tontolina ha scritto:
L'ultimo quote non esiste!
Articolo di Michele Spallino.
http://mercato-libero.investireoggi.it/speciale-michele-spallino-il-falso-pil-419.html
Il trionfo dei falsi questa settimana, che si chiude appunto con la notizia che Merrill Lynch in combutta con qualche hedge funds ha falsificato i bilanci per non dover contabilizzare tutta l’immane perdita accumulata con il disastro subprime.
Ma il falso che mi interessa di più è quello perpetrato nel “bilancio” USA, e quindi a livello di informazione generale.
Mercoledì, prima della FED, è stato comunicato al mondo che il PIL del terzo trimestre (solita prima stima) negli USA è cresciuto del 3,9% “reale”. Le attese erano per un 3% circa, e il trimestre precedente il dato finale sempre “reale” era stato del 3,8%. Quindi
se ne dovrebbe evincere non solo una crescita a livelli record ma addirittura superiore al secondo trimestre. Il tutto nei tre mesi da luglio a settembre in cui è esploso il bubbone dei subprime, con la crisi dei mercati interbancari e dei titoli strutturati che ne è conseguita.
Vi pare possibile?
No, ed infatti si tratta di un clamoroso falso, e la cosa più pazzesca è che se lo sono bevuti tutti, dai mezzi di informazione a tantissimi “esperti”.
Vediamo perché è un falso (merita parlarne in dettaglio, perché è proprio un caso da manuale per capire in che mondo viviamo).
Se si va infatti a vedere il PIL nominale, quello cioè ai prezzi correnti, dove – al di là delle solite manipolazioni di base- non ci sono influenze derivanti da criteri più o meno arbitrari per deflazionare tali valori e farli divenire “reali”, si vede che esso è cresciuto del 4,7% rispetto al 6,6% del secondo trimestre. Dunque una caduta di quasi un terzo, come è logico che sia.
Come mai allora il “reale” invece sale?
Perché con grande faccia tosta i contabili hanno deciso che il deflatore dei prezzi del PIL (che dovrebbe essere una misura dell’inflazione, badare bene, complessiva quindi inclusi petrolio ed alimentari) è sceso allo 0,8% rispetto al 2,8% del secondo trimestre. Quindi detraendo dal 4,7% lo 0,8 si giunge al famoso 3,9% così come nel trimestre precedente, si era giunti al 3,8% detraendo dal 6,6% il 2,8%.
Questo crollo dei prezzi nel terzo trimestre (dal 2,8 allo 0,8) non solo è semplicemente non credibile, bensì anche confligge con tutte le altre misure di inflazione da loro stessi riportate: l’indice totale dei prezzi al consumo, viaggia in base all’ultima rilevazione intorno al 3,6%.
Dal che se ne ricava, che anche a prendere per buoni i dati della “prima stima” il PIL
reale oscilla intorno all’1%, vale a dire quasi stagnazione.
Infatti ciò che più conta è la visione truffaldina sulla crescita americana che ne risulta: un falso bello e buono, e mi premeva segnalarlo, perché questo credo sia il vero valore aggiunto che riceve chi mi legge, anche perché come si può controllare in giro, nei mass media non è stato messo in rilievo questo aspetto così palesemente menzognero.
Il tentativo è quello di sostenere psicologicamente l’economia, in base all’idea che si deve mentire “a fin di bene” . Hanno paura che si sprofondi ancor più velocemente in recessione, SE la gente viene a sapere la verità. Ma la gente la verità la conosce da ciò che la circonda, e poiché vede i prezzi aumentare e l’economia contrarsi, perde fiducia lo stesso, come emerso dall’apposito indice uscito martedì.
6 ore dopo il PIL è arrivata l’attesa decisione della FED (e come avevo segnalato nelle previsioni sulla mossa Fed, da un Pil così era chiaro che non avrebbero voluto abbassare di mezzo punto).
In coerenza con questa politica psicologica del non voler spaventare, la Fed si è limitata ad un taglio di 25 cts. in entrambi i tassi di riferimento, così come il mercato si aspettava; ma soprattutto nel comunicato ha dipinto un quadretto roseo, in cui adesso i rischi su crescita ed inflazione si bilanciano: lascia intendere che è possibile non abbassi più i tassi d’interesse.
Vi pare realistico alla luce del peggio che arriva?
No, ed infatti i mercati dopo l’iniziale reazione di mercoledì sera 31 ottobre apparentemente positiva ma in realtà drogata dal fatto che era il giorno di chiusura delle quotazioni annue per i fondi comuni di investimento americani, dal primo novembre hanno iniziato ad avere forti dubbi. Così il dollaro è stato stravenduto, sono partiti ordini
di vendita anche sull’azionario, con la liquidità in fuga approdata sui soliti bonds giunti a livelli che implicano forte recessione e tassi molto più bassi, alla faccia delle statistiche false e della musichetta poco credibile suonata da Bernanke, in realtà sempre più
disperato: ha continuato all’impazzata ad immettere liquidità, toccando nuovi record, mai visti neanche ai tempi dell’11 settembre 2001.
Una contraddizione talmente palese che non è sfuggita neanche al pur ubriaco mercato azionario. Tanto è vero che la settimana si chiude con un altro dato apparentemente molto positivo sugli occupati, che però nessuno ha preso in considerazione.
Le probabilità di un altro taglio dei tassi a dicembre sono prezzate al 70% dai fed fund futures, checchè ne dica la FED. Anche se si tratta di una medicina peggiore del male, i mercati sono stati “educati” per decenni a pensare che il taglio dei tassi sia il toccasana miracoloso; e dunque quando percepiscono (seppure ancora in misura confusa)”il peggio che arriva”, a quello si attaccano.
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