Ah già, mancavano pure questi...
OCSE: FUORI DALL'EURO ITALIANI PIU' POVERI - INTERVISTA
Parla il capo del desk Italia, Mauro Pisu
'Presentarsi con la minaccia di uscire dall'euro, e' come presentarsi con una bomba a mano. Solo che, se scoppia, finisce per ferire prima di tutto chi la tiene in mano'. E' una metafora ruvida quella di Mauro Pisu, l'economista che guida il desk Italia all'Ocse, ma efficace nel rendere l'idea dei danni che seguirebbero un abbandono della moneta unica. 'Lasciare l'euro sarebbe estremamente negativo, peserebbe in modo enorme sui risparmi delle famiglie. L'economia dovrebbe riaggiustarsi a un tasso di cambio molto flessibile in cui i guadagni di competitivita' verrebbero di nuovo, come negli anni '80 e '90, tramite una svalutazione continua della moneta e gli italiani si troverebbero, anno dopo anno, piu' poveri', spiega Pisu in un colloquio con Radiocor, in occasione del presentazione dell'Outlook economico semestrale. Nel caso dell'Italia le stime del Pil sono riviste in leggero ribasso: per il 2018 a +1,4% da +1,5% e soprattutto per il 2019 (a +1,1% da +1,3%), perche' - commenta l'economista - 'le ultime indicazioni sulla produzione industriale, la fiducia dei consumatori e delle imprese sono lievemente inferiori alle aspettative' e per l'anno prossimo e' preso ormai in conto l'aumento dell'Iva che pesera' per lo 0,7% di Pil (e frenera' la crescita di circa 0.15 punti percentuali) e scattera' in mancanza di programmi alternativi che lo disinneschino. L'assenza di un Governo pesa anche per questo. Nel quartier generale parigino dell'Ocse, del resto, arriva l'eco delle tempestose giornate della Borsa e dei titoli di Stato italiani, dopo il tramonto del Governo Lega-M5S per la decisione del presidente della Repubblica Sergio Mattarella di stoppare l'euroscettico Paolo Savona come ministro dell'Economia. 'I mercati non amano l'incertezza, si chiedono cosa succedera'', osserva Pisu. Il programma della coalizione giallo-verde, per ora messo nel cassetto, avrebbe dovuto, comunque, fare i conti con la realta'. 'Gli accordi europei, ad esempio Dublino, non si cambiano se non c'e' mediazione con gli altri Stati, se non si trovano alleati. Le misure che non hanno copertura di bilancio sono incostituzionali' e di alcune iniziative non si sono valutati i costi. Come nel caso dei promessi rimpatri a tappeto, visto che - problemi logistici o altre considerazioni a parte - il costo stimato per ognuno e' tra i 5.000 e 10.000 euro. Bocciata in toto la 'flat tax'. 'Le tasse devono essere abbassate per i ceti meno abbienti, mentre con la 'flat tax' sono i ceti piu' agiati ad avere un beneficio. Neppure la classe media avra' alcun vantaggio', dice Pisu. E' anche 'completamente illusorio' pensare che la 'flat tax' possa essere un incentivo al ravvedimento degli evasori. Il vero incentivo per essere in regola con il fisco - sottolinea l'economista - e' la semplificazione delle procedure tributarie che eviterebbe costi e tanti mal di capo ai contribuenti. Pollice verso anche alle intenzioni di fermare la Tav 'Abbandonare la Torino-Lione sarebbe un passo indietro gigantesco per l'Italia, che ha bisogno di infrastrutture. E' anche uno dei problemi del Sud del Paese quello del collegamento infrastrutturale verso il resto dell'Italia e il Nord Europa'. Piuttosto, l'Italia punti sulle infrastrutture: 'gli investimenti in infrastrutture rientrano tra le politiche di responsabilita' nazionale che possono essere attuate per migliorare la crescita e l'equita' sociale'. Hanno , infatti, 'altissimi moltiplicatori di crescita anche nel breve termine'. Altro che reddito di cittadinanza. Su quest'ultimo, 'inizialmente eravamo sorpresi e in parte negativi. Poi abbiamo visto che quello che e' stato proposto e' un reddito di inclusione, un assegno condizionato alla partecipazione alle politiche del mercato del lavoro e in questo e' positivo'. L'assegno proposto, pero', e' molto alto, 780 euro, 'quindi non sarebbe ideale come incentivo al lavoro, oppure potrebbe indurre a lavorare in nero per percepirlo. Nei Paesi europei dove ci sono, questi assegni sono bassi proprio per spingere alla ricerca di un'occupazione. In ogni caso ci devono essere dei controlli e comunque il costo totale della misura, a 780 euro sarebbe molto elevato', spiega Pisu. Anche un passo indietro sulla legge Fornero sarebbe 'uno sbaglio dal punto di vista della crescita, perche' ci sarebbero meno persone che lavorano e dell'equita', visto che i costi li pagheranno i giovani e nel medio periodo renderebbe il sistema pensionistico meno sostenibile'. Nell'insieme dal programma Lega-5S i conti pubblici sarebbero messi alla prova per svariate decine di miliardi di euro. 'Il costo sarebbe vicino a 100 miliardi di euro, per meta' per la riforma della tassazione', rileva Pisu. Andando al nodo di fondo, cioe' la Ue, l'economista conviene che 'l'Europa va riformata. Lo dice anche Macron insieme ad altri leaders europei'. L'Italia deve avere 'un Governo politico che partecipi a pieno titolo e si confronti con gli altri Paesi il prima possibile sul processo di riforma di cui ha bisogno l'Unione e che non puo' andare avanti senza l'Italia'. Sul tavolo ci dovrebbero essere le riforme che riguardino, tra le altre, 'la condivisione del rischio che oggi e' troppo limitata in Europa, con l'unione bancaria, ad esempio, o una maggiore unione dei mercati dei capitali e una politica fiscale europea piu' appropriata e magari piu' ampia'. Ricordando, pero', che 'l'Unione europea lavora in un modo tale per cui nessun Paese puo' rompere il banco'.