La re-immissione dei surplus in circolazione è utile, oltre che giusta. È importante reperire grandi investimenti per finanziare l’economia circolare e la transizione energetica. I combustibili fossili residui sono una risorsa non rinnovabile da utilizzare limitatamente quale materia prima nelle trasformazioni industriali, non più nella conversione energetica. Sono necessari grandi piani energetici nazionali che operino una rivoluzione decentralizzando la produzione e la distribuzione dell’energia. Ogni edificio, pubblico o privato, dovrà diventare unità di produzione oltre che di consumo dell’energia che ci scambierà in una grande rete
peer to peer dell’energia; una internet dell’energia, come proposta da J. Rifkin, che trasformi gli ex consumatori in
prosumers, produttori e consumatori insieme. Anche l’agricoltura deve conoscere la sua rivoluzione abbandonando il modello estrattivo intensivo, meccanicizzato e basato sull’uso indiscriminato della chimica che inquina le acque, sterilizza e desertifica i suoli, e sostituirlo con una
agricoltura ecosistemica secondo natura che riforesti (food forest) riducendo, nella sua pratica, praticamente a zero, l’uso dei combustibili fossili.
La Banca Europea degli Investimenti BEI, andrebbe rifinanziata in modo da concretare la ripresa degli investimenti, su scala europea, secondo criteri condivisi. Ad oggi, il bilancio europeo è ridicolo, ammontando ad uno striminzito 1% del PIL.
Che l’Europa abbia bisogno di ripartire con politiche fiscali “aggressive” lo ha ribadito persino Olivier Blanchard, ex capo economista del fondo monetario Internazionale che in passato aveva incoraggiato le politiche economiche ordoliberiste e mercantiliste. Egli appare oggi redento e dichiara quanto siano ormai decisive, necessarie, e non più rimandabili, politiche economiche espansive nell’area euro.
A livello locale possiamo sin da subito attivare reti di mutuo credito RMC, utilizzanti il sistema della camera di compensazione, in cui la moneta è utilizzata solo come unità di misura (di conto) del valore di merci e servizi scambiati. Le RMC ottimizzano gli scambi tra imprese coinvolgendo professionisti, dipendenti, cittadini e di recente anche le amministrazioni locali (modello Sardex/WIR) mentre diffondono la cultura e la consapevolezza della non neutralità della moneta. Le RMC scoraggiano strutturalmente, così come le statonote, non spendibili all’estero, gli acquisti su piattaforme, quali
Amazon, Zalando e simili (attori globali e grandi evasori locali) contribuendo a incentivare la domanda interna a vantaggio della nostra realtà economica fatta soprattuto di micro imprese (95%) e piccole imprese.
Anche su scala internazionale è necessario e urgente riproporre con rinnovata forza e consapevolezza il progetto keynesiano, consistente in una camera di compensazione,
la International Clearing Union, che fu respinto a Bretton Woods, oggi più che mai necessario e urgente per uscire dal vicolo cieco evolutivo in cui l’umanità si sta ficcando. Esso prevede l’uso di una moneta comune, il Bancor, e monete nazionali per regolare in maniera ottimale il commercio mondiale abbandonando la finanza fondata sulla liquidità foriera di guerra. Ne parleremo più diffusamente in altre occasioni.
Al tradizionale conflitto tra lavoratori e capitalisti si sono aggiunti oggi quello tra debitori e creditori (tra i debitori, non solo famiglie e imprese ma anche interi popoli con i loro Stati), tra micro e macro (microimprese e multinazionali, piccole banche e grandi banche d’affari). Enormi bolle di falso denaro perché non mobile in forma di debiti e crediti, cartolarizzazioni e derivati a discapito dell’economia reale minacciano la pace. Il verbo pagare contiene la radice pace ebbene oggi non è possibile alcuna
quietanza perché è diventato praticamente impossibile la pacificazione risultante dalla estinzione dei debiti nei confronti dei creditori. Debiti inestinguibili, usati troppo a lungo quale strumento di dominio della
aristocrazia finanziaria di marxiana memoria sui popoli e le loro organizzazioni.
Indebitarsi, nel contesto attuale della moneta privata a debito, equivale a mettersi in posizione di svantaggio permanente così come concedere prestiti consente di esercitare un potere sul debitore. Tra i due si genera una relazione conflittuale che rischia di degenerare in violenza esercitata o subita, anche fisica (guerra tra paesi).
La condizione ideale è quella mediata dalle camere di compensazione: non ho bisogno di chiederti soldi in prestito e tu non avresti comunque soldi da prestarmi. La moneta usata solo come unità di misura del valore e non più come riserva di valore, se non in condizioni strettamente controllate, non è più cumulabile.
Se tutti siamo a zero io non ho bisogno di avere soldi in prestito e tu non li hai per finanziarmi ma ci siamo egualmente finanziati a vicenda facendoci reciprocamente credito (credendo l’uno all’altro). Se tutti convergono verso l’equilibrio (situazione di sostanziale parità tra importazioni ed esportazioni ) non ci sono deficit da finanziare e non ci sono surplus in grado di finanziarli perché i soldi li ho spesi comprando e ho comprato perché ho venduto. Le moneta come unità di conto (scritturale) una volta svolto il suo ruolo di mediazione degli scambi sparisce (non può essere accumulata). In questo contesto non è più utilizzabile quale riserva di valore.
La fiducia è organizzata in modo strutturale in modo da facilitare ed incoraggiare la crescita di rapporti virtuosi nella impresa comune verificandone ad ogni passo i vantaggi reciproci ossia di sistema. Centrare il target (bersaglio) significa in definitiva attivare un
Target 3 che riduca drasticamente la necessità di un mercato dei capitali mentre ottimizza quello delle merci e dei servizi scambiati in una logica di
vantaggi comparati.
Bisogna
far presto e bene perché si muore diceva un caro amico a cui devo molto.
Le più grandi economie del mondo ossia quelle di
USA, Cina e Ue sono in piena guerra commerciale tra loro in un momento in cui anche la supremazia del dollaro e il relativo ordine mondiale da esso sotteso risulta pericolosamente in discussione.
L’Europa ha nascosto i sintomi delle proprie patologie per rafforzarsi nei confronti del resto del mondo; ha, però, aumentato la sua dipendenza dalla congiuntura internazionale,
ha, inoltre, influito negativamente sulla ripresa mondiale e
sta soffiando sulle tensioni geopolitiche. La crisi che attraversa non a caso è una crisi di fiducia reciproca tra i suoi membri.
Non solo non ci si fida più l’uno dell’altro ma spesso ci si offende e insulta reciprocamente e sistematicamente, fino ad evocare nuovamente quei demoni nazionalistici che si volevano fugare. È comunque necessario un recupero del margine di azione nazionale da distinguere decisamente dal discorso nazionalistico.
Le condizioni per cui il conflitto da commerciale possa degenerare in militare ci sono tutte. È nel cercare di arricchirsi alle spalle degli altri (accumulando surplus a spese dei deficit altrui), come è nella logica della scelta mercantilista, il suo tratto profondamente guerrafondaio che conduce inesorabilmente dalle guerre commerciali alle guerre combattute con gli eserciti.
Tutto sembra purtroppo muoversi in questa tragica direzione:
i cinesi hanno preso ad armarsi a ritmo crescente (già oggi spendono un quarto del budget militare americano);
la aggressiva estensione della Nato verso Est;
la rottura del trattato INF;
la adozione di dottrine militari quali il
First Strike Atomico a sostituzione del più rassicurante (si fa per dire…)
equilibrio del terrore dei tempi della prima guerra fredda;
la declassificazione di armi nucleari depotenziate, da strategiche a tattiche, ossia usabili nei teatri di guerra convenzionale (vedi il documento
Nuclear Operations);
la preparazione alla guerra che procede spedita, come riportato nel documento Providing for the Common Defence, da cui si evince come gli statunitensi, pur consapevoli che stavolta non sarà una passeggiata e che il popolo americano dovrà essere pronto a subire enormi perdite di beni e vite umane, finanche sul proprio territorio nazionale,
la guerra sia ormai da considerarsi necessaria non trattandosi ormai di decidere se, ma solo quando…
Non è a caso che i nostri costituenti, con alle spalle le grandi crisi economiche provocate da quegli stessi sistemi economici liberisti/mercantilisti, che oggi hanno ripreso il sopravvento
, e che allora portarono ai totalitarismi e alle grandi guerre globali ne fossero pienamente consapevoli, e la nostra Costituzione dichiararono di scriverla in modo tale che non accadesse mai più.
Dai verbali della Costituente:
«Se si lascia libero sfogo alla legge della libera concorrenza e alla libera iniziativa animata solo dal fine del profitto personale, si arriva pur sempre al super capitalismo e così a quelle conseguenze fra le quali primeggia la guerra tremenda che fu la rovina di tanti popoli» Gustavo Ghidini, 1947
«è effettivamente insostenibile la concezione liberale in materia economica, in quanto vi è necessità di un controllo in funzione dell’ordinamento più completo dell’economia mondiale, anche e soprattutto per raggiungere il maggiore benessere possibile. Quando si dice controllo della economia, non si intende però che lo Stato debba essere gestore di tutte le attività economiche, ma ci si riferisce allo Stato nella complessità dei suoi poteri e quindi in gran parte allo Stato che non esclude le iniziative individuali, ma le coordina, le disciplina e le orienta» Aldo Moro, 1947