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ATTUALITÀ

La Russia blocca gli acquisti di valute estere e lancia il Rublo digitale per contrastare la svalutazione della propria moneta​

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Leoniero Dertona
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a Russia sta interrompendo i suoi acquisti di valute estere e sta lanciando una versione digitale del suo rublo mentre si affanna per evitare che la sua valuta precipiti ulteriormente mentre la guerra si trascina in Ucraina.

Negli ultimi giorni la progressiva svalutazione del Rublo rispetto a Euro e Dollaro ha iniziato a preoccupare le autorità monetarie, sfiorando ormai i 100 Rubli per un USD




Quindi si rende necessaria qualche forma di risposta, e questa è sotto due aspetti: Mosca non acquisterà più valute sul mercato globale dal 10 agosto fino alla fine dell’anno, ha dichiarato mercoledì la banca centrale russa.
Tuttavia, continuerà a vendere valute estere situate nel suo fondo sovrano per un valore fino a 2,3 miliardi di rubli o 23 milioni di dollari al giorno.

Questa mossa viene a congelare il cambio, perché non sarà più possibile alle banche russe trovare dollari presso la Banca Centrale. In un certo senso si rompe il termometro per non sapere a che livello è la ffebbre perché i cittadini russi, e in qualche modo le aziende, continueranno a comprare valute occidentali, ma semplicemente non lo faranno più al cambio ufficiale.

In una dichiarazione separata, la banca centrale ha aggiunto di aver avviato il test pilota di una versione digitale del rublo, che ha pianificato di fare da luglio per sostenere la sua valuta indebolita.

Il rublo digitale sarà testato con un numero limitato di clienti in 13 banche, anche se la banca centrale russa mira a lanciare la valuta per uso pubblico entro il 2025.

Questa mossa punta a limitare quanto più possibile il problema che si evidenzierebbe con l’arresto dell’acquisto delle valute estere da parte della Banca centrale, cioè la nascita di un cambio parallelo per compensare la possibilità di un cambio informale del rublo stesso. La digitalizzazione della valuta tramite le CBDC, le valute digitali, permette, almeno in teoria, un controllo perfetto delle transazioni.

In Cina questi tentativi non sono stati particolarmente apprezzati, ma vedremo se la situazione russa permette un’introduzione più decisa dello strumento, di per se molto controverso per il livello permesso di controllo nelle transazioni.
 

tontolina

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ecco che il gold diventa una moneta

da È tempo di cestinare Triffin

È tempo di cestinare Triffin​

di Alasdair Macleod

La bolla del credito sta scoppiando e le economie emergenti stanno cercando protezione accettando accordi commerciali in altre valute. La politica degli Stati Uniti, fatta di minacce di cambi di governo, destabilizzazione della valuta o altri mezzi per garantire che le nazioni rimangano nella sua sfera d'influenza, sta fallendo.

Gli economisti mainstream in Occidente insistono sul fatto che il dollaro è insostituibile e che come mezzo di saldo commerciale lo yuan è strettamente limitato. Facendo riferimento al Dilemma di Triffin, la Cina dovrebbe gestire dei deficit per fornire la liquidità necessaria, ma ignorano il ruolo del credito bancario, il quale può essere ampliato a piacere per soddisfare la domanda di accordi commerciali.

Inoltre le borse cinesi offrono coperture in oro fisico, attirando gli esportatori di energia del Medio Oriente lontano dai petrodollari, fino a quando non entrerà in vigore la nuova valuta di saldo commerciale progettata da Sergey Glazyev.

L'aumento del rischio sistemico nei sistemi bancari statunitensi, europei e giapponesi sta accelerando il movimento degli accordi commerciali internazionali dai dollari verso rifugi più sicuri. Questi sono, o saranno alla fine, coperti dall'oro fisico.
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La scena è stata preparata da Vladimir Putin al Forum economico internazionale di San Pietroburgo nel giugno dello scorso anno, quando 81 delegazioni ufficiali hanno partecipato e sono state avvertite dei pericoli di detenere dollari ed euro nelle loro riserve. Così informati, ora sembrano mobilitarsi.
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la commissione monetaria dell'EAEU sembra ora aver abbandonato completamente le sue proposte iniziali, panieri di valute e materie prime, favorendo invece l'utilizzo di oro e credito correlato all'oro.
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Ovviamente ci saranno conseguenze per il dollaro e le altre valute fiat ad esso alleate
 
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La valuta argentina, un morto che cammina​

Etichette: Argentina, economia, Octavio Bermudez, traduzioni



di Octavio Bermudez
L'Argentina fa notizia in tutto il mondo ed è in cima alla classifica mondiale dell'inflazione. Le persone sono disperate, vivere in Argentina è estremamente difficile, e stanno iniziando a emigrare verso Paesi stranieri. Il pèso argentino è, per il mondo e per i cittadini argentini, uno zombi implacabile, rifiutato dal popolo ma sostenuto dallo stato, che cerca disperatamente di strappare tutto il denaro che la gente ha in tasca.
Per capirlo meglio, dobbiamo prima passare attraverso la storia del sistema monetario argentino per comprendere meglio la situazione attuale. Poi ci sposteremo a esaminare questa valuta zombi e ad analizzare le proposte per tornare a una società prospera e libera.
 

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Zhongrong e le banche ombra​

A destare preoccupazione sono invece intervenute altre situazioni problematiche, in una bolla più ampia che sembra aver decretato la fine del boom cinese. Tra queste, la crisi di Zhongrong Trust, che non ha rimborsato gli importi dovuti agli investitori e che, secondo le stime, sarebbe indebitata per circa 3mila miliardi di dollari – una somma forse troppo cospicua per sperare in un intervento pubblico.

Il caso Zhongrong potrebbe nascondere una crisi più ampia delle banche ombra cinesi, con conseguenze molto critiche per il sistema economico di Pechino. Oltre a questo, fa paura la scelta, da parte delle autorità della seconda potenza mondiale, di non diffondere i dati sulla disoccupazione giovanile, evidentemente troppo alti e in grado di generare timori diffusi.
Il rallentamento di Pechino, tuttavia, non dipende solo da dinamiche interne al mercato cinese, ma anche dalla strategia America First lanciata da Donald Trump e confermata da Joe Biden, che ha riportato in patria varie attività in precedenza delocalizzate in Cina. Una mossa che ha costretto Pechino a rinsaldare i rapporti, anche economici, con i Brics, rafforzando alleanze con paesi una volta rivali (India e Russia). Questi accordi, prevedibilmente, diventeranno ancora più stretti dopo le iniziative economiche e geopolitiche intraprese dagli Stati Uniti, come il recente vertice multilaterale Usa-Giappone-Corea del Sud.
Troppo enfatizzati, infine, l’effetto del taglio dei tassi deciso dalle autorità economiche di Pechino per spingere i cittadini ai consumi (in un trimestre sono passati dal 2,65% al 2,50% – quasi un’inezia) e il presunto “crollo” dello yuan, che in un anno ha perso poco più del 3% nei confronti del dollaro. Una percentuale certamente minore rispetto a quanto l’euro aveva lasciato sul terreno nei mesi successivi all’attacco russo in Ucraina.

Il crollo del rublo​

Se per lo yuan non si può parlare di “crollo”, ma solo di calo – e non così pesante – la situazione del rublo è invece molto seria. La moneta russa ha infatti perso il 40% circa su euro e dollaro. Che cosa ha causato la picchiata della divisa di Mosca? La risposta non è automatica, dato che l’economia russa è piuttosto opaca e i suoi numeri sono difficili da leggere in modo esaustivo.

Quasi certamente, però, a causare la crisi è stato soprattutto lo sforzo economico per sostenere la guerra, combinato con la natura del rublo che, in quanto moneta parzialmente liquida, è più volatile rispetto ad altre divise. Ha contribuito anche l‘indebitamento maggiore del paese, che ha risentito del blocco di potenziali compratori di valuta da parte del mondo commerciale.

D’altra parte, però, la Russia ha aperto fronti (politici, ma anche economici) in Africa, attirando nella sua sfera di influenza alcuni paesi ricchi di materie prime – ultimo tra i quali il Niger, che dopo il colpo di stato si è allontanato dall’atavico controllo francese post-coloniale per avvicinarsi a Mosca.


 

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A luglio la Federal Reserve ha lanciato un nuovo servizio di pagamento denominato "FedNow"
di David Brady Jr.

A luglio la Federal Reserve ha lanciato un nuovo servizio di pagamento denominato "FedNow". Tra i tanti dalla parte dei dissidenti c'è una crescente preoccupazione che questo nuovo servizio possa essere un cavallo di Troia per una valuta digitale della banca centrale (CBDC).

La preoccupazione è fondata. Una CBDC, a seconda di come viene implementata, potrebbe eliminare la privacy dei contanti, consentire il congelamento dei conti con maggiore facilità e aprire le porte ai punteggi di credito sociale. La paura nei confronti di FedNow è davvero giustificata?
O è un rischio per un altro motivo?

Per analizzare se FedNow sia un cavallo di Troia per una CBDC, bisogna prima capire quale sarebbe la funzione di una CBDC. Quest'ultima, come definita dalla stessa Federal Reserve, sarebbe una forma di “denaro che rappresenta una passività della banca centrale”. In sostanza, una CBDC sarebbe un dollaro digitale rappresentante conti detenuti presso la stessa Federal Reserve stessa, simile a quello che quest'ultima offre oggi alle banche. Jerome Powell, il presidente della Federal Reserve, l'ha soprannominata una CBDC "all'ingrosso" e ha affermato in numerose occasioni che una tale valuta potrebbe essere resa tale solo da una legge del Congresso. A livello strettamente giuridico gli individui non possono avere conti presso la Federal Reserve; tutte le modifiche dovrebbero essere apportate dal Congresso, al quale Powell non ha offerto un parere.

Powell non è l'unico funzionario nella Federal Reserve a esprimere preoccupazione o mostrare disprezzo per i possibili benefici di una CBDC. Il governatore della Federal Reserve, Michelle Bowman, ha fatto altrettanto durante un discorso alla Georgetown University nell'aprile 2023. Bowman ha elencato i presunti vantaggi di una CBDC, inclusa la digitalizzazione del sistema finanziario e l'inclusione di più americani nel sistema bancario, tuttavia li ha criticati tutti quanti. Ha propagandato i vantaggi di FedNow nell'accelerare le transazioni interbancarie, ma ha espresso gli stessi timori che molti nutrono riguardo la politicizzazione di una possibile CBDC. Powell ha anch'egli respinto una CBDC su linee di ragionamento simili, affermando al Comitato per i servizi finanziari della Camera: “Avremo pagamenti in tempo reale in questo Paese molto, molto presto” (un riferimento a chi chiedeva di una CBDC come soluzione alla velocità delle transazioni).

Sul possibile livellamento del sistema di pagamento, la Bowman ha pubblicizzato FedNow come una soluzione che renderebbe superflua una CBDC.
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