Eni...Dogs and Horses, for pussy's lovers only - Cap. 1 (3 lettori)

SALVINI ASSENTE

  • PAVIDO

    Votes: 8 42,1%
  • DI LOTTA E DI GOVERNO

    Votes: 2 10,5%
  • OSTAGGIO CHE HA MESSO FUORI IL MANDARINO(cit)

    Votes: 9 47,4%

  • Total voters
    19
  • Poll closed .
Stato
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snapo

the greater the truth, the greater the libel
io intenedvo Profumo ... :lol::sad::lol: ..

... è andato nel CDA di ENI .. :Y .. :eek::eek::eek:
ahhhh
profumm' emmonnezz...
lo faranno ceo...
nn appena lo scaro diventa il kapo' dei bonds su londra (capitale Ontario...ihihihih nn ricordo la città...anzi sì...toronto...ihihihihi) milano...

p.s.poi c'è ancora chi pensa ai buoni e ai cattivi...ihihihihi...per chi nn lo sapesse...il profumato è in quota massimino d'alehman brothers da sempre...grande sostenitore pdino...:lol::lol::lol:
 
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Comoduca

co-founder
03 si aperto ... azzo hai preso la chiusura statistica ma come diavolo fai .... :eek:
come la borsa insegna le cose si ripetono in borsa.
giuro....giuro .....che il dato che mi era uscito fu 16.866666 periodico.
avrei potuto dire 16.87 :eek::eek::eek: per eccesso, ma visto che si tirava indietro ho tenuto la coperta corta.
la ripetività mi direbbe che domani apriamo in gap up, con una vola ridotta rispetto ad oggi e chiuderemo sui valori odierni -1 + 1.
poi quando siamo in corsa le rifaccio.
per adesso solo ipotesi molto lontane.
vado a cena............poi mistero......gioco in casa:D
 

dets

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LE SCIENZE
Ingegneria e tecnologia

L'incidente di Fukushima
Fukushima: anatomia di un disastro


La sequenza di eventi che ha portato il Giappone sull'orlo del disastro nucleare non è ancora definibile con certezza in ogni dettaglio. Le notizie in arrivo dal paese asiatico sono frammentarie, tuttavia è possibile ricostruire per grandi linee come si è arrivati a questo punto

APPROFONDIMENTI
Fukushima: ora il pericolo è la fusione del nocciolo


jpg_1347125.jpg



La sequenza di eventi che ha portato il Giappone sull'orlo del disastro nucleare non è ancora definibile con certezza in ogni dettaglio. Le notizie in arrivo dal paese asiatico sono frammentarie, tuttavia è possibile ricostruire per grandi linee come si è arrivati a questo punto, e cioè: il reattore numero due dell'impianto di Fukushima Daiichi che potrebbe aver sperimentato una fusione parziale del nocciolo, come dichiarato dalla stessa compagnia che gestisce l'impianto, e altri due, rispettivamente il reattore uno e il reattore tre, su cui è stato necessario intervenire per diminuire la pressione al loro interno, liberando fatalmente vapore radioattivo.

Al momento del sisma, lo scorso 11 marzo, nell'area del Giappone colpita con più intensità dal terremoto erano in funzione 11 reattori nucleari, distribuiti su quattro siti differenti. Tutti erano dotati di sistemi di sicurezza antisismici, entrati regolarmente in funzione subito dopo il terremoto. Come spiega Andrea Borio, direttore del Laboratorio Energia Nucleare Applicata all'Università di Pavia: «Appena il sistema antisismico ha rilevato la scossa, tra le barre di uranio del nocciolo sono state inserite, in modo automatico, tutte le barre di controllo, ossia barre composte da materiali che interrompono la reazione di fissione all'interno dei noccioli dei vari impianti».

A questo punto, il problema da affrontare era lo smaltimento del calore residuo generato dal decadimento dei numerosi isotopi radioattivi prodotti dalla fissione. «In condizioni normali - specifica Borio - i sistemi di raffreddamento sono alimentati dalla rete elettrica». In questi sistemi, l'acqua circola all'interno del nocciolo, assorbe il calore prodotto dalla reazione di fissione, esce dal nocciolo, è raffreddata da uno scambiatore di calore e ritorna nel nocciolo, dove assorbe altro calore. Grazie a questo ciclo, la temperatura rimane sotto controllo e a valori normali per la gestione dell'impianto in sicurezza. «Il sistema di raffreddamento, però, nei reattori uno, due e tre di Fukushima Daiichi si è interrotto perché si è interrotta la fornitura di corrente elettrica di rete, probabilmente a causa di danni provocati dal terremoto.»

In questo caso, è prevista l'entrata in funzione di motori diesel di emergenza, che però secondo alcune notizie avrebbero funzionato solo per un'ora circa dal distacco dalla rete elettrica avvenuto subito dopo il sisma, solo sessanta minuti prima di venire travolti e messi fuori gioco dallo tsunami. «Sembra che questi motori fossero stati collocati a sei metri sopra il livello del mare, mentre l'onda del maremoto sarebbe arrivata a 7-8 metri di altezza», rivela Borio. Irresponsabilità? In realtà è molto probabile che i progettisti dell'impianto, entrato in funzione oltre quarant'anni fa, abbiano considerato i registri storici dei terremoti e i dati geologici per poi concludere che sei metri di altezza avrebbero messo al sicuro i motori di emergenza. Ma anche in questo caso ancora non si è arrivati a una conclusione certa e definitiva.

Senza circolazione, l'acqua all'interno dei noccioli dei tre reattori di Fukushima Daiichi ha iniziato a surriscaldarsi, a causa del calore prodotto dal decadimento radioattivo, e a evaporare, lasciando probabilmente scoperta una parte delle barre di combustibile di uranio. La produzione massiccia di vapore ha fatto aumentare sempre più la pressione all'interno delle tre centrali, il rischio era un'esplosione, un po' come accade in pentole a pressione con valvola di sicurezza otturata. «Quindi è stato deciso di far sfogare parte del vapore, debolmente radioattivo, nell'ambiente, in modo da riportare la pressione a livello normale», spiega Borio. A questo punto, grazie al ripristino del funzionamento dei generatori di emergenza e all'impiego di altri generatori si è ricominciato a pompare acqua nei noccioli, che nel frattempo si erano surriscaldati.

A temperature elevate, il contatto tra acqua e le guaine che rivestono il combustibile produce due gas: ossigeno e idrogeno. Nei reattori numero uno e numero tre, l'estrema volatilità dell'idrogeno ha permesso a questo gas di diffondersi fino a raggiungere l'intercapedine tra la struttura in cemento armato, il cosiddetto contenitore primario, e il tetto dell'edificio reattore. Probabilmente una scintilla ha fatto esplodere l'idrogeno, abbattendo il tetto, come hanno mostrato le immagini che hanno fatto il giro del mondo. Tuttavia, la sezioni più importanti dei reattori uno e tre sono rimaste integre: le barre di combustibile sono confinate all'interno dei recipienti in acciaio (dello spessore di circa 20 centimetri), a loro volta protetti dal contenitore primario. E la temperatura sarebbe sotto controllo, grazie alla continua immissione di acqua di mare.

E qui si verifica un altro problema inatteso, che però riguarda il reattore numero due, quello che ha tenuto con il fiato sospeso il Giappone, e non solo. Durante le prime fasi dell'emergenza, il reattore numero due sembrava il meno problematico dei tre di Fukushima Daiichi. Il raffreddamento con motori che avevano sostituito quelli distrutti dallo tsunami funzionava in modo abbastanza efficace, poi però gli eventi che hanno riguardato il reattore numero tre hanno cambiato lo scenario in modo radicale. «L'esplosione del reattore tre avrebbe compromesso la funzionalità del sistema di raffreddamento del reattore due, che ha iniziato a surriscaldarsi di nuovo». Anche in questo caso l'acqua ha iniziato a bollire ed evaporare, e la diminuzione del livello del refrigerante avrebbe causato la parziale fusione di barre di combustibile. E anche in questo caso, una volta riportata la pressione a valori accettabili, i tecnici hanno ricominciato a pompare acqua nel nocciolo, che ha portato alla formazione di idrogeno. «Ma a differenza dei reattori uno e tre, l'idrogeno prodotto nel reattore due non si è diffuso nello spazio tra cemento armato e parete esterna. Sembrerebbe che il gas si sia diffuso fino a vasche collegate con la struttura di cemento dove poi è esploso», spiega Borio.

Ricapitolando: il reattore uno e il reattore tre al momento sarebbero ragionevolmente sotto controllo. Il reattore due è tornato sotto controllo ma potrebbe aver subito danni strutturali alle vasche di contenimento che sono collegate al contenitore primario di cemento. Se tale evento si rivelasse vero e se il nocciolo fuso riuscisse a perforare il contenitore in acciaio, potrebbe arrivare a contatto con l'ambiente attraverso la crepa aperta dall'esplosione avvenuta nelle vasche. Un percorso «molto improbabile», come lo definisce Borio.

«Per fondere l'acciaio, dovrebbe fondere una parte consistente del nocciolo. Una fusione parziale non dovrebbe creare problemi», rassicura Borio. Che aggiunge: «Siamo ben lontani da Chernobyl. In quel caso, tra nocciolo e ambiente esterno non c'era né una barriera di acciaio né una di cemento armato». Il reattore quattro, l'ultimo arrivato dell'emergenza è un discorso a parte. In questo caso ha preso fuoco una vasca dove sono temporaneamente alloggiati gli elementi di combustibile nucleare scaricati dal nocciolo. L'incendio di questo materiale può rilasciare nell'aria particelle radioattive che possono poi disperdersi nell'ambiente.

(Giovanni Spataro)

(15 marzo 2011)
 

snapo

the greater the truth, the greater the libel
LE SCIENZE
Ingegneria e tecnologia

L'incidente di Fukushima
Fukushima: anatomia di un disastro


La sequenza di eventi che ha portato il Giappone sull'orlo del disastro nucleare non è ancora definibile con certezza in ogni dettaglio. Le notizie in arrivo dal paese asiatico sono frammentarie, tuttavia è possibile ricostruire per grandi linee come si è arrivati a questo punto

APPROFONDIMENTI
Fukushima: ora il pericolo è la fusione del nocciolo


jpg_1347125.jpg



La sequenza di eventi che ha portato il Giappone sull'orlo del disastro nucleare non è ancora definibile con certezza in ogni dettaglio. Le notizie in arrivo dal paese asiatico sono frammentarie, tuttavia è possibile ricostruire per grandi linee come si è arrivati a questo punto, e cioè: il reattore numero due dell'impianto di Fukushima Daiichi che potrebbe aver sperimentato una fusione parziale del nocciolo, come dichiarato dalla stessa compagnia che gestisce l'impianto, e altri due, rispettivamente il reattore uno e il reattore tre, su cui è stato necessario intervenire per diminuire la pressione al loro interno, liberando fatalmente vapore radioattivo.

Al momento del sisma, lo scorso 11 marzo, nell'area del Giappone colpita con più intensità dal terremoto erano in funzione 11 reattori nucleari, distribuiti su quattro siti differenti. Tutti erano dotati di sistemi di sicurezza antisismici, entrati regolarmente in funzione subito dopo il terremoto. Come spiega Andrea Borio, direttore del Laboratorio Energia Nucleare Applicata all'Università di Pavia: «Appena il sistema antisismico ha rilevato la scossa, tra le barre di uranio del nocciolo sono state inserite, in modo automatico, tutte le barre di controllo, ossia barre composte da materiali che interrompono la reazione di fissione all'interno dei noccioli dei vari impianti».

A questo punto, il problema da affrontare era lo smaltimento del calore residuo generato dal decadimento dei numerosi isotopi radioattivi prodotti dalla fissione. «In condizioni normali - specifica Borio - i sistemi di raffreddamento sono alimentati dalla rete elettrica». In questi sistemi, l'acqua circola all'interno del nocciolo, assorbe il calore prodotto dalla reazione di fissione, esce dal nocciolo, è raffreddata da uno scambiatore di calore e ritorna nel nocciolo, dove assorbe altro calore. Grazie a questo ciclo, la temperatura rimane sotto controllo e a valori normali per la gestione dell'impianto in sicurezza. «Il sistema di raffreddamento, però, nei reattori uno, due e tre di Fukushima Daiichi si è interrotto perché si è interrotta la fornitura di corrente elettrica di rete, probabilmente a causa di danni provocati dal terremoto.»

In questo caso, è prevista l'entrata in funzione di motori diesel di emergenza, che però secondo alcune notizie avrebbero funzionato solo per un'ora circa dal distacco dalla rete elettrica avvenuto subito dopo il sisma, solo sessanta minuti prima di venire travolti e messi fuori gioco dallo tsunami. «Sembra che questi motori fossero stati collocati a sei metri sopra il livello del mare, mentre l'onda del maremoto sarebbe arrivata a 7-8 metri di altezza», rivela Borio. Irresponsabilità? In realtà è molto probabile che i progettisti dell'impianto, entrato in funzione oltre quarant'anni fa, abbiano considerato i registri storici dei terremoti e i dati geologici per poi concludere che sei metri di altezza avrebbero messo al sicuro i motori di emergenza. Ma anche in questo caso ancora non si è arrivati a una conclusione certa e definitiva.

Senza circolazione, l'acqua all'interno dei noccioli dei tre reattori di Fukushima Daiichi ha iniziato a surriscaldarsi, a causa del calore prodotto dal decadimento radioattivo, e a evaporare, lasciando probabilmente scoperta una parte delle barre di combustibile di uranio. La produzione massiccia di vapore ha fatto aumentare sempre più la pressione all'interno delle tre centrali, il rischio era un'esplosione, un po' come accade in pentole a pressione con valvola di sicurezza otturata. «Quindi è stato deciso di far sfogare parte del vapore, debolmente radioattivo, nell'ambiente, in modo da riportare la pressione a livello normale», spiega Borio. A questo punto, grazie al ripristino del funzionamento dei generatori di emergenza e all'impiego di altri generatori si è ricominciato a pompare acqua nei noccioli, che nel frattempo si erano surriscaldati.

A temperature elevate, il contatto tra acqua e le guaine che rivestono il combustibile produce due gas: ossigeno e idrogeno. Nei reattori numero uno e numero tre, l'estrema volatilità dell'idrogeno ha permesso a questo gas di diffondersi fino a raggiungere l'intercapedine tra la struttura in cemento armato, il cosiddetto contenitore primario, e il tetto dell'edificio reattore. Probabilmente una scintilla ha fatto esplodere l'idrogeno, abbattendo il tetto, come hanno mostrato le immagini che hanno fatto il giro del mondo. Tuttavia, la sezioni più importanti dei reattori uno e tre sono rimaste integre: le barre di combustibile sono confinate all'interno dei recipienti in acciaio (dello spessore di circa 20 centimetri), a loro volta protetti dal contenitore primario. E la temperatura sarebbe sotto controllo, grazie alla continua immissione di acqua di mare.

E qui si verifica un altro problema inatteso, che però riguarda il reattore numero due, quello che ha tenuto con il fiato sospeso il Giappone, e non solo. Durante le prime fasi dell'emergenza, il reattore numero due sembrava il meno problematico dei tre di Fukushima Daiichi. Il raffreddamento con motori che avevano sostituito quelli distrutti dallo tsunami funzionava in modo abbastanza efficace, poi però gli eventi che hanno riguardato il reattore numero tre hanno cambiato lo scenario in modo radicale. «L'esplosione del reattore tre avrebbe compromesso la funzionalità del sistema di raffreddamento del reattore due, che ha iniziato a surriscaldarsi di nuovo». Anche in questo caso l'acqua ha iniziato a bollire ed evaporare, e la diminuzione del livello del refrigerante avrebbe causato la parziale fusione di barre di combustibile. E anche in questo caso, una volta riportata la pressione a valori accettabili, i tecnici hanno ricominciato a pompare acqua nel nocciolo, che ha portato alla formazione di idrogeno. «Ma a differenza dei reattori uno e tre, l'idrogeno prodotto nel reattore due non si è diffuso nello spazio tra cemento armato e parete esterna. Sembrerebbe che il gas si sia diffuso fino a vasche collegate con la struttura di cemento dove poi è esploso», spiega Borio.

Ricapitolando: il reattore uno e il reattore tre al momento sarebbero ragionevolmente sotto controllo. Il reattore due è tornato sotto controllo ma potrebbe aver subito danni strutturali alle vasche di contenimento che sono collegate al contenitore primario di cemento. Se tale evento si rivelasse vero e se il nocciolo fuso riuscisse a perforare il contenitore in acciaio, potrebbe arrivare a contatto con l'ambiente attraverso la crepa aperta dall'esplosione avvenuta nelle vasche. Un percorso «molto improbabile», come lo definisce Borio.

«Per fondere l'acciaio, dovrebbe fondere una parte consistente del nocciolo. Una fusione parziale non dovrebbe creare problemi», rassicura Borio. Che aggiunge: «Siamo ben lontani da Chernobyl. In quel caso, tra nocciolo e ambiente esterno non c'era né una barriera di acciaio né una di cemento armato». Il reattore quattro, l'ultimo arrivato dell'emergenza è un discorso a parte. In questo caso ha preso fuoco una vasca dove sono temporaneamente alloggiati gli elementi di combustibile nucleare scaricati dal nocciolo. L'incendio di questo materiale può rilasciare nell'aria particelle radioattive che possono poi disperdersi nell'ambiente.

(Giovanni Spataro)

(15 marzo 2011)
grazie mille!:up:;)
notte!
 

Comoduca

co-founder
23:10 L'incendio dopo una nuova esplosione 127 – La televisione giapponese sta trasmettendo le immagini del nuovo incendio. Un esperto spiega che c'è stata una nuova esplosione e poi si sono viste fiamme uscire dalla struttura. Secondo l'esperto della Tepco, non è possibile entrare all'interno dell'edificio, a causa delle altissime temperature
 

Comoduca

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Diretta

L'allarme di Fukushima, radiazioni in aumento
Nuova esplosione al reattore 4, incendio


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Forte scossa (6.3) avvertita anche a Tokyo. Dopo l'esplosione nella centrale con fuoriuscita radioattiva (grafico) danni al reattore 2, gravi problemi al raffreddamento del 4. Poi un altro boato e scoppia un nuovo incendio. Dispersi due tecnici che stavano lavorando all'emergenza. Per gli altri drammatica corsa contro il tempo. Il premier (video): "Evacuare nel raggio di 30 km". Crolla la Borsa a Tokyo: -10,5%, Milano - 2%. La Germania ferma 7 impianti. Il commissario europeo per l'energia: "Tutto è fuori controllo". La Borsa di Tokyo chiude a -10,55%. Il ministro dell'Ambiente Prestigiacomo: "Il programma italiano sul nucleare va avanti. Le centrali che noi abbiamo programmato sono molto più sicure di quelle giapponesi". Ma in Europa ferve il dibattito. Continua ad aggravarsi Il bilancio delle vittime del terremoto: 10mila tra morti e dispersi. Terremoti di assestamento continuano a stravolgere la capitale
 

il luna

Buongiorno.......speriamo
la mossa dei tedeschi mi fa scompisciare dalle risate, demagogia allo stato puro...

se li han chiusi oggi li dovevan certamente chiudere molto prima (o ammodernare, o upgradare i sistemi di sicurezza, ecc)

i reattori krukki (non solo i 2 + vecchi chiusi ora) dovevano chiudere a fine 2010. a settembre hanno prorogato la loro vita x decreto di 10 anni (vedi balzo di e.on e rwe) xchè non sussistevano rischi particolari.
 
Stato
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