GERMANIA: NO LIBRA DI FACEBOOK, SI MINIOBBLIGAZIONI. Perfino questa idea ci rubano!!!

tontolina

Forumer storico
insomma l'on Borghi avrebbe avuto più fortuna in Germania


Due notizie clamorose si accompagnano nello stesso articolo dello Spiegel di oggi, la prima piuttosto attesa, la seconda francamente sorprendete.

La prima notizia è relativa a Libra, la stablecoin collegata ad un basket di valute FIAT che Facebook vorrebbe lanciare il prossimo anno grazie ad una fondazione svizzera, con la collaborazione di un pool di operatori internazionali. Ormai appare chiaro che il governo tedesco negherà il permesso a questa valuta virtuale di operare sul territorio tedesco, e questo in coerenza con il programma e le affermazioni della Grande Coalizione che si è detta completamente contraria a stable coin collegate a grosse società, come confermato da Thomas Heilmann, responsabile sul tema della CDU. Il pericolo è che le banche centrali perdano potere nei confronti delle società private, ed anche per questo Bruno Le Maire, ministro delle finanze francese, parla dell’opportunità di un divieto a livello europeo, come del resto sta pensando Trump per gli Stati Uniti.

Quindi la seconda notizia , che è una bella bomba: secondo Heilmann il Governo Federale sta valutando una criptovaluta statale. In questo caso si creerebbe una blockchain pubblica, si parla chiaramente di “Catena Federale”, con una specifica forma di “Società digitale” per le aziende, atta a semplificare e finanziare le blockchain. Queste società digitali dovrebbero poter quindi pter vendere dei token per finanziarsi o per pagare ai dipendenti. In questo modo Heilmann spera di poter dare un vantaggio competitivo alle aziende tecnologiche tedesche.
Si parla di permettere, o autorizzare, l’emissione di titoli di debito o rappresentativi di capitale rappresentati su una blockchain pubblica e quindi facilmente scambiabili. Un autentico colpo di scena, perchè praticamente le startup sarebbero autorizzate ad emettere dei titoli equivalente alla moneta, per la facilità di scambio, che sarebbe sufficiente fossero accettati per i pagamenti.

La “Catena Pubblica” però potrebbe essere anche utilizzata per trasferire titoli pubblici e la Germania avrebbe immediatamente i propri Minibot, utilizzabili per il pagamento. Se poi ci si stancasse della politica espansiva e degli interessi negativi avrebbero una bella moneta elettronica pronta, dall’oggi al domani.

Poi qualcuno ironizzava sui minibot di Borghi…

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Nome in codice Pepsi: cos'è il progetto anti-Visa e Mastercard di 20 banche europee
Si tratta di un circuito di pagamenti digitali interno all’Ue e in grado di porsi come alternativa ai circuiti tradizionali e a quelli dei colossi tech

Grandi manovre nel mondo dei sistemi di pagamento. L’Europa starebbe lavorando per realizzare un circuito alternativo a quelli forniti dai colossi come Visa e MasterCard per quanto riguarda i pagamenti con carte di credito all’interno del territorio comunitario. Secondo quanto annunciato dall’agenzia Afp e riportato da Radiocor24, venti delle più importanti banche europee sarebbero impegnate a creare un nuovo sistema chiamato Pepsi (acronimo di Pan European Payment System Initiative).

Si tratta di un circuito in grado di funzionare in tutto il territorio comunitario e sostenuto dalla Banca centrale europea, per rivendicare un’autonomia anche nel settore dei pagamenti e sfidare, tra gli altri, anche i sistemi sempre più diffusi come quelli di Google e di PayPal. Nello specifico, infatti, sarà un sistema dedicato esclusivamente ai pagamenti digitali, in grado così di fare concorrenza anche al mondo sempre più esteso delle criptovalute e al tanto contestato progetto Libra di Facebook.

E la questione sembra essere anche politica. Il supporto al progetto da parte della Bce, nasce per ristabilire una “sovranità” nel settore dei pagamenti, poiché “oggi ci sono degli attori nazionali, ma i soli a poter gestire dei pagamenti da un paese all’altro in Europa sono americani o cinesi”, si legge nelle parole riportate dal quotidiano francese Les Echos.

Oltre a porsi in concorrenza con Visa, MasterCard e con le società tecnologiche che oggi gestiscono gran parte dei pagamenti digitali transnazionali, il progetto Pepsi sarà quindi anche alternativo all’avanzata delle piattaforme cinesi come Alipay e WeChat Pay.

Il progetto è quindi “molto serio”, ha detto il responsabile Global Cards e Retail Payments della banca francese Bnp Paribas, Carlo Bovero, che ha fatto riferimento all’iniziativa in una conferenza martedì scorso, dicendo anche che sono in corso discussioni tra banche “che rappresentano gran parte dell’Europa” come si legge ancora su Radiocor24.

Per il momento non sembrano esserci conferme da parte delle banche coinvolte, ma non è la prima volta che istituti di credito europei si trovano a sollevare la quesitone di un sistema di pagamento autonomo per l’Ue. Nel 2011, un altro tentativo simile, denominato Monnet, era stato proposto senza successo per via di diverse opposizioni politiche, si legge ancora su Les Echos.
 
Pubblicità Facebook: il ricchissimo segreto di Mark Zuckerberg
Ecco come fa Facebook a sapere cosa si compra nei negozi fisici e mostrare pubblicità pertinenti.
di Chiara Lanari , pubblicato il 27 Dicembre 2019 alle ore 09:52

I ricavi pubblicitari rappresentano per Facebook la quasi totalità dei guadagni, pari a 17,3 miliardi di dollari sui 17,6 miliardi complessivi nel solo terzo trimestre 2019.

Diversi utenti hanno notato negli ultimi mesi come a un loro acquisto in un negozio fisico segua poi la comparsa di una pubblicità di quello stesso store nel proprio profilo Facebook, segnalando il fatto sulle piattaforme Reddit e Twitter.

Una coincidenza? No, tutt’altro.
Nelle pubblicità strettamente collegate al negozio dove si è effettuato l’acquisto o all’articolo comperato si nasconde il ricchissimo segreto di Mark Zuckerberg, grazie al quale il social network si è trasformato nel corso degli anni in una miniera d’oro.

Il legame tra Facebook e i negozi fisici (o online)
Quando una persona acquista un prodotto all’interno di un negozio, sia esso fisico o online, rilascia alcuni dati sensibili quali indirizzo email, nome e cognome, numero di telefono (ciò avviene soprattutto negli store online, ma la crescita dei pagamenti elettronici e la diffusione delle card dei negozi favoriscono tale fenomeno anche “offline”). Una volta completato l’acquisto, il negozio che desidera proporre a quegli stessi clienti pubblicità su Facebook non fa altro che trasmettere al social network i dettagli sulla transazione eseguita.
Grazie a queste informazioni, Facebook ha buone probabilità di riuscire ad abbinare un determinato acquisto a un profilo specifico.

Questione privacy e come negare il consenso
Secondo le dichiarazioni di un portavoce Facebook, le informazioni che identificano una persona sono convertite dal negozio in un codice, leggibile soltanto dagli algoritmi (e non da persone in carne e ossa). Ad abbinamento completato, il codice viene eliminato. Tale pratica – conversione delle info identificatrici in codici leggibili esclusivamente dagli algoritmi – viene chiamata hashing.
Per negare il consenso bisogna collegarsi al proprio profilo Facebook, andare su Impostazioni, quindi Inserzioni. Nella nuova pagina visualizzata cliccare su Inserzioni basate sui dati raccolti dai partner e selezionare l’opzione Autorizzazione negata.

Per rettifiche, domande, informazioni o comunicati stampa scrivete a chiara.
[email protected]
 

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