Macroeconomia E'successo! Il salto di specie. (2 lettori)

sharnin

Forumer attivo
E' successo. Il salto di specie del virus dei polli si è verificato.
"Virus dei polli, 1° contagio da uomo a uomo
Ragazza infettata in Vietnam.

L’influenza dei polli tiene con il fiato sospeso il mondo, scientifico e no. E la rivista scientifica britannica Nature, avendo in pagina una notizia scoop al riguardo, ne ha anticipato il contenuto per aiutare le autorità sanitarie a pianificare le strategie più efficaci. La notizia: un gruppo di ricercatori ha isolato un ceppo del virus H5N1 responsabile dell’influenza aviaria che passa da uomo a uomo e che è risultato in parte resistente all’oseltamivir (Tamiflu), il farmaco anti-virale della Roche consigliato come primo argine in caso di pandemia.
Il ceppo è stato individuato in Vietnam in una ragazza di 14 anni contagiata dal fratello e non direttamente da uccelli malati. La decodificazione del genoma di questo particolare virus H5N1 ha dimostrato una mutazione che lo avrebbe anche reso resistente all’oseltamivir.
Test in laboratorio su animali avrebbero tuttavia dimostrato che questo virus è sensibile all’altra sostanza consigliata: lo zanamivir (Relenza, GlaxoSmithKline).
..."

Il problema progredisce senza che si riesca a bloccarlo, come è avventuto con la SARS (meno contagiosa e meno pericolosa).
Io qui non mi riferisco all'aspetto sanitario della questione, ma a quello ECONOMICO.

Riuscite a immaginare cosa potrebbe voler dire il pericolo di una pandemia umana, in termini di blocco di trasferimenti di uomini e merci?
 

ricpast

Sono un tipo serio
ho difficoltà a credere ad uno scenario del genere.

Non sono un medico ma da quel poco che sò i virus di tipo simil-influenzale che si trasmettono facilmente sono anche quelli che risultano + facili da combattere (in termini di sviluppo di vaccini preventivi).
Certo è altrettanto vero che sono i virus che si modificano + velocemente.
 

sharnin

Forumer attivo
ricpast ha scritto:
ho difficoltà a credere ad uno scenario del genere.

Non sono un medico ma da quel poco che sò i virus di tipo simil-influenzale che si trasmettono facilmente sono anche quelli che risultano + facili da combattere (in termini di sviluppo di vaccini preventivi).
Certo è altrettanto vero che sono i virus che si modificano + velocemente.

Purtroppo non è così.
"Che il virus H5N1 dell'influenza aviaria sia a rischio è dovuto a un motivo, per così dire, statistico e a tre condizioni biologiche. Il motivo di statistica sanitaria è che, in media, tre o quattro volte in un secolo un ceppo virale dell'influenza diventa talmente AGGRESSIVO da provocare una pandemia, ovvero un contagio che coinvolge la popolazione di molti continenti e, al limite, del mondo intero e uccide un numero molto grande di persone.
Gli epidemiologi si aspettano che una nuova pandemia influenzale capace di uccidere milioni di persone nel mondo (e, quindi, migliaia di persone in Italia) possa prima o poi ripetersi. Ma non è solo per motivi statistici che dobbiamo temere che il virus H5N1 dell'influenza aviaria riesca a contagiare anche l'uomo e a provocare una pandemia. Esistono tre condizioni oggettive. Due delle quali si sono gia verificate.
La prima è che si è evoluto un nuovo virus, l'H5N1 appunto, finora sconosciuto al nostro sistema immunitario e per il quale la popolazione umana non ha difese pronte. H5N1 ha un tasso di mortalità del 70%, oltre alla sua virulenza, la pericolosità di H5N1 sta anche nel fatto che una persona infetta diventa contagiosa prima di manifestare i sintomi.
La seconda è che questo virus è passato dagli uccelli all'uomo e nell'organismo umano è capace di riprodursi e di provocare una malattia grave e, spesso, mortale. Dal 1996 a oggi in Asia centinaia di persone sono state contagiate e alcune decine sono morte a causa del virus H5N1.

La terza condizione, necessaria e sufficiente per scatenare una pandemia, non si è ancora verificata. Questa terza condizione consiste nella trasmissione diretta e facile da uomo a uomo del nuovo virus. L'eventuale ricombinazione (ibridazione) con il virus dell'influenza stagionale in un soggetto infettato da entrambe i virus renderebbe il virus risultante di velocissima diffusione."

"Molte condizioni, rispetto a novant'anni fa, sono cambiate. Alcuni fattori di rischio sono addirittura aumentati rispetto a un secolo fa. I virus, per esempio, possono diffondersi per il mondo molto più rapidamente. Oggi in poche ore - grazie ai viaggi aerei - un virus dall'Oriente (i nuovi virus nascono in genere in Asia sia perché è lì che si concentra la maggior parte della popolazione umana, sia soprattutto perché lì c'è una maggiore promiscuità tra uomo e animali) può raggiungere l'Europa o gli Stati Uniti d'America, veicolato da ignari viaggiatori. Tuttavia altri fattori di rischio sono diminuiti. Oggi abbiamo una migliore capacità di allerta e anche una migliore capacità di controllo. Sappiamo come limitare i focolai di contagio. E abbiamo la possibilità di realizzare vaccini.
Un problema è verificare chi farà prima: l'uomo a organizzare la sue difese o il virus a portare il suo attacco? Ma un altro problema, di cui pochi ahimé parlano, è come l'umanità saprà distribuire equamente le sue capacità di difesa. I vaccini e gli altri sistemi di prevenzione saranno a disposizione solo di alcuni privilegiati o saranno accessibili a tutti?
Nel caso di una pandemia virale questa eventuale disuguaglianza oltre che assolutamente iniqua sarebbe anche illusoria per i ceti più privilegiati. Il virus supera i confini di casta più facilmente delle onde del mare e dei venti dell'atmosfera."

"Queste le raccomandazioni dell'OMS per le visite a familiari ricoverati, tanto per farsi un'idea della contagiosità
Evitare contatti con i pazienti affetti da H5N1 specialmente quando sono contagiosi.
Se si visita un paziente affetto da H5N1 seguire le norme stabilite dallo staff ospedaliero indossando camici, mascherine, guanti, ecc.
Indossare speciali protezioni quando si hanno contatti diretti con il paziente o con l’ambiente dove il paziente soggiorna.
Il kit di protezione comprende maschera, camice, guanti e occhiali.
Informarsi sul modo di utilizzare le protezioni (es. come indossare la maschera sul viso, ecc.)
Quando si lascia la stanza del paziente affetto da H5N1 è necessario togliersi le protezioni e lavarsi bene le mani almeno per 90 secondi con sapone e acqua."

Intanto, da La Stampa:

Aviaria, isolato un italiano
E' un torinese rientrato dalla Cina

Un torinese di 29 anni, tornato da un viaggio di lavoro in Cina in preda a una forte polmonite, è stato ricoverato - in isolamento - all' ospedale delle Molinette prima e Amedeo di Savoia dopo. I medici stanno seguendo le procedure previste dai protocolli sulle gravi malattie infettive come l' influenza aviaria.
Intanto, il Corpo Forestale dello Stato ha sequestrato a Gatteo, in provincia di Forlì una partita di fringuelli e cardellini importati illegalmente dall'Uzbekistan. Il sequestro è avvenuto in una ditta import-export di uccelli esotici e animali da parco. Durante i controlli, intensificati nell'ambito dei programmi di prevenzione dell'influenza aviaria, è stata riscontrata una situazione sanitaria «preoccupante».
 

gipa69

collegio dei patafisici
Da quello che ho sentito la polmonite del Torinese rientrato dalla Cina non è riconducibile all'influenza aviaria.
 

sharnin

Forumer attivo
gipa69 ha scritto:
Da quello che ho sentito la polmonite del Torinese rientrato dalla Cina non è riconducibile all'influenza aviaria.

No, non è ancora possibile dirlo, devono prima isolare il virus e poi codificarlo, ci vogliono un po' di giorni.
Il fatto è che cercano di dare un colpo al cerchio e un colpo alla botte. Avvisare, allertare, soprattutto il personale sanitario, e cercare di non scatenare il panico.
 

sharnin

Forumer attivo
Adesso il Ministero dice che è una polmonite batterica, la certezza si potrà avere dopo che avranno identificato il ... colpevole.
In Cina lo avevano trattato con antivirali.
 

sharnin

Forumer attivo
Non è per fare l'uccello del malaugurio, ma il rischio esiste, e qui, in questo contesto, io volevo mettere in evidenza il possibile IMPATTO ECONOMICO di questa eventuale pandemia. (Epidemia: il 20% della popolazione che si ammala, pandemia: il 50% della popolazione che si ammala, non che muore)


Il sogno europeo ammalato di influenza
L'H5N1 si diffonde in tutto il mondo. Ma l'Unione europea sta a guardare
Monopolio Roche All'ultimo meeting dell'Oms Francia e Stati uniti hanno difeso l'attuale monopolio della Roche sul Tamilflu
MIKE DAVIS

L'influenza aviaria sta bussando alla porta dell'Unione europea, e non le sarà opposto un rifiuto. Nonostante le promesse dei responsabili nel campo veterinario e della salute pubblica, di sigillare i confini e stroncare così i nuovi focolai, l'H5N1 è una forza quasi irresistibile. È sconcertante come, nel corso dell'ultimo anno, l'Europa non abbia dimostrato alcuna coesione, né abbia attuato una seria pianificazione regionale sul modo migliore per affrontare lo spettro dell'influenza pandemica. Già l'anno scorso, i ricercatori avevano avvertito che l'influenza aviaria era diventata inestirpabile tra gli uccelli selvatici e il pollame domestico. La speranza iniziale che non fosse facilmente trasmissibile attraverso gli uccelli selvatici si è rivelata infondata questa primavera, quando i ricercatori cinesi hanno scoperto una enorme epidemia presso il lago Qinghai, nella Cina occidentale.

La Cassandra Yi Guan
Inizialmente il focolaio era limitato a un piccolo isolotto nel grande lago salato, dove le oche improvvisamente hanno cominciato ad avere convulsioni, per poi crollare al suolo e morire. A metà maggio l'intera popolazione aviaria del lago era infetta, e gli uccelli morivano a migliaia. Un ornitologo l'ha definita «l'influenza aviaria più grande e più mortale mai osservata negli uccelli selvatici». I virologi cinesi, nel frattempo, erano scioccati dalla virulenza del nuovo ceppo: quando i topi sono stati infettati dal virus di Qinghai, sono morti ancora più velocemente di quando gli era stato iniettato il «genotipo Z», la temibile variante N5N1 che sta attualmente uccidendo gli esseri umani in Vietnam e in Indonesia.
A luglio Yi Guan, leader del team di ricercatori di Hong Kong famoso in tutto il mondo che si occupa dell'influenza aviaria e combatte la minaccia della pandemia sin dal 1997, ha denunciato sul Guardian di Londra l'atteggiamento apatico mostrato dalle autorità cinesi nei confronti della conflagrazione biologica del lago Qinghai. «Non hanno preso quasi nessun provvedimento. Avrebbero dovuto chiedere il sostegno internazionale. Quegli uccelli andranno in India e in Bangladesh, e poi incontreranno altri uccelli provenienti dall'Europa». In un articolo pubblicato da Nature, Yi Guan e i suoi colleghi hanno anche rivelato che il ceppo di Qinghai probabilmente derivava da recenti episodi di influenza aviaria, non denunciati ufficialmente, tra gli uccelli della Cina meridionale. Questo ha confermato i sospetti che le autorità cinesi stessero continuando a nascondere al resto del mondo i focolai della malattia; in passato, avevano anche mentito sulla natura e sull'estensione dell'epidemia di Sars del 2003.
Come nel caso di allarmi lanciati in precedenza e relativi alla Sars, la burocrazia ha immediatamente preso provvedimenti contro Yi Guan per la sua onestà scientifica, chiudendo uno dei suoi laboratori alla Shantou University e armando il ministero dell'agricoltura, conservatore, di nuovi poteri di controllo sulla ricerca di base. Mentre Pechino censurava la ricerca, l'epicentro umano dell'influenza aviaria si stava espandendo: a metà luglio i funzionari della sanità indonesiani hanno confermato che un padre e le sue giovano figlie sono morti di influenza aviaria in un sobborgo benestante di Jakarta. Non risulta - un elemento preoccupante - che la famiglia fosse entrata in contatto con del pollame. Mentre la stampa speculava sulla possibile trasmissione tra esseri umani, nel quartiere è quasi scoppiato il panico.
Allo stesso tempo, cinque nuovi focolai di contagio tra polli sono stati riferiti in Thailandia. L'imbarazzante notizia è stata un duro colpo alla grande campagna lanciata nel paese, e ampiamente pubblicizzata, per sradicare la malattia. I funzionari vietnamiti, dal canto loro, hanno rinnovato gli appelli per l'aiuto internazionale mentre H5N1 mieteva nuove vittime nel paese che resta il focolaio centrale e preoccupa moltissimo l'Oms. Nel frattempo, gli uccelli del lago Qinghai avevano preso il volo per svernare nei cinque continenti. H5N1 puntualmente è arrivato alla periferia di Lhasa, la capitale del Tibet; è stato individuato in Kazakhstan e nella Mongolia occidentale; e, quel che più preoccupa, ha cominciato a uccidere polli e uccelli selvatici vicino alla capitale siberiana di Novosibirsk - a metà strada sulle rotte per il Mar Nero e l'Europa meridionale. L'arrivo dell'influenza aviaria in Iran, in Turchia e in Romania non è stato dunque una sorpresa: le sue prossime destinazioni potrebbero comprendere la Valle del Nilo, l'India meridionale, il Bangladesh, l'Australia, l'Alaska, il Canada settentrionale e, infine, il mondo intero.

L'H5N1 come Google
Anche se l'influenza aviaria non comportasse alcun pericolo per la salute umana, sarebbe comunque un cataclisma ecologico globale che minaccia devastazioni incalcolabili per gli uccelli selvatici, oltre che per i miliardi di polli che costituiscono attualmente la nostra seconda più grande fonte di proteine animali (la prima è costituita dai maiali, che ora stanno soccombendo anch'essi all'influenza aviaria).
Robert Wallace - uno scienziato della University of California che sta studiando come potrebbe diffondersi l'influenza pandemica - mi ha detto che H5N1 è «un motore di ricerca darwiniano più sofisticato di Google». Egli sostiene che il virus ci sta mettendo in scacco su quattro punti decisivi. Primo, «H5N1 sta volando sotto il radar sociale: gli esseri umani non sono stati ancora infettati, ma il ceppo si sta disseminando in regioni molto vaste. Esso sta cambiando non solo a livello molecolare, ma anche a livello epidemiologico». Secondo, «diffondendosi geograficamente, e infettando più polli, H5N1 allarga la base delle operazioni da cui può dare inizio a una pandemia». La strategia annunciata dall'Oms di saturare un focolaio - ad esempio, una regione rurale del Vietnam o della Thailandia - con il Tamiflu «non significa nulla, se H5N1 opera in tutto il mondo. In breve, cambiando la scala spaziale in cui opera, l'influenza modifica il mix di interventi che saranno necessari per fermarla». Terzo, «diffondendosi geograficamente, H5N1 entra in paesi che non hanno esperienza nell'individuare o combattere simili focolai». Quarto, «se la dispersione è correlata all'aumento del numero di polli infettati - e all'espansione dello spazio evolutivo in cui H5N1 deve agire - allora la velocità del contagio tra esseri umani si comprime». Il succo, in altre parole, è che ogni nuovo avamposto di H5N1, che sia tra i tacchini in Turchia, le oche in Siberia, i maiali in Cina, o gli esseri umani in Indonesia, rappresenta un'ulteriore opportunità per il virus in rapida evoluzione di acquisire il gene o anche, più semplicemente, le sostituzioni di amminoacidi di cui ha bisogno per massacrare esseri umani vulnerabili. Questa moltiplicazione esponenziale di «punti caldi» e di «serbatoi silenziosi» (come tra i contagiati da oche asintomatiche) è il motivo per cui nei Ministeri della Sanità di tutto il mondo stanno suonando i campanelli d'allarme.

Correva il 1918
Ci sono, naturalmente, gli scettici (anche se, di solito, non tra i virologi) i quali sostengono che l'influenza aviaria è soltanto una «minaccia teorica», e che un «fattore X» potrebbe impedire ad H5N1 di diventare facilmente trasmissibile tra esseri umani. Per la verità, molti ricercatori sono stupiti che non sia già scoppiata una pandemia, ma le evidenze dell'esistenza di un «fattore X» capace di inibire strutturalmente la mutazione di H5N1 in un omicida di massa, sono scarse. Piuttosto, è vero il contrario: ad agosto, un esperimento scientifico mozzafiato (e pericoloso) ha confermato somiglianze impressionanti tra l'attuale virus aviario e l'influenza del 1918 che uccise da 40 a 100 milioni di persone nell'autunno del 1918. Dopo un decennio di scrupoloso lavoro di laboratorio, quest'estate il team guidato da Jeffery Taubenberger dell'Istituto di patologia delle forze armate, alle porte di Washington, è riuscito a decifrare il suo genoma completo. In una scoperta che ha scioccato molti ricercatori, essi hanno rilevato che il virus del 1918 era un ceppo puramente aviario; esso era diventato trasmissibile all'uomo attraverso una serie di mutazioni sorprendentemente semplici. Questo significa che, dopo tutto, H5N1 potrebbe non dover «riassortire» i geni con un virus umano: esso potrebbe acquistare velocità pandemica attraverso la sua stessa modesta evoluzione.
In realtà, potrebbe già essere a mezza strada. Così, mentre H5N1 - che alcune anatre veicolano senza alcun sintomo - si aggira furtivamente ai margini dell'agricoltura dell'Ue, ci sono pochi motivi per ignorare gli avvertimenti ufficiali dell'Oms e di innumerevoli esperti secondo cui una pandemia è «imminente». «Imminente», naturalmente, potrebbe significare quest'inverno o il 2007.
Finora, i ministri della Sanità europei hanno agito come se l'Ue non esistesse. Ciascun governo ha fatto una valutazione indipendente del pericolo e ha agito di conseguenza. Inoltre, i governi europei stanno lavorando l'uno contro l'altro, entrando in competizione per la scarsità degli antivirali disponibili e discutendo se i polli debbano essere portati al chiuso oppure no. Soprattutto, l'Ue non ha tenuto in debito conto il fatto di essere la sede di tutta la produzione attuale di Tamiflu, e di detenere la maggiore capacità al mondo di produzione di vaccini per l'influenza. La sorveglianza del pollame è certo importante; ma ad essere veramente decisivo è il ruolo delle grandissime società farmaceutiche che hanno il loro quartier generale in Europa. Quando, a un meeting dell'Oms che si è tenuto quest'anno, la Thailandia e il Sudafrica hanno sollevato la questione della produzione generica di Tamilflu (oseltamivir) nel terzo mondo, la Francia e gli Stati uniti hanno unito le forze per proteggere l'attuale monopolio della Roche su questo farmaco. Analogamente, quando nel mese di agosto ho visitato il Programma sull'influenza dell'Oms a Ginevra, mi è stato detto che per il momento l'Oms aveva abbandonato qualsiasi speranza di un «vaccino mondiale» per combattere l'influenza aviaria, in gran parte perché non credevano nella volontà dell'Ue di assumersi l'impegno necessario per attivare appieno le sue linee di produzione di vaccino o di antagonisti della mutazione genetica per consentire l'uso di «ingegneria genetica rovesciata» (la tecnologia che ha reso possibile ricreare il virus del 1918).
Gli europei dovrebbero trarre una ben magra consolazione dalla situazione degli Stati uniti. Qui lo stato della «sicurezza nazionale» di Bush, dopo aver gettato via miliardi di dollari per rischi immaginari di bioterrorismo e per priorità di salute pubblica conosciute come «educazione all'astinenza», non ha fabbricato scorte di antivirale, né si è dotato di capacità produttiva di vaccini. Adesso c'è da aspettarsi che gli americani, specialmente se sono poveri e neri, saranno lasciati affogare da Washington. Ma l'Europa - almeno l'Europa immaginata dai socialisti e dai Verdi - dovrebbe aspirare a un diverso modello di civilizzazione rispetto al tipo di crudeltà e di incuria neo-liberale a cui abbiamo assistito recentemente nelle strade di Baghdad e di New Orleans.

La migrazione pericolosa
Nel contesto della minaccia dell'influenza aviaria, questo implica la responsabilità morale di attivare le straordinarie capacità farmaceutiche e scientifiche dell'Ue.
La migrazione più pericolosa di H5N1 nelle ultime settimane non è la sua vacanza nel Mar Nero, ma il suo movimento inesorabile verso le megalopoli dell'Africa e dell'Asia meridionale. Dovremmo essere estremamente preoccupati per l'imminente convergenza esplosiva di povertà urbana e influenza aviaria. Anche se l'Ue si muovesse collettivamente - come deve fare, con urgenza - questo sarebbe di scarsa utilità se una pandemia del tipo di quella del 1918 scoppiasse nelle grandi baraccopoli di Kinshasa o Mumbai. Tutti i polli in Europa potrebbero dormire al sicuro dentro i capannoni, ma se il seme demoniaco di H5N1 facesse presa nell'umanità devastata dall'Hiv dell'Africa sub-sahariana, presto salirebbe sul prossimo aereo per Roma, Londra o New York.
Né un nazionalismo epidemiologico stile fortezza, né una stupida reverenza per i profitti di Big Pharma (Roche in particolare) dovrebbero avere la meglio sul principio della solidarietà umana davanti al contagio (i contagi) in arrivo. La nostra comune sopravvivenza richiede un'ancora di salvezza adeguata sotto forma di vaccini, antivirali e antibiotici, che costituiscono un diritto umano. Che centinaia di milioni di persone povere attualmente non abbiano nemmeno accesso all'acqua potabile o all'aspirina è motivo di vergogna, ma non è una scusa per abbandonare il tentativo di creare un vaccino mondiale contro l'influenza il più presto possibile.
 

sharnin

Forumer attivo
berto ha scritto:
Sharnin, io mi chiedo se tu sai quello che hai scritto, oppure se lo hai solo copiato da qualche sito TERRORISTA pagato da qualche casa farmaceutica.

Io sono nel settore dell'avicoltura, ho un grosso allevamento di pennuti, e sono stato colpito dall'influenza aviaria nel 2000, nel 2002 e nel 2003, con conseguenze economiche indicibili. Tu lo sapevi dell'epidemia degli anni scorsi, e gli italiani lo sapevano?
I media non ne hanno mai parlato e c'era. Adesso che non c'è stanno facendo il lavaggio del cervello agli italiani..

Mia cugina lavora a Bruxelles in commission sanità e mi ha detto che le multinazionali farmaceutiche è da febbrario che stanno pompando.

Qui da me c'è un detto..................MEGLIO FARE AFFARI CON I BRIGANTI PIUTTOSTO CHE CON GLI IGNORANTI.

E gli italiani si credono furbi????? :-?


So bene quello che dico, e ne ho parlato con un amico biochimico. Ci sono due tipi di influenza aviaria.
"La particolarità dei virus influenzali è la variabilità delle caratteristiche antigeniche, fenomeno notevolmente più frequente nei virus di tipo A rispetto a quelli di tipo B.
Le continue modificazioni delle strutture antigeniche sono responsabili di infezioni da parte di varianti virali verso le quali, nella popolazione a rischio, l’immunità è scarsa o assente. Questo giustifica il fatto che l’influenza continua ad essere la maggiore patologia a carattere epidemico nell’uomo.
In relazione all’attuale sistema di nomenclatura i sottotipi virali vengono classificati sulla base delle combinazioni degli antigeni di superficie H (emoagglutinine) e N (neuroaminidasi).
Ad oggi, si conoscono 15 sottotipi di virus A, tutti circolanti fra i volatili. Oltre agli uccelli, il virus di tipo A infetta un’ampia varietà di mammiferi, inclusi l'uomo.

Nei volatili i virus influenzali (Avian Influenza Viruses, AIV) mostrano un tropismo per le cellule del tratto intestinale; la trasmissione avviene quindi principalmente per via feco-orale.
I volatili acquatici migratori rappresentano la riserva naturale dei virus influenzali. In questi ospiti, il picco annuale di influenza coincide con il periodo migratorio (fine dell’estate e inizio dell’inverno per l’Emisfero Nord). Il contatto diretto o indiretto tra le specie migratorie e quelle di allevamento è causa di frequenti epizozie.

La maggior parte dei virus influenzali aviari è causa di infezioni asintomatiche o paucisintomatiche negli uccelli; tuttavia, il tipo di sintomatologia varia in relazione al ceppo virale e al tipo di volatile. L’infezione da alcuni ceppi di virus A (ceppi H5 e H7) può causare epidemie estese ad elevata letalità tra specie aviarie selvatiche e domestiche (polli e tacchini). Si distinguono, pertanto, due forme di malattia dei volatili: influenza aviaria a bassa patogenicità (LPAI) ed influenza aviaria ad alta patogenicità (HPAI) con decorso rapido e tassi di letalità del 100%.

Gli uccelli hanno un ruolo particolarmente importante come serbatoi, in quanto generano pools virali geneticamente e antigenicamente differenti che possono essere trasferiti all’uomo mediante un riassortimento genico virale, spesso attraverso il passaggio in un ospite intermedio.
I virus dell’influenza aviaria infatti, usualmente, non infettano direttamente gli uomini nè si trasmettono, normalmente, da persona a persona."

Sapevo delle infezioni precedenti, e sia in Belgio che a HongKong si era riusciti a circoscrivere l'infezione.
Questa volta NO.
Il problema, oggi come oggi, in Europa, è solo per i polli e magari per qualche sporadico caso umano. Ed è un problema che le nazioni occidentali sono perfettamente in grado di circoscrivere.

Però bisogna tenere conto del fatto che i paesi asiatici non sono in grado di fare un bel niente nelle loro zone rurali. Molti esperti rilevano che "nelle zone rurali cinesi manca una seria assistenza medica. I contadini malati evitano di recarsi presso gli ospedali e i medici specialisti, sia perché si trovano solo in città sia perché debbono pagare ogni visita e medicina, con costi molto superiori alle loro possibilità". Idem in altri paesi asiatici anche più poveri della Cina. Quindi l'incubatrice resterà attiva.
(Ah, negli ambienti scientifici si dice che in realtà in Cina erano stati accertati oltre 25.000 morti per Sars, mentre, pubblicamente, il governo cinese disse che i morti erano meno di mille nell'intero anno 2004)

Il problema grave sarà "quando il virus raggiungerà le megalopoli asiatiche o africane", come dice l'articolo, cioè paesi dove le preoccupazioni igieniche sono quasi assenti. Dove ci saranno maggiori possibilità di ricombinazione virale.
E allora cosa si farà? Si chiuderanno le frontiere? Non si importerà più niente?
 

ricpast

Sono un tipo serio
solo per aggiornare e a completezza delle news che mano a mano che arrivano:

AVIARIA: IN UNGHERIA VACCINO EFFICACE SU ESSERI UMANI

(AGI/AFP) - Budapest, 19 ott. - Il vaccino e' stato testato sul ceppo virale H5N1, che ha seminato oltre 60 vittime nel sud-asiatico.
Il timore della comunita' scientifica e' pero' quello che il virus, che e' estremamente variabile, possa trasformarsi in una variante piu' aggressiva e capace di trasferirsi da uomo a uomo; e solo a quel punto potra' mettersi a punto un vaccino mirato contro la nuova variante.

fonte: http://www.agi.it/news.pl?doc=200510191837-1221-RT1-CRO-0-NF20&page=0&id=agionline.europa
 

sharnin

Forumer attivo
ricpast ha scritto:
solo per aggiornare e a completezza delle news che mano a mano che arrivano:

AVIARIA: IN UNGHERIA VACCINO EFFICACE SU ESSERI UMANI

(AGI/AFP) - Budapest, 19 ott. - Il vaccino e' stato testato sul ceppo virale H5N1, che ha seminato oltre 60 vittime nel sud-asiatico.
Il timore della comunita' scientifica e' pero' quello che il virus, che e' estremamente variabile, possa trasformarsi in una variante piu' aggressiva e capace di trasferirsi da uomo a uomo; e solo a quel punto potra' mettersi a punto un vaccino mirato contro la nuova variante.

fonte: http://www.agi.it/news.pl?doc=200510191837-1221-RT1-CRO-0-NF20&page=0&id=agionline.europa


Esatto. Questo vaccino potrebbe servire al massimo per i soggetti a rischio, allevatori, veterinari.
Quanto agli antivirali, Tamiflu o Relenza, non hanno mostrato una grandissima efficacia.
Ma, ripeto, il probema, per il momento, in occidente, non è grave per le persone e richiede solo una preparazione a livello governativo.
Io qui volevo mettere in risalto i possibili EFFETTI SULL' ECONOMIA di una eventuale (ma i virologi dico sicura) epidemia mondiale.
 

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