più colorati all'esterno, per via dello
scattering.
Questi "orb" hanno spesso bordi frastagliati, dovuti alle minuscole asperità sulla superficie delle particelle, e se filmati (sempre con l'ausilio di una
sorgente luminosa) appaiono in movimento per i naturali spostamenti d'aria dell'ambiente o per i movimento generati dai flussi caldi emessi dalla sorgente luminosa. L'aspetto evanescente è dato dal fatto che il pulviscolo o le gocce in sospensione sono molto vicine all'obiettivo e per questo non sono a fuoco e si muovono.
Una semplice verifica sperimentale
Un buon esperimento per verificare personalmente questa tesi può essere realizzato con pochi mezzi: un tappeto, una macchina fotografica digitale compatta con cavalletto e flash e una stanza il più possibile buia e con pareti scure (occupate da mobili, ad esempio). Basta scattare
una foto nella stanza senza flash e con tempo di esposizione molto lungo (3-5 secondi)
una foto nella stanza con il flash, quindi con tempo di esposizione molto breve
una foto nella stanza subito dopo aver sbattuto il tappeto con flash e tempo di esposizione molto breve
una foto nella stanza subito dopo aver sbattuto il tappeto senza flash e tempo di esposizione molto lungo
Le foto risulteranno rispettivamente prive di "orb", con un numero ridotto o nessun "orb", con molti "orb", prive di "orb". Nel primo e nel quarto caso viene esclusa la sorgente di luce che genera i riflessi, per cui non si possono vedere le luci (che se fossero entità vere e proprie comparirebbero ugualmente). Nel secondo caso la presenza di pulviscolo è limitata a quella naturale dell'ambiente, per cui ci si possono aspettare un numero ridotto di sfere, mentre nel terzo caso sarà notevolmente superiore avendo immesso artificialmente particelle nell'aria.
Lo stesso esperimento può essere provato facilmente in una notte piovosa o sotto una nevicata.
[4]