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Sudafrica - 27.2.2008
E l'Africa restò al buio
I black-out elettrici in Sudafrica rischiano di colpire l'intero continente



Da www.peacereporter.net ,scritto per noi da
Benedetta Piola Caselli


Tutto è cominciato con qualche sporadico black-out alla sera, che i sudafricani hanno accettato con bonomia dedicandolo, come incoraggiavano a fare le radio, a fini romantici. Poi i black-out sono diventati la norma. Dalla scorsa settimana le industrie minerarie sono ferme per la paura di non poter assicurare la ventilazione ai lavoratori sottoterra.

Il Sudafrica è sull’orlo di una crisi energetica che minaccia il benessere acquisito e quello in corso di acquisizione, la crescita economica, le speranze di diminuire il tasso di disoccupazione (ormai al 25 percento secondo i dati ufficiali) e –come notano gli sportivi- anche i mondiali del 2010. Minaccia il prestigio del paese, rimasto l’unico sviluppato dell’area dopo il crollo economico dello Zimbabwe.
Minaccia, soprattutto, i paesi confinanti che importano dall’Africa del Sud energia elettrica a 11 centesimi di rand (circa 0, 015 dollari) per kilowatt-ora, un prezzo estremamente favorevole praticato per stabilizzare le loro economie. Nel 1998, uno studio della Eskom – la società sudafricana che produce e vende il 95 percento dell’elettricità del paese- aveva prospettato seri problemi nella fornitura di energia entro il 2007, se non si fosse provveduto all’ espansione della produzione interna. Le richieste di finanziamento del colosso, però, erano stare respinte dal governo Mbeki, che puntava sull’entrata nel mercato di nuovi operatori privati. Si sperava così di far aumentare la produzione fino al 30 percento. Questa aspettativa è andata delusa, perché gli investitori hanno ritenuto che i prezzi praticati dalla Eskom non avrebbero consentito un profitto adeguato.

Il Sudafrica è infatti uno dei paesi con il costo dell’energia elettrica più basso al mondo. L’elettricità costa 41.7 centesimi di rand (circa 0, 058 dollari) al kilowatt-ora per i consumatori, con forti sconti per le industrie e le municipalità. Per i paesi confinanti il prezzo scende del 33 percento. Questi prezzi sono conseguenza del tradizionale eccesso di produzione degli anni settanta e ottanta; ma già negli anni novanta si prospettavano insostenibili. Il rapido aumento della richiesta di energia non era stato infatti seguito da una produzione aggiuntiva sufficiente a ripristinare l’equilibrio fra domanda e offerta; e, mentre l’eccedenza produttiva diminuiva, i prezzi contenuti limitavano i proventi da reinvestire. Il monopolio della Eskom e gli investimenti mancati vengono ora additati come fattori determinanti della crisi. L’aumento della richiesta di energia, a sua volta, è dipeso sia dalla crescita economica che dal maggiore accesso all’elettricità della popolazione nera con la fine dell’apartheid. Dall’avvento al potere dell’ ANC (African National Congress) nel 1994, infatti, l’ energia elettrica ha raggiunto il 70 percento della popolazione. E’ cresciuta inoltre l’ esportazione internazionale netta, che è passata dal 3 al 6 percento negli ultimi dieci anni.

Per soddisfare il fabbisogno interno di energia si stanno proponendo misure alternative - dai generatori privati agli impianti solari - che però appaiono all’opinione pubblica come semplici palliativi.
In questo quadro sta prendendo piede la proposta avanzata da Democratic Alliance e da The Trade Union Solidarity di tagliare le esportazioni di elettricità verso Mozambico, Namibia, Swaziland, Lesotho, Botzwana e Zambia. Le mancate esportazioni coprirebbero infatti, almeno parzialmente, la cresciuta richiesta interna. L’ipotesi viene per ora smentita dal governo e dalla Eskom sulla base di motivazioni etiche e di rispetto degli accordi contrattuali. Dietro questi argomenti c’è il timore che una eventuale crisi dei paesi vicini possa risolversi in una ulteriore pressione ai confini sudafricani, già assaliti dai profughi dello Zimbabwe.
Tuttavia la preoccupazione resta alta. Trovare fonti alternative di approvvigionamento sarebbe quasi impossibile nel breve periodo e- mentre i governi discutono sulle possibili soluzioni- chi può fa incetta di generatori. Chi non può si prepara a rimanere al buio.
 

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