tontolina
Forumer storico
Il difficile negoziato con Bruxelles e il Fondo monetario
Un altro ultimatum per Atene
Il circolo vizioso dell’austerità
La trattativa tra le istituzioni di Bruxelles e Washington con Atene ha fatto solo alcuni passi in avanti. A Tsakalotos restano quattro giorni per accettare un «pacchetto di contingenza» con nuove misure di austerità destinate a scattare automaticamente in futuro se non verranno rispettati i vincoli di bilancio per il 2015 e 2016
di Ivo Caizzi
Un altro ultimatum per AteneIl circolo vizioso dell’austerità
L’Italia appoggia la Grecia, che è di nuovo in difficoltà nel pagare le spese correnti e le rate in scadenza del suo maxi-debito, quando l’Eurogruppo e il Fmi di Washington hanno lanciato l’ennesimo ultimatum di accettare entro mercoledì prossimo nuove misure di austerità in cambio dello sblocco degli aiuti finanziari. «L’Italia sostiene lo sforzo di aggiustamento del governo greco», ha dichiarato il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan all’Ecofin dei 28 ministri finanziari ad Amsterdam, in modo da consentire ad Atene di «conquistare al più presto possibile l’accesso ai mercati». Padoan ha offerto al collega greco Euclid Tsakalotos l’esperienza italiana negli impegni con l’Europa detti «stabilizzatori automatici», ora richiesti anche alla Grecia per garantire i rimborsi ai creditori.
Nell’Eurogruppo di venerdì scorso ad Amsterdam la trattativa tra le istituzioni di Bruxelles e Washington con Atene ha fatto solo alcuni passi in avanti. A Tsakalotos restano quattro giorni per accettare un «pacchetto di contingenza» con nuove misure di austerità destinate a scattare automaticamente in futuro se non verranno rispettati i vincoli di bilancio per il 2015 e 2016. Eurogruppo e Fmi hanno dimostrato di non fidarsi di Atene. Pretendono così gli «stabilizzatori automatici». In cambio promettono anche una riduzione di fatto della maxi-esposizione ellenica (stimata al 177% del Pil), richiesta da tempo dal premier greco Alexis Tsipra come indispensabile.
Per superare il «no» della Germania, dove gran parte degli elettori sono contrari a nuovi aiuti europei ai greci «spendaccioni», ad Amsterdam è stato elaborato un compromesso. Non si parlerebbe più formalmente del cosiddetto «haircut» (riduzione del debito nominale), su cui Berlino mantiene il «no». Verrebbe concesso un alleggerimento che, come ha anticipato il direttore generale del Fmi, la francese Christine Lagarde, userebbe «molteplici meccanismi» (da riduzioni dei tassi d’interesse fino all’allungamento delle scadenze e del «periodo di grazia», cioè gli anni in cui ad Atene è già concessa una moratoria sui pagamenti). Inoltre la Grecia potrebbe ricevere altri fondi Ue per gestire i flussi di migranti siriani e iracheni provenienti dalla Turchia e diretti principalmente in Germania. In questo modo perfino il rigido ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaeuble potrebbe continuare a rassicurare i connazionali che la riduzione del debito ellenico non è una priorità in Europa.
Padoan ha considerato decisive le trattative dei «prossimi giorni» perché «i progressi devono essere valutati per arrivare alla conclusione» in un eventuale Eurogruppo straordinario da convocare giovedì prossimo. La Grecia dovrebbe accollarsi misure di austerità future per il 2% del Pil (in aggiunta al 3% già concordato), se non rispetterà gli obiettivi. Tsakalotos ha protestato che la legge del suo Paese impedisce vincoli futuri automatici, ma sta trattando per l’urgenza di fondi e per ottenere concessioni sul debito. Lagarde ha lanciato una apertura ammettendo che sono eccessivi i maxi-avanzi primari (3,5%) imposti ad Atene per molti anni e che solo un alleggerimento del debito può consentire la restituzione dei prestiti.
Un altro ultimatum per Atene
Il circolo vizioso dell’austerità
La trattativa tra le istituzioni di Bruxelles e Washington con Atene ha fatto solo alcuni passi in avanti. A Tsakalotos restano quattro giorni per accettare un «pacchetto di contingenza» con nuove misure di austerità destinate a scattare automaticamente in futuro se non verranno rispettati i vincoli di bilancio per il 2015 e 2016
di Ivo Caizzi
Un altro ultimatum per AteneIl circolo vizioso dell’austerità
L’Italia appoggia la Grecia, che è di nuovo in difficoltà nel pagare le spese correnti e le rate in scadenza del suo maxi-debito, quando l’Eurogruppo e il Fmi di Washington hanno lanciato l’ennesimo ultimatum di accettare entro mercoledì prossimo nuove misure di austerità in cambio dello sblocco degli aiuti finanziari. «L’Italia sostiene lo sforzo di aggiustamento del governo greco», ha dichiarato il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan all’Ecofin dei 28 ministri finanziari ad Amsterdam, in modo da consentire ad Atene di «conquistare al più presto possibile l’accesso ai mercati». Padoan ha offerto al collega greco Euclid Tsakalotos l’esperienza italiana negli impegni con l’Europa detti «stabilizzatori automatici», ora richiesti anche alla Grecia per garantire i rimborsi ai creditori.
Nell’Eurogruppo di venerdì scorso ad Amsterdam la trattativa tra le istituzioni di Bruxelles e Washington con Atene ha fatto solo alcuni passi in avanti. A Tsakalotos restano quattro giorni per accettare un «pacchetto di contingenza» con nuove misure di austerità destinate a scattare automaticamente in futuro se non verranno rispettati i vincoli di bilancio per il 2015 e 2016. Eurogruppo e Fmi hanno dimostrato di non fidarsi di Atene. Pretendono così gli «stabilizzatori automatici». In cambio promettono anche una riduzione di fatto della maxi-esposizione ellenica (stimata al 177% del Pil), richiesta da tempo dal premier greco Alexis Tsipra come indispensabile.
Per superare il «no» della Germania, dove gran parte degli elettori sono contrari a nuovi aiuti europei ai greci «spendaccioni», ad Amsterdam è stato elaborato un compromesso. Non si parlerebbe più formalmente del cosiddetto «haircut» (riduzione del debito nominale), su cui Berlino mantiene il «no». Verrebbe concesso un alleggerimento che, come ha anticipato il direttore generale del Fmi, la francese Christine Lagarde, userebbe «molteplici meccanismi» (da riduzioni dei tassi d’interesse fino all’allungamento delle scadenze e del «periodo di grazia», cioè gli anni in cui ad Atene è già concessa una moratoria sui pagamenti). Inoltre la Grecia potrebbe ricevere altri fondi Ue per gestire i flussi di migranti siriani e iracheni provenienti dalla Turchia e diretti principalmente in Germania. In questo modo perfino il rigido ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaeuble potrebbe continuare a rassicurare i connazionali che la riduzione del debito ellenico non è una priorità in Europa.
Padoan ha considerato decisive le trattative dei «prossimi giorni» perché «i progressi devono essere valutati per arrivare alla conclusione» in un eventuale Eurogruppo straordinario da convocare giovedì prossimo. La Grecia dovrebbe accollarsi misure di austerità future per il 2% del Pil (in aggiunta al 3% già concordato), se non rispetterà gli obiettivi. Tsakalotos ha protestato che la legge del suo Paese impedisce vincoli futuri automatici, ma sta trattando per l’urgenza di fondi e per ottenere concessioni sul debito. Lagarde ha lanciato una apertura ammettendo che sono eccessivi i maxi-avanzi primari (3,5%) imposti ad Atene per molti anni e che solo un alleggerimento del debito può consentire la restituzione dei prestiti.