ESM e la Dittatura Europea anti-italiana.

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tratto da
#TgTalk 12 - ALTO TRADIMENTO? - 19.11.2019
 
Paolo Cardenà
18 novembre alle ore 22:22
Nel 2016, il 5 febbraio esattamente (quindi quasi 4 anni fa), sul blog scrissi un post dal titolo “DOPO IL BAIL-IN SULLE BANCHE ECCO IL BAIL -N SUGLI STATI” (lo trovate nel primo commento), dove descrissi accuratamente quello che sarebbe accaduto con la riforma del Mes.
L’idea di fare del Mes uno strumento ancor più stringente nel caso di aiuti a nazioni in stato di necessità (leggi Italia), partì dall’allora Ministro delle finanze tedesco Wolfgang Schäuble, che fece sua la proposta elaborata dal Consiglio dei esperti economici tedeschi.
L'idea che per uno stato che, come l'Italia, contribuisce in maniera significativa a finanziare un fondo e che, in caso di necessità, per accedere ad una linea di credito di salvataggio, si richieda una ristrutturazione del debito proprio di quel paese che maggiormente si è indebitato per finanziare il fondo stesso, è inaccettabile sotto ogni punto di vista.

Il debito Italiano è detenuto dai risparmiatori, dai fondi comuni (cioè risparmiatori) , dai fondi pensione (cioè risparmiatori) e anche dalle banche italiane (quindi indirettamente anche i risparmiatori), le quale patirebbero degli effetti dirompenti in caso di haircut, con notevoli ripercussioni sulla stabilità finanziaria dell'intera area. Tralasciamo gli effetti politici e sociali di una simile eventualità.

A mio modo di vedere, paradossalmente, pur trovando sacrosanta l'opposizione che si sta facendo alla riforma del Mes, trovo che il modo migliore per far deflagrare l'euro sia proprio quello di aderire alla riforma. Per il semplice motivo che il costo politico di una eventuale ristrutturazione del debito imposta dalla Troika avrebbe dei costi politici superiori a quelli determinati all'uscita dall'euro.
Detto questo, non sono così fiducioso sul fatto che l'italia, in futuro, non debba ristrutturare il debito pur rimando nell'euro.

Peraltro, l'Italia è stata già fregata quando il Mes è stato istituito e con l'introduzione della Cacs sul debito (a decorrere dal 2013) la ristrutturazione del debito non è più tabù, e posso assicurarvi che il mondo finanziario è perfettamente consapevole di questa prospettiva (non imminente). Sono anni che parlo di questi rischi: li ho descritti sul blog, li ho portati in tutti i convegni a cui ho partecipato, nelle interviste e sono anche entrati nel protocollo di protezione dei patrimoni dei miei investitori.
L'italia se ne accorge adesso. Pazienza.

Nel grafico che ho elaborato trovate chi sono i detentori del debito italiano e come hanno modificato nel tempo l'esposizione verso l'Italia; mentre nei commenti trovate una mia recente intervista su Il Sole 24 Ore dove si parla del tema, e il mio post pubblicato sul blog nel 2016)
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Clamoroso! Sul MES, Conte ha palesemente violato una Legge dello Stato. Ora deve dimettersi (di P. Becchi e G. Palma)

Cosa abbia fatto Conte sul MES ancora non si è capito.
Lui dice di non aver firmato niente, e su questo probabilmente non ha torto. Il problema è un altro.
Le discussioni generali sulle riforme che riguardano la governance dell’Unione europea avvengono in seno al Consiglio europeo, vale a dire quell’organismo previsto dai Trattati composto dai Capi di Stato e di Governo degli Stati membri dell’Unione. Il cuore politico della Ue. Il Consiglio si riunisce regolarmente più volte l’anno, di cui una di queste avviene sempre alla fine di giugno. Si tratta di una riunione ormai consolidata in cui si parla del futuro della Ue e delle sue Istituzioni politiche, monetarie ed economiche.

Di riformare il Meccanismo Europeo di Stabilità se ne parla sin dal giugno 2018, argomento affrontato anche nel corso del Consiglio di quest’anno. In entrambi i casi, e nello specifico a giugno del 2019, la risoluzione approvata dal Parlamento prima che Conte si recasse a Bruxelles fu chiara: nessuna riforma peggiorativa del Mes, come invece è nelle intenzioni di Francia e Germania. L’indirizzo politico delle Camere, che sempre si riuniscono prima di un Consiglio europeo, era dunque molto chiaro
Il mandato era quello di non peggiorare i meccanismi del “fondo salva-Stati”, che già ora sono abbastanza forcaioli.

Sta di fatto che Conte è andato a Bruxelles ed ha fatto i fattacci suoi, fregandosene dell’indirizzo politico del Parlamento. Negli obiettivi del Presidente del Consiglio v’era quello di dare l’ok al MES in cambio di un atteggiamento più morbido da parte della Commissione europea sui nostri conti pubblici, la cosiddetta “logica del pacchetto” (diamogli la riforma del Mes e loro non ci fanno la procedura di infrazione).
Follia.
Ma la malafede di Conte, indipendentemente se abbia o meno firmato alcunché, è dimostrata da un altro aspetto.
Il Presidente del Consiglio ha palesemente violato una legge dello Stato.
Stiamo parlando della Legge 24 dicembre 2012 n. 234, che all’art. 5 (primo comma) prevede che il Governo informa tempestivamente le Camere di ogni iniziativa volta alla conclusione di accordi tra gli Stati membri dell’Unione europea che prevedano l’introduzione o il rafforzamento di regole in materia finanziaria o monetaria o comunque producano conseguenze rilevanti sulla finanza pubblica”.
La riforma del MES rientra dunque in quelle che la legge definisce come accordi circa “l’introduzione o il rafforzamento di regole in materia finanziaria o monetaria”.
Se non fosse per i riscontri che in questi giorni stanno uscendo dalle audizioni alla Camera presso le Commissioni riunite V e XIV, la questione sarebbe passata in cavalleria.
Conte, infatti, non ha informato il Parlamento.
Ma fosse solo questo.
Il secondo comma dell’art. 5 prevede che “il Governo assicura che la posizione rappresentata dall’Italia nella fase di negoziazione degli accordi di cui al comma 1 tenga conto degli atti di indirizzo adottati dalle Camere. Nel caso in cui il Governo non abbia potuto conformarsi agli atti di indirizzo, il Presidente del Consiglio dei Ministri o un Ministro da lui delegato riferisce tempestivamente alle Camere, fornendo le appropriate motivazioni della posizione assunta”.
Se dunque Conte, pur non avendo firmato nulla, avesse comunque espresso parere favorevole per l’Italia alla riforma del MES (il cosiddetto broad agreement), ha violato una Legge dello Stato che non solo lo obbliga a rispettare l’indirizzo politico espresso dalle Camere, che in quel caso era contrario alla riforma, ma, qualora non lo avesse rispettato, era in ogni caso obbligato a riferire in Parlamento. Cosa che finora non ha fatto. E non ha scuse, dato che l’ultimo comma dell’art. 5 prevede che la norma si applica anche in merito ad accordi conclusi al di fuori dei Trattati dell’Ue, visto che il MES è un’organizzazione intergovernativa.
Conte ha commesso un atto gravissimo che può risolversi in un modo solo: dimissioni immediate di uno dei peggiori Presidenti del Consiglio della storia repubblicana. Le opposizioni presentino quanto prima la mozione di sfiducia.

di Paolo Becchi e Giuseppe Palma

(Ladri di democrazia. La crisi di governo più pazza del mondo. L’ultimo libro di Paolo Becchi e Giuseppe Palma, Giubilei Regnani editore, 2019: “LADRI DI DEMOCRAZIA. La crisi di governo più pazza del mondo” (l’ultimo libro di P. Becchi e G. Palma – Giubilei Regnani editore))
 
https://www.investireoggi.it/econom...rossa-fregatura-per-i-risparmiatori-italiani/

Fondo salva-stati, ecco perché è una grossa fregatura per i risparmiatori italiani
La riforma del Meccanismo Europeo di Stabilità allarma persino Banca d'Italia e rappresenta una grande minaccia per il nostro debito pubblico e i risparmi in esso investiti.
Ecco perché la politica a Roma si divide e il governo Conte è sotto attacco.

di Giuseppe Timpone , pubblicato il 20 Novembre 2019 alle ore 08:23
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La riforma del Meccanismo Europeo di Stabilità (MES), anche noto come Fondo salva-stati, divide profondamente la politica italiana e mette in allarme la Banca d’Italia, che nei giorni scorsi ha parlato tramite il suo governatore Ignazio Visco di “grossi rischi” per il nostro Paese.

Di cosa si tratta? Il MES nasce come stabilizzazione del precedente fondo europeo Efsf, nato nel 2011 sull’emergenza dei salvataggi di Grecia, Irlanda e Portogallo. Il suo intento è stato, quindi, di dotare l’Unione Europea di risorse pronte e sufficienti per affrontare eventuali nuove criticità finanziarie in futuro.
In questi mesi, è in corso una revisione della sua fisionomia.
Anzitutto, nel caso di bisogno, potranno accedere alla sua assistenza finanziaria solamente gli stati che posseggano i seguenti tre requisiti:
1-deficit sotto il 3% del pil
2-nessuna infrazione per deficit eccessivo in corso,
3-rapporto debito/pil sotto il 60%.
Così facendo, però, la stessa efficacia del MES verrebbe meno, visto che uno stato potrebbe chiedere aiuto solamente nel caso in cui già le sue condizioni finanziarie fossero sostanzialmente buone.[ a meno che? Ma la germania ha bisogno di molti soldi per salvare le sue banche? Se è così nasconde le sue vere condizioni finanziarie! ..... a pensar male si fa peccato ma di solito ci si azzecca..... ]

Tuttavia, arriva la postilla, che sembra essere la classica pezza peggiore del buco: potranno accedere al MES anche gli stati che non rispettino i suddetti requisiti, purché accettino previamente la ristrutturazione del debito pubblico. Anzi – e qui si sfiora la pericolosa idiozia – il MES condurrà un’analisi preventiva sulla sostenibilità dei singoli debiti degli stati, così da offrire sin da subito un’idea di quali sarebbero eventualmente quelli soggetti a ristrutturazione. Proprio questi aspetti mettono in allarme Roma, che detiene il secondo più alto rapporto debito/pil d’Europa e che, stando alla riforma, non rientrerebbe teoricamente MAI tra gli stati oggetto di un salvataggio, a patto di accettare la ristrutturazione.[queste condizioni sono imposte per impedire un eventuale salvataggio dell'Italia però gli stati sani vogliono i soldi degli italiani come è già avvenuto]

Secondo Bankitalia e parte consistente del mondo politico (le opposizioni e il Movimento 5 Stelle), così l’Italia rischia di subire una crisi automatica dello spread, in quanto nessun investitore comprerebbe più BTp agli attuali livelli di rendimento medio-bassi, dovendo scontare un rischio di ristrutturazione accresciuto proprio dalle condizioni del MES.

In altre parole, nato per fronteggiare le crisi, il fondo arriverebbe a provocarle, segnalando ai mercati finanziari quali sarebbero i titoli del debito maggiormente a rischio ristrutturazione.
E c’è da dire che il MES, ancor prima di una riforma in sé affatto semplice da varare, essendo necessario l’accordo di tutti i 19 stati membri dell’Eurozona, da anni viene considerato uno strumento inadeguato e persino paradossale per un membro come l’Italia. Il nostro Paese ha versato già oltre 14,3 miliardi di euro a titolo di capitale e su un totale di 125 miliardi di impegni. Sommando anche i versamenti al vecchio Efsf, arriviamo alla cifra di 58,2 miliardi. Eppure, nel caso di bisogno, non potremmo bussare alla porta dell’apparato che abbiamo finanziato profumatamente, se è vero che da anni l’amministratore delegato del MES, il tedesco Klaus Regling, sostiene che l’Italia sarebbe troppo grande da salvare, cioè che le risorse del fondo risulterebbero insufficienti.

MES inutile e pure dannoso per l’Italia
In sintesi, l’Italia finanzia sin dal 2011 i salvataggi di tutto il resto dell’Eurozona e contribuisce a stabilizzarne le condizioni finanziarie sui mercati, senza che questi stessi possano scontare un minore rischio sovrano per i BTp, in quanto consapevoli, per espressa dichiarazione del MES, dell’insufficienza delle sue risorse nel caso necessitassimo di assistenza. Poiché oltre il 70% dei BTp risulta in mano agli stessi investitori italiani, come sistema-Paese stiamo rischiando di subire l’imposizione di una ristrutturazione ordinata dall’alto per un verso e il deterioramento del sentiment di mercato per l’altro.

Rassicura poco che il premier Giuseppe Conte abbia spiegato che l’Italia voterebbe la riforma solo se contenuta all’interno di un pacchetto, che includa tra l’altro l’unione bancaria. Non è accettabile, quale che fosse la contropartita, una riforma che abbia il senso di additare il debito pubblico italiano come insostenibile e che provochi, pertanto, un incremento della sfiducia verso i BTp, che insieme alla Grecia risultano già i titoli più bistrattati sul mercato europeo.

La china che stiamo prendendo sul fronte della riforma appare molto pericolosa e fa il paio con la pretesa della Germania di imporre alle banche nell’area una valutazione non più “risk free” per i titoli pubblici detenuti e differenziata sulla base del rating. Un doppio fronte di attacco, che avrebbe come unico esito reale di fare esplodere i rendimenti sovrani italiani, portando l’intera Eurozona sull’orlo di un nuovo precipizio.



Se le banche italiane dovranno vendere BTp sarà un disastro

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ALLARME ROSSO ITALIA (di Marco Santero)
ALLARME ROSSO ITALIA (di Marco Santero)


Condivido con piacere questo video per l’estrema chiarezza con cui spiega il pericolo MORTALE che corre il nostro paese e SOPRATTUTTO IL RISPARMIO DEI CITTADINI.

Visco, M5S, Borghi, Bagnai, Galli: Conte ha venduto l'Italia, pericolo gravissimo la riforma del MES



L’EMS va fermato immediatamente, altrimenti si fa la fine dei paesi del Sud America e dell’Africa che tramite l’Usurocrazia vengono da sempre spolpati.

Il fatto che anche una fonte autorevolissima come il Governatore della Banca d’Italia insieme a Galli (anche lui ex Banca d’Italia e parte del Osservatorio sul Debito pubblico di Cottarelli, quindi non certamente un Sovranista e Antieuropeista) mettano in guardia con parole ESTREMAMENTE ALLARMATE DEVE FAR CAPIRE IL RISCHIO CHE STIAMO CORRENDO.

IL ESM VA STOPPATO SENZA SE E SENZA MA!!
Conte e Tria devono essere indagati per tradimento del paese, visto che hanno violato le norme che imponevano loro di riferire al Parlamento sulla trattativa in corso per la riforma del ESM.

Basta con questi venduti, con questi vicerè franco tedeschi che da decenni creano trattati e riforme senza coinvolgere i cittadini e senza riferire e far decidere i punti chiave al Parlamento.

Ricordo a tutti i Magistrati, che potrebbero intervenire a norma di legge per verificare l’esistenza di DELITTI CONTRO LA PERSONALITA’ DELLO STATO CHE IN CODICE PENALE PREVEDE APPUNTO PER UNA NUMEROSA FATISPECIE DI REATI, che l’Italia mi risulta sia ancora una REPUBBLICA PARLAMENTARE E QUINDI LE DECISIONI CHIAVE LE DEVE PRENDERE IL PARLAMENTO CON UN DIBATTITO AMPIO E PUBBLICO AL FINE DI FAR SAPERE AI CITTADINI ATTIVI E NON LESIONATI CEREBRALMENTE DAI MEDIA E DALL’ABUSO NELL’USO DEGLI SMARTPHONE QUELLO CHE SI VORREBBE FARE E TUTTI I PRO E CONTRO. IN MODO CHE LE DECISIONI CHE RIGUARDANO IL FUTURO DEL PAESE SIANO PRESE CON LA GIUSTA PONDERAZIONE (es. in Danimarca ci fu un dibattito serrato e pubblico per un intero anno sull’adesione o meno all’Euro e INFATTI, giustamente, NON ADERIRONO ALL’EURO!!!)

Allego per promemoria per tutti e per i magistrati in particolare un file dei DELITTI CONTRO LA PERSONALITA’ DELLO STATO (e alcuni di questi articoli sembrano proprio scritti, con grande lungimiranza, per le fraudolente azioni contro gli interessi dello stato italiano e il legittimo interesse pubblico collettivo dei suoi cittadini. https://www.altalex.com/documents/news/2014/07/14/dei-delitti-contro-la-personalita-dello-stato

Ad esempio risulta “molto interessante” da analizzare l’art. 264

Infedeltà in affari di Stato.

Chiunque, incaricato dal Governo italiano di trattare all’estero affari di Stato, si rende infedele al mandato è punito, se dal fatto possa derivare nocumento all’interesse nazionale, con la reclusione non inferiore a cinque anni.”

Questo come singolo, se c’è associazione la pena raddoppia!

e questo è solo uno dei tanti articoli che andrebbero analizzati a fondo e confrontati con chi ha incatenato il paese e gli italiani a trattati, regolamenti e norme europee palesemente incostituzionali per chi ha una minima conoscenza della Costituzione Economica

ONORE A ONOREVOLI (veramente onorevoli!) come BORGHI, BAGNAI, RINALDI E ALTRI CHE STANNO SCOPERCHIANDO LA TERRIBILE TRAPPOLA CHE GLI “AMICONI” DEL NORD EUROPA CI STANNO PREPARANDO IN MODO FRAUDOLENTO.

Dire che questa è una U.E. solidale e a favore delle masse e parlare di “sogno europeo” (come fa la “sinistra” decerebrata e la sua brutta copia M5S) equivale a dire che Hitler era un benefattore incompreso.

Ricompattiamoci intorno al SACROSANTO interesse NAZIONALE e smettiamola di farci “INFINOCCHIARE COME EBETI” E “SPOLPARE” da questi poteri usurocratici.
 
L'europa tedesca è stanca di impoverirci lentamente adesso vuole proprio sbranarci... vuole i risprmi degli italiani

ESM (2): LA VOLONTA’ DEL POPOLO ITALIANO?
TABULA RASA.
UN POPOLO DI “PAGATORI” PER IL MORAL HAZARD Altrui. (da Orizzome48)


ESM (2): LA VOLONTA’ DEL POPOLO ITALIANO? TABULA RASA. UN POPOLO DI “PAGATORI” PER IL MORAL HAZARD Altrui. (da Orizzome48)


Vi presentiamo questo articolo di Orizzonte48 sul ESM /MES, il più grande scandalo che colpisce l’Italia e che, pare, sia stato approvato da Conte.
Buona lettura

  1. Per capire, senza essere trascinati nel gorgo delle grandiose costruzioni inerziali della propaganda orwelliana (adeguatamente testabile ogni giorno), abbiamo bisogno di punti di riferimenti.
Cioè di chiare enunciazioni circa i fondamenti istituzionali, cioè i contenuti normativi fondamentali, la cui “interpretazione autentica” fornisce l’indicazione della volontà politica e degli interessi economici che caratterizzano il dover essere della società in cui ci si trova assoggettati. Sudditi, non cittadini dotati della benché minima capacità giuridica di esercitare diritti politici, il primo dei quali è l’elettorato attivo e passivo, che possano in qualche modo determinare l’indirizzo politico fondamentale e quindi l’esistenza di un’autorità di governo che ne risponda secondo le regole della democrazia.

E il primo di questi riferimenti, parlando di sostenibilità, “rischio” e ristrutturazione del debito pubblico, non è ciò che potremmo pensare noi, – che, per definizione non conta nulla, essendo ridotti a vuota forma i diritti politici – ma quello che dicono loro, €SSI, senza alcuna remora.

  1. Ci riportiamo all’intervento di Benoît Cœuré(sul sito BCE, datato 3 novembre 2016) già riportato qui, p.6.1. (Keynote address by Benoît Cœuré, Member of the Executive Board of the ECB, at Harvard University’s Minda de Gunzburg Center for European Studies in Cambridge, MA, 3 November 2016). Sempre negli USA si manifesta il “meglio” di certe dottrine economiche…):
E nelle economie più avanzate, come altrettanto nella maggior parte dei modelli macroeconomici, il debito degli Stati è concepito anch’esso come sicuro.

Sussiste un’effettiva piena unificazione (ndr: intesa come armonizzazione nei fini) tra il bilancio della banca centrale e quella dell’autorità fiscale, tale da rendere il debito governativo risk-free in termini nominali.
La banca centrale può garantire il suo pagamento in liquidità e per il suo pari valore in tutti gli Stati del mondo. Perciò non c’è alcun rischio di credito connesso ai sovereign bonds, sebbene essi possano tuttavia comportate un rischio di inflazione se la banca centrale è sollecitata dal governo a finanziare deficits inflazionari.

Nell’area euro, tuttavia, questa stessa relazione istituzionale non può applicarsi.

Si ha una banca centrale e diciannove differenti autorità fiscali, i paesi membri non assumono la responsabilità per il debito di ciascun altro, e alla Banca Centrale Europea, per ottime ragioni, è vietato dal Trattato “il “finanziamento monetario”, che significa l’acquisto diretto del debito dei vari Stati membri “.

E quali sono queste “very good reasons”?
Presto detto: “Il debito sovrano nell’eurozona è così esposto al rischio di credito in un modo in cui non lo sono le altre economie avanzate”

E ciò accade invero per un disegno intenzionale.
La costruzione dell’eurozona – la proibizione di finanziamento monetario racchiusa nel trattato UE, la “no bailout clause”– è deliberatamente intesa a incoraggiare i mercati a differenziare tra i debiti sovrani dell’eurozona basandosi sulla loro sostenibilità fiscale.


L’idea è che l’esercizio della disciplina di mercato appresterà un continuo controllo sulle azioni dei governi, che condurrà a sua volta a politiche più solide
  1. Il secondo punto di riferimento lo possiamo rinvenire in Paul De Grauwe, del cui coinvolgimento professionale e scientifico nel concepimento e nella gestione dell’eurozona, non è dubitabile: egli dedica un lungo paper nel 2013al poderoso tema: Design Failures in the Eurozone:Can they be fixed?
Quello che ci illumina sul tema specifico è il paragrafo 4. “Misdiagnosis of the sovereign debt crisis” (pagg.11 e ss.), in cui afferma (mi spiace ma non ho più il tempo per sistematiche traduzioni dall’inglese; molti capiranno, altri useranno il traduttore google):

The diagnosis of the Eurozone crisis that was made by political leaders, especially by those from Northern European countries was that the sovereign debt crisis arose as a result of profligacy of governments in general and of governments in the Southern European countries in particular.[La diagnosi della crisi dell'Eurozona che è stata fatta dai leader politici, in particolare da quelli dei paesi del Nord Europa, è stata che la crisi del debito sovrano è nata a causa della volgarità dei governi in generale e dei governi dei paesi dell'Europa meridionale in particolare. leggi Italia]

However, with the exception of Greece, the reason why countries got into a sovereign debt crisis has little to do with public profligacy.

The cause of the debt problems in the Eurozone is to be found in the unsustainable debt accumulation of the private sectors in many Eurozone countries. I show the evidence in Figures 3 and 4. It can be seen that household and bank debt were increasing fast prior to the debt crisis.[La causa dei problemi del debito nell'Eurozona si trova nell'insostenibile accumulazione del debito dei settori privati in molti paesi dell'Eurozona. Mostro le prove nelle figure 3 e 4. Si può vedere che il debito delle famiglie e delle banche stava aumentando rapidamente prima della crisi del debito [non capisco... il debito privato è già stato colpito ed affondato con il Bail-in.... perchè adesso vogliono colpire ed affondare il debito pubblico ben sapendo che la vittima sacrificale è l'Italia]

Surprisingly, the only sector that did not experience an increase in its debt level (as % of GDP) was the government sector. [Sorprendentemente, l'unico settore che non ha registrato un aumento del livello del debito (come% del PIL) è stato il settore pubblico con grande disappunto delle nazioni nord-europee che ora si trovano in gravi difficoltà con le loro banche a causa delle regole imposte del bail in che ora non vogliono rispettare.]

The private debt accumulation in the eurozone allowed booms and bubbles to develop. When these became unsustainable and crashed, a large number of banks, firms and households, found themselves unable to repay their debts. As a result, they were forced to deleverage, i.e. to reduce their debt levels. This set in motion the debt deflation dynamics discussed earlier (Irving Fisher (1932) and Minsky (1982)).

As the private sector attempts to deleverage, assets are sold, pushing down their prices. As a result, other agents are pushed into solvency problems as the value of their assets declines. More and more private agents then are forced to deleverage. But as everybody is doing this at the same time, nobody succeeds in improving its own solvency.

On the contrary the solvency of private agents continues to deteriorate. The economy is pushed into a deflationary spiral. The only way out is for governments to increase their own debt levels. This is necessary to make it possible for the private sector to deleverage without bringing the economy into a deep depression.
 
Il paragrafo si conclude così (eravamo ovviamente prima del QE, ma in un momento successivo alla MAI APPLICATA Outright Monetary Transaction):

As long as such misdiagnosis continues to form the basis of political action by European leaders the chances of stopping the destructive dynamics are slim. Instead political action should be based on a correct diagnosis that as was argued in the previous sections result from a number of design failures that have little to do with government profligacy.”[Finché tale diagnosi errata continuerà a costituire la base dell'azione politica dei leader europei, le possibilità di fermare le dinamiche distruttive sono scarse. L'azione politica dovrebbe invece basarsi su una diagnosi corretta che, come sostenuto nelle sezioni precedenti, è il risultato di una serie di fallimenti di progettazione che hanno poco a che fare con la perplessità del governo ".]

3.1. La soluzione che indica De Grauwe? E’ nel paragrafo successivo:
5. The ECB as a lender of last resort in the government bond markets


La soluzione è nota. Fu a lungo dibattuta in quegli anni, ma non poté essere realmente discussa a causa dell’opposizione della Germania, fondata sulla clausola dell’art.123 TFUE; che nella sostanza, come abbiamo visto, vieta tale funzione alla BCE escludendone la forma più efficace, cioè l’acquisto diretto all’emissione da parte dei singoli Stati, e consentendo solo l’acquisto indiretto, sul mercato c.d. secondario, che fu intrapreso, comunque con dei limiti altrettanto noti, di qualità e di ammontare massimo, con il QE. Che però, anticipiamo subito, ha determinato, con la regola “presupposta” della capital key, boom and bubbles in Germania, oggi denominata “asset inflation”, pur replicando, per altre ragioni, un eccessivo afflusso di liquidità bancaria non sui paesi debitori commerciali, ma sul mercato dei capitali e degli investimenti finanziari tedeschi.

In ogni modo, De Grauwe elogia l’introduzione dell’OMT, ma “si accorge” immediatamente che il feroce clima critico che lo circonda, gli conferisce una forma regolatoria che, come si rivelerà successivamente, lo ha reso inefficace e inapplicato/bile (per qualsiasi governo avesse sale in zucca e, potendo correggere il problema del debito PRIVATO estero, con altri mezzi che non fossero la Trojka e il trattamento Grecia; come infatti, ha altrettanto notoriamente fatto l’Italia).

De Grauwe, in questo scritto del 2013, anticipa le ragioni, tutte tributarie del principio di “condizionalità”, che avrebbero reso inefficace l’OMT. Queste ragioni nella sostanza, rendono ancor più inefficace, cioè deflazionista e recessivo, l’ESM riformato; solo che questa volta, eliminato once and for all ogni possibile intervento dell’istituto emittente centrale, come lender of last resort e persino entro il vecchio OMT, si gettano tutte le fiches sulla condizionalità imponibile dall’ESM stesso e sulla trasformazione del potere di veto della Germania, in potere dell’ESM, germanizzato, di imporre le ristrutturazione preventiva del debito del paese “in difficoltà” (e chissà chi creerà tale difficoltà…non certo l’Italia che gode di un attivo delle partite correnti e di una posizione patrimoniale netta sull’estero tra le più solide del mondo):

“The continuing fierce criticism against the notion that the ECB should be a lender of last resort in the government bond markets explains why the ECB attached a number of conditions to its OMT-program. These conditions are likely to reduce the effectiveness of that program. First, the ECB will restrict its bond purchases to bonds with a maturity of 3 years or less. There is no good economic argument to impose such a restriction. In fact, it may even increase the fragility of the sovereigns. These will now have an incentive to issue bonds with shorter maturities than they would have done otherwise, making them more vulnerable to liquidity crises.”

Second, the ECB has attached as a condition to the use of the OMT-program that the countries concerned apply to the ESM which may then subject these countries to additional austerity programs. This creates the problem that countries are pushed further into a recession as a condition to obtain relief from the ECB. It is difficult to understand the economic logic of such an approach. It is in my view the result of a moralistic approach to the problem that is very popular in the North of Europe and that wishes countries applying for support to be punished first for their sins.

There is an additional danger to this second condition. The ESM will be at the centre of the procedure for triggering the ECB’s liquidity provision in the context of the OMT program. The decisions of the ESM, however, will de facto be subject to a veto power of Germany and other countries. The popular opposition in Germany against the ECB’s lender of last resort activities may in the end prevail making it impossible for the ECB to exert these activities”.

3.2. Conclusione inequivocabile di De Grauwe, avendo perciò precisato la sostanziale inefficacia e anzi dannosità dell’OMT “condizionale” e lasciata al potere di veto tedesco (= arbitrio moralistico):

“As I argued earlier, the proper separation of responsibilities is for the ECB is to act as a lender of last resort, and for the European Commission to control the moral hazard risk produced by this lender of last resort activities.

The OMT program however, makes it clear that the ECB both wants to provide liquidity and for policing moral hazard risk. This also appears from the fact that the ECB is actively involved in the Troika that monitors the countries budgetary policies. This monitoring, however, is highly political. Thus the ECB gets involved in decisions about how much governments should spend, which spending cuts to apply, what taxes to raise. These are highly political decisions. A central bank that cherishes its political independence endangers this independence if it is involved in political decision-making processes in member-countries“.

  1. Olivier Blanchard, più di recente (gennaio 2019), ha dissertato proprio di “Public Debt and Low Interest Rates“, con riferimento alla situazione creatasi a seguito del QE; ed è un discorso, anche qui, “delivered” alla “2019 American Economic Association (AEA) Presidential Address at the AEA”.

 

Siamo all’incirca un mese dopo l’approvazione della riforma dell’ESM nell’Eurosummit del 14 dicembre 2018,
(dall’eloquentissimo incipit: “A seguito del mandato conferito nel giugno 2018″), all’Eurogruppo.

E Blanchard trova dunque prioritario porre l’accento sulla sostenibilità del debito pubblico e ri-dimostra, citando alcuni studi, che, insomma, il costo diventa crescente e “rischioso”, guarda caso, sopra il 60%. Forse dimenticando che, ad esempio, la Francia versa in tale situazione, cioè rapporto debito/PIL in crescita sopra al 60%, e ormai prossimo al 100%, dalla crisi del 2007-2008; e stranamente, però, non è stata toccata dalla “crisi del debito pubblico”.


Sulla stessa linea il buon Spinelli, che nel suo “Politica marxista e politica federalista” (1942-43 ora in A. Spinelli, E. Rossi, Il Manifesto di Ventotene, RCS Quotidiani su licenza Mondadori, Milano, 2010, pp. 73 e ss.), così si esprimeva:

L’ostinazione con cui i socialisti si attengono all’ideale collettivista, è l’espressione dell’inconscia dipendenza delle forze progressiste dall’idolo nazionale e militarista. Anche le forze che credono di combatterlo, in realtà lavorano per lui.” (pag. 106);

e, poi, a pag. 112: “Passando dal campo degli interessi economici a quello delle tendenze politiche, scorgiamo che le tendenze socialiste democratiche sono molto sensibili ad impostazioni di carattere antimilitarista, internazionalista e popolare, e potranno quindi fornire molte forze all’opera federalista. Ma tendono anche a deviare da questa direttiva, se si presenta loro la possibilità, magari illusoria, di realizzazioni più immediate, socialiste o democratiche su ridotta (ed avvelenata) scala nazionale.”



La prima citazione ha una nota, la numero 11 (pag. 121), presso la quale leggiamo:

L’esempio del socialismo inglese è caratteristico. L’Inghilterra, paese poco militarista, è stata sempre un campo poco fruttuoso per le idee marxiste, quantunque abbia eseguito molte singole collettivazioni. [sic] Ma l’ideale della statizzazione vi ha preso piede parallelamente al crescere delle esigenze militariste. Oggi che il conflitto le impone un collettivismo di guerra, i laburisti, pur invocando per l’indomani una federazione di popoli, dichiarano che intendono mantenere e sviluppare l’economia pianificata.

Se faranno ciò, faranno senz’altro fallire la federazione, poiché la loro economia pianificata non potrà che essere inglese, autarchica, sezionale, nazionalista. Si potrà far aderire l’Inghilterra alla federazione pur nazionalizzando molte sue imprese. Non c’è contraddizione insuperabile. Ma non si potrà fare una federazione vitale ed una economia nazionale pianificata”.

Sia chiaro che qui per “economia nazionale pianificata” ci si riferisce non al bolscevismo, ma al piano Beveridge, a cui proprio in quegli anni Caffè tributava il proprio apprezzamento su Cronache Sociali e Giorgio La Pira, con la collaborazione dello stesso Caffè, avrebbe indicato come via per soddisfare l’“attesa della povera gente”.

Più in generale, parliamo di uno dei modelli fondamentali di riferimento per i costituenti .”
  1. Risultato: sul presupposto istituzionale dell’eurozona che abbiamo fin dall’inizio evidenziato (e non lo sarà mai abbastanza), e della inefficacia dell’OMT-ESM (1a versione), così ben evidenziata da De Grauwe, si arriva al QE (dei cui effetti strategicamente limitati sull’Italia dalla quasi simultanea introduzione dell’Unione bancaria, abbiamo detto, qui, p.3). Il “lascito di Draghi”, obiettivamente, non si riduce ad aver salvato l’eurozona ma si estende, come dice anche la Banca d’Italia, all’asset bubblee al calo della redditività dei sistemi bancari dell’eurozona (ma tedesco in particolare) “This increases the risk of adverse side effects“, determinati dal QE e incrementabili con la sua potenziale prosecuzione.
Intanto teniamo a mente questo:
If Europe had not helped Greece, there would have been severe consequences for theFrench and German banking systems (Stiglitz, pag.33).
  1. Ma il fatto è che, accordandosi nella consueta sede bilaterale– che è la vera connotazione “imperiale” e neo-liberale (si fa fatica a distinguere le due cose, come sottolineava Lelio Basso, in un epico discorso del 1949), di cosa doveva comunque divenire la “costruzione europea”, e che denota il vero assetto dei trattati (di ogni trattato internazionale) -, Francia e Germania ci impongono la ristrutturazione del debito pubblico.
Cioè, come già nel caso della Grecia, che ha richiesto la consistente (e irrestituibile) contribuzione italiana al…salvataggio delle banche tedesche e francesi, come sottolinea Stiglitz sopra citato, ora il salvataggio essenzialmente dell’intero sistema finanziario tedesco deve essere comunque effettuato. Peraltro è già iniziato (qui. p.2) nelle sue prime manifestazioni above the €uropean Rule of Law (cioè, con regole sulla concorrenza disapplicate senza remore).

E anche questa volta, un’Italia estranea alla causazione di questo problema – che nasce dalla morsa deflattiva che gli stessi tedeschi impongono all’intera eurozona per trascinarla nel suo irreversibile mercantilismo, nonché dall’investimento finanziario (sbagliato), all’estero, dei suoi enormi surplus – è chiamata a pagare, in posizione di sacrificio assoluto e supino. Con la ristrutturazione del debito pubblico, cioè con la propagazione ad ogni singolo risparmiatore del bail-in, o con l’adozione delle misure equivalenti in termini di equivalente drenaggio, enormemente recessivo, dello stesso risparmio.
  1. La resistenza sezionale(ovvero, corporativa) del sistema bancario nazionale, che è ben presente nell’azionariato di Bankitalia, nel suo (residuo) azionariato ancora non estero, inizia a manifestarsi.[finalmente]
 
Tuttavia il punto di svolta attuale, per chi vuole capirlo (studiando il problema nella sua profondità storica ed economica) è che la riforma ESM impone una scelta, obbligata e senza alternative, tra ristrutturazione del debito pubblico o definitiva ristrutturazione sociale italiana, cioè uno sconvolgimento ordinamentale e dunque costituzionale, – o meglio la sua brusca e intollerabile accelerazione- , che è totalmente non voluto dal popolo sovrano; che però è in pratica impotente, persino nel suo estremo baluardo dell’istituzione parlamentare che della sovranità costituzionale popolare, è la più diretta espressione (ormai teorica).

Quando finiremo di pagare per i problemi delle intenzionali pecche istituzionali dell’eurozona che indica lucidamente De Grauwe?
Non saprei dirlo, data l’attuale coscienza e situazione politica. E mediatica. So solo che avremmo bisogno dello “spirito del 25 aprile“:

La forma repubblicana, e cioè l’area di intangibilità del modello democratico di tutela dei diritti essenziali, in particolare socio-economici, che caratterizza la nostra Costituzione – e che è il frutto della “concordia” e dell’armonia che in occasione del 25 aprile avremmo interesse a difendere sopra ad ogni altra priorità -, ne risulta sufficientemente determinata, dissipando i dubbi che al riguardo aveva sollevato Calamandrei in sede di assemblea Costituente. Alla luce di questo “diritto vivente” supremo (almeno nella perdurante giurisprudenza della Corte costituzionale), dovrebbe preoccuparci, ora e in occasione della ricorrenza del 25 aprile, che la riforma costituzionale (ndq: vale “a fortiori” e di gran lunga, per la riforma dell’ESM) determini un effetto di sbilanciamento sull’Esecutivo di decisioni che non solo sfuggiranno sempre più all’autonoma deliberazione parlamentare e alla indipendenza di giudizio degli organi costituzionali di garanzia, ma che sono assunte, in modo crescente e divorante, in sede sovranazionale, e quindi al di fuori del circuito di deliberazione dell’indirizzo elettorale, democratico e costituzionale

Terminiamo perciò nel disperato appello del poeta Montale:
Non domandarci la formula che mondi possa aprirti,
sì qualche storta sillaba e secca come un ramo.
Codesto solo oggi possiamo dirti,
ciò che non siamo, ciò che non vogliamo
.”



Germania: debito pubblico/Pil

Francia: debito pubblico/Pil

Quello che è interessante, al di là della (ennesima) e contraddittoria perorazione della soglia del 60% (nell’eurozona, come in Giappone come negli USA), è questa affermazione riassumente la sua analisi:
This link between the cost of debt and the level of debt itself is not just a minor inconvenience. It has profound implications for high debt countries, in particular for the high debt countries in the euro area where each government is responsible individually for its own debt.

Confermando Cœurée in sostanza contraddicendo De Grauwe, che pone invece un’estrema attenzione sull’anomalia e sulla mancanza di logica economica apparente della governance dell’eurozona -, Blanchard non può negare, per quanto sotto-enfatizzandolo, che il nodo della sostenibilità del debito pubblico nell’eurozona sta nel particolare rischio dovuto al fatto che “ogni governo è responsabile individualmente per il suo debito“.


4.2. Dunque si tratta di una peculiarità istituzionale consistente nell’assenza di garanzia da parte della Banca centrale, emittente tale moneta, e quindi di una scelta politica, e non economicamente chiara né giustificabile, considerando che costituisce un unicum in tutti i sistemi monetari adottati dai paesi avanzati dell’intero mondo.

Vi propongo in altri termini quest’ultima precisazione: Blanchard, nel fare l’elogio del risk-less debito pubblico (solo) sotto soglia del 60%, – senza curarsi della realizzabilità concreta di un tale target, ostentato “a prescindere”, e senza curarsi del fatto che la Francia sfida, impunemente indenne, da un decennio, questa “legge” tolemaica mentre la Germania ha indugiato a lungo in questa sfida, ed è più che pronta a raccoglierla di nuovo con un’incombente ondata (anomala) di salvataggi bancari -, pare parlare proprio e soltanto dell’Italia.

Cioè, in definitiva, mette in dubbio la sostenibilità del debito pubblico italiano a) per ragioni quantitative; b) per correlate ipotesi di futuri shock recessivi determinati da una crisi finanziaria non italiana. E, rispetto all’eurozona, neppure tanto esogena, vista la situazione di Deutschebank.

  1. Per capire questo rinnovato timore, a così alto livello politico(…scientifico) in cui si scarica (implicitamente ma necessariamente) l’attenzione sull’Italia, e in definitiva sull’esigere il sacrificio del suo sistema bancario e, più ancora, dei suoi risparmiatori,per un pericolo finanziario-bancario che non sta negli NPL, ma nei level-3 e conseguenti problemi di “veridicità” e “realtà” dei bilanci degli istituti tedeschi (e francesi), dobbiamo fare un passo indietro.

Al giugno del 2018 (appunto).
E si tratta di un evento che solo marginalmente, se non addirittura strumentalmente, si aggancia della colossale montatura per cui l’Italia era divenuta un pericolo poiché aveva appena creato un governo che, “a priori”, avrebbe dovuto destabilizzare l’intera eurozona (facendo un deficit di 2,04 contro il…2,1 dell’anno precedente!); si tratta in realtà del c.d. accordo di Meseberg.

Tra Francia e Germania.
Accordo nel quale, – ben prima che il Nadef 2018 e la manovra successiva fossero presentate, e quindi ben prima che qualsiasi minaccia italiana si profilasse all’orizzonte con una sua immaginaria government profligacy, ci si “preoccupa” del futuro radioso dell’eurozona.
E tra un complimento reciproco e l’altro, cosa ti tirano fuori Macron e la Merkel, concretizzando un progetto a lungo rimuginato, ma attualizzato nelle forme più consone al sopravvenuto problema dell’asset inflation causata dal QE e che richiedeva un’immediata “rimessa in riga” dell’Italia?????????

(L’analisi di De Grauwe ne risulta letteralmente devastata…)
“Unione Economica e Monetaria
– Per garantire un’economia forte, l’Unione europea ha bisogno di una solida unione monetaria. Questa moneta è l’euro, che è accessibile a tutti gli stati membri e che quasi tutti gli stati membri intendono adottare conformemente ai trattati dell’Ue. La condivisione della stessa valuta comporta esigenze specifiche in termini di coordinamento economico e di integrazione. Di conseguenza, Francia e Germania hanno deciso di proporre misure chiave nella seguente tabella di marcia per rafforzare ulteriormente la zona euro e renderla un’autentica unione economica.[ l'obiettivo è distruggere l'Italia - il mezzo da utilizzare è il MES]

Meccanismo europeo di stabilità (Mes)
Come primo passo, dobbiamo modificare il Trattato intergovernativo del Mes al fine di includere uno strumento di garanzia comune, migliorare l’efficacia degli strumenti precauzionali per gli stati membri e rafforzare il suo ruolo nella valutazione e nel monitoraggio dei programmi futuri. E in una seconda fase possiamo quindi garantire l’integrazione del Mes nella legislazione europea, preservando le caratteristiche chiave della sua governance.
Ulteriori attività dovrebbero essere intraprese in un quadro appropriato per il sostegno alla liquidità necessaria alla risoluzione.
La condizionalità rimane un principio di base del trattato sul Meccanismo europeo di stabilità e di tutti gli strumenti del Mes ma va adattato a ciascuno strumento.
Ricordiamo che qualsiasi decisione di fornire sostegno alla stabilità attraverso il Mes a uno stato membro dell’area dell’euro include un’analisi della sostenibilità del debito (Dsa).
Per migliorare il quadro esistente promuovendo la sostenibilità del debito e migliorarne l’efficacia, dovremmo iniziare a lavorare sulla possibile introduzione dell’euro CaC ( collective action clauses) con l’aggregazione a un solo capo. Se ritenuto appropriato, il Mes può facilitare il dialogo tra i suoi membri e investitori privati, seguendo la prassi del Fondo monetario internazionale.

Il Mes dovrebbe avere un ruolo rafforzato nella progettazione e nel monitoraggio dei programmi in stretta collaborazione con la Commissione e in collegamento con la Bce e sulla base di un compromesso da trovare tra la Commissione e il Mes. Dovrebbe avere la capacità di valutare la situazione economica generale negli stati membri, contribuendo alla prevenzione delle crisi. Ciò dovrebbe essere fatto senza duplicare il ruolo della Commissione e nel pieno rispetto dei trattati.

Ogni qualvolta uno stato membro richiede l’assistenza finanziaria del Mes, può anche richiedere l’assistenza finanziaria dell’Fmi.[dalla padella alla brace]

Il Mes potrebbe essere rinominato”.
  1. Non so come dirlo altrimenti.
La sequenza (politico-decisionale) è:

Accordo bilaterale di Meseberg => immediata trasposizione in un accordo al vertice dell’eurozona, in margine al Consiglio UE a fine giugno 2018, => approvazione nelle sue linee essenziali e costitutive della riforma ESM, esattamente riassunta nel comunicato finale del 14 dicembre 2018, che ricalca fedelmente l’accordo bilaterale e intergovernativo di Francia e Germania => Approvazione definitiva della riforma, completa e approfonditamente studiata, annunciata da Centeno, in esito all’Eurogruppo del 7 novembre, “entro dicembre“.

Tutto col costante assenso dei rappresentanti governativi italiani pro-tempore
.[che tradiscono il mandato parlamentare]

Il presupposto strutturale di ciò, da portare alle sue estreme conseguenze e avendo di mira, necessariamente, per esclusione (non occorre Sherlock Holmes) l’Italia, va però ribadito, perché non sta emergendo nel dibattito, anche parlamentare (finalmente), sulla questione:

Cœuré 2016: Il debito sovrano nell’eurozona è così esposto al rischio di credito in un modo in cui non lo sono le altre economie avanzate”
E ciò accade invero per un disegno intenzionale.

i paesi membri non assumono la responsabilità per il debito di ciascun altro, e alla Banca Centrale Europea, per ottime ragioni, è vietato dal Trattato “il “finanziamento monetario”, che significa l’acquisto diretto del debito dei vari Stati membri “.

Blanchard 2019: in the euro area each government is responsible individually for its own debt.
  1. Che se poi vogliamo andare un po’ più indietro, in fatto di chiarimenti sui “divieti” contenuti nei trattati e sui “disegni intenzionali”, basta vedere qui e qui (p.6). Su questo blog, dove si dice ciò che è manifesto, genetico e scontato, ma completamente assente dal dibattito politico e mediatico italiano. Ma non pare che ci sia alcun pericolo che sia mai dibattuta in un Eurogruppo o in un Eurosummit, a latere di un Consiglio Ue, alcuna proposta italiana; quand’anche fosse mai avanzata. Nell’interesse italiano.[grazie TRIA grazie CONTE]
Ma se l’interesse democratico-costituzionale italiano avesse mai avuto un peso, nell’intera storia della costruzione europea, molto semplicemente l’Italia si sarebbe limitata ad aderirvi in conformità dell’art.11 Cost. e non avrebbe mai considerato legittima, e prima ancora: conveniente, l’introduzione del vincolo esterno monetario. Ma questa è una lunga storia: un’adesione ai trattati europei conforme all’art.11 Cost. non è mai stata in agenda.


Ce lo chiarì Giuliano Amato (qui, p. 1c).

E questo per i più vari motivi, che abbiamo più volte ricostruito.

La Costituzione del 1948, non è mai stata accettata dal “Quarto Partito“, che è stato costante e inesorabile nell’utilizzare la leva terroristica del debito pubblico, (sistematicamente a sproposito); e la costruzione europea, specialmente con la sua propaggine ossessiva dell’abolizione della sovranità monetaria, è sempre stata uno strumento ideale per una restaurazione antidemocratica.

  1. Basti rammentare come l’etichetta giustificatrice dell’anticomunismo, che gioca tutt’ora una fortissima suggestione (…?), sia in realtà un’iperbole posticcia che ha tutt’altro obiettivo. Un obiettivo “reale” che non poteva investire la totale neutralizzazione della Costituzione del 1948 (qui, pp.4-4.1.). In Italia la realizzazione di questo obiettivo è la caratteristica fondante dell’europeismo:
“Nonostante l’etichetta di “socialista” “Spaak aveva abbandonato le convinzioni che potevano inquietare l’establishment, prima di diventarne una colonna. Nominato primo ministro nel 1938, era stato sostenitore di una politica di appeasement e conciliazione con le potenze fasciste. Dopo la guerra, si trasforma in apostolo della costruzione europea e delle difesa dell’Occidente. Un antibolscevismo ossessivo lo induce a indicare alla pubblica collera l’insieme dei comunisti occidentali, accusati di “indebolire gli Stati in cui vivono” e di agire come “una quinta colonna a confronto della quale la quinta colonna hitleriana non era che un’organizzazione di boy scout”. (Denord, Schwarz, op. ult. cit., pag. 25).



Sulla questione dell’anticomunismo bisogna però fare un poco di chiarezza: da parte dei circoli europeisti neoliberali l’ostilità non era certo confinata al bolscevismo: il bersaglio era *ogni forma* di politica economica alternativa al neoliberismo stesso, in primis il laburismo inglese, considerate tutte quali “strade” verso il totalitarismo.



Ci si dimentica spesso in effetti che il bersaglio polemico concreto di The Road to Serfdom di Hayek è il laburismo britannico.
 

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