Val
Torniamo alla LIRA
Lo scorso 8 agosto TPI ha pubblicato un articolo dal titolo “Sea Watch, Carola Rackete alla tv tedesca: ‘Berlino ci disse che dovevamo registrare i migranti in Italia’”.
L’articolo riporta il contenuto di una intervista rilasciata il 7 agosto da Carola Rackete, ex capitana della Sea Watch, all’emittente tv tedesca Zdf.
Nell’intervista Carola riferisce che, lo scorso giugno, mentre la nave della Ong tedesca, carica di migranti,
era bloccata in mezzo al mare in attesa di un porto sicuro dove poter sbarcare, il ministro dell’Interno tedesco impedì una soluzione.
In particolare, il ministro insistette affinché i migranti che erano a bordo della nave fossero registrati in Italia.
Alcune testate giornalistiche hanno bollato questa notizia come una “bufala”. Ma non è così: la notizia è vera.
L’equivoco nasce probabilmente dal fatto che queste testate hanno tradotto l’intervista a Carola Rackete dalla versione scritta riportata sul sito della tv Zdf (qui consultabile).
La trascrizione dell’intervista, però, non include un passaggio fondamentale di quel che la capitana ha detto.
Passaggio che invece è presente nella registrazione video (qui consultabile) tradotta da TPI.
La frase incriminata è quella in cui riferendosi al caso Sea Watch Carola afferma che il ministro dell’Interno tedesco
aveva insistito affinché i migranti fossero registrati in Italia (“der deutsche Innenminister darauf bestanden hat, dass die Flüchtlinge in Italien registriert werden”).
Questa frase, che l’ex capitana della Sea Watch dice in video, è stata omessa nella versione scritta dell’intervista,
in cui invece si riporta questo testo: “Durante la missione si è comunicato attraverso il ministero degli Esteri e attraverso il ministero dell’Interno,
la comunicazione era con l’organizzazione, non direttamente con noi della nave, ma non si è arrivati ad alcuna soluzione. (…)
Quello che è accaduto prima, durante quei diciassette giorni non era reale, erano solo dimostrazioni di simpatia.
Già al terzo giorno le prime città hanno reso noto di essere pronte ad accogliere, Rottenburg ad esempio (una città tedesca),
ma questo non è stato permesso ( “erlaubt”) dal ministro dell’Interno federale. Non ho trovato il supporto a questa missione particolarmente eccezionale (“gross”)”.
L’articolo riporta il contenuto di una intervista rilasciata il 7 agosto da Carola Rackete, ex capitana della Sea Watch, all’emittente tv tedesca Zdf.
Nell’intervista Carola riferisce che, lo scorso giugno, mentre la nave della Ong tedesca, carica di migranti,
era bloccata in mezzo al mare in attesa di un porto sicuro dove poter sbarcare, il ministro dell’Interno tedesco impedì una soluzione.
In particolare, il ministro insistette affinché i migranti che erano a bordo della nave fossero registrati in Italia.
Alcune testate giornalistiche hanno bollato questa notizia come una “bufala”. Ma non è così: la notizia è vera.
L’equivoco nasce probabilmente dal fatto che queste testate hanno tradotto l’intervista a Carola Rackete dalla versione scritta riportata sul sito della tv Zdf (qui consultabile).
La trascrizione dell’intervista, però, non include un passaggio fondamentale di quel che la capitana ha detto.
Passaggio che invece è presente nella registrazione video (qui consultabile) tradotta da TPI.
La frase incriminata è quella in cui riferendosi al caso Sea Watch Carola afferma che il ministro dell’Interno tedesco
aveva insistito affinché i migranti fossero registrati in Italia (“der deutsche Innenminister darauf bestanden hat, dass die Flüchtlinge in Italien registriert werden”).
Questa frase, che l’ex capitana della Sea Watch dice in video, è stata omessa nella versione scritta dell’intervista,
in cui invece si riporta questo testo: “Durante la missione si è comunicato attraverso il ministero degli Esteri e attraverso il ministero dell’Interno,
la comunicazione era con l’organizzazione, non direttamente con noi della nave, ma non si è arrivati ad alcuna soluzione. (…)
Quello che è accaduto prima, durante quei diciassette giorni non era reale, erano solo dimostrazioni di simpatia.
Già al terzo giorno le prime città hanno reso noto di essere pronte ad accogliere, Rottenburg ad esempio (una città tedesca),
ma questo non è stato permesso ( “erlaubt”) dal ministro dell’Interno federale. Non ho trovato il supporto a questa missione particolarmente eccezionale (“gross”)”.