dondiego49
Forumer storico
L'Italia, il prossimo birillo
Il rally delle Borse non ci può né ci deve ingannare. Per l'Europa, e soprattutto per l'Italia, è suonata la campana dell'ultimo giro. L'iniziativa del G20, con il maxi-piano da tremila miliardi di euro per salvare la moneta unica e ricapitalizzare le banche, è la conferma implicita di quanto scriviamo da giorni. Si va dritti verso il "default" della Grecia. La messa in sicurezza delle principali istituzioni creditizie dell'Eurozona è la mossa che prepara la "caduta pilotata" di Atene. A questo punto sarebbe prevedibile, oltre che auspicabile, un contestuale taglio dei tassi d'interesse da parte della Bce.
In ogni caso, il "default" greco cambia lo scenario. Da un anno a questa parte, tra Bruxelles e le altre cancellerie del Vecchio Continente, si andavano ripetendo due solite solfe: quella eventualità non era preferibile dal punto di vista politico, nè percorribile dal punto di vista tecnico. Stiamo scoprendo, adesso, che quelle solfe non solo erano trite, ma erano anche false. Che poi questo epilogo della tragedia greca basti a salvare l'euro, è difficile dire.
Quello che è certo è che, caduto il tabù, le altre economie degli Stati periferici si devono regolare di conseguenza. L'Italia è il primo birillo che può cadere. Questo accelera, anziché frenarli, gli scenari della crisi politica. Il governo Berlusconi non ha la forza per reggere l'urto di una nuova manovra correttiva, né ha la credibilità per lanciare
un nuovo progetto di crescita dell'economia. Il "divorzio" tra Palazzo Chigi e Tesoro rende impraticabile qualunque "decreto sviluppo" degno di questo nome. Non a caso, invece che di riforme strutturali, si riparla di condoni fiscali. È il massimo che ci si può aspettare, da questa Armata Brancaleone in disarmo.
La speranza è che la crisi si apra davvero a gennaio, come ha ventilato tra le righe Umberto Bossi, e che si vada a votare in aprile se, come sembra, risulterà impercorribile la via di un governo di emergenza nazionale. Le parti sociali sembrano già mentalmente e politicamente calate in questo scenario. Il "Manifesto" di Emma Marcegaglia per "Salvare l'Italia" va esattamente in questa direzione. Sembra la piattaforma economica che, sia pure con colpevole ritardo, Confindustria offre a un ipotetico "governo di salute pubblica", o a un potenziale schieramento riformatore da contrapporre al centrodestra post-berlusconiano. Del resto, l'iniziativa confindustriale sta in piedi solo se ispirata da questa logica. L'eclissi della politica facilita il ritorno alla stagione delle supplenze e delle concertazioni, simmetriche o asimmetriche, tra tecnocrazie e corpi intermedi della società. Ma è bene che gli operatori economici facciano il loro mestiere. Il "campo" che dovrebbe accogliere le nuove, fantomatiche "discese" è già molto intasato: Montezemolo, Passera, Profumo, e via andare. Ci manca solo la Marcegaglia.
Di imprenditori in politica ne abbiamo già conosciuto uno. Forse può bastare.
(26 settembre 2011)