Ho capito che trovate più sexy altri argomenti, ma purtroppo questo vi riguarda anche se non vi interessa. Si sente riparlare di crisi del debito pubblico, questa volta con riferimento alla Francia. Nessuno ha capito (o confessa di aver capito) che il problema è un altro, come la crisi del 2010 ci aveva dimostrato. Siamo insomma in una situazione probabilmente analoga a quella del CTS, dove tutti sapevano ma nessuno parlava (e che non fossero dei geni lo si capisce dal fatto che però sapevano di essere registrati
).
Nel 2010-2011 fu chiaro che l’origine della crisi era nel debito (privato) estero, cioè nei soldi che le famiglie e le imprese di Portogallo, Irlanda, Grecia e Spagna dovevano alle banche dei Paesi che allora erano forti (Francia e Germania). L’indicatore da guardare quindi non era il debito pubblico, ma il debito estero netto, cioè la differenza fra i soldi che i residenti in un Paese devono farsi restituire dall’estero (crediti, attività), e quelli che devono restituire all’estero (debiti, passività).
La Francia ha sì un grande deficit di bilancio pubblico, ma ha soprattutto un grande deficit di bilancio estero (la bilancia dei pagamenti), perché è poco competitiva e importa troppo (nonostante il mitologico “basso costo dell’energia” su cui orgasmano gli economisti da talk show). Lo vedete nel grafico: la posizione finanziaria sull’estero della Francia è negativa (la Francia è debitrice) dal 2003 e da allora peggiora ogni anno.
Qual è la soluzione?
Secondo i manuali di economia, la valuta francese dovrebbe cedere rendendo più convenienti i beni francesi per gli acquirenti esteri. Peccato che la valuta francese ora sia l’euro, e
quindi se dopo la svalutazione competitiva fatta dal 2014 in avanti per aiutare la Germania ora ne facessimo un’altra per aiutare la Francia, Trump come minimo raddoppierebbe i dazi, oppure, una volta preso il controllo della Banca centrale (come sta facendo)
svaluterebbe il dollaro, riportando l’euro al suo livello iniziale. Quindi la promozione dell’export via politica valutaria è preclusa.
Che cosa può fare allora la Francia, per evitare di arrivare al punto in cui i creditori esteri smettano di prestarle soldi?
Semplice: ridurre le importazioni togliendo soldi dalle tasche ai cittadini con la scusa del debito pubblico da risanare. Questa strategia ha una conseguenza economica e una sociale.
-Quella economica si è vista in Italia (e in Grecia): i tagli uccidono il Pil, quindi il rapporto debito pubblico/Pil esplode anziché diminuire. Per questo penso che entro sei anni il rapporto debito pubblico/Pil francese supererà quello italiano.
-La conseguenza sociale si vedrà in Francia: i ceti svantaggiati, colpiti dai tagli, sono composti in modo significativo da immigrati islamici anche di seconda, terza, quarta generazione ma NON integrati (perché non integrabili: non vogliono integrarsi, vogliono assimilarci). Verosimilmente assisteremo a una guerra civile a bassa intensità, con le banlieue in fiamme e una instabilità politica ingestibile.
Fatti loro?
Mica tanto! Sono anche fatti nostri.
La principale differenza rispetto al 2010 è che i Paesi che allora erano forti oggi sono deboli. La conseguenza è che non c’è nulla di fronte a cui arretrerebbero per recuperare la loro supremazia. È per questo, non per altro, che Napoleone Macron vuole inviare soldati in Ucraina e che la Germania vuole raddoppiare la consistenza del suo esercito da circa 200.000 a oltre 400.000 effettivi.
Capito perché la cosa ci riguarda?
Mi scuso con chi segue il mio blog: si sarà annoiato perché queste cose le sa dal 2012.
Agli altri non so che cosa consigliare: se documentarsi (e preoccuparsi), o continuare a leggere i giornali e vivere felici e inconsapevoli. Sono entrambe scelte sagge: ognuno farà la sua. Intanto, i dati ve li ho forniti…
309
Accedi a Facebook per iniziare a condividere contenuti e connetterti con i tuoi amici, la famiglia e le persone che conosci.
www.facebook.com