Claire
ἰοίην
Tanti tanti bei regali per te, Sorella mia.
Auguri!
(Garcia Lorca)
Api d’oro
cercavano il miele
dove starà
Il miele?
E’ nell’azzurro
di un fiorellino,
sopra un bocciolo
di rosmarino.
La Felicità (Trilussa)
C’è un’ape che si posa
su un bottone di rosa:
lo succhia e se ne và…
Tutto sommato, la felicità
è una piccola cosa
L’ape (Giovanni Pascoli)
E disse ancora: ”De le sue corolle;
ch’ape non vide, ch’ape non desia:
l’ombre lei gode, ed essa: altro non volle:
essere volle sopra un’ara pia
come l’incenso de l’incensiere,
di cui l’opra s’adempie in vanir via.
Ma non mancano calici a cui bere,
ciò di cui, paziente anima umana,
a te non piace che l’altrui piacere:
c’è la quercia che in aria s’allontana
e la viola che le resta al calcio,
e il fior d’ assenzio e il fior di maggiorana.
E quale odore è mai del fior del tralcio.
Odor che pare l’ombra del novello
vino che viene. E c’è l’amaro salcio.
In verità ti dico, anima: ornello
O salcio o cardo, ognuno ha sua fiorita;
amara o dolce; ma sol dolce è quello
che tu ne libi miele del la vita”.
L’ape (Paul Valere)
Quale che sia, e mortale,
e fina la tua punta,
il mio cestello tenero
non ti velo, ape binda,
che d’un sogno di trina.
Pungi al seno la bella
mela, cui posa Amore
e vi langue o vi muore;
alla mia carne tonda
e ribelle che affiori
di me vermiglia un poco.
D’un alacre tormento
Bramo l’offesa; meglio,
cresciuto e vivo, un male
che una sopita pena.
Illumini il mio senso
l’infima sveglia d’oro,
di cui se privo, Amore
perisce o s’addormenta.
Auguri!
(Garcia Lorca)
Api d’oro
cercavano il miele
dove starà
Il miele?
E’ nell’azzurro
di un fiorellino,
sopra un bocciolo
di rosmarino.
La Felicità (Trilussa)
C’è un’ape che si posa
su un bottone di rosa:
lo succhia e se ne và…
Tutto sommato, la felicità
è una piccola cosa
L’ape (Giovanni Pascoli)
E disse ancora: ”De le sue corolle;
ch’ape non vide, ch’ape non desia:
l’ombre lei gode, ed essa: altro non volle:
essere volle sopra un’ara pia
come l’incenso de l’incensiere,
di cui l’opra s’adempie in vanir via.
Ma non mancano calici a cui bere,
ciò di cui, paziente anima umana,
a te non piace che l’altrui piacere:
c’è la quercia che in aria s’allontana
e la viola che le resta al calcio,
e il fior d’ assenzio e il fior di maggiorana.
E quale odore è mai del fior del tralcio.
Odor che pare l’ombra del novello
vino che viene. E c’è l’amaro salcio.
In verità ti dico, anima: ornello
O salcio o cardo, ognuno ha sua fiorita;
amara o dolce; ma sol dolce è quello
che tu ne libi miele del la vita”.
L’ape (Paul Valere)
Quale che sia, e mortale,
e fina la tua punta,
il mio cestello tenero
non ti velo, ape binda,
che d’un sogno di trina.
Pungi al seno la bella
mela, cui posa Amore
e vi langue o vi muore;
alla mia carne tonda
e ribelle che affiori
di me vermiglia un poco.
D’un alacre tormento
Bramo l’offesa; meglio,
cresciuto e vivo, un male
che una sopita pena.
Illumini il mio senso
l’infima sveglia d’oro,
di cui se privo, Amore
perisce o s’addormenta.