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MILANO (MF-DJ)--Stop agli affari col petrolio iraniano, pena la permanenza nella black list, con tutte le conseguenze
del caso: sanzioni e uscita dei fondi pensione e degli altri investitori istituzionali dal capitale delle aziende piu'
sorde ai moniti statunitensi.
Per Eni & C, si legge in un articolo di Milano Finanza, c'era poco da scegliere. C'e' voluto qualche mese, ma alla
fine tra Washington e Teheran ha prevalso la prima e il gruppo guidato da Paolo Scaroni, assieme a Total, Statoil e
Royal Dutch Shell, si e' meritato la clemenza Usa e l'uscita dalla lista nera. "Le conclusioni dell'indagine del
Dipartimento di Stato sono chiare", si legge nei documenti ufficiali dell'autorita' statunitense. "Le compagnie hanno
riconosciuto i rischi crescenti del mantenere affari in Iran e stanno terminando le operazioni ancora in corso".
Delle quattro oil company europee riammesse tra quelle gradite agli Usa, e' l'Eni ad aver promesso i tempi di uscita
piu' rapidi. Il cane a sei zampe procede di buon passo, tanto che per fine 2010 dovrebbe diventare effettivo il formale
hand-over, ossia il passaggio di mano a partner locali della titolarita' del giacimento di Darquain, ancora in fase di
lancio.
Nel dettaglio, secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, il gruppo di Scaroni ha garantito che non intraprendera'
alcuna nuova attivita' in Iran, al pari di Shell, Total e Statoil. Shell, assieme a Repsol, ha dovuto sottoscrivere la
rinuncia alle trattative in corso per le fasi 13 e 14 del giacimento di gas di South Pars, dove e' presente anche Eni
(che pero' sta solo percependo i rimborsi per gli investimenti gia' effettuati). red/lab