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L'illusione ottica del rialzo Tiscali
di Antonella OlivieriOrmai è diventata una moda. L'ha inaugurata Seat la scorsa primavera, poi sono arrivate Pirelli Re, Aedes e infine Tiscali. La storia si ripete: aumenti di capitale monstre per numero di azioni emesse, a sconti altrettanto mostruosi, che producono turbolenze anomale sul titolo in Borsa nel corso dell'operazione.
Dunque, Tiscali ha iniziato la settimana in Borsa segnando lunedì un rialzo del 180% e ieri ancora del 73%. Il titolo è arrivato a 1,04 euro, ma venerdì valeva 3,733 euro. Come si spiega?
Lunedì è partito l'aumento di capitale e il titolo ha staccato il diritto: se sommassimo il prezzo di quest'ultimo, 1,98 euro, alle quotazioni del titolo arriveremmo a 3,02 euro, cioè a un prezzo inferiore alla chiusura di venerdì. A confusione si aggiunge confusione se si ricorda che non più di un mese fa le azioni Tiscali, prima del raggruppamento (un'azione nuova ogni dieci vecchie), valevano 0,33 euro.
Ma quale è alla fine il prezzo "giusto"? Non certo quello che appare oggi sul tabellone di Borsa, bensì quello "nascosto" nel prezzo del diritto che dice che le azioni Tiscali, una volta terminata l'operazione, non potranno valere più di 16-17 centesimi. L'aumento prevede l'emissione di 1,8 miliardi di azioni rispetto ai 61,6 milioni di titoli attuali. Servono 22 azioni per sottoscrivere 643 azioni di nuova emissione al prezzo di 0,1 euro. A ogni azione è abbinato un warrant: 20 warrant consentiranno di sottoscrivere fino al 2014 altre azioni al prezzo unitario di 0,8 euro.
Fare i calcoli non è semplice per l'investitore retail, ma la struttura dell'operazione dice che si ripeterà quanto successo nei casi precedenti. Per chi è già azionista e sottoscrive l'aumento non cambia nulla. Chi è già azionista e non sottoscrive subirà una diluizione del 96,7 per cento.
Chi invece compra ai livelli attuali le azioni prive del diritto va incontro a una perdita secca se le tiene in portafoglio fino a quando sarà terminata l'operazione (il 23 ottobre si conclude la negoziazione dei diritti, mentre il 30 ottobre è l'ultimo giorno utile per la sottoscrizione).
In sostanza, le attuali quotazioni di Borsa sono frutto di una situazione anomala, destinata a rientrare nell'arco di un paio di settimane. Da una parte gli arbitraggisti non possono operare (e non solo perchè vige ancora il divieto di vendite allo scoperto sui titoli sotto ricapitalizzazione), dall'altra c'è chi per ricoprire le proprie posizioni è costretto comunque a comprare le azioni, contribuendo a gonfiarne il prezzo. Nel mezzo capita sempre qualcuno che si lascia ingannare dai fugaci rialzi a due (se non addirittura a tre), cifre.
Che fare? La Consob si è consultata con Borsa italiana per scoraggiare la corsa agli aumenti da ottovolante. Ma la soluzione non c'è: queste operazioni sono perfettamente legittime. E pizzicare qualche intermediario che viola il divieto di scoperto non serve comunque a compensare le perdite di chi cade nell'illusione ottica dell'anomalo, ma solo temporaneo, rialzo