Gli Usa puntano su una svalutazione del dollaro
L'acquisto di 600 miliardi di dollari in bond del Tesoro da parte della Federal Reserve non fa che
rinviare la resa dei conti
Non è piaciuta alla Germania e alla Cina la decisione della Federal Reserve americana di
sottoscrivere 600 miliardi in titoli del Tesoro Usa e aumentare di conseguenza la liquidità in
circolazione nel sistema economico con l'intenzione di favorire una crescita e una ripresa che
ancora non si sono viste. Una settimana fa, il presidente della Fed, Ben Shlomo Bernanke, si era
detto preoccupato del livello della disoccupazione e dei suoi pesanti costi che sono allo stesso
tempo economici e sociali. Un'alta disoccupazione, aveva notato, non solo ha costi pesanti per chi
non ha lavoro e per le proprie famiglie, ma pone anche rischi alla sostenibilità della ripresa con i suoi
effetti sui redditi delle famiglie e sulla fiducia. Così, considerato che l'economia americana rallenta,
la Fed, aveva garantito Bernanke, è pronta, se necessario, a intervenire a sostegno della ripresa
con misure non convenzionali. Così è stato, guarda caso, il giorno dopo la sconfitta di Obama e dei
democratici alle elezioni di medio termine. Nello specifico, la Fed acquisterà titoli del Tesoro a lunga
scadenza entro la seconda metà del 2011, ad un ritmo di 75 miliardi di dollari al mese. Inoltre
verranno reinvestiti, per complessivi altri 250-300 miliardi di dollari, anche i proventi maturati sulle
obbligazioni della Mortgage Backed Securities, ossia titoli garantiti da un insieme di prestiti ipotecari.
Complessivamente verranno mobilitati 850-900 miliardi. In buona sostanza gli Stati Uniti hanno
deciso di buttare sul mercato altra carta straccia, quale il dollaro si è ridotto ad essere negli ultimi
anni, per cercare di rilanciare i consumi, l'unica variabile in grado di sostenere una ripresa. Finora
però, gli unici soggetti a vedere i soldi pubblici sono state le banche degli speculatori (Goldman
Sachs in testa) e la grande industria (General Motors e Chrysler). Il cittadino medio continua invece
ad essere immerso nelle sue difficoltà e a non avere i sodi per pagarsi da mangiare né tantomeno
per saldare il mutuo sulla casa. A Berlino e Pechino la mossa non è stata affatto apprezzata. Il
Ministro delle Finanze tedesco, il democristiano Wolfang Schauble, ha deplorato la forma unilaterale
dell'intervento dell'amministrazione Obama, che ha semplicemente stampato moneta. Schauble ha
spiegato che esso è in contrasto con quanto era stato concordato in occasione della precedente
riunione del G20, quando si era deciso di agire con un maggior coordinamento tra gli Stati e le
banche centrali per evitare una guerra valutaria e politiche commerciali scorrette realizzate
attraverso una svalutazione. Mentre il ministro dell'Economia, il liberale Rainer Bruederle, ha
sottolineato che gli Usa dovrebbero semmai cambiare le proprie strutture economiche e ha previsto
un aumento delle tendenze protezionistiche oltreoceano. Con tali premesse, la riunione del G20
prevista a Seul la settimana prossima, si annuncia all'insegna dello scontro Da parte sua, Cui
Tankai, vice ministro degli esteri cinese, ha minacciato ritorsioni, perché la misura della Fed
indebolirà la quotazione del dollaro rispetto alle altre monete (yuan in testa) e danneggerà le
esportazioni cinesi. Washington, ha intimato, dovrà fornire spiegazioni appropriate per evitare di
minare la fiducia nella ripresa economica mondiale. Gli Usa, ha concluso, stampano la maggiore
valuta di riserva a livello mondiale e dovrebbero comportarsi in maniera responsabile.
Filippo Ghira (2010-11-06 12:00:00)