Hedge Fund, Tremonti contro Draghi

Zen lento

Forumer attivo
Tremonti li vuole abolire gli edge (ma non è precisato quali) e se ne farà portavoce al prossimo G20, Draghi al contrario diffondere (quelli alternativi). Banca d'Italia e ministro dell'economia quindi in apparente collisione di opinioni.

Soppianteranno i vecchi fondi d'investimento in disarmo solo direzionali o sono la nuova frontiera bidirezionale della industria della finanza ?
E soprattutto, se fossero diffusi, essere bidirezionali aiutera' l'investitore e consentira' una maggiore stabilita' ?

Pur rappresentando una quota minoritaria dei volumi in gioco, gli Hedge falliti dal 2007 al 2008 secondo questo sito sono 84.


Rivoluzione "alternativa" per gli hedge fund
di Marco Mairate

Dopo dieci anni dalla creazione del primo fondo hedge italiano, l’industria sta per subire il primo maquillage della storia. A promuoverlo il gruppo di lavoro sui fondi comuni di investimento promosso da Banca d’Italia, insieme ad alcuni rappresentati dell’industria italiana del risparmio gestito (alternativi e non).
Le modifiche proposte sono sostanzialmente tre, ma da sole bastano a rivoluzionare l’industria degli hedge fund aprendola definitivamente al mercato retail.

La metamorfosi degli hedge: da speculativi ad alternativi
La prima modifica suggerita dal tavolo tecnico voluto dal governatore Mario Draghi riguarda la denominazione dei fondi hedge. In Italia, difatti, per una non meglio precisata ragione, si è da principio voluto etichettare i fondi hedge con l’appellativo di “speculativi”: nome tutt’altro che rassicurante e costato un grande lavoro di comunicazione alle divisioni marketing delle SGR italiane, impegnate a far comprendere agli investitori che di speculativo c’era solo il nome appunto.

Oggi (con un tempismo ancora una volta drammatico visto i numerosi problemi che hanno coinvolto diversi fondi hedge) il legislatore sembra aver capito che gli hedge non sono strumenti disegnati dal “diavolo” bensì l’evoluzione più moderna del vecchio fondo comune. Da qui la proposta di ridenominare gli hedge fund come fondi “alternativi” e non più, appunto, speculativi.

Investimento minimo e numero di investitori


Le novità più stravolgenti riguardano però il tema “soglia di investimento minimo” e “numero di investitori”. E, su questo fronte, il nostro paese ha sempre goduto di un primato personale. Per anni si è discusso se e come regolamentare l’accesso ai fondi alternativi da parte degli investitori privati: la soluzione fu di porre una soglia minima di investimento particolarmente elevata (la più alta in Europa) che doveva fungere da spartiacque tra investitori “sofisticati” e non.

Per questo, il limite inizialmente imposto fu di addirittura pari a 1 milione di euro (ben presto ridotto agli attuali 500.000 euro).
Anche in questo le critiche si sono sprecate circa l’introduzione di una soglia di accesso così elevata che di fatto ha tagliato fuori dagli hedge “nostrani” una fetta importante del mercato del risparmio.

In aggiunta il legislatore non ha mai fatto nessuna distinzione tra i fondi di fondi (strumenti molto diversificati e con una volatilità contenuta) e i cosidetti fondi puri, strumenti più volatili e, in teoria, più rischiosi.

E proprio sulla mancata distinzione tra fondi di fondi e single manager il dibattito si è accesso particolarmente negli ultimi anni. Soprattutto se si considera la realtà dell’industria negli altri paesi europei. Portogallo, Germania, Irlanda e Francia (per fare alcuni esempi) da diverso tempo prevedono regole di accesso al mondo degli hedge ben distinte tra le due categorie: fondi di fondi e fondi puri.

Nel caso dei fondi di fondi si va dalla mancanza di soglie minime di investimento, stabilite da Germania, Irlanda e Portogallo, ai 10.000 euro della Francia. Mentre sul fronte single manager si passa dai 15.000 della Portogallo ai 250.000 della Francia. In un tale scenario è evidente che l’Italia si presenta come un’industria con pesanti limiti.

Ma ora sembra che qualcosa sia cambiato, e nel documento redatto da Banca d’Italia, si suggerisce una barriera all’ingresso molto più ridotta per i fondi di fondi e più elevata per i fondi puri (anche se inferiore a quella attuale).

In particolare, per i fondi di fondi si prevede l’eliminazione del numero massimo di partecipanti (oggi 200) e l’abbassamento della soglia di ingresso fino a 25.000 euro per quei fondi che investono almeno il 90% delle loro attività in altri fondi e rispettino determinate norme prudenziali (limiti di frazionamento del rischio e di leva finanziaria, requisiti riferita alla periodicità di calcolo del NAV e della rimborsabilità delle quote dei fondi target).

Sul fronte single manager la nuova soglia minimo di investimento suggerita sarebbe pari a 250.000 euro, ma sempre senza più limiti sul numero massimo di partecipanti. Se queste modifiche dovessero andare in porto, l’Italia si allineerebbe finalmente al panorama europeo, dove da anni l’accesso ai fondi è possibile anche con somme minime e con una netta distinzione tra fondi di fondi e fondi puri.

Sfortuna vuole che questa modifica del piano regolamentare dei fondi alternativi italiani avvenga in piena crisi dei mercati. Per non dire in piena crisi degli hedge. L’industria, infatti, che globalmente gestisce ormai una cifra prossima ai 3 trilioni di dollari, sta riscontrando performance in declino e un tasso di crescita delle masse inferiore al passato (rendimenti e masse gestite comunque molto positive se raffrontate ai fondi comuni tradizionali).

Quello che resta da capire è se dietro questi interventi ci sia la volontà di incentivare ulteriormente l’industria alternativa italiana (che oggi gestisce masse per poco meno di 54 miliardi di euro) oppure trovare un escamotage per migrare gli scontenti dei fondi comuni verso gli alternativi. Di certo è prevedibile assistere nei prossimi mesi ad un incremento delle campagne marketing da parte delle SGR alternative italiane per avvicinare ai fondi hedge il maggior numero di risparmiatori retail.
 
Soros difende gli hedge fund: «Bene il piano Ue»



WASHINGTON (13 ottobre) - Il miliardario George Soros difende gli hedge fund, gli strumenti finanziari che il ministro dell'Economia Giulio Tremonti ha definito sabato scorso «strumenti demenziali». Soros ritiene invece che sono stati «troppo puniti». Il riferimento è al divieto di vendite allo scoperto sui mercati azionari che limita l'azione dei fondi. Soros si dice d'accordo all'esistenza di qualche forma di regolamentazione per questi attori del mercato. «Gli hedge fund vanno biasimati ma ricordo che stanno perdendo molti soldi sul mercato, sono decimati e hanno perso molti clienti». Gli hedge tuttavia, ha proseguito il finanziere nato in Ungheria, svolgono un ruolo sano sul mercato. Soros ha quindi dato una valutazione positiva delle misure di emergenza messe a punto dai governi nel week-end per contrastare la crisi finanziaria: «La direzione è giusta» ma non ha voluto prevedere la reazione odierna dei mercati: «Siamo in pieno panico e in queste situazioni non si sa come si reagisce» tuttavia, ha proseguito «la gente chiede in queste situazioni una leadership e la sta trovando».

Bene il piano Ue. Soros giudica positivi «i passi intrapresi in Europa sono molti positivi» anche se ci vorrà un po' di tempo perché funzionino «a causa delle differenze che ci sono fra paesi e paesi». Il miliardario George Soros ha detto di «non aver mai visto una crisi del genere in vita mia e non ne rivedrò un'altra». Nel corso dei lavori del Fondo Monetario Internazionale, Soros ha spiegato di non poter predire quale sarà la reazione dei mercati al piano europeo e al comunciato del G7. Per quanto riguarda gli Stati Uniti, il miliardario valuta come un «errore grave» quello di lasciar fallire Lehman Brothers, che ha avuto «conseguenze gravi». Soros inoltre ritiene che il presidente della Fed Ben Bernanke e il segretario al Tesoro Henry Pauslon siano stati «lenti» a capire cosa stava succedendo. «Bernanke è stato lento a capire, ma quando lo ha fatto ha agito rapidamente e in modo deciso».



da il messagero
 
Molto incoraggiante Argema :)

Al momento non ho grandi opinioni in merito, mi farebbe piacere anche conoscere quelle altrui su notizie che credo interessanti e pure controverse... ma a quanto pare nisba , da pezza :(

Poi ,diciamolo, probabilmente molto interessanti non sono.

Ciao :)
 
Ci vuole una legislazione ed applicazione unica a livello mondiale, questo perlomeno secondo me ciao.
mondiale?

è già un miracolo che i membri politici dell'Europa Unita
siano riusciti a concordare la strategia di salvataggio dell'economia trovando la soluzione al credit crunch


comunque a me ste' storia delle azioni privilegiate invece di quelle ordinarie non garba proprio per niente


siamo seri
se le banche non riescono con l'aumento di capitale riservato ai soci a raccogliere il capitale necessario per la solvibilità
allora è pure giusto
che lo stato che se ne fa carico entri nel capitale ordinario e NAZIONALIZZI la Banca e licenzi il CDA in toto perchè incapace
 
lo so, ma per rimanere sul discorso unicredit dell'altra volta (180milioni vendite senza sottostante) il fondo era delle bermuda; per questo ho scritto cosi, si certo è difficile se non impossibile.
L'importante è che a bruxelles si decida sulla grandezza dei buchi di emmental.
 
lo so, ma per rimanere sul discorso unicredit dell'altra volta (180milioni vendite senza sottostante) il fondo era delle bermuda; per questo ho scritto cosi, si certo è difficile se non impossibile.
L'importante è che a bruxelles si decida sulla grandezza dei buchi di emmental.
pertanto anche se TRICARTI vieta in Italia gli hedge
quelli operano dalle Bermuda

e sai che gliene frega di TRICARTI
 
esatto stavo leggendo un articolo molto interessante sulle isole cayman, dove abita lnanetti e curioso, intesa come dependance del mondo finanziario inglese/americano.
 

Users who are viewing this thread

Back
Alto