fra 15 giorni è San Martino

Gèmmea l'aria, il sole così chiaro
che tu ricerchi gli albicocchi in fiore,
e del prunalbo l'odorino amaro
senti nel cuore...

Ma secco è il pruno, e le stecchite piante
di nere trame segnano il sereno,
e vuoto il cielo, e cavo al piè sonante
sembra il terreno.

Silenzio, intorno: solo, alle ventate,
odi lontano, da giardini ed orti,
di foglie un cader fragile. È l'estate,
fredda, dei morti.
 
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Me lo immagino biavo che pigia l'uva con i piedi come si faceva ai vecchi tempi, piedi suoi non necessariamente lavati, e poi sversa il tutto su una vasca da bagno di quella che usano gli allevatori in mezzo a un campo per abbeverare le mucche, poi sigilla alla bell'e meglio con un telone e dopo un anno di fermentazione se lo sbevazza e lo fa sbevazzare anche ai suoi amici pescando dalla vasca da bagno con un ramaiolo per riempire i bicchieri decantando l'eccellenza del prodotto.
 
E come ci teneva
la mamma a quella visita.
Papà, compunto e silenzioso
d'accordo con la moglie
nulla obbiettava.

Con i calzoni corti
noi bimbi ci andavamo.
L'aria ancora calda
faceva presagire
il freddo da venire.

Il nonno
qui la nonna.
E questo?
Non ricordi?
Il parente, la zia, il cugino.

E fra i cipressi alti
si riallacciava il filo
fra vivi e morti.
Il tempo che passa
ma non del tutto.
 
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