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Viva i popoli, Viva le Nazioni europee, fanculo U€
KEFFFFFIGURADIMMMMERDA:
(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Milano, 13 ott - Il consulente
della procura di Milano, nella sua testimonianza, ha
ricostruito tutti i contratti sottoscritti dal Comune con le
quattro banche, indicando per ogni operazione quelli che
sono stati i costi impliciti per Palazzo Marino. Il primo
contratto risale al 24 giugno 2005, quando per il Comune di
Milano c'e' stato un costo implicito di quasi 53 milioni di
euro. Nello stesso anno, l'8 settembre, Palazzo Marino
stipulo' un secondo contratto con Depfa Bank, Deutsche Bank e
JpMorgan. L'ente locale aveva la necessita' di chiudere uno
swap fatto in precedenza con Unicredit che aveva un mark to
market negativo per 48 milioni di euro. Il consulente ha
ricordato che Unicredit e' stata rimborsata dei suoi 48
milioni dalle tre banche che hanno diviso l'importo tra loro
e per fare questa operazione e' stato chiuso il primo
contratto di swap e ne e' stato fatto un altro con condizioni
diverse: "Questa revisione cerca di incorporare i 48 milioni
che le banche hanno dato a Unicredit al posto del Comune",
ha detto il professor Fusai. Con un contratto del 20 ottobre
2005, a questa operazione si aggiunge anche Ubs, con un
accordo che, per il consulente, ha un costo implicito di 3
milioni di euro. Il primo marzo 2006, di fronte a mutate
condizioni di mercato, JpMorgan e Depfa Bank rinegoziano il
loro contratto. Il Comune in questo caso ha il timore che i
tassi si possano alzare e rinegozia l'accordo, con il
risultato che viene alzato il tasso cap del collar stipulato
per garantire le parti da un eccessivo rialzo o ribasso dei
tassi di interesse. Tuttavia, ha notato il consulente, "se
temo che si alzino i tassi al massimo abbasso il capo",
mentre e' stato portato dal 6,41% al 7,05%. Per questa
operazione il costo implicito per il Comune e' di 7,5 milioni
di euro, mentre secondo il consulente "il valore sarebbe
dovuto essere nullo". Inoltre, per il professor Fusai con
questa rinegoziazione "fino al dicembre 2011 il Comune
avrebbe pagato meno, ma poi i minori interessi sarebbero
stati compens
ati da maggiori interessi dal 2011 fino alla scadenza del
contratto". Un nuovo accordo viene poi fatto con Deutsche
Bank il 26 maggio 2006 e questa operazione viene indicata
con un costo implicito di oltre 8 milioni di euro. JpMorgan
e Depfa Bank rinegoziano ancora una volta i loro accordi il
20 ottobre 2006 e in questo caso i costi impliciti sono
stati di 8,7 milioni di euro. Meno di un anno dopo, gli
stessi due istituti, JpMorgan e Depfa, chiudono lo swap per
riaprirlo e in tale occasione non ci sono stati costi
impliciti ma un vantaggio per il Comune di Milano di 600mila
euro. L'ultimo contratto, infine, e' quello del 20 ottobre
2007, quando Palazzo Marino stipula con le quattro banche un
Cds (credit default swap), che comporta costi impliciti di
10 milioni di euro. Il Comune con questa operazione "ha
venduto protezione alle banche contro il rischio di default
dell'Italia e in cambio ha ricevuto un upfront di 14 milioni
di euro", ha dichiarato il consulente, sostenendo che
"l'obiettivo era trasferire il rischio di defalut delle
banche depositarie del piano di ammortamento del Comune sul
rischio di default dell'Italia".
Tutto funzionava bene prima che anche i porci si mettessero a giocare a poker.
Al porco per campare bene e far campare chi ci dipende basta la buona e vacchia terra e un sacco di patate.
Questa roba che manco i crediti cooperativi fanno, deve tornare nell'alveo naturale degli anglosassoni e rimanerci.
