Il riferimento a destra e sinistra serviva per sottolineare l'importanza dell'argomento; che travalica distinzioni di parte per avvicinarsi a quella parte di noi. per me, più sensibile al trascendente: la sofferenza.
"Non è corretto parlare di coma irreversibile per indicare la morte accertata con criteri neurologici; infatti mentre può accadere ed è accaduto che un rianimatore esprima la propria prognosi di irreversibilità di un coma e poi i fatti smentiscano tale prognosi ed il paziente non muoia, sopravviva in stato vegetativo o addirittura si svegli, non può accadere e non è mai accaduto che una morte accertata con criteri neurologici sia stata smentita dalla sopravvivenza del paziente.
Emerge in questo ambito un'ulteriore precisazione: la prognosi è una previsione e riferita ad un coma è alquanto difficile. Altro è la diagnosi che, per definizione, è l'accertamento da parte del medico, della natura di una malattia. Nel caso della morte la diagnosi, soprattutto se condotta con criteri neurologici, è relativamente facile e del tutto sicura.
In conclusione si può affermare che nessun paziente la cui morte è stata accertata con criteri neurologici ha mai recuperato alcuna funzione e non si è mai pervenuti ad accertamenti errati del decesso utilizzando tali criteri.
Quindi, se la prognosi di reversibilità di un coma può rivelarsi talvolta sbagliata, la diagnosi di morte espressa dalla commissione, alla luce degli accertamenti strumentali, non lo è mai.
Per maggior chiarezza si può aggiungere che il coma, anche se corredato dall'attributo irreversibile, non equivale alla morte, anche perché il giudizio di irreversibilità del coma è soggettivo di ogni medico e il limite di reversibilità varia con il tempo e avanza con il progresso medico: ciò che era irreversibile vent'anni fa non necessariamente lo è oggi. La morte, invece, non può mutare e non è soggettiva: quando un paziente è morto è morto, non c'è reversibilità e non c'è possibilità di resurrezione. Non vi è più irrorazione sanguigna dell'encefalo perché nella scatola cranica c'è una pressione maggiore che nelle arterie. Non è coma, è fine definitiva, decesso, morte.
La morte viene accertata da un collegio medico nominato dalla Direzione Sanitaria dell'ospedale che comprende: un anestesista rianimatore, un medico legale e un neurologo.
Si tratta di tre figure diverse, ognuna delle quali contribuisce in modo sostanziale all'accertamento del fenomeno morte, sia dal punto di vista clinico (rianimatore e neurologo), che da quello giuridico (medico legale). Sono assolutamente esclusi dal collegio di accertamento i medici che dovranno compiere il prelievo e il trapianto. Bisogna aggiungere che, per maggior sicurezza, partecipa alla fase di accertamento del decesso anche la componente della Direzione Sanitaria che ha nominato la commissione e che conserva tutta la verbalizzazione dell'accertamento stesso. La procedura dura almeno sei ore, gli esami clinici e strumentali previsti vengono ripetuti per tre volte, all'inizio, a metà e alla fine dell'osservazione stessa, sempre con la partecipazione di tutti i membri della commissione e nel rispetto dei criteri e delle norme medico - giuridiche sopra esposte.
Dal punto di vista della diagnosi di morte non esiste differenza tra donatori e non donatori. Uno dei dubbi più frequenti da parte della popolazione è proprio questo: esiste una procedura di accertamento di morte diversa per chi non è donatore, rispetto a chi lo è? Certamente no, infatti la segnalazione e l'accertamento di morte sono obblighi di legge, indipendentemente dal fatto che il soggetto deceduto sia o non sia idoneo a donare, e che i suoi familiari siano favorevoli o contrari alla donazione.
La segnalazione e la constatazione della morte sopravvenuta intervengono in ogni caso e per ogni paziente, quando ancora non si conosce la posizione del soggetto o dei familiari in rapporto alla possibilità di acconsentire o no al prelievo. Nondimeno, è esclusa la possibilità che un diniego alla donazione, da parte del soggetto in vita o della famiglia, non venga rispettato; in sostanza, nessuno si vedrà prelevare degli organi dopo avere esplicitamente manifestato la propria opposizione. In questo caso, tuttavia, non deve sorgere nessun timore a proposito delle cure e delle terapie che verranno somministrate al paziente: in nessun modo il fatto di non essere donatore pregiudicherà il trattamento medico. Allo stesso modo, il dichiararsi donatore non espone al rischio di essere dichiarati morti prima del tempo, poiché l'accertamento è rigoroso, collegiale, documentato e verbalizzato e, d'altra parte, il dichiararsi non donatori non procura vantaggi in termini di prosecuzione ad oltranza delle terapie. Queste infatti, sono finalizzate solo alla conservazione in stato vitale degli organi di un soggetto il cui cervello è morto e di cui la salma, una volta accertata la morte, sarà comunque trasferita in obitorio, passando o meno per una sala operatoria per eseguire il prelievo degli organi."