fo64
Forumer storico
Da non credere... stavolta non è uno scherzo di carnevale...
Il Foglio attacca Berlusconi
"Non ci fidiamo più di lei"
"Lei rifiuta di comprendere l'altra parte del Paese"
E anche il dubbio "che lei possa fare qualcosa" per cambiare
ROMA - "Gentile presidente, le diciamo perchè non ci fidiamo più di lei e che cosa questo significa". Comincia così un lungo editoriale che 'Il Foglio' in cui il quotidiano diretto da Giuliano Ferrara muove una serie di aspre critiche nei confronti di Silvio Berlusconi, all'indomani dell'apertura del congresso di Assago.
"Lei - scrive 'Il Foglio' - non guida il Paese entro una misura minima di ordine politico, e la sua coalizione e perfino il suo movimento le si sottraggono o le si sottomettono, ma non fanno luce, non producono un linguaggio nuovo, non sono ancorati a null'altro che non sia un rapporto nevrotico con la sua capricciosa personalità. Lei ha prodotto una classe dirigente cui continua a mancare, salvo rarissime eccezioni, l'amore per la cultura e per la politica stessa, cioè una cura minima del senso di marcia di un'opera che dovrebbe essere collettiva e pensante ma risulta invece in moltitudine sparsa a caccia di varie ed effimere convenienze".
"Lei, gentile presidente - prosegue l'editoriale - continua a nutrire l'illusione che si possa stare in politica da imprenditore curando di diventare sempre più ricchi e sempre più indifferenti alla soluzione di un gigantesco conflitto di interessi che i suoi nemici attaccano per le ragioni sbagliate, e con la coda di paglia, ma per che i suoi amici non ossequienti esiste, ed esiste anche per lei".
"Lei pensa che si possa annunciare la riforma delle pensioni e la rivoluzione fiscale promesse lasciando che con il tempo tutto si insabbi e si rimpicciolisca fino all'invisibilità. Lei pensa che la riforma della giustizia sia l'aspetto vano ed astratto della concreta e sacrosanta battaglia per bloccare coloro che le scaraventano addosso personalmente la giustizia politica: gli altri, e i loro diritti civili, vengono tanto dopo che non si vedono più. Lei pensa che si possa tirare avanti con la neutralizzazione dell'informazione e della discussione pubblica, lasciando più o meno ai suoi avversari le loro caselle, eliminandone alcune con cesure goffe, conquistandone altre nella logica della solita blandizie verso il potere, non producendo niente di serio e di nuovo".
- Pubblicità -
"Lei pensa che tutto le sia dovuto, che gli alleati siano azionisti di minoranza della sua azienda, che gli amici siano famigli o strumenti che le idee contano solo se si traducano in scoop vincenti nel mercato dell'immagine personale del leader".
"Lei rifiuta categoricamente di comprendere l'altra parte del Paese nelle sue sfumature e diversità, e ritiene che basti staccare la cedola dell'incomunicabilità e della reciproca delegittimazione ideologica, magari teorizzando l'amore contro l'odio: così tutto si semplifica in modo avvilente, le istituzioni si irrigidiscono in una contesa corporativa di un tedio bestiale e la società non è scossa e rivoluzionata da idee nuove e dalla passione di governare, persuadere, spiazzare, sorprendere".
Dopo questo elenco di critiche, 'Il Foglio' osserva che "oltre una certa soglia la sua simpatia, il suo genio e talento personale, la sua cocciutagine e libertà di tono, anche nelle peggiori gaffe, diventano un materiale povero, una ripetizione coatta di automatismi senza più senso".
"Siamo stati cantori del berlusconismo e della sua autoironia e di fronte alle sue vanità o al grottesco culto spirituale del Capo ci siamo anche compiaciuti che lei andava accettato così com'è. Ora non ci fidiamo più di lei e della fiducia allegra, ma non assoluta, che in lei abbiamo riposto per tanti anni. Dopo esserci battuti a lungo e con tenacia (battaglia vinta) per una persona avventurosa che era una politica e insieme la riforma possibile della politica, abbiamo poi aspettato una politica al di là della persona, ma invano".
"Se la cosa la interessa, ma è dubitabile, veda che si può fare. I tempi sono così grami che il sostegno alla sua opera non ha alternative, e forse questo a lei può bastare, per quello che conta. Noi vorremmo anche poterla apprezzare, l'Opera. Ma è tardi, sempre più tardi".
(28 maggio 2004)
![Roll Eyes :rolleyes: :rolleyes:](https://cdn.jsdelivr.net/joypixels/assets/8.0/png/unicode/64/1f644.png)
Il Foglio attacca Berlusconi
"Non ci fidiamo più di lei"
"Lei rifiuta di comprendere l'altra parte del Paese"
E anche il dubbio "che lei possa fare qualcosa" per cambiare
ROMA - "Gentile presidente, le diciamo perchè non ci fidiamo più di lei e che cosa questo significa". Comincia così un lungo editoriale che 'Il Foglio' in cui il quotidiano diretto da Giuliano Ferrara muove una serie di aspre critiche nei confronti di Silvio Berlusconi, all'indomani dell'apertura del congresso di Assago.
"Lei - scrive 'Il Foglio' - non guida il Paese entro una misura minima di ordine politico, e la sua coalizione e perfino il suo movimento le si sottraggono o le si sottomettono, ma non fanno luce, non producono un linguaggio nuovo, non sono ancorati a null'altro che non sia un rapporto nevrotico con la sua capricciosa personalità. Lei ha prodotto una classe dirigente cui continua a mancare, salvo rarissime eccezioni, l'amore per la cultura e per la politica stessa, cioè una cura minima del senso di marcia di un'opera che dovrebbe essere collettiva e pensante ma risulta invece in moltitudine sparsa a caccia di varie ed effimere convenienze".
"Lei, gentile presidente - prosegue l'editoriale - continua a nutrire l'illusione che si possa stare in politica da imprenditore curando di diventare sempre più ricchi e sempre più indifferenti alla soluzione di un gigantesco conflitto di interessi che i suoi nemici attaccano per le ragioni sbagliate, e con la coda di paglia, ma per che i suoi amici non ossequienti esiste, ed esiste anche per lei".
"Lei pensa che si possa annunciare la riforma delle pensioni e la rivoluzione fiscale promesse lasciando che con il tempo tutto si insabbi e si rimpicciolisca fino all'invisibilità. Lei pensa che la riforma della giustizia sia l'aspetto vano ed astratto della concreta e sacrosanta battaglia per bloccare coloro che le scaraventano addosso personalmente la giustizia politica: gli altri, e i loro diritti civili, vengono tanto dopo che non si vedono più. Lei pensa che si possa tirare avanti con la neutralizzazione dell'informazione e della discussione pubblica, lasciando più o meno ai suoi avversari le loro caselle, eliminandone alcune con cesure goffe, conquistandone altre nella logica della solita blandizie verso il potere, non producendo niente di serio e di nuovo".
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"Lei rifiuta categoricamente di comprendere l'altra parte del Paese nelle sue sfumature e diversità, e ritiene che basti staccare la cedola dell'incomunicabilità e della reciproca delegittimazione ideologica, magari teorizzando l'amore contro l'odio: così tutto si semplifica in modo avvilente, le istituzioni si irrigidiscono in una contesa corporativa di un tedio bestiale e la società non è scossa e rivoluzionata da idee nuove e dalla passione di governare, persuadere, spiazzare, sorprendere".
Dopo questo elenco di critiche, 'Il Foglio' osserva che "oltre una certa soglia la sua simpatia, il suo genio e talento personale, la sua cocciutagine e libertà di tono, anche nelle peggiori gaffe, diventano un materiale povero, una ripetizione coatta di automatismi senza più senso".
"Siamo stati cantori del berlusconismo e della sua autoironia e di fronte alle sue vanità o al grottesco culto spirituale del Capo ci siamo anche compiaciuti che lei andava accettato così com'è. Ora non ci fidiamo più di lei e della fiducia allegra, ma non assoluta, che in lei abbiamo riposto per tanti anni. Dopo esserci battuti a lungo e con tenacia (battaglia vinta) per una persona avventurosa che era una politica e insieme la riforma possibile della politica, abbiamo poi aspettato una politica al di là della persona, ma invano".
"Se la cosa la interessa, ma è dubitabile, veda che si può fare. I tempi sono così grami che il sostegno alla sua opera non ha alternative, e forse questo a lei può bastare, per quello che conta. Noi vorremmo anche poterla apprezzare, l'Opera. Ma è tardi, sempre più tardi".
(28 maggio 2004)