Forza tontolina vai avanti......

La mò

Forumer attivo
1137352193groupwave.gif
 
Innovazione, i ritardi dell’Italia
"Il Messaggero" Domenica 15 Gennaio 2006


In economia tutte le classifiche (serie) sono veritiere, ma non tutte necessariamente dicono la verità.

Leggo, per esempio, che la Borsa italiana va alla grande, tanto che nel 2005 l’indice Mib è cresciuto del 14,6%, diventando la terza piazza europea dopo Londra e Parigi, dopo aver scavalcato Francoforte. Anche se in calo rispetto ai due anni precedenti – quando aveva fatto registrare crescite del 17,5% e del 14,9% – con un volume di scambi pari a 3,8 miliardi di euro, il nostro mercato azionario va a gonfie vele.
Insomma, se per tre anni di seguito il listino di piazza Affari consegna agli investitori un aumento complessivo del 47%, viene da dire “declino? ma mi faccia il piacere!”, e tanti saluti alle preoccupazioni. Eppure, lo scenario congiunturale è di segno opposto. Per tutti valga l’andamento del pil, l’indicatore più importante: nel 2005 speriamo sia riuscito a stare sopra lo zero (lo sapremo fra pochi giorni), mentre i paesi dell’area euro viaggiano in termini tendenziali sull’1,6%. Se si considera che nel 2004 la ricchezza nazionale prodotta era cresciuta dell’1,1% e nel 2003 dello 0,3%, si può dire senza tema di smentita che negli ultimi tre anni l’andamento della Borsa è stato stellare mentre quello dell’azienda Italia spaventoso. Come si spiega questa clamorosa discrasia? Il motivo, oltre che nell’inarrestabile processo di finanziarizzazione della nostra economia, sta probabilmente in altre graduatorie. Leggo, infatti, che nella classifica stilata dalla Commissione Europea sull’innovazione di processo e di prodotto nei paesi più sviluppati, l’Italia si trova in 17ma posizione. Dieci anni indietro – dico dieci! – rispetto alla media europea, la quale è a sua volta in ritardo di cinquant’anni in confronto agli Stati Uniti. Due, sostanzialmente, i motivi: la scarsità – per non dire l’assenza – delle condizioni strutturali di sistema che favoriscono l’innovazione, e il basso sforzo innovativo delle imprese. Come dire che la politica non fa il suo mestiere, cioè disegnare una politica industriale che alle imprese indichi la strada da percorre e offra loro le condizioni orizzontali per un’inversione di tendenza, ma che anche l’imprenditoria investe poco nell’azienda, pagando il tutto in termini di perdita di quote di mercato. Eppure la stessa Confindustria, per bocca del vicepresidente Pasquale Pistorio, non esita a sostenere che nell’economia globale i paesi avanzati non hanno di che competere sul costo del lavoro, e quindi possono farlo soltanto sul valore aggiunto dei loro prodotti. Come dire che se vogliamo recuperare competitività – a proposito, la classifica del World Economic Forum ci relega al 47mo posto, ma il ministro Stanca ci conforta sostenendo che in realtà siamo al 20mo (sic) – occorre prima di tutto un netto cambio di mentalità. Invece noi – da veri italiani – ci intestardiamo a contestare i dati e a dire che l’arbitro è venduto, mentre la partita è quasi compromessa e il tempo sta per scadere.

http://www.enricocisnetto.it/primo_piano/innovazione_i_ritardi_dell_italia

ce lo vedete il berluscao che faccia una legge a favore dell'Italia e non principalmente delle sue aziende? mì no :-o
 
Export: Germania-Italia 1 a 0
di Antonio Picasso
Martedì 10 Gennaio 2006

Per la prima volta nella storia tedesca, a novembre l’export ha varcato la soglia dei 70 miliardi di euro.

L’aumento, rispetto al mese dell’anno precedente, è stato di +7,7%, toccando 71,6 miliardi. Particolarmente bene l’export nei Paesi extra Ue (+12,6, 25,2 miliardi). Gli esperti hanno aggiunto, inoltre, il comparto resta una forza trainante per tutta l’economia tedesca. E così sarà pure nel 2006. Le aziende esportatrici hanno profittato della crescita economica mondiale, del cambio favorevole e dei costi salariali in diminuzione.
Diametralmente opposto, invece, il caso italiano. Tra gennaio e ottobre dell’anno che si è appena concluso, le nostre esportazioni fuori dall’Europa sono diminuite di 7,6 miliardi di euro. A settembre, in particolare, si è toccato il fondo, 2087 milioni di euro di perdita. Solo luglio ha registrato un timido recupero, +529 milioni. Nel 2004 la perdita era rimasta contenuta a 369 milioni. Mai così in basso dal 1993. Così, se a Berlino hanno di festeggiare, in Italia bisogna cominciare il 2006 in salita. Com’era prevedibile.
http://www.enricocisnetto.it/numeri_come_macigni/export_germania_italia_1_a_0

ve lo immaginate se il cambio con l'euro fosse stato berlusconiano?
la situazione sarebbe stata davvero peggiore....
 
R&D: L'Italia è 17 esima
di Antonio Picasso
Venerdì 13 Gennaio 2006

La classifica 2005 in ricerca e sviluppo

L’Unione europea ha pubblicato la classifica 2005 per l’innovazione tecnologica. Sono 33 i Paesi presi in esame: i 25 dell’Ue, con l’aggiunta di Usa, Giappone, Bulgaria, Romania, Turchia, Islanda, Norvegia e Svizzera.L’indice di innovazione è stato calcolato sulla base di 26 criteri suddivisi in cinque categorie: fattori trainanti, creazione del sapere, innovazione-imprenditoria, applicazione e proprietà intellettuale. I fattori trainanti misurano le condizioni strutturali necessarie per innovare, per esempio il numero di laureati in materie scientifiche, la penetrazione della banda larga e la formazione continua e permanente. La creazione del sapere, invece, prende in esame gli investimenti nelle attività di ricerca e sviluppo (R&D) e include voci quali la spesa pubblica e privata nell’R&D e la quota di quella pubblica destinata alle società. L’innovazione-imprenditoria misura gli sforzi fatti dalle imprese per innovare e analizza fattori come gli investimenti in Itc e il tasso di cooperazione tra Pmi innovative. L’applicazione misura la performance espressa in termini di attività lavorative e aziendali, analizzando il loro valore aggiunto nei settori innovativi. Tra i criteri inclusi in questa categoria ci sono il tasso di occupazione nei servizi high-tech e l’export di prodotti ad alto contenuto tecnologico. La proprietà intellettuale, infine, misura i risultati positivi in termini di know-how e si basa su fattori come il numero di brevetti e marchi.
Detto questo, l’Italia è al 17 esimo posto.


1) Svezia 0,72 -1,5
2) Svizzera 0,71 0,5
3) Finlandia 0,68 0,9
4) Giappone 0,65 2,0
5) Danimarca 0,60 -0,7
6) Stati Uniti 0,60 -0,2
7) Germania 0,58 1,0
8) Austria0,51 2,4
9) Belgio 0,50 0,1
10) Olanda0,48 0,7
11) Regno Unito 0,48 -2,6
12) Francia 0,46 -0,7
13) Islanda 0,45 4,0
14) Lussemburgo 0,44 -0,3
15) Irlanda 0,42 -3,1
16) Norvegia 0,40 0,3
17) Italia 0,36 1,4
18) Estonia 0,32 -2,5
19) Slovenia 0,32 3,2
20) Ungheria 0,31 4,3
21) Spagna0,30 -0,6
22) Cipro 0,28 1,7
23) Portogallo0,28 1,9
24) Lituania 0,27 2,1
25) Repubblica Ceca 0,26 2,2
26) Bulgaria 0,24 -0,7
27) Polonia 0,23 0,3
28) Slovacchia0,21 0,2
29) Grecia0,21 1,6
30) Lettonia 0,20 1,9
31) Malta 0,20 1,2
32) Romania 0,16 -0,2
33) Turchia 0,06 -4,3.
 

Users who are viewing this thread

Back
Alto