Conta più lo spread o la competitività?
Scritto il
21 agosto 2012 alle 14:30 da
gaolin@finanza
Da oltre un anno il fantasma dello
spread agita il sonno degli italiani. Quasi ormai tutti sono convinti che sia un fattore decisivo per le sorti future del nostro paese e un indice importantissimo dello stato di salute della nostra economia.
In parte certamente lo è ma lo
spread non è altro che una sorta di misura della maggiore o minore credibilità di uno stato, rispetto a un altro, di rimborsare i propri debiti, percepita dai mercati. Che poi questa misura sia corretta o meno è un altro discorso.
Il nostro blog I&M ci aggiorna con continuità sul tema con mirabili considerazioni e analisi, per cui non è il caso di aggiungere alcunché ma piuttosto di spostare l’attenzione dei lettori su un fattore ben più decisivo per il futuro del Bel Paese:
LA COMPETITIVITA’
In un contesto economico globalizzato la competitività del sistema paese Italia dovrebbe avere ben altra considerazione da parte di tutti gli attori che, ai vari livelli, gestiscono questo paese.
Invece che accade?
Sostanzialmente di competitività in Italia non se ne parla o meglio non si affronta sul serio questo problema, tanto cruciale per l’economie reale che più di così non si può.
Credo che questo atteggiamento, se non cambia la musica, porterà dritti dritti alla rovina dell’economia reale dell’Italia.
Eeeeggià.
Ci si dimentica di dire forte e chiaro che, senza un’economia reale forte,
non ce n’è, prima o poi, per nessuno. Neppure per coloro che si sentono garantiti, nell’ammontare di quanto finora percepito, come i burocrati e i dipendenti della pubblica amministrazione e dei servizi pubblici, i pensionati, gli operatori della finanza, gli oligarchi e faccendieri che gravitano nell’orbita degli appalti e opere pubbliche e, dulcis in fundo, il mondo della politica che, ignaro o non ben consapevole di come sta evolvendo la situazione, in questo momento ritiene che
lasciare la patata bollente ai professori, li salvaguardi dalle ire future dei cittadini italiani.
Sarebbe veramente il caso che chi ha responsabilità di governo politico-economico-sindacale-finanziario del Bel Paese ai vari livelli seguisse con maggiore attenzione e grandissima preoccupazione l’andamento di alcune situazioni o il significato di certi dati economici analizzandone bene le loro probabili o certe conseguenze future.
Vediamone alcuni:
1- L’Italia da un decennio ormai sta progressivamente perdendo il controllo nazionale delle grandi società in ogni settore dell’economia, mentre nulla è avvenuto di inverso
2- L’Italia vede i suoi imperi industriali in progressiva decadenza o smantellamento nel nostro paese (FIAT ne è l’esempio attualmente più evidente)
3- L’Italia vede il suo tessuto industriale fatto di distretti, una volta leader mondiali nei settori specifici, in declino quasi irreparabile se non già quasi spariti
4- L’Italia vede aumentare i suoi disoccupati a ritmi sempre più elevati ma l’aspetto peggiore e nefasto è che i nuovi disoccupati sono quasi tutti concentrati nell’economia reale
5- In questo momento gli ordinativi alle industrie e al sistema produttivo in genere sono in drammatico calo costante da circa 12 mesi per molte piccole ma anche medie e grandi imprese. Non sarà facile uscire dalla situazione di crisi profonda in cui si trovano. Le situazioni di insolvenza si stanno moltiplicando mese dopo mese e non ci sarà inversione alcuna nel breve medio termine.
6- Gli investimenti delle imprese industriali sono ridotti ai minimi termini. Mai, dico mai, sono stati così bassi in Italia, neppure nel 2008-2009
7- La situazione del comparto agricolo definirla, in alcune aree, drammatica è dir poco. Per chi è vicino a questo mondo, così trascurato da sempre, è un vero e proprio scandalo che della gente che lavora ma lavora sul serio e che ci dà da mangiare, nessuno se ne frega.
8- La situazione attuale del comparto edilizio, del turismo del bel paese non ha bisogno di info particolari in quanto ben note a tutti.
9- La situazione generale delle famiglie sempre più in difficoltà a sbarcare il lunario o a risparmiare è altrettanto ultra ben nota a tutti
10- Del situazione delle finanze statali e assimilabili come pure del sistema finanziario nazionale mi astengo da ogni commento, per il momento.
Questo quadro, che credo nessuno possa contraddire, passa in terzo ordine e ben distanziato rispetto all’andamento dello spread e degli indici di borsa. A me tutto ciò pare demenziale ma tant’è, così appare, almeno seguendo l’informazione che i media allineati ci forniscono e che poi fanno opinione e alimentano la grande confusione imperante nel nostro paese.
E’ veramente incredibile come questo governo di professori, con la complicità dei politici riesca a gestire una situazione esplosiva come questa, senza che ancora nessuno abbia innalzato una ghigliottina da qualche parte. Esagero ovviamente i lettori di I&M mi perdoneranno ma è per rendere l’idea. A DT chiedo venia per questo eccesso.
(Perdonato! ndr)
E’ veramente una totale mistificazione della realtà il dire da 6 ben mesi che L’Italia sta per uscire dal tunnel, o che ce la farà, grazie ai provvedimenti di questo governo di burocrati e saccenti professori.
Per concludere questa parte in modo ancora più preoccupante ricordo che:
L’Italia ha un deficit delle partite correnti che, iniziando nel 2002, anno di introduzione dell’EURO, si sta sempre più aggravando.
In merito riporto anche la parte finale della graduatoria mondiale dei paesi con maggior deficit delle partite correnti. Graduatoria che ognuno può consultare al sito
Current Account Balance - Country Comparison
purtroppo aggiornata solo al 2010 ma il 2011 è più o meno analogo.
Interessante rilevare la posizione in questa g
raduatoria dell’Italia e della Spagna di seguito evidenziata.
E’ qui il caso di constatare che l’avvento della moneta EURO segna per il nostro paese l’inizio del declino.
A questo proposito segnalo, a titolo di esempio, la situazione in cui si è venuta da subito a trovare allora la mia azienda e credo molte altre, non appena i rapporti di cambio delle varie monete, hanno trovato definizione e applicazione irreversibile.
Era l’anno 2000.
La dinamica dei costi di produzione in Italia continuava a salire più che in altri paesi e i clienti esteri ci hanno da subito incalzati anche con richieste di riduzione prezzi perché, a loro dire, stavamo diventando cari. Ciò si è rivelato negli anni successivi anche vero, quando è iniziata la perdita di ordinativi dei prodotti a maggior margine.
In breve tempo ci si accorse che l’azienda non guadagnava più, pur essendo di assoluta avanguardia tecnologica.
Dopo l’iniziale fase di smarrimento e qualche giro per il mondo, l’azienda intraprese suo malgrado la strada della propria salvezza ma non dell’Italia, ovvero la STRADA DELLA DELOCALIZZAZIONE. Operazione costosa, rischiosa, difficile, logorante ma tutto sommato di grande soddisfazione, se ben condotta ma solo dal punto di vista economico.
Veniamo al vero problema dell’ITALIA
Insomma il vero problema dell’Italia è la
COMPETITIVITA’ del suo sistema produttivo manifatturiero, che non si risolverà con le battaglie contro lo spread come credono i professori. Anzi l’esatto contrario, perché consentirà di prolungare per un tempo maggiore la situazione di non competitività dell’Italia.
Dovremmo renderci conto che la moneta unica, vista la situazione a cui siamo arrivati, non ha più senso, troppo diversi sono i paesi membri per poter utilizzare una moneta comune.
Purtroppo e ripeto purtroppo, siccome quando si poteva, nulla è stato fatto per incrementare la competitività del sistema paese Italia, secondo me, ormai
non c’è che la strada della svalutazione competitiva per salvarci , checché ne dicano i suddetti professori che, come noto, sono esponenti dell’oligarchia burocratica e finanziaria del nostro paese, con interessi e visioni in antagonismo con quelli dell’economia reale di cui,
a sentire come parlano e ragionano, quasi tutti ne capiscono poco.
Se, malauguratamente, riusciranno a mantenere l’Italia per altri anni ancora nell’EURO,allora dobbiamo sapere come andrà a finire: la attuale catastrofe in corso avrà il suo epilogo fino alle estreme conseguenze, una disgregazione dell’EURO lo stesso ma ad economia reale italiana ormai ridotta in macerie.
Io non so ancora quando i mercati, gli oligarchi, i burocrati, gli opportunisti che per qualche ragione sono stati beneficiati dall’avvento dell’EURO, i politici capiranno che la moneta unica per i paesi deboli dell’area è stata una colossale fregatura che si sono auto imposti, che sta uccidendo le loro economie reali e li impoverirà fino a diventare succubi di qualcuno, il quale avrà come unico scopo quello di mantenerli al giusto grado di impoverimento, funzionale ai suoi interessi.
Mi auguro per il mio paese che succeda presto qualcosa che ci faccia uscire a forza da questa assurda situazione di asservimento agli interessi dei pochi e dei parassiti di ogni specie.
A presto al prossimo post
Gaolin